Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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Pulcinella291
view post Posted on 19/8/2010, 10:52 by: Pulcinella291
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Contro la grandine e i temporali

Per scongiurare l'arrivo della grandine, si bruciavano le palme (fronde d'olivo tradizionalmente consacrate durante la celebrazione della Domenica delle Palme) e si accendevano le candele benedette in occasione della festività della Candelora (2 febbraio).

All'arrivo di forti temporali si usava staccare la catena che reggeva il paiolo all'interno del focolare, per gettarla nell'aia, operazione che doveva contribuire ad evitare che le saette cadessero sulla casa


IL RAMETTO IN TASCA
In Umbria la mattina di Pasqua i giovani usavano girare con un rametto di bosso in tasca.
Quando incontravano un amico pronunciavano la frase: "foriverde".
Se quest'ultimo lo aveva, tirava fuori il proprio rametto e rispondeva: "fori il tuo che il mio non perde".
Il primo, di risposta, doveva mostrare il proprio.
Se uno dei due non lo aveva, pagava il pegno, consistente nella cessione di un proprio uovo benedetto.
Ricordiamo, a tale proposito, che il Sabato Santo, quando si scioglievano le campane per il Cristo risorto, era uso che le famiglie portassero a benedire i cibi con cui sarebbe poi stata imbandita la tavola della colazione pasquale. In questo pasto, particolarmente ricco, non mancavano quasi mai, salame, pizze di pasqua dolci e di formaggio, acqua, vino e, appunto, le uova sode

I GIORNI DELLA MERLA
La tradizione popolare ricorda il 29, 30, 31 gennaio come i giorni della merla, ovvero i giorni più freddi dell'anno.

Si racconta che se questi giorni sono freddi la primavera sarà mite e bella, mentre se sono caldi la primavera si farà attendere.

La leggenda narra che un tempo i merli erano candidi come la neve.

In un giorno freddissimo una merla volava disperatamente con i suoi piccoli alla ricerca di un riparo caldo.
Quasi allo stremo delle forze, la merla e i suoi piccoli si rifugiarono in un comignolo, salvandosi così dai rigori dell'inverno.
Quando uscirono di nuovo all'aperto si ritrovarono, però, tutti neri a causa della fuliggine.
Da allora, in segno di ringraziamento per quel salvataggio quasi insperato, tutti i merli divennero neri.



Il mazzetto delle sette spighe

I contadini, proprietari di campi di grano, usavano appendere dietro la porta della propria abitazione un mazzetto di sette spighe di grano, raccolte in sette campi diversi e messe in opera con lo stelo intrecciato.
La composizione era preparata prima del sorgere del sole, unendo le spighe di grano a delle capocchie d'aglio.
Si tratta di una tradizione che aveva il fine di assicurare al padrone dei campi un buon raccolto e a tutta la sua famiglia prosperità e salute
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L'acqua delle cento erbe per la festa di San Giovanni
In occasione della festa di San Giovanni (24 Giugno) le fanciulle solevano rinfrescarsi e profumarsi con un'acqua speciale, preparata per l'occasione: l'acqua delle cento erbe o acqua odorosa di San Giovanni.
Il giorno che precedeva la festa, le giovani donne, quelle nubili in particolare, raccoglievano fino a cento erbe differenti, scelte tra quelle aromatiche e profumate che nei giorni del solstizio d'estate sprigionano al massimo i propri effluvi.
Tra queste non mancavano petali di rosa, fiori e foglie di lavanda, violette, fiori d'iperico (erba di San Giovanni), biancospino, rametti di salvia e rosmarino, aglio, cipolla, menta, artemisia, ruta, corbezzolo e grappoletti di ribes.
Dopo la raccolta, mettevano le erbe a macerare nell'acqua fresca e lasciavano il tutto sulla finestra per consentire al Santo, nottetempo, di benedire il prodotto così ottenuto.
Di buon mattino filtravano il composto, ricavandone un liquido aromatico e fragrante.
L'acqua odorosa e benedetta era usata da tutta la famiglia per lavarsi nel giorno del santo titolare: era utilizzata soprattutto dalle giovani donne, per tergersi e profumarsi.
Si trattava di una sorta di "cerimonia lustrale", connubio ancestrale tra riti cristiani e pagani, che rinnovava nel tempo una consuetudine antica, propiziatoria ed augurale, d'invocazione per sé di salute, amore, prosperità e ricchezza.






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