Le stronzate di Pulcinella

il vocabolario napoletano in continuo aggiornamento

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sefora1
view post Posted on 17/5/2019, 08:49 by: sefora1
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Roce: dolce e croce.


Quando uno de nostri vuol dire specialmente con isdegno che ha risoluto e con inalterabile promessa di non ritornare mai più in un tal luogo o abitazione o non rivedere mai più la tale persona fa sul muro o in faccia alla porta o curvandosi sul pavimento il segno della croce, croce fatta con l’indice o con l’intera mano sul muro o più comunemente sulla terra o anche in aria …. Da questo è nato il detto Napoletano ci ho fatto la croce, ci farò la croce, per dinotare non lo farò mai più. Così dire a taluno qui fateci la croce vale qui non ci venite mai più … Il nostro basso popolo e specialmente le donne allorché nel colmo del loro furore intendono fare un solenne ed inalterabile giuramento si curvano e marcano sulla terra il segno di croce colla mano indi messesi in ginocchio vi danno sopra un bacio (La mimica degli antichi investigata nel gestire napoletano, di Andrea de Jorio, 1832).
M’aggio fatto ‘a roce c’‘a mana mancina! (oppure c’‘a mana smerza) … Sono stupefatto, non credo a ciò che vedo o sento … ‘nc’amme fatto ‘a roce ‘e primma matina … abbiamo (ironicamente) cominciato bene! … Rocia nera … per dire mai più!
Ancora oggi i negozianti al primo incasso della giornata usano fare il segno della croce, a ringraziare ed augurare per una proficua giornata: ‘nc’amme fatta ‘a roce (abbiamo venduto la prima cosa della giornata).
‘Ncopp’ ‘a Roce, sul monte Pendolo (605 metri s.l.m.), meravigliosa zona di Pimonte, dal paesaggio mozzafiato.
A ogne casa nce sta ‘na roce … I guai sono in ogni casa.
Amma cantà e amma purtà ‘a roce!

Ricpilone, riccopellone:

è il possidente esagerato, il ricco che ostenta le proprie innumerevoli ricchezze, indifferente ai bisogni del prossimo, come il ricco Epulone.
Avevo in un primo momento pensato a Ric-Pilone, il ricco Pilone, ovvero Antonio Cozzolino, conosciuto anche come Pilone, Tonino ‘o Pilone il famoso brigante, o meglio partigiano (nato a Boscotrecase il 20 gennaio 1824 e morto a Napoli, 14 ottobre 1870), ucciso durante un agguato a via Forìa a Napoli, tradito da un suo fedelissimo … spesso latitante tra i nostri monti … ma ricco non doveva essere …
Il ricco Epulone è con il mendicante Lazzaro (da non confondere con il Lazzaro di Betania fratello di Marta e Maria, risuscitato da Gesú) il protagonista di una parabola di Gesú raccontata solamente nel Vangelo secondo Luca 16,19-31, …
[19]C'era un uomo ricco, che vestiva di porpora e di bisso e tutti i giorni banchettava lautamente. [20]Un mendicante, di nome Lazzaro, giaceva alla sua porta, coperto di piaghe, [21]bramoso di sfamarsi di quello che cadeva dalla mensa del ricco. Perfino i cani venivano a leccare le sue piaghe. [22]Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli nel seno di Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto. [23]Stando nell'inferno tra i tormenti, levò gli occhi e vide di lontano Abramo e Lazzaro accanto a lui. [24]Allora gridando disse: Padre Abramo, abbi pietà di me e manda Lazzaro a intingere nell'acqua la punta del dito e bagnarmi la lingua, perché questa fiamma mi tortura. [25]Ma Abramo rispose: Figlio, ricordati che hai ricevuto i tuoi beni durante la vita e Lazzaro parimenti i suoi mali; ora invece lui è consolato e tu sei in mezzo ai tormenti. [26]Per di più, tra noi e voi è stabilito un grande abisso: coloro che di qui vogliono passare da voi non possono, né di costì si può attraversare fino a noi. [27]E quegli replicò: Allora, padre, ti prego di mandarlo a casa di mio padre, [28]perché ho cinque fratelli. Li ammonisca, perché non vengano anch'essi in questo luogo di tormento. [29]Ma Abramo rispose: Hanno Mosè e i Profeti; ascoltino loro. [30]E lui: No, padre Abramo, ma se qualcuno dai morti andrà da loro, si ravvederanno. [31]Abramo rispose: Se non ascoltano Mosè e i Profeti, neanche se uno risuscitasse dai morti saranno persuasi" … "Beati voi poveri, perché vostro è il regno di Dio. [..] Guai a voi, ricchi, perché avete già ricevuto la vostra consolazione" (Lc 6, 20-24).
… E così evitiamo la tentazione di pensare al ricco Pollione, il cavaliere romano che al Capo di Sorrento possedeva una sontuosa villa, decantata da Stazio.
Si po parlammo ‘n quanto a lo ngorfíre, mangiavano lo mmeglio e lo mmegliore e da lo mare facevano scire pesce de priezzo e ppesce de stopore, era pe ccerto fatto da stordire ca d’ogne ccosa avevano lo sciore, nzomma poteano stare a pparagone a Ccrasso, a Mmida, a lo Ricco Pellone. Aveva na taverna ogne ppontone e se mangiava fore delle strate, Zanne e cquarchiamme ‘n commertazione, facenno spantosisseme magnate, e cchi cantava e cchi facea ceccone, scordate affatto de li guaie passate, dicenno ca chi auto avea lo mmale cchiù non potea morì ch’era mmortale (Napole Scontraffatto dapò la peste, Titta Valentino, 1695).
 
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