Le stronzate di Pulcinella

RACCONTIAMO NAPOLI E I NAPOLETANI (usi,costumi,tradizioni di un popolo e di una citta')

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 31/1/2020, 09:28
Avatar

Gold member

Group:
AMMINISTRATORE
Posts:
5,996

Status:


LA TARGA a Luisa Conte

download_363




A Napoli da oggi c’è largo Luisa Conte
La mattina del 30 gennaio 1994, nella sua casa di Riva Fiorita, Luisa Conte, popolare attrice napoletana, lavorava alla sua scrivania, tra progetti per il futuro e i tanti impegni teatrali, che la vedevano recitare a tempo pieno nel suo teatro, la “bomboniera di via Chiaia”, il Teatro Sannazaro, quando fu improvvisamente colta da malore lece appena in tempo a rivolgersi alla nipote dicendo: ‘ ‘O vi ‘lloco, me gira a capa’, e subito dopo perse i sensi.

Trasportata all’Ospedale Fatebenefratelli vi morì poco dopo, all’età di 68 anni. Ai funerali – noi c’eravamo – c’era tutta la città. Grandissimi attori e soprattutto il popolo, il suo pubblico…

Sono passati 26 anni prima che qualcuno a Napoli si decidesse a intitolarle qualcosa, un largo, a qualche centinaio di metri dal suo teatro, oggi animato dalle nipoti: Lara Sansone e Ingrid, presenti alla cerimonia commemorativa, con il sindaco e l’assessore Alessandra Clemente.

Dopo 26 anni Napoli ricorda Luisa Conte in via ufficiale
Sono stati anni tosti, anni di lotta, nel segno della propria storia e identità questi di Lara, soprattutto, e di Ingrid: ma alla fine hanno retto. Hanno retto anche alla scomparsa dellacompianta mamma, la figlia di Luisa che non amava recitare ma amava stare dietro le quinte ed era l’anima organizzativa del Sannazaro: Brigida Veglia. A lei sicuramente queste due eterne ragazze hanno rivolto oggi i propri pensieri.

Perché Luisa Conte, grandissima attrice, ha sì lasciato un vuoto immenso nel teatro napoletano, ma quanto meno il suo “bambino”, il Teatro Sannazaro ha retto “botta” grazie alle sue discendenti, sua figlia, le sue nipoti. Dal 1971 a oggi, l’anno prossimo, nel 2021, la famiglia Conte- Veglia-Sansone festeggerà i 50 anni di gestione ininterrotta di questo glorioso palcoscenico dove Luisa e suo marito Nino Veglia erano riusciti con successo, e senza sponsor, nella difficile impresa di “riportarlo in vita2 dando di nuovo dignità a quell’antica istituzione, “ormai ridotta come ‘na puteca fetente”, dove avevano recitato grandi attori come Eduardo Scarpetta, Ermete Zacconi, Eleonora Duse, Dina Galli ed Ermete Novelli.

Il teatro riaprì i battenti con ‘Annella di Portacapuana’, con Pietro De Vico, Ugo D’Alessio, e con lei, Luisa Conte, che seppe dare il meglio di quanto aveva imparato nella lunga e prestigiosa carriera: era in un certo senso figlia d’arte, o meglio nipote, perché sua nonna Brigida era stata prima ballerina di tango francese al teatro San Carlo, e lo zio, Pasquale Malleo in arte Fiorante era uno stimato attore teatrale.

Proprio con uno zio cantante, Oreste Malleo, Luisa aveva iniziato da piccola a cantare sulle navi ed ai matrimoni nei ristoranti di Posillipo, e si era poi dedicata al teatro con una tournee in Sud America. Il successo arrivò con Eduardo De Filippo, che la scritturò nei primi anni ’50 per il ruolo di Bettina in “Miseria e nobiltà” e successivamente la volle al suo fianco in tante altre commedie, come: ‘Non ti pago’, ‘Questi fantasmi’ e ‘Le voci di dentro’.

Attrice di ineguagliabile talento, fu anche interprete di testi di Petito, Scarpetta, Marotta, Brancati e Pirandello, fino al sodalizio con Nino Taranto con cui portò in scena tutti i maggiori successi del grande Raffaele Viviani.

Soffrente di disturbi cardiaci fu colpita da un infarto nel 1979 e si era poi sottoposta ad un difficile intervento chirurgico nel 1982; senza mai scoraggiarsi aveva smesso di fumare ed iniziato una rigida dieta, ma non aveva mai abbandonato il palcoscenico. Riportato il Sannazaro agli antichi splendori si era preoccupata poi di avviare alla carriera artistica le nuove generazioni, Lara, Ingrid… che oggi le hanno reso omaggio con parole commosse e un grande applauso, a 26 anni dalla sua morte.

Un atto istituzionale dovuto, doveroso.

Edited by Pulcinella291 - 31/1/2020, 10:24
 
Top
view post Posted on 11/6/2020, 09:38
Avatar

Gold member

Group:
AMMINISTRATORE
Posts:
5,996

Status:


teschioconorecchie-santaluciella



Nell'ipogeo della chiesa di Santa Luciella esiste un teschio unico al mondo. La sua particolarità è che possiede le orecchie ancora intatte.


La chiesa di Santa Luciella è una chiesa abbandonata da più di trent’anni che nasconde il segreto di un teschio particolare, unico al mondo: un teschio con le orecchie.



UN PO’ DI STORIA
Fondata poco prima del 1327 per volere di Bartolomeo di Capua, consigliere di Carlo II d’Angiò, venne indicata come Cappella dell’Arte dei Molinari e successivamente presa in custodia dalle corporazione dei Tagliamonti (coloro che lavoravano la pietra vulcanica), Fabbricatori e Pipernieri, gli artisti che scolpivano le pietre dure. Si trova in una traversa di via San Biagio dei Librai, in vico Santa Luciella 5.

Il teschio con le orecchie nei sotterranei di Santa Luciella
Quello che sappiamo di questa chiesa purtroppo non è molto, ma sicuramente deve essere stata molto frequentata visto il luogo strategico in cui si trova. Nel cuore del centro storico di Napoli, la chiesa di Santa Luciella fu ritoccata nel 1724 e trasformata secondo il gusto barocco napoletano. Dopo questi ammodernamenti fu presa in custodia nel 1739 esclusivamente dai pipernieri, i quali le cambiarono il nome in Arciconfraternita dell’Immacolata Concezione, San Gioacchino e San Carlo Borromeo dei Pipernieri.


Il teschio con le orecchie nei sotterranei di Santa Luciella
Entrando in questa piccola chiesetta, si resta sconvolti dalla sua bellezza e dalla quantità di reliquie intatte. Una pavimentazione rimasta fedele ai suoi anni, così come l’altare e il confessionale; tutto sembra si sia fermato nel tempo. Ma il nostro teschio non si trova qui, bensì nei sotterranei della chiesa. Tra i tanti crani ammassati, ce n’è uno particolarissimo. Si tratta di un teschio con le orecchie, che ricorda quello del mosaico conservato al MANN, anche se risalente a molto tempo dopo. Unico nel suo genere, il teschio presenta due protuberanze che ricordano i due padiglioni auricolari, rimasti integri probabilmente grazie alla loro mummificazione, rendendo eterne le cartilagini del defunto. Dagli studi effettuati, sembrerebbe che il teschio sia databile al Seicento, periodo in cui si abbattè su Napoli la terribile peste (1656).

Grazie a questa sua particolarità, il teschio divenne uno dei più venerati di Napoli: anche se il culto delle “Anime Pezzentelle” risalga all’Ottocento, non è indiscusso che anche prima i teschi venissero onorati e curati dal popolo. Le sue orecchie facevano pensare ai credenti che gli fosse più facile poterli ascoltare. Viene facile domandarsi come mai questo teschio oggi non sia più così celebre, vista la sua rarità.
 
Top
view post Posted on 22/2/2022, 11:50
Avatar

Pulcinella291 Forum

Group:
AMMINISTRAZIONE
Posts:
42,074

Status:


Ripropongo per i nuovi amici.
 
Web  Top
212 replies since 27/3/2008, 09:46   173073 views
  Share