Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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Pulcinella291
view post Posted on 5/12/2010, 10:36 by: Pulcinella291
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Seppe u Padreterno’

Fu un personaggio mitico morto nel 1955, conosciuto in tutto il Salento.Era nato a Ceglie e abitava nel suo trullo in campagna a Pascarosa, sin da bambino si era appassionato alla ricerca di erbe medicinali, durante la prima guerra mondiale fu impiegato in una infermeria dove immagazzinò tante nozioni mediche. Tornato a Pascarosa si dedicò ad aiutare i suoi concittadini con unguenti, decotti ed erbe ricevendo in cambio solo doni in natura. In pochi anni la sua fama di guaritore varcò i confini della Puglia tanto che nel periodo fascista, persino il regime si interessò di lui, alcuni gerarchi si recavano da lui per un consulto e il ‘Padreterno’ ottenne in cambio un’apposita fermata ferroviaria a Pascarosa


Maschio o femmina? con il metodo cinese si sa.


Un antico metodo cinese promette di indovinare il sesso del nascituro incrociando l’età della madre e mese del concepimento.
In più le statistiche a lato indicano, in base all’età della madre al momento del concepimento, le percentuali di probabilità di avere un figlio maschio o femmina.
Il Totale in basso indicano le stesse percentuali in base al mese di concepimento

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RIMEDI CALABRESI CONTRO LE MALATTIE
In Calabria si ricorreva ad una vasta gerarchia di magare che avevano il compito non solo di neutralizzare le cause che avrebbero determinato la malattia, come la iettatura e il malaugurio, ma anche gli effetti cioè la malattia stessa.
La medicina popolare riprendeva antichi riti terapeutici di carattere magico-religioso che operavano per suggestione ed erano talvolta interessanti reminiscenze di una medicina primitiva di cui il popolo è sempre stato il depositario. Si ha così l'uso di bere il vino con l'infusione di tizzoni ardenti scavati la notte di San Lorenzo, o di ligare al paziente i rospi, le lucertole, e le noci e di accostargli alcune piante o animali sulla milza o di mangiare teste di vipere fritte con l'assenzio. Il popolo, insomma, non ebbe ripugnanza a mettere a profitto le più schifose indicazioni pur di liberarsi di un male che minava tutti gli organismi: a freve d'ogni hiurne accire l'omme e lu lione, si legge nei proverbi delle zone malariche. Non ci fu bevanda o preparazione che fosse ritenuta troppo nauseabonda da propinare e tutto fu tentato con la più cieca fede. A Reggio Calabria si facevano deglutire tre cimici da letto vive avvolte in ostia o carta velina; a Cassano allo Ionio e Bisignano si adoperavano i boli di ragnatele fuligginose o si faceva bere l'urina del febbricitante stesso o il succo di alcuni insetti. Fra i contadini era frequente per sette mattine bere in un bicchiere di vino il sangue polverizzato ed infornato di lepre oppure affidarsi alla credenza che se una persona affetta da quartana nella sera di Natale, senza farsi riconoscere, elemosinasse per nove porte e consumasse essa sola tutto il raccolto nei giorni successivi, sarebbe sicuramente guarita.
Nelle pratiche antimalariche avevano un ruolo importante anche le preghiere rivolte ai santi taumaturgici e ai protettori specifici della febbre. Si svolgevano così pellegrinaggi e processioni soprattutto nei periodi di massimo contagio quasi ad invocare la protezione divina sulla stagione apportatrice di epidemia: così accadeva a Cosenza dove si venerava la Madonna della Febbre.



Edited by Pulcinella291 - 6/12/2010, 09:03
 
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