Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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Pulcinella291
view post Posted on 20/10/2010, 08:36 by: Pulcinella291
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CREDENZE POPOLARI ROMAGNOLE


Lom a Mèrz (lume a marzo)
Molte sono le località dove si tramanda questa usanza che ha origini Celtiche.
Per le campagne, sulle colline, ma anche in molte piazze cittadine verso sera si accendono fuochi propiziatori per fare lume alla primavera in arrivo.
In alcune località gli ultimi tre giorni di febbraio sono anche conosciuti come e come "i dè dla canucéra". Secondo la tradizione si credeva che in questi giorni vi fosse un'ora sconosciuta a tutti in cui ogni cosa riusciva male.
Nelle campagne in questi giorni i contadini se ne stavano senza far nulla per paura che andasse loro a male il futuro raccolto.



Il ritorno del cuculo (aprile)

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L'inizio della buona stagione era annunciato dal canto del Cuculo( uccello migratore che sverna in Africa) , che doveva arrivare entro l'8 del mese, in caso contrario la stagione non prometteva niente di buono.
Se l'ot d'avril un sé sentì canté e choc o ch l'é mort o ch l'é cot.
Se l'otto di aprile non si è sentito cantare il cucolo, o che è morto e che è cotto.
Inoltre se al primo canto del cuculo non si aveva almeno una moneta in tasca, l'annata si preannunciava carica di ristrettezze economiche



Santa Lucia 13 dicembre
Dimenticando la riforma Gregoriana del calendario che ha portato il solstizio invernale al 22 dicembre, in tutta la Romagna si continua a dire:
Sénta Luzìa l’è e dè piò curt ch’us sia
S. Lucia è il giorno più corto che ci sia.
Inoltre la credenza popolare riteneva che nella notte di Santa Lucia gli animali acquistassero la momentanea facoltà di parlare.



CREDENZE E SUPERSTIZIONI DEI SOLDATI NELLA GRANDE GUERRA

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Diverse erano le superstizioni e credenze popolari che i soldati della grande guerra portavano con loro a seconda del loro paese di provenienza. Nelle trincee ,quindi, nacquero riti e scaramanzie che piano piano diventavano i riti e le scaramanzie di tutti.
La propagazione di tali riti fu favorita dall’intima coesione che caratterizzava .
La tipologia di questi atti variava da semplici credenze popolari a vere e proprie formule magiche fino alla creazione di veri e propri amuleti conservati gelosamente.
Le preghiere indirizzate a determinati santi- magari quelli venerati nel proprio paese- poco prima di un attacco, i vari gesti scaramantici dei soldati , riuscivano a dare al soldato tranquillità e sicurezza.
Fu abolito per esempio il grido di battaglia e ad ogni assalto si sentirono le invocazioni più strane, come: Sant’ Antonio! Madonna d’o Carmine ! San Damiano. Il proprio fucile, soprattutto se già aveva ucciso un nemico, rappresentò un amuleto molto comune in trincea. Molte volte il confine tra la superstizione e eccessiva religiosità veniva meno; molte furono le croci scolpiti sul parapetto, poste lì con la convinzione che la pallottola nemica prima di colpire il soldato avrebbe dovuto colpire il Crocifisso, che ovviamente l’ avrebbe protetto.
Sicuramente l’assalto rappresentava il momento più drammatico per il soldato; proprio in questo frangente il fante si lasciava andare a riti scaramantici abbastanza semplici come baciare le lettere, immagini o medagliette sacre ricevute da casa.Era un imperversare di immagini sacre. I soldati ne portavano al collo, al polso, sul berretto nelle dita a foggia di anello .
La superstizione non era un fenomeno circoscritto ai soli meridionali. Accadeva spesso che i soldati piemontesi pronunciassero al momento del pericolo una formula magica.I soldati abruzzesi, portavano sul petto un sacchetto contenente un po’ di terra del paese natale; al momento del pericolo…prendevano un pizzico di quella terra e la gettavano dietro le spalle.Altra forma di superstizione molto diffusa in trincea era la jettatura, cioè l’idea che individuo, che poteva essere sia fante che ufficiale, portasse male. Famosa è la vicenda del generale d’armata Ettore Mambretti, che fu perseguitato dal pregiudizio della jettatura, su di lui scrive il generale Gatti:”E’ una persona tutt’altro che antipatica, ma in tutto l’esercito, quando si parla di lui, si fanno gli scongiuri. Tutte le azioni alle quali ha preso parte sono andate male.
Il parapetto della trincea diventò il luogo preferito dai soldati, dove porre immagini religiose o oggetti scaramantici .Altri ancora, per salvarsi dai colpi nemici,…portavano tre piselli rotti in tre pezzi, racchiusi in tre sacchetti, riposti in tre diverse tasche e, come se non fosse bastato, spostati ogni giorno dall’una all’ altra tasca.Altri, prima di sparare, sputavano tre volte in terra e, puntando il fucile, pronunciavano tre parole: Metor, Saler, Palar.
L’essere superstiziosi non era una caratteristica solo del fante o dell’ufficiale inferiore, ma anche di alti ufficiali come il generale Diaz :” Il generale s’abbandonava ad una leggera mania che era quella di raccogliere quanto trovava per strada; spaghi, chiodi, bottoni, aghi, ferri di cavallo…ne riempiva i suoi cassetti, nei quali sapeva mettere le mani solo lui. Diceva che quegli oggetti portavano fortuna.
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