Le stronzate di Pulcinella


 
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Last 10 Posts [ In reverse order ]
sagittoPosted: 15/8/2022, 17:17
Grazie Pulcinella291, adesso mi è più chiaro il discorso in cui erano inserite le 2 parole.
Pulcinella291Posted: 15/8/2022, 09:28
sciaquero: riferito al cibo è qualcosa senza alcun sapore o colore.
Una persona sciaquera è invece inane, inconcludente.

scagato=afflosciato. Di solito il termine veniva usato riferito allo "strummolo" quando aveva quasi finito di girare, se sta scaganno o strummolo. Riferito alla gallina lo si usava quando l'animale non deponeva piu' le uova.
sagittoPosted: 8/8/2022, 21:37
Qualcuno mi sa dire cosa vuol dire sciaquero e scagato? Linguaggio di FrattaMaggiore.
Pulcinella291Posted: 26/4/2022, 19:07
Antichi aggettivi napoletani quasi in disuso

a zuffunno= a dirotto, a josa
abbabucco=sciocco
abbafate= afoso
accrianzàto=che ha creanza
accuglieticcio= randagio
accuvituso= manierato
addubecato= assonnato, inselenito
alarbo=arabo
annevato= innevato, freddo, nervoso
alliccato=elegante in maniera esagerata
annigliato=nuvoloso, nebuloso
anneverzale=universale, mondiale
appettumato=unito, riconcilaito
appusato= posato, giudizioso
appusticcio=finto, falso
appuzzelentuto=puzzolente
arrachiatiéllo:ubriaco
ascelluto=abbattuto, avvilito
aspierto= esperto, pratico, competente
assìmeto=diviso, separato
astiuso=astioso, iracondo
attenziuso:attento, oculato
attunato= intonato
attrassato= arretrato
attunato= colmo, ripieno
attuppato=incontrato casualmente
aucellona=chiassoso= raffazzonato
arremisso=, interdetto, ammirato
arrugnato= infreddolito, contratto

babbalano=uomo incapace a generare
babbione=uomo grasso e stupido
babbo=scemo, sciocco
baggianisco:vanaglorioso, borioso
banchera=donna plebea
butirruso/a=burroso, tenero, al femminile=ragazza prosperosa
buvarese=abitante dei paesi vicini

cacapenziere:nullafacente, disoccupato
cadeticcio:crollante
caimma:furbo, imbroglione
cannapierto:scemo, incantato
canzaniello:svelto, snello
capoteco=testardo
cariulato:tarlato
carainolo=casalingo
cassese =vezzoso
cacagnuolo:miope, strabico
cellecosa:sensibile al solletico
cemmarula=di cima
chiacchiarisso/essa: ciarliera/o
chiafeo=citrulo
chiappino=furbo
sefora1Posted: 1/10/2019, 09:00
Tutumàglia, totomaglio, titimaglio, titimalo:
dal latino tithymallus (titimaglio), Euphorbia helioscopia o calenzuola ed Euforbia peplus o minore, erba diavola. Le euforbie contengono un lattice acre e velenoso che nella tradizione popolare si applicava sulle verruche. Per il Galiani deriva da τοτξος, totxos e αμαλοσ, amalos, molle.

Recentemente (2013) scienziati australiani ed israeliani hanno pubblicato una ricerca che dimostra come la linfa di questa pianta sia l’elemento chiave per curare le lesioni della pelle, tumori compresi.
Secondo Leonardo da Vinci i cardellini lo davano ai figli ingabbiati, preferendoli morti piuttosto che privi di libertà.
Con ”Euphorbium” s'indicavano le piante che producevano un succo latteo caustico e velenoso utilizzato nella medicina di allora. In altri testi si cita un medico greco di nome “Euphorbus” che per primo usò questa pianta nella medicina. Ma anche ”Euphorbia” potrebbe derivare da ”Euphorbius” che è formato da due parole: ”eu” (buono) e ”phorbe”, (pascolo o da foraggio), il cui significato finale potrebbe essere "ben nutrito" (Wikipedia).
Deve invece il suo nome specifico (helioscopia) da due parole greche ”helios” (sole) e ”skopein” (guardare) perché le sue infiorescenze si volgono sempre verso il sole (fatto da verificare) come i girasole.

Duie peparuole so sse lavra belle, ma pe chest’arma ardiche e totomaglie, che mme ntorzano nfi a le ccoratelle, pò me le ssenco a muodo de sonaglie (Sgruttiendo).
Vache quanno sciate, puozze fare scumma comm’a mmulo de miedeco e dovonca miette lo pede nterra pozzano schiudere fielece e ttutumaglie (Pentamerone del Basile, IV-7).
… Non pò morire bene chi male vive e si quarcuno scappa da sta settenza è cuorvo ianco, perché chi semmena luoglio non pò metere grano e chi chianta tutomaglie non pò recogliere vruoccole spicate ... (Pentamerone del Basile, IX-9).
sefora1Posted: 29/5/2019, 13:09
‘Nguinàglia, anguinaglia:
dal latino inguen, inguinis, inguine, parte più intima.

Si canto cchiù d’Ammore che n’aurecchia me pozza rosecare, pe despittto, no Sorece o na Zoccola a lo lietto. Si canto cchiù d’Ammore ch’io mbessecchia comme si felechiecchia mangiato avesse o vero totomaglia e ntorzare me pozza n’anguinaglia … (La Tiorba a Taccone di Felippo Sgruttendio da Scafati).

Zumpàta: duello con coltelli, detto nel ‘600 “smagliature” e nell’800 “sfarziglia”. Sferrata.
Era una sorta di duello rusticano al coltello di cui la “tirata”, o battesimo del sangue, dei camorristi era una sorta di raffigurazione. I camorristi impiegando il coltello piuttosto che la spada cercavano di dimostrare il loro “valore” in questa sorta di scontri.
L’affondo doveva essere rapido come lo scatto di una molla, come la zampata di un gatto.

Se vedeno, s’affrontano e s’accostano, Rideno, se salutano e se chiammano, Se tocсano le ppratteche e se mostano Ntreppete, po’ s’arraggiano e se nsciammane, Se votano, s’allargano e se scostano, Se stregneno se mmesteno e s’arrammano, Se zollano e le ccoppole s’ammaccano, Se menano se рarano e se sciaccano. S’abbasciano po s’auzano, se tirano, Se stizzano, se fermano e se scornano, Mo sciatano e se posano e retirano, P’accidere e pe bencere po tornano, S’acconciano, po passano e se mmirano, S’appontano, s’annettano e po s’ornano, Po jettano li fodare e sferreiano, Se pesano, se pogneno e stroppejano. Po scenne ogn’uno da cavallo nterra Pe fa l’uno dell’auto gran scamazzo e Sarchia auzanno la pesante sferra, De li vracune se rompie lo lazzo e fece zita bona chella terra Ch’ogn’uno se pigliaie no gran sollazzo, Vedenno Sarchia comm’a no scolaro, Quanno le ccauze a brache se calaro (Lo Cerriglio ‘ncantato, G. C. Cortese, VI, strofe 27, 28 e 29 …).
sefora1Posted: 17/5/2019, 08:49
Roce: dolce e croce.


Quando uno de nostri vuol dire specialmente con isdegno che ha risoluto e con inalterabile promessa di non ritornare mai più in un tal luogo o abitazione o non rivedere mai più la tale persona fa sul muro o in faccia alla porta o curvandosi sul pavimento il segno della croce, croce fatta con l’indice o con l’intera mano sul muro o più comunemente sulla terra o anche in aria …. Da questo è nato il detto Napoletano ci ho fatto la croce, ci farò la croce, per dinotare non lo farò mai più. Così dire a taluno qui fateci la croce vale qui non ci venite mai più … Il nostro basso popolo e specialmente le donne allorché nel colmo del loro furore intendono fare un solenne ed inalterabile giuramento si curvano e marcano sulla terra il segno di croce colla mano indi messesi in ginocchio vi danno sopra un bacio (La mimica degli antichi investigata nel gestire napoletano, di Andrea de Jorio, 1832).
M’aggio fatto ‘a roce c’‘a mana mancina! (oppure c’‘a mana smerza) … Sono stupefatto, non credo a ciò che vedo o sento … ‘nc’amme fatto ‘a roce ‘e primma matina … abbiamo (ironicamente) cominciato bene! … Rocia nera … per dire mai più!
Ancora oggi i negozianti al primo incasso della giornata usano fare il segno della croce, a ringraziare ed augurare per una proficua giornata: ‘nc’amme fatta ‘a roce (abbiamo venduto la prima cosa della giornata).
‘Ncopp’ ‘a Roce, sul monte Pendolo (605 metri s.l.m.), meravigliosa zona di Pimonte, dal paesaggio mozzafiato.
A ogne casa nce sta ‘na roce … I guai sono in ogni casa.
Amma cantà e amma purtà ‘a roce!

Ricpilone, riccopellone:

è il possidente esagerato, il ricco che ostenta le proprie innumerevoli ricchezze, indifferente ai bisogni del prossimo, come il ricco Epulone.
Avevo in un primo momento pensato a Ric-Pilone, il ricco Pilone, ovvero Antonio Cozzolino, conosciuto anche come Pilone, Tonino ‘o Pilone il famoso brigante, o meglio partigiano (nato a Boscotrecase il 20 gennaio 1824 e morto a Napoli, 14 ottobre 1870), ucciso durante un agguato a via Forìa a Napoli, tradito da un suo fedelissimo … spesso latitante tra i nostri monti … ma ricco non doveva essere …
Il ricco Epulone è con il mendicante Lazzaro (da non confondere con il Lazzaro di Betania fratello di Marta e Maria, risuscitato da Gesú) il protagonista di una parabola di Gesú raccontata solamente nel Vangelo secondo Luca 16,19-31, …
[19]C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. [20]Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, [21]bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. [22]Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. [23]Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. [24]Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. [25]Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. [26]Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. [27]E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, [28]perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. [29]Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. [30]E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. [31]Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi" … "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. [..] Guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione" (Lc 6, 20-24).
… E così evitiamo la tentazione di pensare al ricco Pollione, il cavaliere romano che al Capo di Sorrento possedeva una sontuosa villa, decantata da Stazio.
Si po parlammo ‘n quanto a lo ngorfíre, mangiavano lo mmeglio e lo mmegliore e da lo mare facevano scire pesce de priezzo e ppesce de stopore, era pe ccerto fatto da stordire ca d’ogne ccosa avevano lo sciore, nzomma poteano stare a pparagone a Ccrasso, a Mmida, a lo Ricco Pellone. Aveva na taverna ogne ppontone e se mangiava fore delle strate, Zanne e cquarchiamme ‘n commertazione, facenno spantosisseme magnate, e cchi cantava e cchi facea ceccone, scordate affatto de li guaie passate, dicenno ca chi auto avea lo mmale cchiù non potea morì ch’era mmortale (Napole Scontraffatto dapò la peste, Titta Valentino, 1695).
sefora1Posted: 23/8/2017, 06:10
PASSAGGIO:
la sua portata napoletana non ha nulla in comune con il transito, l'attraversamento, la casuale venuta, il brano musicale o letterario e neanche con la romanesca "strappata" in un'auto ospitale: essa (de)qualifica invece la furtiva sfiorata, l'impudico palpeggiamento di rotondità femminili vilmente perpetrato all'ombra della pretestuosità e della clandestinità, la lasciva "toccatina" mossa più da frustrazione che da carica erotica. Come tale non può configurare la "piccola audacia osata sulla persona di una donna", quale la riteneva Francesco Gaeta, elaboratore del glossario alle Poesie Digiacomiane, né il lieve oltraggio al pudore che ha il più delle volte l'attenuante della "forza irresistibile", a dirla con Ferdinando Russo: si tratta solo della vogliosa "manomorta" che tenta di compensare un estinto "potere" con un miserabile "provare". E pensare che Benedetto Croce, nelle Pagine sparse, dichiarava il passaggio assolutamente "non traducibile"!
Pulcinella291Posted: 12/6/2017, 18:47
in verità si dice "cimma 'e centrella " il cui significato non è proprio quello indicato da te. Cimma 'e centrella è l'equivalente di cimma 'e scirocco. Di solito queste due espressioni sono usate per indicare un momento di nervosismo o di ira. " Si me piglia 'a cimma e centrella te faccio senti'" oppure si me piglia a cimma 'e centrella faccio succedere "Muntuvergine".
Guido14Posted: 12/6/2017, 17:36
Salve potreste aggiungere CIMA CENTRELLA? (FARSI PRENDERE DAL ' ANSIA O FISSAZIONE

Guido