Le stronzate di Pulcinella

Alcune parole incomprensibili napoletane

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view post Posted on 4/8/2022, 14:46
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DA “ASTECO” A “ZALLO”
parole e versi apparentemente incomprensibili della lingua napoletana. Rispolvero un vecchio post di radionaoli,it, da Bracale rivisitato e modificato, per elencare alcuni dei termini napoletani più misteriosi per, eppure dal sono così familiare. Se volete, potete aggiungerne altri -tra quelli meno usuali nei vostri commenti…
*‘A CRASTULA
La ballata de “‘A casciaforte (di A.Manfione e N.Valente, 1982), ha un testo pieno di vocaboli in disuso:
1. "‘nu cierro ‘e capille, (cierro, ciocca, è lemma spagnolo che indica una sommità: parlando di capelli, presumibilmente e un tuppo, o un ciuffo.
2. "‘ngotto e zitto senza sferrà" ovvero ingoio e sto zitto senza rispondere.
3. “ ‘na crastula ‘e specchio”. Crastula o crastola, da greco κλἀσμα, kLasma, ha il significato di frammento o coccio, frammento…
*O CHIAFEO ‘E CANNETELLA
Nella canzone “Cannetella” di autore ignoto del ‘700, trascritta nel1824 da Guglielmo Cottrau , troviamo molti termini antichi :il primo è Cannetella, già in uso nel ‘700, che poi viene ripreso anche da Gabriele D’Annunzio. Cannetella non è -come potrebbe sembrare una “piccola canna”, ma il diminutivo del nome proprio Candida
*‘A FRANGESA ERA ‘NA CHIAPP’ ‘E ‘MPESA
Mario Costa compose ‘A frangesa su commissione della casa editrice Ricordi. In realtà, lui era un raffinatissimo compositore che aveva già dato prova del suo talento musicando Era de Maggio. Per l’occasione, si improvvisò anche paroliere mettendo in bocca alla sciantosa parigina la frase i’ so’ ‘na chiapp’ ‘e ‘mpesa, ve l’aggi’ ‘a dì!
Letteralmente chiapp’ ‘e ‘mpesa significava cappio dell’impiccata, scherzosamente si intendeva una che avrebbe meritato la forca. In pratica, una molto, ma molto, smaliziata. Nel testo compaiono parole come schefienzia (scemo), zimeo (sciocco), chiafeo (allocco).
*A CRASTULA DE ‘A CASCIAFORTE
Anche il testo di ‘A casciaforte abbonda di frasi e vocaboli ormai in disuso e, quindi, poco comprensibili. Si parte con ‘nu cierro ‘e capille, dove cierro significa ciocca, mazzo. Si prosegue con la frase io ‘ngotto e zitto senza sferrà ovvero ingoio e sto zitto senza rispondere. E si arriva alla celebre crastula ‘e specchio. Crastula o crastola cioè coccio, frammento…
*‘O LIETTO SCO/SCUNCECATO DI PINO DANIELE
Le canzoni di Pino Daniele vanno diritte al cuore senza lasciare molti dubbi lessicali. Il suo napoletano è ancora molto contemporaneo per generare problemi di significato. Certo, espressioni come notte ‘e chi fa ‘e cartune iniziano a sentire il peso degli anni, ma sono rarità. Pochissimi i termini poco comprensibili, tra questi sconcecato presente nel testo di Appocundria, citato anche dalla Treccani. Significa mettere a soqquadro, gualcire.
Appocundria me scoppia / ogne minuto ‘mpietto /pecchè passanno forte / haje sconcecato ‘o lietto /appocundria ‘e chi è sazio / e dice ca è diuno /appocundria ‘e nisciuno…
P.S. Superfluo ricordare che appocundria sta per ipocondria
* MARZO STRACQUA
Marzo: 'nu poco chiove e n’atu ppoco stracqua; torna a chiovere, schiove: ride ‘o sole cu ll’acqua… Catarì è senza dubbio una delle più belle poesie di Salvatore di Giacomo, nota anche come Marzo. Mario Costa la mise in musica senza toccare nemmeno una virgola del testo. Non ce n’era davvero bisogno. L’orecchio moderno ne apprezza ancora il suo valore, con un solo dubbio: cosa significa stracqua? Semplice, significa spiovere.
*‘O PARULANO D’’A TAMMURRIATA NERA
“Addò pastìne ‘o ggrano, ‘o ggrano cresce, riesce o nun riesce, sempe è grano chello ch’esce”, canta la più famosa delle tamurriate (letteralmente, tamburellate) napoletane. E il canto viene intonato da ‘o parulano, cioè il contadino, l’ortolano che “paste/ina”, cioè coltivava i famosi “orti di Parula”, vale a dire gli umidi orti napoletani resi fertili dalle numerose sorgenti di acque sotterrane (dal latino palus, palude), e per questo molto fertile. termine ignoto. La chiave di volta dell’espressione è il parulano, l’ortolano, che invita a ragionare sull’arte dei pastenà, coltivare, piantare, irrigando abbondantemente
*O SCIARABALLO D’’O ZAPPATORE
Sciaraballo è un’altra di quelle parole chi ci sono molto familiari, un’evidente eredità della popolarità di Zappatore. Il suo significato è facilmente intuibile dall’azione che compie il padre addolorato (e alquanto incazzato) quando arriva alla festa. Insomma, è un modesto mezzo di trasporto. Vocabolario napoletano alla mano, un carro dotato di due sedili che si fronteggiano sul lato lungo.
*‘A SUNNAMBULA SOPRA ALL’ASTECO
Il testo di ‘A sunnambula non ha alcun segreto per chi, questa canzone, l’ha ascoltata da giovane. Magari nella versione di Aurelio Fierro, che ne fu primo interprete nel 1957, o in quella successiva di Renato Carosone. L’intoppo linguistico vale per il pubblico più giovane
*‘E VERRIZZE E ALTRE PAROLE INCOMPRENSIBILI DELLA RUMBA DEGLI SCUGNIZZI
La rumba degli scugnizzi è una canzone che, come Lo guarracino, fa storia a sé. È la natura descrittiva, per non dire enciclopedica, del testo ha conferirgli una rilevante valenza linguistica e storica. Volendo limitarsi alla semplice “segnalazione” di termini familiari ma dal significato poco chiaro, c’è solo l’imbarazzo della scelta. In ordine sparso: pruove gusto e te ce avvizze, cioè ti abitui oppure comme a tante pire nizze, leggi pere mature. E poi Cicchignacco ‘int’ ‘a butteglia, oggetto contenuto dentro una bottiglietta d’acqua che veniva mosso a piacimento.
Su tutte, però, la parola verrizze. Al singolare è verrizzo e significa capriccio, desiderio
la forma dell’asteco, dove Carmela si reca ogni sera. In verità, lei non si allontana da casa, sale semplicemente sul terrazzo lastricato. L’asteco, appunto.
lare è verrizzo e significa capriccio, desiderio
*‘O ZALLO DI BAMMENELLA
Ancora Raffaele Viviani, ancora uno spaccato del proletariato napoletano di inizio ‘900 e del suo linguaggio crudo e gergale. Ascoltare Bammenella vuol dire imbattersi in termini comuni, ma dal significato traslato. Viene, ad esempio, citata un’ambulanza ma si intende la macchina della polizia. Idem per il dottore che si è allummato alias innammorato. Ma è zallo la parola veramente oscura: è riferita ad un brigadiere. Agli occhi di Bammenella, e del suo antico mestiere, è un cafone nel senso di sciocco.
 
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