Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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Pulcinella291
view post Posted on 3/11/2010, 08:51 by: Pulcinella291
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I Petroglifi misteriosi della val Camonica

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La valle, come testimonia la presenza di un numero rilevantissimo di petroglifi che partono dal neolitico (IV millennio a.C.) per finire a tempi storici (Medioevo), era probabilmente il sacro luogo dove si poteva celebrare a giusto diritto la confricazione primordiale, l’atto di nascita della razza umana.
E proprio nella valle troviamo a dialogare con gli umani, strani esseri “diversi” o per abbigliamento o per morfologia inspiegabile. Si tratta di graffiti, tra i più antichi, che mostrano figure umanoidi con grandissime teste a occhi globulari, impostate su fisici filiformi, assai simili al tipo di extraterrestre proposto da Steven Spielberg nei film “Incontri ravvicinati del terzo tipo” (3) ed “E.T.” (4). Stupisce molto trovare tra figure umane ben leggibili e attive nelle opere dell’umanità neolitica, queste icone indecifrabili come allusioni misteriose a presenze ignote, ma accostate a quelle note. Tali personaggi presenti un po’ dovunque non sono molti ma sufficienti per lasciar capire che si tratta di un qualcosa di visto e classificato da occhi attenti.
Inoltre per le loro caratteristiche costanti nelle varie aree della valle non dovrebbero essere considerati come capricci grafici o parti di fantasia. Ricordo, uno per tutti, un campione nel sito di Luine. Nessuno studioso è riuscito ancora a fornirne una spiegazione accettabile e tra pochi anni quelle immagini andranno purtroppo perse. Scolpiti su rocce in pendio, se privati della protezione millenaria della terra, sono facile preda del dilavamento delle acque. Una piccola parte di essi però attraversò la storia esposta agli occhi di tutti gli uomini che si susseguirono nelle generazioni e che assai probabilmente guardavano a quelle antichissime espressioni di pietas con occhio religioso, intuendo la sapienza che trasmettevano. Forse fu così che donne capaci di usare le erbe e di conoscere le leggi della natura feconda, sagge di antichissima scienza, proliferarono in quella valle più che in altre.
Esse erano chiamate streghe. Sapevano fare gli incantesimi e scatenare le saette, veneravano una signora spesso chiamata Diana o Erodiade, volavano veloci verso il Tonale dove in certe notti di Luna si radunavano a migliaia per celebrare i sabba. Delle prime streghe si ha notizia nel Medioevo ma a guardar bene oltre la barriera dei documenti, cercando negli archivi delle tracce antropologiche, le streghe in valle ci dovevano essere state sempre. Dalle sciamane danzanti intorno al morto per invocare l’aiuto degli spiriti familiari, che lo guidassero verso le vette della pace e dell’abbondanza, alle adoratrici del dio cornuto scambiato in età cristiana per Satana, il filo diretto non può essere negato



ALCUNE CREDENZE E SUPERSTIZIONI DEL NORD ITALIA

Nelle tradizioni e nelle credenze, fin dall'antichità, la superstizione nell'interpretare segni della natura o nel prevedere il futuro, ha svolto un ruolo determinante nella vita e nei costumi popolari. Nelle superstizioni si ritrovano spesso credenze popolari, religiose o scientifiche antiche e del passato, non più accettate dalla cultura e dalle religioni ufficiali, ma tuttora vive, specie nei piccoli paesi e nei borghi.
Ogni regione italiana custodisce antiche credenze legate il più delle volte al soprannaturale, che vengono tramandate di generazione in generazione attraverso i "consigli della nonna"; quella che segue è una piccola carrellata delle superstizioni nostrane. In Val D’Aosta, il 2 novembre, le famiglie lasciano la tavola imbandita e si recano a far visita al cimitero. I valdostani credono che dimenticare questa abitudine significhi provocare tra le anime un fragoroso tzarivàri (baccano).
La superstizione piemontese attribuisce alle foglioline di rosmarino utilizzate per profumare il “Castagnaccio”, un significato amoroso. Si credeva, infatti, che se un giovane le avesse mangiate contenute nel “Castagnaccio” offertogli da una ragazza o dalla sua famiglia, egli si sarebbe immediatamente innamorato di lei e l’avrebbe chiesta in sposa. Nella superstizione lombarda i ceci hanno un forte valore propiziatorio perché conserverebbero gli spiriti.
Secondo una vecchia credenza delle Alpi venete un rimedio pratico per calmare il dolore provocato dalle punture delle api e degli insetti in genere era quello di mettere sulla ferita una gallina nera.
In Liguria non si regala mai un coltello: "taglierebbe l'amicizia". Il donatore può tuttavia evitare tale conseguenza, facendosi consegnare dall'interessato una monetina: in tal caso l'azione assume i connotati d'una vendita.
Secondo la superstizione delle valli trentine "se uno muore a occhi aperti, ne chiama un altro fra i parenti". Non potevano mancare le credenze e i pregiudizi legati al cibo, in Friuli giurano che le pesche sbucciate siano indigeste mentre mangiarne sette noccioli non solo farebbe passare la sbronza, ma ne eviterebbe anche di future.
Molte superstizioni romagnole sono collegate al rosmarino, si credeva che se una pianticella di rosmarino affidata al terreno avesse attecchito sarebbe morta la persona che l'aveva piantata: tuttavia l'interessato poteva sfuggire al funesto evento orinando sopra la pianta per tre mattine consecutive all'alba.
Secondo un'antica superstizione toscana chi, la mattina del giorno consacrato a San Giovanni Battista (24 giugno), si lava nell’acqua di una bacinella lasciata all’aria aperta durante la notte, con dentro una gran varietà di erbe aromatiche, diventa bello.
La notte di Natale è da sempre definita “magica” a causa dei vari riti che vi si compiono unendo sacro e profano. In Umbria si pensa che a mezzanotte esatta le corna degli animali si illuminino sulla punta, e che tutti gli asini si inginocchino per salutare il Bambinello. Infine si crede che chi nasce la notte di Natale abbia il potere di tener lontane le disgrazie dalla sua famiglia e da quella dei suoi amici.
Il potere di guarire il mal di pancia dei bambini tramite la semplice imposizione delle mani, secondo una credenza marchigiana, era concesso a chi avesse ucciso una talpa con le proprie mani. Secondo una superstizione abruzzese per guarire il mal di milza, invece, bisogna appendere una milza di agnello sotto il camino in questo modo il male regredisce man mano che si dissecca.
 
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