| Madonna mia, mantiene ll'acqua! L'invocazione viene usata quando ci si trovi davanti ad una situazione di contesa il cui esito si prospetti prossimo a degenerare per evidente cattiva volontà di uno o più dei contendenti
Nce vonno 'e cquatte laste e 'o lamparulo La locuzione viene usata nei confronti di chi, ingiustificatamente, si gloria di aver fatto un eccellente lavoro, laddove ad un attento controllo esso risulta vistosamente carente
Essere 'nu secaturnese. essere un avaraccio. Deriva dal fatto che al tempo che circolavano monete d'oro o d'argento, molti usavano limarle per poi rivender la limatura e far così piccoli guadagni.
'E curalle ll'à dda fà 'o turrese ognuno deve fare il proprio mestiere
Mo t''o ppiglio 'a faccia 'o cuorno d''a carnacotta espressione con la quale suole rispondere chi, richiesto di qualche cosa, non ne sia in possesso né abbia dove reperirla o gli manchi la volontà di reperirla
Pure 'e cuffiate vanno 'mparaviso. Massima consolatoria con cui si tenta di rabbonire i dileggiati cui si vuol fare intendere che sì è vero che ora son presi in giro, ma poi spetterà loro il premio del paradiso.Il termine cuffiato cioè corbellato è il participio passato del verbo cuffià che deriva dal sostantivo coffa = peso, carico, a sua volta dall'arabo quffa= corbello.
Dicette 'o scarrafone: Pò chiovere 'gnostia comme vò isso, maje cchiù niro pozzo addeventà Disse lo scarafaggio: (il cielo) può far cadere tutto l'inchiostro che vuole, io non potrò mai diventare più nero di quel che sono. La locuzione è usata da chi vuole far capire che ha già ricevuto e sopportato tutto il danno possibile dall'esterno, per cui altri sopravvenienti fastidi non gli potranno procurar maggior danno.
Tené 'e fruvole dint'a 'o mazzo La locuzione viene riferita soprattutto ai ragazzi, ma anche a tutti coloro che non stanno quieti un momento. Letteralmente 'e fruvole sono i fulmini, le folgori dal latino fulgor con roticizzazione e successiva metatesi della elle.
Rummané a' prevetina o comme a don Paulino. Rimanere in condizioni economiche molto precarie addirittura come un mitico don Paolino, sacerdote nolano che, non avendo di che comprare ceri per celebrar messa, si doveva accontentare di tizzoni accesi.
Signore mio scanza a mme e a chi coglie E' la locuzione invocazione rivolta a Dio quando ci si trovi davanti ad una situazione nella quale si corra il pericolo di finire sotto i colpi imprecisi e maldestri di qualcuno che si stia cimentando in operazioni non supportate da perizia.
'O pizzo cchiù scuro è 'o fuculare. Espressione che viene pronunciata,con tono dispiaciuto, per solito dal capo di casa che nel rientrare a sera non trovi il pranzo pronto e non veda neppure che ci siano i prodromi della preparazione del desinare.
Mettere a uno 'ncopp' a 'nu puorco mettere uno a cavallo di un porco
Oramaje ha appiso 'e fierre a sant' Aloja non ha più velleità sessuali,(ha raggiunto l'età della senescenza ...)Il sant'Aloja della locuzione è sant'Eligio (in francese Alois) al mercato, basilica napoletana dove i cocchieri di piazza andavano ad appendere i ferri dei cavalli che, per raggiunti limiti di età, smettevano di lavorare. Da questa consuetudine, il proverbio ammiccante nei confronti degli anziani.
Nun fa pérete a chi tène culo. - Nun dà ponie a chi tène mane.I due proverbi in epigrafe, in fondo con parole diverse mirano allo stesso scopo: a consigliare cioè colui a cui vengon rivolti di porre parecchia attenzione al proprio operato per non incorrere - secondo un noto principio fisico - in una reazione uguale e contraria che certamente si verificherà; nel caso sub A, infatti è facile attendersi una salve di peti da parte di colui che, provvisto di sedere, sia stato fatto oggetto di una medesima salve. Nel caso sub B, chi ha colpito con pugni qualcuno si attenda pure la medesima reazione se il colpito è provvisto di mani.
Essere muro e mmuro cu 'a Vicaria essere prossimo a venir arrestato
Sî arrivato alla monaca ‘e lignamme. sei prossimo alla pazzia. Anticamente la frase in epigrafe veniva rivolta a coloro che davano segni di pazzia o davano ripetutamente in escandescenze. La monaca di legno dell’epigrafe altro non era che una statua lignea raffigurante una suora nell’atto di elemosinare . Detta statua era situata sulla soglia del monastero delle Pentite presso l’Ospedale Incurabili di Napoli, ospedale dove fin dal 1600 si curavano le malattie mentali
Jì mettenno 'a fune 'e notte Lo si dice sarcasticamente nei confronti specialmente dei bottegai che lievitano proditoriamente i prezzi .La locuzione usata nei confronti di costoro - bottegai e salariati - li equipara quasi a quei masnadieri che nottetempo erano soliti tendere lungo le strade avvolte nel buio, una fune nella quale incespicavano passanti e carrozze, che stramazzando a terra diventavano facilmente così oggetto di rapina da parte dei masnadieri
Cesso a vviento! gabinetto aperto
Essere passata 'e còveta o 'e cuttura. essere oramai anziana
Ll'abbate Taccarella. Con questo soprannome viene bollato, a Napoli, la malalingua, lo sparlatore
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