Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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Pulcinella291
view post Posted on 20/9/2010, 08:34 by: Pulcinella291
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LA FESTA DI S. GIOVANNI E L'ARS AMATORIA

Alla Festa cristiana di San Giovanni - derivata dai festeggiamenti pagani del Sostizio estivo - non mancavano evidenti implicazioni sessuali e chiare connessioni con la sfera dei significati matrimoniali. Nella notte tra il 23 e il 24 giugno, i giovani romani dei due sessi si riunivano infatti nei pratoni presso la Basilica di San Giovanni e accendevano falò aspettando le streghe come Erodiade e Salomè.La leggenda narra che Salomè, pentita della morte del Battista, ne coprì la testa di lacrime e di baci. Ma dalla bocca del Santo uscì invece del vento che spinse in aria la malefica tentatrice dove con le altre streghe rimarrà a vagare per l'eternità. “Figure demonizzanti”, dicono gli studiosi delle antiche divinità femminili della natura (Diana, Fors Fortuna, Pomona, Ecate, Artemide) che la cultura cristiana non cancellò, ne soppresse. Ma accolse e introiettò trasformandole quasi sempre in personaggi infernali o streghe, come nel caso del culto popolare romano di San Giovanni Battista. Tant’è, che la rugiada (simbolo delle lacrime di Salomè) diventò l’elemento fecondatore in virtù del quale – la notte del 23 giugno - le spose che volevano molti figli si sedevano sull'erba bagnata convinte di riuscire così a facilitare la fecondazione e il concepimento. Ma se le giovani che volevano molti figli alzavano le vesti prima di sedersi sull’erba umida – studi storico-sociologici molto rigorosi attestano l’usanza delle donne romane del XVIII e del XIX secolo di “farsi sposare” dopo un concepimento avvenuto proprio nei pratoni del Laterano durante la Festa di San Giovanni – anche gli uomini pretendevano la loro parte. Sembra, infatti, che la rugiada garantisse loro le stesse virtù delle "odierne pillole blu". Per questo, baldanzosi amanti di tutte le età cercavano di sperimentarne gli effetti in luoghi appartati e protetti da alberi, arbusti, cespugli, fogliami, in compagnia dell’altro sesso. Sicché gli echi musicali ed il clima gioioso della notte – al quale contribuiva l’abuso di cibi e vini – incoraggiava quel tipo di giochi che insidiavano la pubblica decenza e la privata moralità. Che la notte del 23 giugno fosse particolarmente propizia all’ars amatoria trova ulteriori conferme nelle credenze popolari abruzzesi, molisane e ciociare. Ancora ai giorni nostri, in queste regioni la mattina del 24 giugno le giovani rivolte ad est possono vedere nel sole nascente il viso del Santo decollato e chi lo vedrà per prima si sposerà entro l'anno

Guaritrici o Incantatrici abbruzzesi

Queste donne sono chiamate incantatrici e recitano sulla persona malata una formula, veri e propri mantra, scaturita dalla fusione di elementi magici con quelli religiosi, a volte integrata da un rito. Il nucleo centrale della formula ( historiola ) contiene, comunemente, l’invocazione ad un santo ed è recitato a bassa voce.
Le Incantatrici, in Abruzzo, curano quasi tutti i mali, fisici e morali dell’uomo. Esse incantano sia alcuni morbi magici, in quanto dalla credenza popolare collegati a forze misteriose, sia i mali più comuni, dalle forme generiche d’infezione al mal di pancia, all’itterizia, alla sciatica, alla resipola, alle calcolosi, ai reumatismi, all’orzaiolo, insomma a tutti quei mali in certo qual modo accompagnano la vita umana. Il campionario di formule – rimedio è veramente impressionante e sono molti quelli che ricorrono a farsi incantare qualche morbo.
Dalle notizie degli intervistati, inoltre, si conosce che non tutti possono incantare o scongiurare una malattia; hanno questa facoltà solo quanti sono dotati di particolari virtù ( essere nati con la <<camicia>>, essere religiose, avere rettitudine morale, ecc..) e le formule si <rinnovano >, cioè acquistano validità per un anno, se recitate nella notte di Natale, vicino al focolare o durante la messa, quando possono anche essere insegnate ad altri apprendisti.
Il nucleo narrativo delle formule, le historiolae, narrano episodi di vita cristiana, racconti di interventi di santi da cui si ritiene possa derivare la guarigione, denominazione di miracoli, invocazioni a svelare i segreti della cura, ecc..
La tipologia dello scongiuro si completa con quegli esempi in cui l’efficacia magica della formula è collegata a qualche elemento naturale, come la luna calante o crescente che farebbe diminuire o aumentare il male.
Penso che le guarigioni che esse ottengono sono date dal suono delle loro parole.
Resta il fatto che una concentrazione di questi suoni crea degli stati di essere subliminali. Se poi vengono indirizzati con la giusta intonazione, armonizzano i chakra, primo passo essenziale, per sintonizzare l’essere alla ricezione delle note musicali dell’energia vitale.
Quel che credo, anzi ne sono più che convinto, qualsiasi forma di terapia (naturale e allopatica) si innesca creando il contatto col suono della parola. Le guarigioni che a volte avvengono, partono dalle vibrazioni della voce del terapeuta o di se stessi. La combinazione del suono e del senso delle parole arrivano al “centro dell’essere” che ascolta, e partono dal “centro dell’essere” che emette.
 
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