Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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Pulcinella291
view post Posted on 9/7/2010, 09:31 by: Pulcinella291
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LE RELIQUIE DEI SANTI
Le reliquie dei Santi (frammenti ossei , oggetti appertenuti ecc.)sono da secoli al centro di un'attenzione particolare, che si muove a metà strada tra la fede e la ragione, tra il culto autentico e l'idolatria.Il possesso di una reliquia, nel passato, significava potere, fama e successo per una comunità, una città o per i potenti delle diverse epoche storiche.Un tempo si credeva che il contatto con una reliquia, o anche la sola sua vista o presenza potesse liberare da malattie, nemici e influssi negativi

La superstizione nel mondo dello sport
Il mondo dello sport non si esime dalle scaramanzie e dalle spertizioni , si vede che gli sportivi temono i rovesci della sorte forse piu' di altri. Particolarmente superstizioso l’ambiente della Formula 1, dove il numero 13 non è mai assegnato a nessuna monoposto. Di recente, Sebastian Vettel, il pilota tedesco della Red Bull, ha svelato al mensile “Men’s Health” i suoi cerimoniali portafortuna: la moneta sempre nel taschino destro, entrare ed uscire dall’abitacolo del suo bolide esclusivamente dal lato sinistro e, infine, una medaglietta di San Cristoforo nella scarpa. Anche Niki Lauda aveva la sua inseparabile monetina scaccia jella, ma nei guanti. Pure nel motociclismo la scaramanzia corre a trecento all’ora. Un esempio per tutti: il campionissimo Valentino Rossi gareggia sempre e solo con il numero 46, che lo accompagna sin dalle prime gare. Anche il calcio è pieno di rituali scaramantici. Dal celebre Manoel Dos Santos, meglio conosciuto come Garrincha, leggendaria ala destra del Brasile di Pelè, che metteva feticci e amuleti dietro la porta avversaria per attirarvi la palla, a Bobby Moore, capitano dell’Inghilterra campione del mondo nel 1966, che indossava i pantaloncini solo quando tutti i compagni erano completamente vestiti. Fino al grande Bobby Charlton che entrava sul terreno di gioco rigorosamente per ultimo e arrivò a rifiutare la fascia di capitano perché il suo nuovo ruolo lo avrebbe costretto a precedere i compagni. Non meno celebri i casi di atleti e allenatori che in campo indossano sempre lo stesso indumento, d’estate e d’inverno. Come l’argentino Bruno Pesaola, allenatore del Napoli e della Fiorentina, con il suo immancabile cappotto di cammello. E i rituali non finiscono mai. Omar Sivori e Diego Armando Maradona prima della partita avevano l’abitudine di calciare la palla nella porta vuota. Zambrotta mette sempre rigorosamente per prima la scarpa sinistra. Senza dire dell’acqua benedetta che Trapattoni versa sul campo di gioco prima del match. Mentre Ancelotti durante la partita tiene sempre un rosario tra le mani.
Maradona nell'ultimo mondiale , dove ha partecipato nelle vesti di selezionatore della nazionale argentina , prima di ogni partita si è fatto 7 volte il segno della croce, e per tutte le gare ha tenuto un rosario sulla mano destra. Il buon Diego non è nuovo a simili scaramanzie.I tifosi del napoli ben ricorderanno, che ad ogni inizio di partita , il fuoriclasse argentino ,baciava la testa di Carmando il massaggiatore della squadra, per poi allacciarsi le scarpette.
In casa italiana, il mondiali del 1982 furono una vera e propria esibizione di riti: tutti ricordano i baffi che Gentile si era fatto crescere, con la promessa di tagliargli se la Nazionale fosse arrivata in semifinale, ma pochi sanno che Tardelli giocò la finale con una immagine sacra all'interno dei parastinchi.
Il record della superstizione spetta però al portiere scozzese Alan Rough, che prima di entrare in campo eseguiva nell'ordine questi riti:

non radersi prima della gara;
non dimenticare l'anello portachiavi a forma di cardo;
portare in campo una vecchia pallina da tennis;
mettersi in tasca una scarpetta da calcio in miniatura;
portare una piccola maglia a forma di stella;
usare sempre il gancio numero 13 negli spogliatoi;
indossare la maglia numero 11 sotto la numero 1;
far rimbalzare tre volte il pallone nel corridoio che porta al terreno di gioco; calciare il pallone nella rete vuota;
soffiarsi il naso più volte possibile durante la gara.
Lo stesso portiere ammise a fine carriera che viveva nel terrore di scordarsi una parte del proprio rito.
La scaramanzia è diffusa in tutti gli sport; il tennis è una vera miniera d'oro di riti curiosi, che diventano dei veri e propri tic: Rafael Nadal, l'attuale numero 1 del ranking mondiale, allinea le bottigliette dell'acqua ad ogni cambio di campo, in modo che le etichette siano sempre perfettamente allineate. John Mc Enroe scelse invece come oggetto per i suoi riti le stringhe delle scarpe, che allacciava di continuo; sempre meglio di Ivan Lendl, che si strappava le ciglia.
Il rischio è un altro fattore scatenante della superstizione e gli sport motoristici ne sono la dimostrazione: molti piloti salgono in auto o in moto eseguendo sempre gli stessi gesti, e soprattutto sempre dallo stesso lato. Tra questi va annoverato anche Valentino Rossi, che di suo aggiunge anche una attenzione particolare per il casco: non deve mai toccare il terreno, altrimenti potrebbe trascinare a terra anche la moto. Il più pittoresco era però il motociclista Marco Lucchinelli, che nel 1981 vinse il mondiale 500 indossando sotto la tuta camicia e cravatta

 
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