Le stronzate di Pulcinella

PERCHE' A NAPOLI SI DICE COSI:frammenti di saggezza antica

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view post Posted on 17/5/2010, 13:42
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Pulcinella291 Forum

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I Detti napoletani sulle stagioni.
"Na bona matenata fa ‘na bona jurnata" da inizio alla giornata, la settimana si conclude con: "Sabato è giunto, allarga a mana e allonga ‘o punto". Quando è tempo di consegna per le sarte. E se "Gennaio sicco, massaio ricco", allude al tempo, "Frevaro, curto e amaro", mese triste e freddo ma fortunatamente breve si passa a Marzo: "Marzo è pazzo, si se ngrifa te leva ‘a cammina, si ngrogna, te fa zumpà o dito cu ttutta ll’ ogna". Mai fidarsi di questo mese, durante il quale le variazioni metereologiche sono imprevedibili e si alternano giornate di sole a quelle di pioggia.

Ma ecco giungere Aprile: "Aprile sempre rifila" non c’è ancora da fidarsi, fino a Maggio: "Maggio, una e bona". Ma finalmente giunge Giugno e allora: "Giugno spuoglit’ n tunno". L’estate arriva il caldo si fa sentire e se Luglio: "Fa comme te pare", Agosto: "Chi nn se’ vestuto, ‘nu malanno ll’è venuto". Per quanto Agosto sia considerato mese estivo, per i saggi contadini è l’inizio dell’inverno e bisogna quindi prepararsi, i campi si svuotano fino alla vendemmia, raccogliere e "stipare" e se Settembre e Ottobre restano mesi dediti alle scampagnate e alle mangiate di uva, nocciole e castagne, quando i pungoli del freddo si fanno sentire a Novembre, sono prontamente arginati dal calore del vino che: "A San Martino ogni fusto è vino". Entrati quindi a pieno titolo nell’inverno il passo è breve così: "Comme Catarenea accussì Barbarea, comme Barbarea accussì Natalea". Natale arriva e le giornate si accorciano: "A Santa Lucia ‘a jurnata fa ‘nu passo ‘e pucuriello" fino al giorno di: "Natale tale e quale". Quando le ore del giorno e della notte si eguagliano. Le stagioni e il tempo così interpretati, visti attraverso gli occhi di un popolo antico che fa di ogni esperienza negativa o positiva che sia monito per il futuro, ci delinea così l’appartenenza di questa gente, ad un universo diverso, pervaso da un forte senso del destino e che confida in un ordine superiore cui tutto è legato.

 
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view post Posted on 12/7/2010, 09:28
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Addò va!
è di obbligo, durante un brindisi, rispondere Addò va! al consueto 'A salute!. Questo per indicare che 'a salute vada tutta a favore dello stomaco che riceverà la bevanda.

ll'Accademia 'e ll'ova toste
In italiano si traduce come "l'Accademia delle uova sode". In effetti rende bene l'idea: quando ci si imbatte in discussioni eccessivamente animate per argomenti di futile utilità e senza arrivare a nessuna conclusione. Il riferimento letterale è presto detto. Un tempo, nelle locande gli avventori spesso si sfidavano in questo modo: vinceva chi riusciva ad ingoiare il numero maggiore di uova sode senza bere alcun liquido. Tutti conosciamo la difficoltà che si ha nell'ingerire uova sode senza bere.

'A mosca dinto 'o viscuvato
Lo si riferiva per lo più in occasione di pranzi poveri di sostanza e quantità per cui si paragonava ad una mosca che nel suo volare si perde nell'immensità di un lougo ampio quale quello di un vescovato.

Mappina posta 'mperteca
In cima alle pertiche, si sa, vi è la bandiera che è simbolo di amor di patria e che viene esposta incutendo rispetto e dedizione. In napoletano, invece, 'a mappina posta 'mperteca è una donna sozza, sporca che fa di tutto per mettersi in mostra come si può mettere in mostra una straccio su di un'asta.


Culo 'e mal'assietto
Questa locuzione non si riferisce a persona che non riesce a sedersi per problemi di carattere intestinale, bensì a persona cui risulta difficile stare un momento ferma in un posto per irrequietezza o turbolenza caratteriale.

A tre asse
è lo stato di incertezza, precarietà. Il paragone all'asso è dovuto al fatto che, nel Tressette, è inferiore al tre. Quindi con tre assi in mano c'e la certezza quasi assoluta che non si avranno i tre punti.

Zi Nnacc''o Pennino
Si indica una persona, in genere donna, dalle forme inferiori non molto aggraziate. Il riferimento è ad una certa "Zia Nacca" che abitava nel quartiere Pendino ed era famosa, appunto, per il suo bacino smisuratamente irregolare.

'E nemmiccule cu 'e spiungule
è in questo modo che vengono ironicamente provocate le persone esageratamente meticolose. Infatti risulta molto difficile ed estremamente meticoloso riuscire a mangiare le nemmiccule (le lenticchie) avendo come unica posata uno spillo!

'O caccavo 'e Santa Maria 'a Nova
è in questo convento che anticamente i frati preparavano i pasti per i poveri in un enorme pentolone ('o Caccavo). Ed è in questo modo che si indica l'insaziabilità di alcune persone: non basterebbe il contenuto di un caccavo per sfamarli

Vino a una recchia
Il vino buono, si sa, quando rivela il suo effetto fa si che la testa del bevitore si chini da un lato o dall'altro. Questo movimento maschera una delle orecchie. Nel caso contrario, cioè quando il vino non è buono, la testa si china in avanti ed il vino viene definito a "ddoje recchie".
 
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view post Posted on 22/7/2010, 09:21
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T'AGGI''A FÀ N'ASTECO ARETO Ê RINE...
Ti devo fare un solaio nella schiena. Devo percuoterti violentemente dietro le spalle.

TRIVULO ‘E CASA E FESTA ‘E CHIAZZA!
Essere musone e scontento in casa e mostrarsi festoso ed allegro fuori delle mura domestiche.


ABBRUSCIÀ ‘O PAGLIONE
Bruciare il pagliericcio: far terra bruciata attorno a qualcuno.

Cacchio, cacchio
Cacchio, cacchio sta per: strano, strano. Espressione usata per significare l’atteggiamento di chi, facendo finta di nulla, mogio mogio, con indifferenza ed ostentata tranquillità, si prepara invece ad agire proditoriamente in danno di terzi, quasi che si accostasse al luogo dove agirà, con studiata noncuranza.
 
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view post Posted on 22/7/2010, 09:49
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Venirsene oppure Jirsene tinco - tinco
Accostarsi oppure allontanarsi sollecitamente (come un tincone); id est:avvicinarsi oppure sparire da un luogo rapidamente e con una buona dose di faccia tosta, quasi dando ad intendendere che l’avvenimento cui si vuol partecipare o a cui si è partecipato e da cui ci si allontani non ci riguardi o abbia riguardato, né chiami o abbia chiamato in causa.


Venirsene ruglio ruglio.
Venirsene mogio mogio, piano piano, ovvero accostarsi lentamente, quasi contando i passi, come chi sia pieno, zeppo, stipato di cibo e dunque sia costretto a muoversi lentamente, mogio mogio.

Fa’/va’ cuonce cuonce
(Fai/Vai piano piano!) L’espressione napoletana cuonce cuonce è un’espressione avverbiale che vale: piano, piano – senza fretta – accortamente – con cautela, precisione e circospezione – lentamente; l’espressione si sostanzia nell’iterazione del sostantivo cuonce (plurale di cuoncio), ma nel caso in epigrafe l’iterazione non mira a formare un superlativo come nel napoletano avviene normalmente alibi sia con sostantivi, ma soprattutto con aggettivi (cfr. sicco sicco (=magrissimo), chiatto chiatto (=grassissimo), luongo luongo (=altissimo o lunghissimo) tinco tinco (=rapidissimo come una tinca)etc.
 
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view post Posted on 1/9/2010, 09:38
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Pulcinella291 Forum

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Madonna mia, mantiene ll'acqua!
L'invocazione viene usata quando ci si trovi davanti ad una situazione di contesa il cui esito si prospetti prossimo a degenerare per evidente cattiva volontà di uno o più dei contendenti

Nce vonno 'e cquatte laste e 'o lamparulo
La locuzione viene usata nei confronti di chi, ingiustificatamente, si gloria di aver fatto un eccellente lavoro, laddove ad un attento controllo esso risulta vistosamente carente

Essere 'nu secaturnese.
essere un avaraccio. Deriva dal fatto che al tempo che circolavano monete d'oro o d'argento, molti usavano limarle per poi rivender la limatura e far così piccoli guadagni.

'E curalle ll'à dda fà 'o turrese

ognuno deve fare il proprio mestiere

Mo t''o ppiglio 'a faccia 'o cuorno d''a carnacotta
espressione con la quale suole rispondere chi, richiesto di qualche cosa, non ne sia in possesso né abbia dove reperirla o gli manchi la volontà di reperirla

Pure 'e cuffiate vanno 'mparaviso.
Massima consolatoria con cui si tenta di rabbonire i dileggiati cui si vuol fare intendere che sì è vero che ora son presi in giro, ma poi spetterà loro il premio del paradiso.Il termine cuffiato cioè corbellato è il participio passato del verbo cuffià che deriva dal sostantivo coffa = peso, carico, a sua volta dall'arabo quffa= corbello.


Dicette 'o scarrafone: Pò chiovere 'gnostia comme vò isso, maje cchiù niro pozzo addeventà
Disse lo scarafaggio: (il cielo) può far cadere tutto l'inchiostro che vuole, io non potrò mai diventare più nero di quel che sono. La locuzione è usata da chi vuole far capire che ha già ricevuto e sopportato tutto il danno possibile dall'esterno, per cui altri sopravvenienti fastidi non gli potranno procurar maggior danno.

Tené 'e fruvole dint'a 'o mazzo
La locuzione viene riferita soprattutto ai ragazzi, ma anche a tutti coloro che non stanno quieti un momento. Letteralmente 'e fruvole sono i fulmini, le folgori dal latino fulgor con roticizzazione e successiva metatesi della elle.

Rummané a' prevetina o comme a don Paulino.
Rimanere in condizioni economiche molto precarie addirittura come un mitico don Paolino, sacerdote nolano che, non avendo di che comprare ceri per celebrar messa, si doveva accontentare di tizzoni accesi.

Signore mio scanza a mme e a chi coglie
E' la locuzione invocazione rivolta a Dio quando ci si trovi davanti ad una situazione nella quale si corra il pericolo di finire sotto i colpi imprecisi e maldestri di qualcuno che si stia cimentando in operazioni non supportate da perizia.

'O pizzo cchiù scuro è 'o fuculare.
Espressione che viene pronunciata,con tono dispiaciuto, per solito dal capo di casa che nel rientrare a sera non trovi il pranzo pronto e non veda neppure che ci siano i prodromi della preparazione del desinare.

Mettere a uno 'ncopp' a 'nu puorco
mettere uno a cavallo di un porco

Oramaje ha appiso 'e fierre a sant' Aloja
non ha più velleità sessuali,(ha raggiunto l'età della senescenza ...)Il sant'Aloja della locuzione è sant'Eligio (in francese Alois) al mercato, basilica napoletana dove i cocchieri di piazza andavano ad appendere i ferri dei cavalli che, per raggiunti limiti di età, smettevano di lavorare. Da questa consuetudine, il proverbio ammiccante nei confronti degli anziani.

Nun fa pérete a chi tène culo. - Nun dà ponie a chi tène mane.I due proverbi in epigrafe, in fondo con parole diverse mirano allo stesso scopo: a consigliare cioè colui a cui vengon rivolti di porre parecchia attenzione al proprio operato per non incorrere - secondo un noto principio fisico - in una reazione uguale e contraria che certamente si verificherà; nel caso sub A, infatti è facile attendersi una salve di peti da parte di colui che, provvisto di sedere, sia stato fatto oggetto di una medesima salve. Nel caso sub B, chi ha colpito con pugni qualcuno si attenda pure la medesima reazione se il colpito è provvisto di mani.

Essere muro e mmuro cu 'a Vicaria
essere prossimo a venir arrestato

Sî arrivato alla monaca ‘e lignamme.
sei prossimo alla pazzia. Anticamente la frase in epigrafe veniva rivolta a coloro che davano segni di pazzia o davano ripetutamente in escandescenze. La monaca di legno dell’epigrafe altro non era che una statua lignea raffigurante una suora nell’atto di elemosinare . Detta statua era situata sulla soglia del monastero delle Pentite presso l’Ospedale Incurabili di Napoli, ospedale dove fin dal 1600 si curavano le malattie mentali

Jì mettenno 'a fune 'e notte
Lo si dice sarcasticamente nei confronti specialmente dei bottegai che lievitano proditoriamente i prezzi .La locuzione usata nei confronti di costoro - bottegai e salariati - li equipara quasi a quei masnadieri che nottetempo erano soliti tendere lungo le strade avvolte nel buio, una fune nella quale incespicavano passanti e carrozze, che stramazzando a terra diventavano facilmente così oggetto di rapina da parte dei masnadieri

Cesso a vviento!
gabinetto aperto

Essere passata 'e còveta o 'e cuttura.
essere oramai anziana

Ll'abbate Taccarella.
Con questo soprannome viene bollato, a Napoli, la malalingua, lo sparlatore



 
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view post Posted on 2/9/2010, 09:16
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Pulcinella291 Forum

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Addio felinia, s'è data a ffuoco 'a cemmenera:si usa quando una zitella ha trovato marito.

A cchillu primmu juorno sta lu fatto: 'o fforte è ô principio, po' addó ce trase 'a capa ce passa 'a coda:il difficile sta ad iniziare

Signò! ambocc' o porton' vuost', o muoll' romp 'o tuost'.
il debole ha la meglio sul forte.

veni' meno int' ê cuseture.:si usa quando una persona viene meno ad un impegno

Piglià ‘nu strunzo ‘mbuolo.: si usa in cospetto di una persona che vuole dare giudizi senza averne le capacita'

Dicette 'a luce-luce, io pure faccio luce.:Disse la lucciola, anche io faccio luce. Ognuno, nel suo piccolo, può sentirsi importante

Chella ca l’aiza ‘na vota l’aiza sempe.si dice riferendosi ad una donna che ha sollevato la gonna una volta.

Amice puverielle, casecavalle perdute.Da un amico in bolletta non c'è da attendersi regali

'A meglia mmedicina?: vino 'e cantina e purpette 'e cucina
la miglior medicina è mangiar bene

'A femmena tanno è bbella quanno tène 'o ppane dint' â spurtella:la donna è bella ed appetibile quando ha una buona dote

fa scennere ‘o paraviso ‘nterra.indica il bestemmiare

Farse ‘nteressesborsare una somma di denaro


Pigliarse 'a scigna.incollerirsi


 
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view post Posted on 14/10/2010, 07:25
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Pulcinella291 Forum

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abbicìn' ó màst', pìgli(e) a' cardarèll'?
Ma come, tu ultimo tra gli operai... hai osato ordinare al capocantiere di prendere il secchio con l'impasto dello stucco

abbicìn' ó càn' viécchi(o), ta', te', 'nzù 'nzù!?
Vicino il cane vecchio, ta', ecco, su, su!?

e tu vulìss' rà ó cunsìgli(e) a mé, cà t'sóngh' pàt' e tèngh' pùr'é pìl'n'piétt'!? E tu volessi dare il consiglio a me
che ti sono padre e tengo pure i peli in petto!?

stóngo cù nà lópa' mai vìsta'tengo una fame da lupo

t'ntórz'é pàcchere : ti gonfio di schiaffi

piglià' a cucchiére àffìtte: prendere di malo modo.

turze e penniello:torsolo di pennello, stupidone, credulone

ma che tiene 'o sfunno:ma che sei sfondato che hai sempre fame??

mulignane e fungetielle:melenzane a funghetti

ova a uocchie e voio: uova all'occhio di bue

m'à fàtte magnà à rézza dó còre :Mi hai fatto innervosire

o è ó mmàl' é 'ndìndòn o è fréva' magnarèlla.
non ha nessuna malattia o è un malato immaginario o è febbre che guarisce con una buona mangiata

vo' fa ó màst é fèsta! : vuole per forza stare sempre in mezzo

aggio jute m'paravise pe scagne: Che gioia, mi sento come se fossi andato in Paradiso per sbaglio

fa' o 'ngasavasule: è perditempo

m'è venute nu panteche:mi è venuto un colpo

e scippe sciappe:graffi

t'aggia sgurrina':ti devo rompere le reni

tene 'a mano a fa zeppole: non è di manica larga è alquanto avaro

'A bella 'e ciglie:una bella ragazza

so accuppatura da gente:è gente di poco conto

addimmanne a nato: chiedi ad un altro

o allucco o strille a sta recchie nu ce sente:hai voglia di gridare o strillare da quell'orecchio fa finta di non sentire

Maccarone senza pertuso" (maccherone senza buco) persona sciocca e insignificante

Maccarone senza sale" (individuo stupido, scialbo)

"Maccarune vierde" (maccheroni al dente).

"Le zandraglie" (donne del basso popolino):


durante la dominazione francese i nobili usavano gettare al popolo i
resti dei loro pasti, consistenti in genere in frattaglie e interiora di
carne, che in francese si dicono "les entreilles" (non so se si scriva
proprio così. Per cui le donne del popolo affamato si riunivano sotto i
balconi dei palazzi per chiedere che venissero loro gettati tali resti,
urlando a squarciagola "les entreilles ! les entreilles" la cui
pronuncia è "lesantraglie" ...da cui..."Le zandraglie".

"O' paraostiello (o paraustiello)" (scusa molto argomentata,
convenevole, chiacchiera, cerimoniale):
durante la dominazione spagnola quando un signorotto passava per un
vicolo stretto chi lo incrociava era obbligato a lasciargli la strada
inchinandosi e pronunciando la frase "para usted" (Per Voi), da
lì...."paraustiello"


"All'intrasatta" (All'improvviso, da un momento all'altro):dal latino "intras acta" ossia "tra un atto e un altro"

"E' stramacchio" (di nascosto, zitto zitto)
anche questo deriva direttamente dal latino: è è un termine appartenente alla nomenclatura marittima, quando i pescatori della plebe romana
andavano a pesca utilizzavano la rete, le cui maglio, piuttosto larghe,
venivano dette "maculum". Spesso accadeva che qualche pesce più piccolo riuscisse ad intrufolarsi e fuggire "tra le maglie", quindi "extra
maculum" ...da qui... "e' stramacchio"


"A capa e' zi Vicienz'" (persona di bassa considerazione)
qui ovviamente non esiste nessun Zio Vincenzo a cui far riferimento, si
tratta semplicemente della storpiatura dialettale del termine che i
latini usavano per le persone che non venivano censite perchè non
possedevano alcuna ricchezza, le cosiddette "Caput sine censi"


Truvà ‘na pezza a culore! Trovare una scusa

Uosso tuosto ‘a scurtecà!
Si dice di uomo duro, che non si commuove facilmente e che non molla.


Vaco pe’ culo e trovo ‘nu cazzo!
Vado alla ricerca di una cosa o di qualcuno e invece chi trovo?

Vedè ’ a mala parata!Rendersi conto che il momento non è dei migliori per cui conviene squagliarsela

Zitella, tien’ cà tè vene ‘a sciorta ‘nfino ‘e pier’!Non bisogna avvilirsi prima o poi la fortuna arriverà per tutti.
 
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assia57
view post Posted on 14/1/2016, 10:12




perche a napoli si dice romm a culo apierto
 
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view post Posted on 14/1/2016, 10:19
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Pulcinella291 Forum

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L'espressione si usa per indicare una persona che dorme tranquilla e beata e ogni tanto accompagna il sonno anche con qualche flatulenza. Un vecchio detto napoletano diceva:" fidate sulo e chi dorme a culo apierto!
 
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ugo3
view post Posted on 8/4/2016, 19:46




'e pigliat Napule pe galleria cosa significa???
 
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view post Posted on 8/4/2016, 20:29
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Pulcinella291 Forum

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Hai preso fischi per fiaschi
 
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view post Posted on 5/5/2016, 08:11
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E che d’è ‘stu quatto ‘e Maggio?

E che cos’è questo quattro Maggio? Si tratta di un risalente detto napoletano, che prende le mosse dall’usanza di effettuare i traslochi in città il 4 di questo mese.

Probabilmente dai tempi dell’Impero Romano, il mese adibito a sfratti e traslochi era un determinato giorno del mese di Agosto, che a Napoli era il 10, per evitare che tutti i giorni dell’anno ci fossero famiglie che giravano per tutta la città, portandosi dietro il carretto contenente le proprietà, al fine di cercare una nuova abitazione. Col tempo questa usanza si perse e la città ripiombò nel caos, finché nel 1587 il viceré don Juan de Zuniga, che ricopriva la carica da circa un anno e aveva il pallino dell’ordine pubblico, fu autore di una norma con cui reintrodusse la giornata dei traslochi: Agosto, essendo un mese caldo, non era l’ideale per correre, salire e scendere per smontare e montare la mobilia, portarla in giro per Napoli, e allora scelse il primo dì di Maggio, dimenticando che era quello in cui ricorreva la festa dei Santi Filippo e Giacomo, molto amati e venerati dai partenopei, e dei quali possiamo ammirare la bellissima chiesa situata nel centro storico. La conseguenza fu che la disposizione non veniva rispettata, perciò nel 1611 don Pedro de Castro la mutò stabilendo che fosse il 4 Maggio il giorno dei traslochi, anche perché coincideva con una delle 3 scadenze annuali del canone di locazione, ‘o pesone (il pigione), insieme al 4 Gennaio e al 4 Settembre.
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Adesso i Napoletani non avevano più nessuna “scusa” per non osservare la norma, e ‘o quatto ‘ e Maggio divenne per Napoli il giorno dell’ammuina per eccellenza, con tantissime persone intente a ricercare la casa che meglio si confacesse alle proprie esigenze e disponibilità economiche, generalmente scarse e da richiedere lunghe trattative, tanto che ogni volta che c’era chiasso si usava dire che c’era ‘o quatto ‘ Maggio, detto che è sopravvissuto fino ai nostri giorni, seppur caduto un po’ in disuso.

Tale spiegazione la si può trovare anche in Raffaele Bracale, il quale la affronta parlando della canzone ‘E Quatto ‘e Maggio scritta da Armando Gill e interpretata, tra gli altri, anche da Giacomo Rondinella, e che racconta dello stato d’animo di salumiere costretto, a malincuore, a cambiare puteca.
 
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MarcoO L33
view post Posted on 18/7/2016, 06:49




VOMEK APPITOFF:puo' sembrare un termine di origine russa, invece no è napoletano puro e vuol significare ve lo metto a quel servizio...
NON È ASSOLUTAMENTE NAPOLETANO PURO (MA SCHERZIAMO?). IL TERMINE È INVECE MOLTO RECENTE E RISALE ALLA SECONDA GUERRA MONDIALE, DURANTE L'OCCUPAZIONE AMERICANA E DERIVA DAL TERMINE INGLESE "PITY OFF" (SENZA PIETÀ).
 
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costanza pocechini
view post Posted on 18/7/2016, 16:10




CASPITA, CE N'E' DA STUDIARE... :wacko:

A QUANDO GLI ESAMI E che d’è ‘stu quatto ‘e Maggio?


 
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view post Posted on 30/7/2017, 15:43
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Pulcinella291 Forum

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Hai pienamente ragione,caro Franco,evidentemente l Utente che ha aggiunto il modo di dire non è molto avvezzo nello scrivere correttamente il napoletano.Io direi :"vo metto a pitoffio "
 
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33 replies since 21/4/2008, 10:15   115729 views
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