Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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Pulcinella291
view post Posted on 26/5/2010, 09:40 by: Pulcinella291
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SUPERSTIZIONI DEL NORD ITALIA
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Ogni regione italiana custodisce antiche credenze legate il più delle volte al soprannaturale, che vengono tramandate di generazione in generazione attraverso i "consigli della nonna"; quella che segue è una piccola carrellata delle superstizioni nostrane. In Val D’Aosta, il 2 novembre, le famiglie lasciano la tavola imbandita e si recano a far visita al cimitero. I valdostani credono che dimenticare questa abitudine significhi provocare tra le anime un fragoroso tzarivàri (baccano). La superstizione piemontese attribuisce alle foglioline di rosmarino utilizzate per profumare il “Castagnaccio”, un significato amoroso. Si credeva, infatti, che se un giovane le avesse mangiate contenute nel “Castagnaccio” offertogli da una ragazza o dalla sua famiglia, egli si sarebbe immediatamente innamorato di lei e l’avrebbe chiesta in sposa. Nella superstizione lombarda i ceci hanno un forte valore propiziatorio perché conserverebbero gli spiriti. Secondo una vecchia credenza delle Alpi venete un rimedio pratico per calmare il dolore provocato dalle punture delle api e degli insetti in genere era quello di mettere sulla ferita una gallina nera. In Liguria non si regala mai un coltello: "taglierebbe l'amicizia". Il donatore può tuttavia evitare tale conseguenza, facendosi consegnare dall'interessato una monetina: in tal caso l'azione assume i connotati d'una vendita. Secondo la superstizione delle valli trentine "se uno muore a occhi aperti, ne chiama un altro fra i parenti". Non potevano mancare le credenze e i pregiudizi legati al cibo, in Friuli giurano che le pesche sbucciate siano indigeste mentre mangiarne sette noccioli non solo farebbe passare la sbronza, ma ne eviterebbe anche di future. Molte superstizioni romagnole sono collegate al rosmarino, si credeva che se una pianticella di rosmarino affidata al terreno avesse attecchito sarebbe morta la persona che l'aveva piantata: tuttavia l'interessato poteva sfuggire al funesto evento orinando sopra la pianta per tre mattine consecutive all'alba. Secondo un'antica superstizione toscana chi, la mattina del giorno consacrato a San Giovanni Battista (24 giugno), si lava nell’acqua di una bacinella lasciata all’aria aperta durante la notte, con dentro una gran varietà di erbe aromatiche, diventa bello. La notte di Natale è da sempre definita “magica” a causa dei vari riti che vi si compiono unendo sacro e profano. In Umbria si pensa che a mezzanotte esatta le corna degli animali si illuminino sulla punta, e che tutti gli asini si inginocchino per salutare il Bambinello. Infine si crede che chi nasce la notte di Natale abbia il potere di tener lontane le disgrazie dalla sua famiglia e da quella dei suoi amici. Il potere di guarire il mal di pancia dei bambini tramite la semplice imposizione delle mani, secondo una credenza marchigiana, era concesso a chi avesse ucciso una talpa con le proprie mani.In Trentino Alto Adige trionfa lo «Zelten» dolce natalizio che viene tradizionalmente preparato da tutta la famiglia e mangiato dopo la messa di mezzanotte come gesto di ringraziamento .
In Lombardia appena nasceva un bambino, in nome delle superstizioni, e quindi per proteggerlo idealmente dal rischio della mortalità infantile (che un tempo era molto frequente) gliene venivano fatte letteralmente di tutti i colori. Appena nato gli veniva messo in bocca qualche cristallo di sale grosso, nella convinzione che il sale allontana il maligno (perchè tradizione vuole che le streghe non potessero usarlo nelle loro pozioni e dovessero mangiare insipido), poi veniva preso dal padre e passato per tre volte sul fuoco acceso del caminetto, affinchè il fuoco lo proteggesse dalle future malattie, e quindi veniva messa la fuliggine dello stesso caminetto sotto la sua culla e sotto il suo cuscino, affinchè la cenere (come con l'incenso delle benedizioni religiose) lo consacrasse. E se il bambino si ammalava nei primi mesi di vita, il rito veniva ripetuto, usando però il forno al posto del caminetto: veniva inserito tre volte nel forno acceso, appoggiato sulla pala del pane.
In Liguria Al momento della nascita anche la placenta era oggetto di un riutilizzo scaramantico; veniva fatta mangiare ad altre donne ritenute poco fertili, per renderle prolifiche, ma affinchè avesse questo effetto (si dice prodigioso), doveva essere cucinata dal padre del nascituro. Inoltre attraverso il cibo desiderato durante le "voglie" delle donne in cinta si sarebbe capito in anticipo il colore dei capelli nel nascituro; se la voglia era di vino rosso, sarebbe stato moro, se era di vino bianco, sarebbe nato biondo.

LA MORTE
Sono tante anche le superstizioni legate all'evento morte ed ai suoi rituali. Ad esempio, soprattutto in Veneto ed in Lombardia, se si seppellisce un morto di venerdì, entro l'anno morirà un altro familiare. In Piemonte si crede che in questo caso i funerali saranno addirittura tre. In provincia di Pavia e in Romagna, si crede che se piove durante un funerale, l'acqua scenderà ancora per molto. In alcune zone della Lombardia si usa pensare che se piove o tira vento mentre c'è la funzione, il defunto andrà all'inferno. Nella zona di Piacenza si tramanda che, se nel corso della messa funebre nessuno resta a vegliare la casa del morto, presto un altro familiare lo seguirà nella tomba. Qui, inoltre, quando si è in visita al cimitero, porta sfortuna inciampare o cadere su una tomba. Nelle località intorno a Macerata, i cortei funebri si muovono sempre velocemente, perché si teme che, fermandosi per strada, l'ombra del morto potrebbe causare qualche incidente. Sempre nelle Marche, morire di sabato, giorno dedicato alla Madonna ed essere seppelliti di domenica, giorno del Signore, è ritenuto di buon auspicio per la vita eterna.In alcuni paesi dell'Emilia, di domenica non si leva la cenere dal focolare per paura che la morte colpisca il capofamiglia. Nel Milanese, quando un tizzone cade dal focolare è presagio di disgrazie: potrebbe andarsene il più anziano della famiglia. In Veneto, soprattutto nelle zone del nord, se la fiamma gira verso la porta di cucina c'è lutto in arrivo.
Se nel Pavese, di lunedì, non si può muovere, trasportare o spargere il letame, perché morirebbe il capofamiglia, nelle più diverse zone d'Italia si registrano molti altri segni premonitori di morte: ad esempio, trovare sul tavolo, al mattino, due coltelli disposti a croce, rovesciare il mortaio, vedere dei buoi vagare per strada senza padrone, il ronzio che il tarlo emette rodendo il legno, la vista della farfalla sfinge, la caduta di un quadro, la rottura di uno specchio, ammalarsi di venerdì, rumori e scricchiolii inaspettati in casa quando c'è un infermo. In Friuli, ancora, si ritengono presagio di morte il sognare scarpe rotte e il singhiozzo; vicino a Piacenza porta invece sfortuna cambiare posto a tavola o la casa. Nelle zone a nord del Veneto, poi, quando una persona fa una cosa contraria alle sue abitudini ed alla sua indole, si dice che vuole morire.

la festa dei morti
In Val d'Ossola sembra esserci una particolarita' in tal senso: dopo la cena, tutte le famiglie si recavano insieme al cimitero, lasciando le case vuote in modo che i morti potessero andare li' a ristorarsi in pace. Il ritorno alle case era poi annunciato dal suono delle campane, perche' i defunti potessero ritirarsi senza fastidio.
In alcune regioni, come il Piemonte, si soleva per cena lasciare un posto in piu' a tavola, riservato ai defunti che sarebbero tornati in visita.
In Emilia Romagna nei tempi passati, i poveri andavano di casa in casa a chiedere "la carita' di murt", ricevendo cibo dalle persone da cui bussavano.
A Venafro nel MoliseUn rito particolare è legato alla notte dell’Epifania: vi è una leggenda in cui si narra che, durante la notte, è possibile rivedere i propri familiari estinti, accendendo una candela confezionata personalmente ed esposta alla finestra. Il corteo dei defunti presenta dei raggruppamenti: la processione è introdotta dagli angeli, che accompagnano i bambini; seguono le donne, gli uomini e infine i dannati, tra i quali, ovviamente, nessuno si augura di individuare i propri cari.
A Bormio in Lombardia invece, la notte del 2 novembre si era soliti mettere sul davanzale una zucca riempita di vino.
In Veneto le zucche venivano svuotate, dipinte e trasformate in lanterne, chiamate lumere: la candela all'interno rappresentava cristianamente l'idea della resurrezione


IL CORTEGGIAMENTO NELLA TRADIZIONE CONTADINA

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Il tempo dell'innamoramento e del corteggiamento, sempre nella tradizione contadina italiana, era in tempo largamente dedicato al ricorso agli oracoli "alimentari", cioè al tentativo superstizioso di indovinare il volto, il nome e la serietà del futuro sposo, attraverso il ricorso a vari alimenti. Nella crommiomanzia per esempio si incideva il nome dell'amato su una cipolla; se questa germogliava significava che l'amato contraccambiava il sentimento. L'ovomanzia invece prevedeva di mettere fuori dalla finestra una bottiglia con acqua e un albume d'uovo: dalla forma dell'albume si sarebbe capita la professione del futuro marito. Oppure ancora si poteva mettere una mela nello scaldino (un contenitore con delle braci ardenti); se la mela scoppiava lui l'amava davvero, se la mela bruciava, no. Infine si poteva addirittura digiunare (o cenare solo con insalata scondita) per sognare il futuro marito. L'abitudine, poi divenuta dietetica, di mangiare cibo scondito, deriva dal fatto che la parola "condito" significa anche malconcio, e tale sarebbe stato il marito di ci si nutriva così. Anche i maschi avevano le loro pratiche scaramantiche: quando erano innamorati dovevano evitare di mangiano nelle pentole, altrimenti avrebbero sposato donne ammalate di pazzia. Molti dei riti del corteggiamento, non diversamente da oggi, erano connessi al cibo, anche allora il galateo prevedeva in pagare da bere alla ragazza, ma siccome questa non era ancora libera di uscire da sola, l'invito era esteso anche a tutta la sua famiglia, con un dispendio economico importante, che si protraeva praticamente fino alle nozze, visto che, pur in cambio della dote della fanciulla (e della sua mano...), il fidanzato doveva ottemperare ad una lunga e costosa sequenza di doni alimentari. Dal rito della Ligazza (con cui si ufficializzava il fidanzamento, passando dalla condizione di "filarino", cioè corteggiatore, a quella di "moroso"), fino alle nozze, il fidanzato doveva portare a casa di lei un numero sempre crescente di cesti di frutta fresca, frutta secca, caramelle, ciambelle, e durante la quaresima in particolare, le deve donare: 2 ciambelle la prima settimana, 4 la seconda, 6 la terza, 8 la quarta, 10 la quinta, 12 la sesta. In pratica una figlia che andava sposa era una bella notizia per tutta la famiglia. Anche il nuovo legame parentale tra le due famiglie era sancito da un pranzo, ma qui subentrava il vino, simbolo, fin dai tempi di Gesù, di un legame sacro: il rito del vino prevedeva che i genitori degli sposi bevessero dallo stesso bicchiere, per sancire la nuova parentela che andava formandosi

IL MUSINE' UN MONTE MISTERIOSO NELLA BASSA VAL DI SUSA
il Musinè, nella Bassa Val di Susa, a ridosso di Torino, considerato da sempre un (o forse “il”) monte sacro dalle forti connotazioni magiche.
Oltre all’episodio della Croce di Costantino, in questo luogo sarebbero ambientate infatti leggende medievali le più stravaganti, storie di streghe – le masche del folklore locale –, di misteriosi maghi bianchi sbucati da caverne sotterranee, storie di folletti e di fantasmi…) e negli ultimi anni ufologiche.
A tale proposito, nell’anno 1973, «La Stampa» e «Stampa Sera», nei primi giorni di dicembre, riportarono numerosissimi articoli di avvistamenti, sul Musinè ma in generale su tutto il Torinese, di luci colorate, palle infuocate: insomma, di UFO veri e propri! E da qui il salto della tradizione “esoterica” piemontese fu breve: si cominciò a parlare di basi extraterresti sotterranee, di materiale radioattivo e di minerali presenti solamente nel Musinè e in altri due o tre luoghi della Terra, il tutto nascosto ovviamente nel cuore sacro della montagna.
Ecco le motivazioni per le quali viene annoverato fra i luoghi misteriosi e come ad esse rispondono la scienza e l’archeologia ufficiali:

1) Da sempre circolano voci di lupi mannari, di immagini spettrali che vagano nella penombra, di strani animali. Vi sarebbe una grotta maledetta nella quale, ogni 1° maggio, si darebbero appuntamento streghe, maghi, e licantropi per inneggiare alle forze del male. Secondo alcuni scritti del ‘600 e ‘700 la vallata fu spesso percorsa da "musiche demoniache", accompagnate da urla angosciose cariche di dolore. Una antica leggenda vuole che il re Erode fosse esiliato su questa montagna, come punizione per la strage degli innocenti.

2) Secondo alcuni storici fu proprio in questa zona che in cielo apparvero a Costantino la croce fiammeggiante e la scritta "In Hoc Signo Vinces", segni che convinsero l’imperatore a convertirsi al Cristianesimo. I cosiddetti "Campi Taurinati", di cui parlano le cronache dell’epoca, sembrerebbero coincidere con la zona pianeggiante di Grugliasco e Rivoli che separa Torino dal massiccio del Musinè.

3) Stando a quanto dichiarato da molti esoteristi il luogo sarebbe un gigantesco catalizzatore di energie benefiche. Non dimentichiamoci che si troverebbe su una linea "ortogonica" (una di quelle che circondano la Terra come una ragnatela e che indicano zone di particolare concentrazione di energia) che, entrando dalla Francia, attraversa tutta la nostra penisola. Secondo altri sarebbe addirittura una sorta di "finestra" aperta su un’altra dimensione.

4) Il sito amplificherebbe, nel momento in cui vi si sosta, le facoltà extrasensoriali che ognuno di noi avrebbe, ma che solo in particolari circostanze risultano evidenti. Gli stessi rabdomanti hanno dichiarato che in prossimità del monte bacchette e pendolini si muoverebbero in modo molto più accentuato del normale.

5) Da sempre la zona è teatro di apparizioni di misteriosi bagliori azzurri, verdastri e fluorescenti. Esse hanno fatto la loro comparsa fin dal lontano 966 d.c. All’epoca il vescovo Amicone si trovava in Val Susa per consacrare la chiesa di San Michele sul monte Pirchiano, di fronte al Musinè. Durante la notte, in attesa dell’arrivo dell’alto prelato, i valligiani assistettero ad uno spettacolo affascinante ma pauroso al contempo: il cielo fu percorso da travi e globi di fuoco che illuminarono la chiesa come se fosse scoppiato un incendio. Altre storie parlano di carri di fuoco che spesso sorvolavano la vetta.

6) Ai giorni nostri frequenti sono gli avvistamenti notturni e diurni di oggetti volanti non identificati.

7) Il monte, essendo un antico vulcano spento da millenni, è ricco di gallerie e passaggi irregolari scavati dallo scorrere dell’antico magma, in gran parte però inesplorati.

8) Ai piedi del Musinè esiste un "cono d’ombra" cioè una zona di interferenza che oscura qualsiasi trasmissione radio. Anche gli aerei privati che si trovano a sorvolare il luogo vengono disturbati nelle loro trasmissioni radio. Questi problemi cessano nel momento in cui ci si allontana dalla montagna
Il Musinè è sede anche di uno stranissimo obelisco che acquistò fama mondiale grazie ad un libro di Peter Kolosimo intitolato "Astronavi sulla preistoria". Sulla superficie compaiono alcune croci che rappresentano probabilmente cinque persone, un cerchio in alto a sinistra con un punto al centro e due semicerchi tagliati nella parte inferiore che assomigliano in modo clamoroso ai moderni dischi volanti. Secondo lo scrittore sarebbe una sorta di rappresentazione delle evoluzioni di macchine aeree che furono viste in cielo dai nostri antichi progenitori


Edited by Pulcinella291 - 29/3/2012, 16:10
 
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