Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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Pulcinella291
view post Posted on 10/9/2010, 09:24 by: Pulcinella291
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IL FOLLETTO ROMAGNOLO (Mazapegul)

In Romagna si crede al Mazapegul, un simpatico e dispettoso folletto che passa le notti ad infastidire le giovani fanciulle e non solo. Sono tante le storie che si raccontano sul Mazapegul ,lo troviamo oltre che con il nome di Mazapegul anche Mazapeder o Mazapigur o Caicarel o e fuletà.
secondo la tradizione popolare romagnola questo strano e piccolo animaletto, un po’ scimmia e un po’ bambino, cercherebbe ogni sera un ventre diverso nel quale coricarsi regalando attenzioni alle donne disponibili e dispetti a quelle meno contente. Si racconta che questo buffo folletto si innamora delle giovani di casa, le insegue, scompiglia i loro capelli, si insinua sotto le sottane è geloso e vendicativo, salta sui letti e sulla loro pancia perché imparino a saper portare il loro peso. Passa le notti ad attorcigliare in trecce le code e le criniere dei cavalli nella stalla, rendendo così furiosi i contadini costretti il mattino seguente a impiegare ore per spazzolare le loro bestie. Ha un cappellino rosso che lascia fuori dalla camera della persona che molesta, non fa del male, ma sale sul letto silenzioso e cammina sul petto creando delle difficoltà nel respirare. Spesso si associa la sua presenza al vortice del vento "e fulet". Numerosi sono le accortezze prodotte dagli abitanti delle campagne per tenerlo lontano; dal forcone posto sotto al letto o nelle stalle, alla scopa davanti alla porta, all'inevitabile ricorso al sacerdote-esorcista. A questo punto c’è da chiedersi come facciamo a sapere se il Mazapegul è stato da noi? Si dice che lasci orme di gatto, quindi se si cosparge di farina il pavimento davanti all’uscio della porta, quando passa dovrebbe lasciare il segno! Leggenda o realtà… il mazapegul è un mito che non tramonta mai!



I giorni prestati
I dè imprestè" sono gli ultimi tre giorni di marzo ed i primi tre di aprile, quasi sempre forieri di burrasca, vento, tempo perturbato e piovigginoso.
La tradizione popolare romagnola narra (ma le versioni cambiano leggermente da località a località) di una pastorella la quale, pensando di avere salvato i propri capretti dai capricci meteorologici di marzo, vedendo finalmente il sole dopo un duro inverno gli ultimi giorni del mese decise di portare al pascolo il suo piccolo gregge.
Allora marzo, per punire la mancanza di rispetto della pastorella verso di lui, chiese in prestito ad aprile tre giorni da gestire come egli voleva e, avendo questi acconsentito, cominciò a far cadere per tre giorni sui poveri capretti pioggia ed intemperie finché, dopo tante peripezie, i poveri animaletti perirono
.


Il bagno di San Lorenzo.(tradizione romagnola)

Sulla riviera romagnola era tradizione che il 10, giorno di San Lorenzo, ci si doveva immergere sette volte nelle acque del mare a scopo purificatorio e propiziatorio o, comunque, che un bagno in questo giorno "valesse per sette", cioè avesse prodigiosi poteri.
Questo in seguito ad un'antica leggenda che raccontava di un tempo quando la costa romagnola era infestata da una pestilenza mortale ed il giorno di San Lorenzo alcuni disperati pensarono di portare i parenti in fin di vita sulla riva del mare e di immergerli nell'acqua salata più volte e, miracolosamente, i malati guarirono.





IL GIORNO DEI CORNUTI

Quella di San Martino era la notte di chiusura del periodo dell'antico calendario celtico.
In questa notte in Romagna anticamente i mariti traditi, cioè i "becchi" o "cornuti", venivano chiamati fuori dalle loro case a gran voce da turbe di ragazzi al suono di corni e di strumenti a percussione perché, secondo l'immaginazione popolare, si credeva che essi dovessero andare "alla fiera" in un luogo di raduno notturno dal quale, per tornare alla proprie abitazioni, correvano nella notte braccati e cacciati impigliandosi dappertutto con le "corna".
Il notturno viaggio e ritrovo dei "cornuti" avveniva, secondo la credenza, "in spirito" mentre il loro corpo restava a casa addormentato.
Anche fino ai primi anni dopo l'ultimo conflitto mondiale, per scherzo, la "notte dei becchi" alcuni gruppi di amici si radunavano silenziosamente nel giardino di qualche loro compare per esplodere improvvisamente con suoni e fracasso al grido di "fòra i bech" (fuori i cornuti).
La maggior parte dei presi di mira stava allo scherzo e senza offesa offriva da bere agli amici.
Importante nella nostra regione la fiera di "San Martino" a Santarcangelo di Romagna, più comunemente conosciuta come "Fìra di bèch" (Fiera dei becchi



NON BISOGNA CONTARE LE STELLE[/size

Secondo una vecchia tradizione sarda le stelle non devo essere contate.
I sardi avevano un rispetto reverenziale, quasi religioso delle stelle e infatti quando i ragazzi volevano contarle venivano ripresi dai grandi che li distoglievano dicendo: Non si contano le stelle, altrimenti ti nasceranno i porri, le verruche!



[size=7]LA GALLINA FA PIU' UOVA SE....

Si credeva che le galline facessero più uova se si nutrissero di gusci (abbrustoliti e sbriciolati). Un tempo si metteva del ferro nella covata perché si credeva che così non morissero i pulcini nelle uova. Si credeva che quando la gallina imitava nel canto il gallo fosse cattivo auspicio, poteva ammalarsi o morire il capofamiglia; per superare l’imminente disgrazia bisognava ucciderla. Se, invece, cantava fuori orario il gallo (dopo mezzogiorno, prima del vespro) era segno di maltempo; come pure quando la gallina ruzzolava nella polvere.


Il taglio delle unghie del neaonato
Tradizione cilentana.
Tagliare la prima volta le unghie di un neonato era, in passato, una occasione particolare. Si sceglieva infatti una persona, che quasi certamente avrebbe poi battezzato il bambino, la quale metteva in mano al neonato dei soldi o degli oggetti in oro, in segno di ricchezza. Quindi, la persona prescelta poteva delicatamente portare a termine, il suo compito





IL FOLLETTO ROMAGNOLO (Mazapegul)

In Romagna si crede al Mazapegul, un simpatico e dispettoso folletto che passa le notti ad infastidire le giovani fanciulle e non solo. Sono tante le storie che si raccontano sul Mazapegul ,lo troviamo oltre che con il nome di Mazapegul anche Mazapeder o Mazapigur o Caicarel o e fuletà.
secondo la tradizione popolare romagnola questo strano e piccolo animaletto, un po’ scimmia e un po’ bambino, cercherebbe ogni sera un ventre diverso nel quale coricarsi regalando attenzioni alle donne disponibili e dispetti a quelle meno contente. Si racconta che questo buffo folletto si innamora delle giovani di casa, le insegue, scompiglia i loro capelli, si insinua sotto le sottane è geloso e vendicativo, salta sui letti e sulla loro pancia perché imparino a saper portare il loro peso. Passa le notti ad attorcigliare in trecce le code e le criniere dei cavalli nella stalla, rendendo così furiosi i contadini costretti il mattino seguente a impiegare ore per spazzolare le loro bestie. Ha un cappellino rosso che lascia fuori dalla camera della persona che molesta, non fa del male, ma sale sul letto silenzioso e cammina sul petto creando delle difficoltà nel respirare. Spesso si associa la sua presenza al vortice del vento "e fulet". Numerosi sono le accortezze prodotte dagli abitanti delle campagne per tenerlo lontano; dal forcone posto sotto al letto o nelle stalle, alla scopa davanti alla porta, all'inevitabile ricorso al sacerdote-esorcista. A questo punto c’è da chiedersi come facciamo a sapere se il Mazapegul è stato da noi? Si dice che lasci orme di gatto, quindi se si cosparge di farina il pavimento davanti all’uscio della porta, quando passa dovrebbe lasciare il segno! Leggenda o realtà… il mazapegul è un mito che non tramonta mai!



I giorni prestati
I dè imprestè" sono gli ultimi tre giorni di marzo ed i primi tre di aprile, quasi sempre forieri di burrasca, vento, tempo perturbato e piovigginoso.
La tradizione popolare romagnola narra (ma le versioni cambiano leggermente da località a località) di una pastorella la quale, pensando di avere salvato i propri capretti dai capricci meteorologici di marzo, vedendo finalmente il sole dopo un duro inverno gli ultimi giorni del mese decise di portare al pascolo il suo piccolo gregge.
Allora marzo, per punire la mancanza di rispetto della pastorella verso di lui, chiese in prestito ad aprile tre giorni da gestire come egli voleva e, avendo questi acconsentito, cominciò a far cadere per tre giorni sui poveri capretti pioggia ed intemperie finché, dopo tante peripezie, i poveri animaletti perirono
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Il bagno di San Lorenzo.(tradizione romagnola)

Sulla riviera romagnola era tradizione che il 10, giorno di San Lorenzo, ci si doveva immergere sette volte nelle acque del mare a scopo purificatorio e propiziatorio o, comunque, che un bagno in questo giorno "valesse per sette", cioè avesse prodigiosi poteri.
Questo in seguito ad un'antica leggenda che raccontava di un tempo quando la costa romagnola era infestata da una pestilenza mortale ed il giorno di San Lorenzo alcuni disperati pensarono di portare i parenti in fin di vita sulla riva del mare e di immergerli nell'acqua salata più volte e, miracolosamente, i malati guarirono.





IL GIORNO DEI CORNUTI

Quella di San Martino era la notte di chiusura del periodo dell'antico calendario celtico.
In questa notte in Romagna anticamente i mariti traditi, cioè i "becchi" o "cornuti", venivano chiamati fuori dalle loro case a gran voce da turbe di ragazzi al suono di corni e di strumenti a percussione perché, secondo l'immaginazione popolare, si credeva che essi dovessero andare "alla fiera" in un luogo di raduno notturno dal quale, per tornare alla proprie abitazioni, correvano nella notte braccati e cacciati impigliandosi dappertutto con le "corna".
Il notturno viaggio e ritrovo dei "cornuti" avveniva, secondo la credenza, "in spirito" mentre il loro corpo restava a casa addormentato.
Anche fino ai primi anni dopo l'ultimo conflitto mondiale, per scherzo, la "notte dei becchi" alcuni gruppi di amici si radunavano silenziosamente nel giardino di qualche loro compare per esplodere improvvisamente con suoni e fracasso al grido di "fòra i bech" (fuori i cornuti).
La maggior parte dei presi di mira stava allo scherzo e senza offesa offriva da bere agli amici.
Importante nella nostra regione la fiera di "San Martino" a Santarcangelo di Romagna, più comunemente conosciuta come "Fìra di bèch" (Fiera dei becchi



NON BISOGNA CONTARE LE STELLE

Secondo una vecchia tradizione sarda le stelle non devo essere contate.
I sardi avevano un rispetto reverenziale, quasi religioso delle stelle e infatti quando i ragazzi volevano contarle venivano ripresi dai grandi che li distoglievano dicendo: Non si contano le stelle, altrimenti ti nasceranno i porri, le verruche!


LA GALLINA FA PIU' UOVA SE..........

Si credeva che le galline facessero più uova se si nutrissero di gusci (abbrustoliti e sbriciolati). Un tempo si metteva del ferro nella covata perché si credeva che così non morissero i pulcini nelle uova. Si credeva che quando la gallina imitava nel canto il gallo fosse cattivo auspicio, poteva ammalarsi o morire il capofamiglia; per superare l’imminente disgrazia bisognava ucciderla. Se, invece, cantava fuori orario il gallo (dopo mezzogiorno, prima del vespro) era segno di maltempo; come pure quando la gallina ruzzolava nella polvere.


Il taglio delle unghie del neonato
Tradizione cilentana.
Tagliare la prima volta le unghie di un neonato era, in passato, una occasione particolare. Si sceglieva infatti una persona, che quasi certamente avrebbe poi battezzato il bambino, la quale metteva in mano al neonato dei soldi o degli oggetti in oro, in segno di ricchezza. Quindi, la persona prescelta poteva delicatamente portare a termine, il suo compito
 
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