Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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Pulcinella291
view post Posted on 29/6/2010, 09:25 by: Pulcinella291
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LE CREDENZE SUL COLORE VIOLA
Il viola è il colore dei paramenti liturgici usati nei periodi di purificazione penitenziale (Avvento e Quaresima). Durante i 40 giorni quaresimali, nel Medioevo venivano vietati tutti i tipi di rappresentazioni teatrali e di spettacoli pubblici che si tenevano per le vie o le piazze delle città. Questo comportava per gli attori e per tutti coloro che vivevano di solo teatro notevoli disagi economici. Non potendo lavorare, infatti, le compagnie teatrali non avevano guadagni e di conseguenza anche procurarsi il pane quotidiano era ardua impresa: per questo motivo in teatro e in televisione abiti e oggetti di colore viola sono tuttora considerati malauguranti e, nei limiti del possibile, evitati. In epoca preromana nei popoli centro-italici il colore viola era legato alle carestie e quindi precedeva l'attuazione del ver sacrum, da qui l'utilizzo del colore viola da parte dei romano-cristiani nei periodi precedenti un cambiamento o un rinnovo.

LE CREDENZE SUL COLORE NERO
Il nero nella nostra tradizione è direttamente associato alla paura, alla morte, all’inquietudine, ma anche alla sofferenza e al buio più totale che spesso ci spaventa proprio per l’assenza di luce.Nonostante tutti gli accenni alla morte e alla sfortuna a cui esso si ricollega, il nero, a differenza di quanto ci si può aspettare, racchiude in sé una pluralità di significati diversi che variano in base alla cultura, ai luoghi e alla storia che caratterizzano i vari popoli. Non in tutti i Paesi, infatti, il nero è presagio di sventura.Nella stessa Inghilterra un proverbio popolare afferma che “nella casa dove vive un gatto nero non mancherà amore”, opponendosi del tutto alle credenze popolari mediterranee.
A suo favore va inoltre ricordato che per gli antichi Egizi, ad esempio, il nero era simbolo di vita, crescita e benessere perché ricordava il colore della terra fertile del delta del Nilo.
Significato simile assume ancora oggi per le tribù Masai del Kenya le quali appunto associano il nero alle nuvole che portano pioggia, diventando simbolo di vita e prosperità. Tutt’altro significato assume nell’antica Cina, il nero, simbolo del Nord e dell’Acqua, era uno dei cinque colori principali e ad esso non era attribuito alcun significato negativo o positivo.


CREDENZE SUL CORPO UMANO

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Un settore privilegiato del simbolismo sembra essere anche il corpo umano. Nei testi tradizionali infatti, varie parti del corpo vengono usate come simboli, possiamo citare a riguardo due esempi che risultano abbastanza esplicativi:
- la zona dei reni, o dei lombi, corrisponde alla “porta degli uomini” cioè al passaggio dallo stato infantile all’età adulta. Se detto passaggio avviene in modo errato si potranno manifestare lombalgie più o meno tenaci;
- i calcagni sono, in alcune tradizioni, il punto di partenza della creazione dell’uomo. Esiste una malattia di decalcificazione del calcanèum che non si produce se non durante l’adolescenza, cioè nel momento in cui le forze impiegate per la creazione dell’individuo devono mutare direzione
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CREDENZE PER CURARE LE MALATTIE

MAL DI STOMACO
Vicino a Roma si usava per i dolori acuti allo stomaco un decotto di foglie di ortica, poiché la peluria delle foglie stesse “grattava” via l’ulcera e lo stomaco guariva.
MAL DI GOLA
Nei pressi di Pordenone, poiché si credeva che il mal di gola fosse legato al fatto di aver mangiato troppo, si somministrava una cura con olio di ricino, che notoriamente è un lassativo.
IMPOTENZA
Per l’impotenza in Ciociaria si usava frizionare i genitali con l’olio di sambuco ed un impiastro di “formiche volanti”.
ITTERIZIA
Nel Veneto, contro l’itterizia i contadini usavano bere un decotto di zafferano. Qui ritroviamo il concetto di “DOTTRINA DELLA SIGNATURA” (vedi Altrove n. 9, “Herbaria e le piante per volare”). In Abruzzo, invece, per curare questo male usavano pestare in un mortaio delle foglie di matricaria, a cui aggiungevano dell’aceto e quando il paziente la sera andava a letto iniziavano la cura: spalmavano per una settimana sulle palme delle mani, sul petto e sulle tempie il miscuglio. Dopo il settimo giorno il malato perdeva il colore giallo e tornava normale.
ERNIA
Interessante anche il culto arboreo per la cura dell’ernia. Si creava un arco arboreo sezionando un ramo o un tronco di quercia nel senso della lunghezza e tra questo si faceva passare l’ernioso, mentre due compari tenevano l’estremità dell’albero e recitavano un rosario. Successivamente il tronco veniva chiuso e la sorte di colui che era stato sottoposto al rito risultava legata a quella del vegetale. Per cui se l’albero o il ramo cicatrizzava, rigermogliava, la guarigione dell’ernia era assicurata. Le ragioni di questo culto di guarigione erano diverse. Si pensava che essendo l’ernia una rottura, bisognasse passare attraverso un’altra rottura per risanarla. Comunque ricordiamo che presso i Romani l’ernia era considerata una “ramificazione” dell’intestino.
FORUNCOLOSI
Le persone affette da foruncolosi dovevano tenere una manciata di verbena, avvolta in un panno, in una mano e, avvistando una stella cadente dovevano fregare il panno sui foruncoli. Con questo procedimento si sperava che le imperfezioni sparissero.
AFFEZIONI RESPIRATORIE
L’uso dell’angelica per le vie respiratorie è legata al concetto della segnatura, per cui avendo questa pianta il gambo cavo, vi potevano passare aria ed acqua come per le vie respiratorie, e per questo era ritenuta efficace per i mali del sistema respiratorio.
FEBBRE
Contro le febbri causate da spavento o da stress, si adoperava un bicchiere unto con dell’aglio fresco, posto sopra l’ombelico per circa mezz’ora tre o quattro volte al dì.
Tanti sono gli esempi che si potrebbero citare per quanto riguarda la medicina tradizionale, ma per chiudere il cerchio terminando il discorso, riporto di nuovo la citazione di Virgilio, per cui: “Poiché si può fare senza medico, non già del medicamento. Il quale intendiamoci, non è la cosa che guarisce, è quella che – fatta ragione dei tempi e della moda – viene per il momento ritenuta atta a guarire”. Partendo da questa considerazione, per altro non conclusiva, risulta ovvio che la mia presa di posizione è relativa ad un concetto di medicina e di cura molto ampio. Qualcosa che oscilla tra la memoria ed il vissuto di un popolo e che sempre meno trova spazio in una cultura cosiddetta “occidentale”. Mi chiedo dove sia possibile collocare la guarigione con le piante, la ritualità, il mito ed i simbolismi, che comunque fanno parte di un retaggio ancora presente, se pur limitato ad alcuni contesti e figure particolari. Guaritori di campagna, conciaossa, fattucchiere ed erboristi “tradizionali” costituiscono l’ultimo baluardo di una conoscenza che si va purtroppo perdendo nel tempo.


CREDENZE SUI CAPELLI

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Sui capelli si sono spese parole e parole, talvolta romanzi. Con il famoso "Rosso Malpelo", Giovanni Verga descrive il suo protagonista come malizioso, cattivo e birbone. Questo perché aveva i capelli fulvi, secondo i dettami delle credenze popolari. Il punto di vista, stavolta, è quello del pregiudizio e della superstizione: capelli rossi portano guai. Le persone con i capelli rossi sono state considerate artefici di stregoneria ed emarginate poichè credenze popolari hanno attribuito a queste il titolo di "porta-sfiga" . Nella mitologia e nell' immaginario di artisti e poeti i capelli rossi vengono ammirati e nel contempo temuti, ad esempio la celebre Boudicca, regina degli Iceni, viene descritta come una creatura dall' aspetto spaventoso : alta e con folti capelli rossi che le ricadevano sui fianchi. Caino e Giuda sono immaginati con i capelli rossi e forse questo ha alimentato il pregiudizio che vede le persone rosse non degne di fiduciaOltre alla letteratura, è nell'usanza e nelle tradizioni che possiamo trovare tante testimonianze del genere legate ai capelli. Ad esempio, in alcuni paesi di mare, le donne per scaramanzia non si tagliano i capelli fino al ritorno dei loro uomini: se lo fanno sono guai e disgrazie. Non è un caso, forse, che il taglio dei capelli esprime anche una condizione di lutto.

Edited by Pulcinella291 - 29/6/2010, 03:44
 
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