| L'ACQUA MIRACOLOSA DI LISCIA (provincia edi Chieti)
Nei pressi del fiume Treste ad un’altezza di 740 metri sorge il comune di Liscia in provincia di Chieti, un tipico borgo medioevale che nel XII secolo entrò a far parte del territorio di Monteodorisio.
Nei dintorni del paese si trova l’eremo di San Michele Arcangelo, il quale protegge una grotta con una sorgente naturale dove si recano i devoti di San Michele per bere un po’ d’acqua che si ritiene che abbia proprietà miracolose.La leggenda racconta che un mandriano di Palmoli, portando la sua mandria al fiume per l’abbeverata, notò un torello che scompariva ogni giorno per ritornare solo a sera. Incuriosito decise di seguirlo e scoprì, con grande sorpresa, che l’animale arrivava fino a una grotta nascosta nella vegetazione e lì si inginocchiava in adorazione di San Michele. Preso da devozione anche il pastore si inginocchiò e l’Arcangelo compì il miracolo di far sgorgare l’acqua per dissetarlo. Una variante al racconto vuole invece che fosse San Michele stesso ad assumere le sembianze del torello e, fatto oggetto di un colpo di fucile, avrebbe prodigiosamente fermato il proiettile. Due volte l’anno si ripete l’antico rito di bere l’acqua che sgorga dalla grotta: l’8 maggio e il 29 settembre di ogni anno centinaia di pellegrini dopo aver strofinato fazzoletti e oggetti sacri sulle pareti della grotta in cui apparve San Michele, bevono l’acqua di sorgente, ritenuta miracolosa per curare diversi mali.
FRIULI:TAGLIARE UN TRONCO DOPO IL MATRIMONIO
Il Friuli Venezia Giulia trascina nel suo flusso temporale un lungo susseguirsi di popoli eterogenei ognuno dei quali ha lasciato un qualcosa nelle menti e nella quotidianità della gente. Gli usi e costumi di questa terra risentono molto della cultura montanara, basti pensare che per tradizione una coppia di sposi dopo la cerimonia deve tagliare un tronco d'albero utilizzando la sega da boscaioli doppia. Questo piccolo rito sta a simboleggiare come d'ora in poi marito e moglie debbano "collaborare" insieme nello sforzo comune di affrontare gli impegni e le difficoltà che la vita comporta, riuscire a tagliare completamente il pezzo di legno è sicuramente di buon auspicio per la loro vita matrimoniale.
SUL MATRIMONIO CREDENZE EBOLITANE
Ancora oggi molti genitori pensano al matrimonio delle figlie come un atto da farsi per dare ad elle un futuro. Infatti secondo loro sposarsi è una necessità per la donna. I genitori hanno un solo obiettivo: trovare alla figlia un marito con i soldi o che lavora in modo che la possa mantenere. La prima cosa da fare è fidanzarsi e bisogna stare attenti perchè fare il primo passo è una cosa molto importante. Il passo, però, non è proporsi ma difendersi dal malocchio, dall’invidia e dalla sfortuna. Non è, però, vietato fare qualcosa per agevolare la fortuna. E’ consentito, come ad esempio mettere sul davanzale della finestra un paio di scarpe rosse, lucide e con il tacco in modo che il giorno dopo di sicuro, la giovane, trova il fidanzato che sarà il futuro marito. Se, invece, la ragazza vuol sapere chi sposerà, basta farsi dare da una sposa tre confetti che si devono mettere sotto il cuscino ed ella sognerà il futuro marito. Una volta che il fidanzamento è avvenuto, si devono usare delle accortezze, ad esempio se i due innamorati dicono la stessa parola contemporaneamente ci si deve toccare il naso perchè se no non si sposano più tra loro. Sempre la ragazza deve stare attenta a non mettere in una tazza prima lo zucchero e poi il caffé, di certo resterà zitella. Il ragazzo, invece, non deve scopare sui piedi della fidanzata. Se capita, di certo non potranno più sposarsi tra loro.
IL MALOCCHIO NEL MATRIMONIO La cosa più tragica è stare attenti alle fatture. Possono essere eseguite fatture d’amore ed anche di morte ma questo solo da rivali d’amore. La maggior parte dei casi accade se il ragazzo lascia la ragazza e questa, tramite una “fattucchiara”, gli fa la fattura d’amore. Ad esempio, con la complicità di amici o parenti, viene recapitato al ragazzo una pizza od altro da mangiare che contiene una lozione d’amore fatta con “intrugli” arcaici che non è il caso di spiegare in queste pagine per correttezza verso chi è delicato di stomaco. Il giovane dopo aver mangiato tale cibo s’infatua della giovane che ha commissionato la fattura. In seguito se questo cibo vien mangiato anche da altri, a questi la fattura non fa effetto. Nel frattempo se il giovane non percepisce chi sia la donna che l’ha fatto innamorare, può anche subire dei danni morali fino a portarlo alla pazzia. Tutto ciò può capitare anche alle ragazze se la fattura è commissionata da un uomo. Al fine di risolvere tali incidenti, i giovani vengono accompagnati dai “ma-ari” (maghi). Arrivati al matrimonio ci sono altre precauzioni da prendere. Non bisogna sposarsi né di Martedì e né di Venerdì. Un altro problema sta nel fare il letto. Se il matrimonio avviene di domenica il letto si fa di sabato, se invece, si celebra di sabato il letto deve essere fatto il giovedì perchè il venerdì porta sfortuna e questo si deve fare di nascosto senza farlo vedere a nessuno, neanche agli sposi. Non è da meravigliarsi se i consuoceri nel preparare il letto matrimoniale sistemano sotto ad esso una falce in modo che nessuna fattura e nessun male vi possa attecchire. Altri, invece, mettono delle forbici aperte, altri ancora dei chicchi di grano o un pizzico di sale sotto il cuscino. In alcuni luoghi ancora oggi la sposa dopo il matrimonio resta in casa per una settimana e può uscire la prima volta, solo per andare a messa. In molti paesi i genitori, la mattina dopo il matrimonio, si recano in casa degli sposi. In quell’occasione oltre a portar loro il cibo gia preparato, rifanno il letto e prelevano il lenzuolo macchiato di sangue o lo appendono al balcone o alla finestra o addirittura eseguono a mo’ di processione, una sfilata mostrando il lenzuolo.
TRADIZIONI POPOLARI TRA RELIGIONE, POLITICA E MAGIALe tradizioni popolari a San Fruttuoso non sono mai state molto differenti da quelle del resto della Brianza. E’ evidente l’intreccio, non sempre facilmente decifrabile, tra devozione religiosa, credenze esoteriche, miti e leggende. La ricorrenza di Sant’Antonio La festa di Sant'Antonio abate, celebrata ogni anno il 17 gennaio, in passato una delle ricorrenze più sentite dai contadini, anche oggi è piuttosto diffusa nel nostro quartiere. Nella cultura popolare, Sant'Antonio abate viene raffigurato con accanto un porcellino. I contadini lo chiamano Sant'Antoni del purscell. E’ considerato il protettore del bestiame, dei porcai, dei pompieri, dei macellai, dei fornai e dei salumieri. La sua effigie era collocata sulla porta delle stalle. Il santo veniva invocato per scongiurare gli incendi e il suo nome è legato al fuoco di Sant'Antonio. Era supplicato dalle ragazze da marito che cantavano: Sant'Antoni gluriùs, damm la grazia de fa 'l murùs, damm la grazia de fal bèll, Sant'Antoni del purscell". La festa di Sant'Antonio la si celebra tra frittelle e vino brûlé, e soprattutto tra i falò , che hanno una funzione purificatrice e fecondatrice, come tutti i fuochi che segnavano il passaggio da un stagione sterile ad una fertile. La ricorrenza di San Biagio San Biagio, medico e vescovo, si festeggia il 3 febbraio Viene invocato contro i dolori e le malattie della gola. La tradizione vuole che si conservi un pezzo del panettone di Natale fino al 3 febbraio, detto appunto panettone di San Biagio e consumarlo la mattina a digiuno, per benedì la gùla. La gamba rossa Fin dalla prima metà dell’800, a San Fruttuoso non era molto diffusa la Festa della Gibiana, sorta di strega malefica, rappresentata da un fantoccio di paglia rivestito di stracci, che veniva bruciato l’ultimo giovedì di gennaio. Era invece sostituita da la Gamba Rùsa (gamba rossa): una robusta calza rossa da donna fortemente imbottita con paglia triturata. La usavano gli uomini per “richiamare” le donne al loro “dovere” di mogli. Durante le feste tipicamente femminili (S. Agnese, S. Agata, ecc) le donne maritate erano solite ritrovarsi a cena senza la presenza degli uomini. Questi allo scadere della mezzanotte, calavano dal soffitto la Gamba Rùsa, pronunciando una cantilena minacciosa: “O donne, donne devote, andate a letto che è mezzanotte, l’è San Pèdar che comanda, se non volete credere, guardì questa gamba”. Le donne intimorite si ritiravano nelle stanze nuziali, dove i mariti erano ben disposte a consolarle. San Paganèen e San Martèn Celebre è la vicenda di San Martino che, incontrato un povero infreddolito dal gelo, non esitò a tagliare in due il suo mantello per dividerlo col povero. Meno conosciuta è la vicenda di San Paganèn, poiché non lo si trova né in paradiso, né sui calendari e neppure nell’elenco dei santi. E’ un’invenzione dei contadini. E non si sa il giorno in cui lo si celebra. Si sa solo che, in settembre, il giorno in cui i padroni delle terre tornavano dalle vacanze e si presentavano a raccogliere le decime, gli affitti e altre ingiuste tasse ai contadini, era il giorno di San Paganèn: un giorno pieno di bestemmie, di “sacrament de fa drizzà in pèe la cùa anca al diàvul”. Le rivolte contadine del 1885 e 1886 migliorarono le condizioni dei coltivatori e di San Paganèn non se ne sentì più parlare. Anche San Martino, 11 novembre, era un giorno temuto dal contadino: idoveva pagare l’affitto. Il contratto di locazione poteva prevedere un pagamento in denaro oppure in denaro e frumento o bachi da seta; comunque e richieste dei padroni erano spesso scorrette e arroganti, come sottolineava anche il direttore de “il Cittadino”, don Pietro Bosisio.
|