Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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Pulcinella291
view post Posted on 5/7/2010, 09:53 by: Pulcinella291
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SUPERSTIZIONI IN EMILIA E ROMAGNA
Capodanno
In Romagna è d'uso che le donne non facciano visita in altre case il giorno di capodanno e che stiano possibilmente in casa .

Capelli
CAPELLI
- Se volete evitare la calvizie tagliate i capelli durante la luna nuova.
- Un capello sulla spalla preannuncia l'arrivo di una lettera.

Gli alberi
miti romagnoli vogliono gli alberi abitati da divinità o dalle anime dei defunti trovano riscontro nel fatto che l'abbattimento di un grande albero era vissuto dalla popolazione, nei tempi più remoti, con autentica angoscia; in molte zone della pianura emiliano-romagnola non si avevano dubbi sulla sensibilità al dolore degli appartenenti al mondo vegetale, e si diceva che alcuni grandi pioppi emettevano sospiri se accanto a loro si abbattevano altri alberi o se essi stessi erano percossi dal vento e dalla tempesta.
Il melo selvatico, ad esempio, era una delle piante che le donne, il giorno del fidanzamento o del matrimonio, piantavano nell'orto di casa per trarre gli auspici sul futuro della loro nuova condizione; se la pianta fosse cresciuta rigogliosa, tutto sarebbe andato per il meglio, se invece la pianta fosse cresciuta stentata o addirittura fosse morta, sia il fidanzamento che il matrimonio sarebbero stati disastrosi. Nel Ferrarese le ragazze usavano coricarsi tenendo sotto il cuscino due ghiande appaiate sullo stesso gambo per conoscere le sembianze del marito: l'uomo che avrebbero sognato durante la notte sarebbe stato colui che le avrebbe condotte all'altare.
Nel Modenese la pianta vetusta del rosmarino era considerata incarnazione del capo famiglia, il quale non sarebbe sopravvissuto alla morte della pianta medesima.
In Romagna, invece, si credeva che se una pianticella di rosmarino affidata al terreno avesse attecchito sarebbe morta la persona che l'aveva piantata: tuttavia l'interessato poteva sfuggire al funesto evento orinando sopra la pianta per tre mattine consecutive all'alba. D'altro canto una gentile leggenda del Bolognese prevedeva che i fiori del rosmarino fossero conservati sul cuore per essere amati
Sempre in Romagna, era ritenuto nefasto il legaccio di vincastro delle fascine perché, dicevano gli anziani, esso fu maledetto per avere fatto quasi cadere l'asina che portò Maria e Gesù Bambino durante la fuga in Egitto.
Alberi maledetti vengono considerati ancora oggi i Emilia-Romagna l'albero di Giuda e il viburno; il primo perché la tradizione lo indica come l'albero al quale s'impiccò Giuda, il secondo perché si crede che i suoi rami servissero per legare Gesù alla croce. Per i bolognesi, comunque, l'albero di Giuda fu quello che fornì i legno per costruire la croce sulla quale morì il Redentore, anche se un'altra più diffusa tradizione attribuisce questo "onore" al pioppo tremulo, considerato perciò non maledetto ma portafortuna per eccellenza e "pianta sacra della cristianità"; i suoi ramoscelli venivano appesi accanto ad ogni porta per allontanare i pericoli di gravi malattie o di morte improvvisa, le sue foglie essicate e racchiuse in sacchetti servivano in tutta l'area emiliana come amuleti.

Fra le tante altre superstizioni, una vecchia e oramai scomparsa credenza modenese legata al nome dialettale del gelso: mòr, significa "moro", ma anche "muoio" o "muori"; perciò i contadini delle campagne modenesi (e reggiane) non volevano piantare gelsi vicino alle case perché temevano la loro funesta influenza su uomini e animali.
Le tradizioni etnobotaniche1 in Toscana sono assai ricche ed annoverano numerose piante utilizzate principalmente a scopo medicinale e alimentare, nonché in pratiche minori come le attività domestiche, artigianali, tintorie, liquoristiche, cosmetiche, nei riti religiosi e addirittura nella magia e nella superstizione.
Nella cura e prevenzione di certe patologie, spesso, si associa l'uso delle piante a pratiche magiche: in alcuni casi, le specie vegetali sono già di per se medicinali ed il supporto “stregonesco” serve a potenziarne l’efficacia terapeutica, mentre in altri, il ruolo delle piante è marginale, di mero significato simbolico. Nel primo caso un esempio emblematico è stato
rinvenuto nel Livornese: il decotto ottenuto dalle foglie e radici di tarassaco (Taraxacum officinale Weber) - pianta dalle note virtù terapeutiche - secondo la popolazione locale deve riposare un'intera notte sotto gli influssi benefici della luna piena, prima di essere somministrato oralmente come depurativo3; mentre nel secondo caso ricordiamo che, nel Casentino (AR), per guarire dai dolori reumatici o dal cosiddetto “colpo della strega” si utilizza una corda di canapa (Cannabis sativa L.) opportunamente annodata, appoggiata sulla schiena del paziente, e adoperata a mó di rosario recitando una giaculatoria che invoca l'aiuto dei santi.

LA SEGNATURA IN TOSCANA
Tra le usanze magiche più interessanti troviamo il rituale della “segnatura” usato per vari fini: eradicare porri e/o verruche con l'ausilio di mele (Malus domestica Borkh.)5, di fagioli(Phaseolus vulgaris L.)6, di fave (Vicia faba L.)7, cauli di giunco (Juncus sp. pl.)8 o di ginestra
(Spartium junceum L.)9, foglie di mirto (Myrtus communis L.) 10, di salice (Salix sp.pl.)11 o di tiglio(Tilia sp.pl.)12; curare l’orzaiolo con le cariossidi del riso (Oryza sativa L.)13, del grano (Triticumaestivum L.)14 o dell'orzo (Hordeum vulgare L.)15 ; scacciare “il fuoco di Sant'Antonio” con
rametti di rovo (Rubus sp.pl.)16 successivamente bruciati; trattare l'erisipela e altre affezioni cutanee con l'iperico (Hypericum perforatum L.)17, il sambuco (Sambucus nigra L.)18 o la salvia
(Salvia officinalis L.)19 . Per descrivere la pratica della “segnatura”, a titolo esemplificativo,
citiamo la metodica individuata nel Pistoiese per eliminare i porri20. In questo caso il“guaritore” taglia una mela in quattro spicchi e li usa singolarmente per eseguire, sulle escrescenze, il segno della croce; al termine dell’operazione la mela viene ricomposta, spesso
legandola con un filo rosso, e sepolta lontano dall’abitazione delle persona trattata. Quando il frutto marcirà il problema dermatologico sarà risolto; condicio sine qua non è il credere nel rito.
Sovente, durante queste pratiche magiche si recitano preghiere; nel Capannorese (LU) è stataregistrata la seguente: “porro vai via nel nome di Giuseppe e di Maria, salva l'anima mia.


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SE PERDIAMO QUALCOSA..........[>[/size][/color]
Non trovate più occhiali, chiavi o orecchini appena posati sul tavolo? Non preoccupatevi, non siete distratti o maldestri: è tutta colpa dei Folletti.
Ormai le nostre menti razionali li hanno dimenticati, eppure per secoli tutta Italia vi ha creduto e ciascuna regione ha il suo, dotato di particolari caratteristiche.
Ad esempio i Maget (Valtellina) provocano le valanghe; i Mamucca (Messina) e gli Augurielli (Puglia e meridione in genere) nascondono gli oggetti con particolare predilezione per quelli di metallo luccicante, prezioso o meno; i Mazzamorelli (Macerata) sono i responsabili degli inquietanti scricchiolii delle vecchie case mentre in Calabria i Fajetti, che vivono nei solai e nelle cantine, provocano rumori terribili obbligando gli umani a correre col cuore in gola sul posto – ogni volta inutilmente – per vedere che diavolo sia accaduto.
In Alto Adige i Morkies, gelosi dei loro sentieri di montagna pullulanti turisti, prendono la forma di strane radici e rami contorti fissando chi passa con occhi malefici; il tapino, sentendosi improvvisamente a disagio, si allontana rapidissimo togliendosi dai piedi.

Quasi simili sono i valtellinesi Palendrùns, responsabili di piccoli fastidi agli escursionisti: improvvisi crampi, pruriti, starnuti a raffica ecc.

Invece i Barbanèn (o Cardinalèn perché veston di rosso) della zona di Imola si divertono a creare per terra invisibili ostacoli per far inciampare la gente.

Sulle coste triestine il Foléto Marin straccia le vele delle barche; il veneto Gamberetòl anfratta gli attrezzi da lavoro di contadini e giardinieri; il bergamasco Gambastorta sposta le tegole sui tetti mentre il cattivissimo ticinese Encof ostruisce di notte gli scarichi delle stufe per intossicare i dormienti.

In Puglia si crede nel GAGURO, un folletto dispettoso che, secondo la credenza popolare, durante la notte si siede sul petto delle persone e non le fa respirare. Chi riesce ad acchiapparlo e gli toglie il cappellino rosso diventa ricchissimo.

Nel foggiano viene chiamato Scazzamuredd’. Tradizione vuole che questo folletto sia l’anima di un bambino mai nato. In genere fa dispetti, ma se lo tratti bene e gli fai trovare sempre qualcosa da mangiare, lui ti regala fortuna e denaro. Ma attenta! Non dire mai a nessuno che hai lu scazzamuredd’ in casa, altrimenti la tua fortuna come è venuta svanirà


Edited by Pulcinella291 - 6/7/2010, 01:37
 
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