Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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Pulcinella291
view post Posted on 18/8/2010, 08:09 by: Pulcinella291
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I riti della notte di San Silvestro

In Italia esistono miriadi di rituali propiziatori da svolgersi nella notte di San Silvestro.
Innanzitutto, raccomandano in Sicilia, la sera del 31 dicembre nessun lavoro manuale iniziato dovrebbe rimanere in sospeso perché si rischia di non terminarlo o di concluderlo malamente; se proprio dovesse accadere, durante i rintocchi della mezzanotte bisognerà declamare questo scongiuro: ‘U Patri, ‘u Figghiu, ‘u Spiritu Santi / eterna Trinitati di cumannu / chistu travagghiu l’hè stintatu tantu! /ora ‘na sula grazia v’addimannu / Vui lu tuccati e lu faciti santu!Sistemata così la coscienza lavorativa, è bene occuparsi dei riti scaramantici che garantiranno un anno perfetto; si sa che il fuoco è simbolo della luce del sole portatrice di energia e salute.Per questo nella notte di San Silvestros’accendono fuochi: in Friuli i ragazzi saltano sui falò, purificatorio rito pagano di origine celtica, propiziatore di virilità e fecondità.

A San Martino di Castrozza una lunga fiaccolata si snoda dal colle delle Strine sino ai prati di Tonadico, dove verrà bruciato un enorme fantoccio di legno e stracci e con lui, simbolicamente, verranno cancellati tutti i guai e le tristezze del vecchio anno.

Importante è anchequello che si mangia quella notte; innanzi tutto, mai come quest’anno occorrerà mangiare molte lenticchie perché portan soldi: persino il serissimo Emmanuel Kant la sera del 31 dicembre si cibava esclusivamente dei legumi tanto amati da Esaù.

InVal d’Aosta e nelle Marche mentre scocca la Mezzanotte è di buon augurio inghiottire (possibilmente masticandoli per non strozzarsi, ché non sarebbe il modo migliore per iniziare l’anno) 12 acini d’uva nera, mentre in Romagna va bene l’uva di qualunque colore (magnìla cla porta quatrèn!) o altra frutta che si sgrana, come il melograno. In Abruzzo a cena non debbono mancare 7 minestre di 7 legumi diversi, anche loro portatrici di ricchezza.
Altro elemento fondamentale del cenone dovrà essere la frutta secca, simbolo di prosperità: se in Francia la tradizione ne esige 13 tipi diversi, da noi ne bastano 7: noci, nocciole, arachidi, zibibbo, mandorle, fichi, datteri.

Indispensabile ovunque il cin cin con lo spumante o del vino frizzante che, stappato a mezzanotte esatta, facciail botto: questo rumore, come quello di petardi e similari (che io personalmente aborro), dicono che serva a scacciare il malocchio
Per saperecosa il nuovo anno porterà in famiglia, in alcune zone della Calabria v’era la bizzarra usanza di far cadere una grossa pietra sul pavimento della cucina: se non procurava alcun danno, era buon auspicio. Se scheggiava le mattonelle, prediceva accadimenti sfortunati (ad esempio il costo del muratore).

Usanza tipicamente laziale sino a qualche anno fa, era quella di lanciare fuori dalla finestra tre grossi vasi di coccio pieni dell’acqua che era servita in precedenza a lavare pavimenti, insieme a oggetti e panni sporchi e rotti di tutto l’alloggio: gettandola via si gettavano fuori casa tutte le magagne e le tristezze dell’anno passato.

Ma in tutto il centro sud italiano vigeva (vige ancora?) la pericolosa e stupidotta tradizione di disfarsi, defenestrandoli, degli oggetti vecchi e inutili: gesto simbolico che dovrebbe significare lo sbattere fuori tutti i brutti ricordi.
Per fare previsioni meteorologiche, i contadini dellaSardegna posavano 12 chicchi di grano uno per mese - su un mattone rovente: quelli che bruciavano segnavano bel tempo, quelli che saltavano via indicavano pioggia e vento.

E persino riguardol’amore si potevano, e possono, fare previsioni: nel Lazio le nubili infilavano in 3 aghi 3 fili diversi: bianco (amore felice), nero (amore infelice) rosso (zitellaggio) - poi ne sceglievano uno a occhi chiusi.
Codroipo lanciavano una pantofola verso la porta di casa: se cadeva con la punta rivolta all’esterno, nozze in vista.

In Puglia invece mettevano 2 chicchi di grano in un bicchier d’acqua: se restavano uniti, matrimonio entro l’anno, sennò ciccia.

Infine, far molta attenzione a cosa si farà il 1° gennaio.

Nel Bergamasco non si debbono prestare oggetti di nessun tipo, in Calabria non chiedere soldi in prestito, nelleMarche non acquistare né pagare niente, in Liguria non litigare, in Emilia-Romagna bisogna iniziare un lavoro proficuo, in Campania fare l’amore …Tutto questo perché, si sa, ciò che si fa il primo dell’anno si fa tutto l’anno

COME TROVARE MARITO SECONDO LE CREDENZE POPOLARI

Sino a una cinquantina d’anni fa, in Italia per una donna il rimaner zitella era considerata una vera jattura; per questo in ogni regione esistevano varie forme di “rituali” utili ad evitarla.

Ad esempio in Lombardia si credeva che la fanciulla dovesse contare 100 uomini con la barba incontrati per strada; la sera del centesimo incontro, mettendosi a mezzanotte esatta di fronte allo specchio, avrebbe visto di certo riflesso il volto del futuro e certo consorte
In Liguria invece quelle da contare erano le donne incinta e ne bastavano 20, mentre nelleMarche, per vedere in sogno il futuro sposo, bastava dormire per 3 notti con un confetto nuziale sotto il cuscino.

Ovunque era diffusa la credenza di non farsi passare la scopa sopra i piedi all’atto dello spazzare, pena il rimaner nubile a vita; così come quella che suggeriva, la notte di Capodanno, alle signorine di lanciare una pantofola verso la porta di casa: se cadeva con la punta rivolta verso l’uscio, il matrimonio sarebbe avvenuto entro l’anno.
In Calabria bisognava evitare di sedersi agli angoli dei tavoli, mentre nelle Marche, bastava non vestirsi di giallo
Quasi dappertutto ancora oggi si dice che chi finisce l’ultima goccia di una bottiglia di vino si sposerà entro l’anno; mentre in Brianza invece le ragazze (facendo attenzione di non farsi notare) contavano, guardandola da lontano, la lunga fila dei bottoni sulla tonaca d’un prete, ripetendo “sposa-zitella-monachella- sposa-zitella ecc“: all’ultimo bottone, ottenevano il fatal responso.

Diffusissime erano anche le dialettali “preghiere per trovar marito”; i Santi chiamati in aiuto erano diversi, che si dividevano compiti e luoghi.
Nelle campagne del mantovano invece, il 5 luglio le ragazze sole, passando davanti alle edicole dedicate a Sant’Antonio mentre erano dirette alle varie fiere di paese a lui dedicate, mormoravano

Sant’Antoni miracolus
fè ch’a torna a cà col morus.

Anche in Brianza era in servizio Sant’Antonio:

O sant’Antoni, Antoni del porcell,
fàmel trovà quest’òm, ma ch’el sia bell!

A Napoli invece l’esperto nel settore era San Pasquale Baylon:

San Pasquale Baylonne
protettore delle donne
fateme trovà marito
sano, bello e colorito
come voi, tale e quale,
oh glorioso San Pasquale.

La versione pugliese (ma ne esiste una identica - tranne che nel dialetto - anche siciliana) era:

San Pasquale Baylonne
protettore de le donne
mannammello ‘nu marito
janco russo e culurito
ha da esse tale e quale
como a te Santo Pasquale.

Se San Pasquale era troppo occupato, niente paura; come aiuto alternativo a Lecce c’era San Ciriaco:

San Ciriaco mio
San Ciriaco gluriuso
famme trovà ‘nu partito
famme ascì ‘a sto pertuso…

Infine, in Sardegna l’addetta pronuba era Santa Filomena la cui supplica -oserei dire disperata, visto il testo che vi traduco in italiano- così recitava:

Noi vi preghiamo, o Santa Filomena
voi dateci uno sposo o brutto o bello
povero o ricco, saggio e pazzerello.
Pazienza poi se è gobbo oppur sciancato
o zoppo o guercio o tutto sconocchiato.
Il tempo passa e noi siam pronte a tutto:
perciò accogliete voi questa preghiera
prima che il sol tramonti e venga sera
 
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