Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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view post Posted on 17/6/2010, 08:47
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Pulcinella291 Forum

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LA SUPERSTIZIONE E SCARAMANZIE QUANDO GIOCHIAMO D'AZZARDO E CASINO'

Le superstizioni hanno sempre fatto parte del mondo dei giochi d’azzardo. Alcune superstizioni sono considerate valide in tutto il mondo, mentre altre sono specifiche e cambiano dipendendo dal paese. Ogni cultura considera diversamente quali possono essere gli elementi della fortuna e della sfortuna.Molti giocatori credono che la loro fortuna o sfortuna dipende dalle situazioni oppure dalla forma in cui attuano in una determinata situazione. I giocatori d’azzardo credono che le superstizioni hanno un effetto fortissimo; a volte anche il solo menzionare una parola apparentemente innocua nel momento sbagliato, viene considerato come un elemento di sfortuna. I più esperti hanno le loro proprie credenze e superstizioni; ma ci sono alcune credenze che sono condivise dalla più parte dei giocatori d’azzardo.
Tra i giocatori d’azzardo è popolare credere che siano elementi di fortuna il bussare prima di tirare i dadi, accomodare nitidamente tutte le fiches da gioco, incrociare le dita o indossare qualcosa di rosso.
I cinesi credono che scegliere il numero giusto può essere un elemento determinante per la fortuna. Alcuni giocatori d’ azzardo cinesi evitano alcuni numeri di stanze negli alberghi. Per esempio: “stanza numero 58”, detto in Cinese ha un’ assonanza fonetica con la frase “non prospererà” oppure "4" ha un’ assonanza fonetica con la parola “morire”. Invece il numero di stanza "18" ha un’ assonanza fonetica con “prospererà definitivamente” oppure "84" ha un’ assonanza fonetica con “prospererà fino alla morte”.
Eccovi alcune scaramanzieprime di andare a giocare al casino' :
Non contare I soldi, mentre stai giocando.
Stare lontano dal sesso e dalle donne (per gli uomini).
Evitare di vedere monaci e monache prima di recarsi al casinò.
Indossare biancheria intima di color rosso.
Non toccare le spalle di qualcuno quando sta per giocare.
Le donne vincono di più quando sono indisposte.
Non registrarsi in un albergo con il numero 4 o 14.
Non entrare dall’entrata principale dei casinò.
Accendere tutte le luci di casa prima di andarea giocare in un casinò



CONTRO LE FATTURE IN PIEMONTE
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Per scoprire la strega e cacciarla:
arroventare le catene della stalla e batterle con un bastone.
(In tutto il Piemonte)

Per impedire alla strega di rientrare nella casa:
circondare la casa con un filo di canapa filato da una ragazza vergine, che non abbia mai prima di allora preso un fuso in mano.

Mettere in fuga diavoli e streghe:
mettere sulla porta alcuni fuscelli a forma di croce.

Allontanare il maleficio dagli abiti:
far bollire gli abiti, pensare intensamente alla masca e recitare alcune formule di esorcismo.
(Cuneese)

Distrarre la strega:
portare al collo o in tasca un sacchetto contenente una certa quantità di sale fino. La strega si metterà a contare i granellini.
(Piemonte e anche in Calabria)

Allontanare la fattura:
bollire sette foglie di malva e altre erbe, mentre la vecchia del paese pronuncia alcune formule magiche; battere con bastoni sul paiolo.
(Val di Susa)

Allontanare il maleficio dal burro:
fare il burro dal lunedì al giovedì, non il venerdì e il sabato, che sono giorni di Sabba; aggiungere un pizzico di sale.
(Val di Susa)

Per sfuggire alle masche:
mettere alcune pietre bianche sui tetti delle case.
(Balme e val d'Ala)

Impedire alle masche di avvelenare l'acqua:
gettare negli abbeveratoi del bestiame tre foglie di ulivo pasquale e spruzzare con acqua benedetta.
(Biellese)




SUPERSTIZIONI SULLE FARFALLE


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In Toscana le ragazze alla vista di una farfalla recitavano questa filastrocca: "farfalla nera, ventura mi mena, farfalla bianca sventura non manca". In liguria veniva recitata una cantilena simile, ma invertendo il significato dei colori.
Vedere tre farfalle posate insieme sulla stessa foglia o sullo stesso fiore porta male.
In sicilia, una farfalla che vola attorno ad un lume viene considerata un'anima del purgatorio.
Le farfalle sono considerate spiriti dei trapassati e non vanno mai uccise, pena gravi sciagure



L'ARCOBALENO
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Quando per 40 anni non si vede un arcobaleno, la fine del mondo e' vicina.
Quando nell'arcobaleno prevale il rosso, si prevede un'annata buona per il vino.
Se prevale il giallo, l'annata sara' favorevole per il frumento.
Se invece prevale il verde, allora sara' propizia per l'olio.
In Toscana, se un bambino passa sotto l'arcobaleno, cambiera' sesso.
Secondo diverse tradizioni, alla fine dell'arcobaleno si trova un tesoro, sotto forma di pentola di monete, oro, o un pezzo d'ambra



le credenze popolari sui fiammiferi

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Se ad una ragazza da marito, si rovescia una scatola di fiammiferi, si sposera' a breve.
Se nella scatola rimane qualche fiammifero, ognuno di questi segnera' , un giorno, una settimana un mese e un anno alla data delle nozze.


Le gazze nel mito popolare
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Vedere una gazza porta male.
Vederne due porta fortuna e annuncia un matrimonio.
Vederne tre vuole dire viaggio imminente.
Quattro, buone notizie in arrivo.
Cinque, incontrare buone compagnie (in germania).
In Sicilia, se uno stormo di gazze volando punta a destra e' augurio di buona annata. Se invece va a sinistra, ci sara' un cattivo raccolto



La pioggia e gli animali
Piovera se:
Le rondini volano basso.
Le anitre si rincorrono e si tuffano.
I gatti si passano la zampa dietro le orecchie.
Le allodole cantano di mattina presto.
Le lumache strisciano all'aperto.
I piccioni sul tetto volgono il capo a est.
Gli asini ragliano molto e scuotono le orecchie.







Edited by Pulcinella291 - 18/6/2010, 05:33
 
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view post Posted on 22/6/2010, 08:19
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IL SEGA LA VECCHIA
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è un’antica rappresentazione di mezza quaresima del mondo contadino . Un gruppo di persone si improvvisavano attori e giravano per le case dei paesi inscenavano una rappresentazione a carattere burlesco in cui un albero di quercia (la vecchia) veniva simbolicamente abbattuto e segato da parte di due segantini, fino a risorgere tra danze, canti e altre manifestazioni di gioia.Questa usanza era particolarmente diffusa, fino alla fine egli anni '50, in Toscana, Emilia-Romagna ed Umbria. È ancora diffusa anche in Campania, soprattutto nell'antica cittadina di Alife, dove si festeggia a metà del periodo quaresimale ovvero il giovedì che precede la penultima domenica di Quaresima.


Mazzamauriello
Il “mazzamauriello” era una credenza molto diffusa nell’immaginario popolare beneventano e di numerose altre zone della Campania. Egli veniva descritto come uno spiritello domestico furbo, agile e dispettoso che di notte si divertiva a disturbare il sonno delle persone producendo rumori di vario tipo: rottura di piatti, colpi sordi, cigolii di porte; e soffiando nelle orecchie dei dormienti.

Questa strana creatura dal volto di fanciullo incorniciato da una cascata di riccioli d’oro era alta circa un paio di palmi ed indossava un cappello rosso dal quale non si separava mai. Nei racconti si narrava dei dispetti che il folletto faceva a coloro che non si erano comportati bene, oppure dei benefici che questi aveva apportato presso le famiglie che lo avevano "ospitato".

La sua permanenza nelle case, coincideva, molte volte, con periodi di prosperità e fortuna. Si racconta anche che egli conoscesse il nascondiglio di antichi tesori e che elargisse preziosi doni a chi lo ospitava nella sua casa, purché la sua presenza rimanesse segreta. Infatti, rivelare la sua presenza in casa propria significava attirarsi la sua antipatia e l’accadimento di probabili sventure.

Sembra che un tempo, molte donne, prima di mettersi a tavola, portassero nel solaio il pranzo allo spiritello, proprio per accattivarsene la benevolenza. Abbandonando un attimo il significato popolare del nome: il "Mazzamauriello" è lo spirito che "ammazza i mori o morelli - matas moros -", cioè i nemici, e quindi è provvidenziale per la casa il cui entra


IL SERPE REGOLO

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Il regolo è un animale fantastico della tradizione Toscana, umbra, abruzzese e sabina. Si tratterebbe di un grosso serpente, dalla testa grande come quella di un bambino, che vive per le macchie, i campi e gli orridi dei monti. Molto vendicativo, perseguita tutti coloro che hanno la sfortuna di incontrarlo e ne pronunciano il nome.
Il serpente Regolo viene chiamato nella bassa Umbria e nella Sabina in dialetto, "lu regulu" o "u regulu", "lu regu" o "u regu". La sua storia ha ispirato la canzone "La tarantella del serpente" de I ratti della Sabina.

La tradizione del serpente regolo si riscontra anche in Toscana, dove la tradizione lo vuole come un grosso rettile con squame luminose come di metallo e con due piccole ali.In Umbria si suppone che il regolo sia un serpente a cui è stata mozzata la coda e si sviluppa in larghezza.
Ad Otricoli, nella bassa Umbria, si tramandano racconti su questo animale mitologico a partire dal dopoguerra. Esiste, addirittura, una grotta che si dice abitata dal rettile: la "grotta degli scudi", nella zona archeologica di Ocriculum (il vecchio abitato romano sulle rive del fiume Tevere), dove il serpente proteggerebbe un aureo tesoro. Si dice che il regolo, "u regulu" in dialetto locale, usi ipnotizzare (in dialetto viene utilizzata la parola "abbafare") i malcapitati visitatori della zona archeologica senza poi però torcerne nemmeno un capello




LO STREGO DELLA GARFAGNANA


Lo strego è un personaggio della tradizione popolare della Garfagnana. A differenza di streghe e stregoni classici, dediti a vari esercizi di stregoneria e volti esclusivamente a procurare il male alle persone, lo strego sembra avere un atteggiamento più ambiguo in quanto in molte occasioni si disinteressa degli altri esseri umani preferendo riunirsi in gruppi per svolgere cerimonie non bene identificate.
Nei racconti gli streghi si radunano spesso sui noci dove urlano e ballano, sono invisibili ma al tempo stesso individuabili per i lumini che portano, non danno fastidio alle persone se non per il chiasso che fanno.



I Benandanti Friulani
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Trattasi di un culto agrario che discende da tradizioni pagane diffuse nel centro nord.
Benandanti (alla lettera significante "buoni camminatori") erano legati ad un culto pagano contadino basato sulla fertilità della terra diffuso in Friuli intorno al XVI-XVII secolo.
Si trattava di piccole congreghe che si adoperavano per la protezione dei villaggi e del raccolto dei campi dall'intervento malefico delle streghe.
benandanti erano coloro che nascevano ancora avvolti nel sacco amniotico, quelli che vengono ancor'oggi definiti come i "nati con la camicia", i fortunati, i privilegiati.
La levatrice o la stessa madre dopo il parto, s'incaricavano di conservare una piccola parte della placenta, che nei mesi successivi veniva bendetta, posta in un sacchettino da appendere al collo del neonato come un amuleto benefico e protettore.Un altro dei poteri dei benandanti era quello di vedere i morti in processione e ascoltare i loro messaggi.



LA CACCIA SELVAGGIA.

In Italia, soprattutto nell'area alpina, la caccia selvaggia viene associata a lontane luci, scalpitio di zoccoli, abbaiare di cani, urla demoniache, e un forte sibilare del vento. Il protagonista della caccia in questa zona si chiama Beatrik, e viene associato alla figura di Teodorico il Grande. La leggenda col tempo è stata inquadrata in una cornice cristiana che ne ha modificato i suoi connotati soprattutto nell'esito finale, utilizzandola a fini di ammonimento; in questa variante, l'intervento di un religioso riesce ad allontanare il corteo infernale.Nella cultura popolare si racconta della Caccia Selvatica soprattutto nelle zone montane: lungo tutto l'arco alpino e in certi casi anche lungo la catena appenninica, con varianti. La diffusione prevalentemente settentrionale della leggenda però suggerisce il sostrato eminentemente celtico del mito, cui probabilmente si rifà la stessa tradizione nordica.


L'UOMO SELVATICO
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L'Uomo selvatico è un essere umano leggendario presente in molte tradizioni popolari italiane, soprattutto alpine e appenniniche, dove assume nomi diversi a seconda della lingua locale:
Homo salvadego in valtellinese Om salvàrech in bellunese, Omo salvatico in lucchese, Om pelos in trentino, Ommo sarvadzo in valdostano.Le storie che riguardano questo essere, comunemente descritto come irsuto e con capelli e barba lunghi, si tramandano da tempo immemore nella tradizione orale. È sostanzialmente un comune mortale che vive al di fuori del consesso umano preferendo i luoghi isolati, la montagna, il bosco. A contatto con la natura ha esaltato al massimo le sue caratteristiche fisiche che gli assicurano la vita: forza, robustezza, fiuto eccezionale per inseguire la preda. È timido, rifugge dal prossimo isolandosi al punto tale da attenuare le sue capacità psichiche fino alla stupidità. Non si lava né si pulisce. Non si rade né si taglia i capelli cosicché questi si fondono raggiungendo le ginocchia. Per questo diventa una figura terrificante esaltata dalla pelle di caprone con cui si ammanta. Un atto gentile lo intenerisce. A volte sente il bisogno di fraternizzare con gli uomini. Allora si ferma insegnando loro i mestieri della malgazione, della lavorazione dei latticini di cui è maestro.



IL FOGLIONCO

Il Foglionco è una creatura immaginaria del folklore di alcune zone dell'Italia centrale, in particolare della Garfagnana e della provincia di Lucca. È una creatura ematofaga, talvolta descritta come capace di volare.
Il Foglionco viene descritto come un predatore che attacca soprattutto i gallinacei dei pollai; ematofago, lascia le sue vittime completamente esangui ma altrimenti integre. In alcune versioni della tradizione, il Foglionco viene descritto come capace di volare o di compiere lunghi salti
.


IL BUFFARDELLO
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Il buffardello è un folletto presente nella tradizione popolare della provincia di Lucca e in particolar modo della Garfagnana ma anche della Lunigiana in provincia di Massa Carrara. Varianti del nome sono bufardello, buffardella, bufardella, baffardello, bafardello, baffardella, baffardelle. A Gorfigliano, frazione di Minucciano, viene chiamato pappardello, a Sillano piffardello.Per impedirgli di entrare in casa, al tramonto (o meglio a quella che in lucchese veniva chiamata ordinotte) si chiudono le finestre e si ritirano i panni stesi ad asciugare per evitare che li "streghi"; poi si appoggia alla parte interna della porta una scopa rovesciata in modo che il manico tocchi il pavimento, oppure ci si appende una stola da sacerdote. Sul lato esterno della porta invece si appende un ramo di ginepro, in modo che il buffardello quando arriva è costretto a mettersi a contare le bacche dimenticandosi della persona che vuole molestare e se ne va. Questo rimedio è usato anche per proteggere gli animali domestici, appendendo un ramo di ginepro nella stalla.

Se invece il buffardello è già in casa, ci sono diversi rimedi per farlo scappare: si spenge la luce oppure si tiene accanto a sé una candela fatta di tre qualità diverse di cera, oppure si mette un piatto contenente bacche di ginepro sulla scala che porta in camera da letto e quando il buffardello ci inciampa il padrone di casa gli ordina di raccoglierli tutti e lui scappa. Nei casi più disperati si ricorre a un mezzo estremo: si prende una fetta di pane e una di formaggio e si va a mangiarli al gabinetto facendo i propri bisogni corporali, pronunciando contestualmente la formula io mangio pane e cacio, e te buffardello, ti rincaco.

Se poi il buffardello è in casa ma si vuole solo che non salga sul letto, si può appoggiare sulla sponda una scopetta di saggina, oppure si mette un capo di vestiario da uomo (pantaloni o cappello) disteso in fondo al letto (ma esiste anche la versione "cristianizzata": una camicia da notte bianca con le maniche disposte in croce). Il capo di vestiario da uomo si fa indossare anche ai bambini come protezione dal buffardello quando sono fuori casa.




L'Orcolat Friulano

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L'Orcolat ("orcaccio", spregiativo del friulano orcul, "orco") è un mostruoso essere che la tradizione popolare indica come causa dei terremoti in Friuli. L'Orcolat è una figura ricorrente soprattutto nei racconti della tradizione popolare.Una volta raccontavano che dale otto di sera alle sei di mattina c’era uno che camminava mettendo un piede su una casa e uno su un’altra. Era grande grande e non lasciava passare nessuno. Quando sentivi tremare la casa.era lui che la faceva tremare.

LE ANGUANE
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La montagna di San Lorenzo, sopra Maniago, è la casa delle “anguane”. Lì ci sono tanti buchi e il più conosciuto è quello di Spiramont, denominato anche “bûs da li aganis”. Lì vivono donne che sembrano streghe vestite di bianco e che, se lo desiderano, possono trasformarsi in capre.
Queste creature che vivono vicino all’acqua si chiamano “Anguane”: Di solito escono di notte e si divertono a fare scherzi agli uomini. Si dice che le Anguane hanno seni così lunghi che devono buttarli dietro la schiena.




Tîr des cidulis
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Quella del Tîr des cidulis (anche cidulas, cidules, cidulos o pirulas, a seconda della parlata friulana locale) è un'antica tradizione della Carnia, probabilmente di derivazione celtica, che si tiene in molti paesi di questa regione alpina.

Da un modesto rilievo vicino al paese, i ragazzi del luogo (i cosiddetti cidulârs, che in alcuni luoghi, prima dell'abolizione del servizio di leva, erano i coscritti), dopo aver acceso un fuoco visibile dal paese, lanciano lis cidulis, ossia delle rotelle di legno (solitamente abete o faggio) alle quali viene dato fuoco. Secondo la tradizione, ad ogni lancio si accompagna una filastrocca (raganizza) benaugurante o umoristica nei riguardi di una coppia reale o inventata, o la rivelazione di un amore altrui tenuto fino a quel momento nascosto.Vi sono molte varianti a seconda della zona, in alcuni paesi della Val Degano, ad esempio, lis cidulis sono diventate un modo per augurare fortuna per l'anno successivo a tutte le coppie del paese, sposate o meno, e spesso il rito si accompagna ad un ballo organizzato dai cidulars a cui è invitata tutta la popolazione.

Il lancio avviene per la maggior parte dei casi nel periodo del solstizio d'inverno (ed è proprio questo fattore di somiglianza con altri riti del fuoco nell'arco alpino che fa pensare all'origine celtica e pagana del rito) ma spesso si sovrappone a tradizioni meno antiche quali il giorno del patrono del paese (laddove questa giornata si svolga d'inverno), i festeggiamenti di capodanno, l'Epifania o la Pasqua.

Soprattutto nell'ultima metà del secolo, il rito ha conosciuto notevoli evoluzioni metodologiche con l'utilizzo di razzi e fuochi d'artificio da accompagnare al lancio delle cidulis e l'utilizzo di megafoni o altoparlanti per far sentire meglio la raganizza (filastrocca) intervallata da musica.



Il ballo per evocare la pioggia(Schiraciule maraciule)
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Schiaraciule maraciule, scjarazzule marazzule o schiarazula marazula è un ballo tipico del Friuli e risale a prima del 1500, si pensa che sia di origine medievale. In una lettera di denuncia all'inquisizione del 1624 si segnalano donne e uomini del paese friulano di Palazzolo che eseguissero questa danza cantando in due cori per evocare la pioggia


"Uocchi, contruocchi schiatam 'a mira e crepame l'uocchi"
malocchio, è un maleficio che può essere gettato per invidia da chiunque su qualcun altro e che procura a chi lo riceve dolorosi e ricorrenti mal di testa, oppure effetti ancora più gravi se l’autrice del malocchio è stata una “janara”.

Il malocchio può essere scacciato con un rito - un misto di paganesimo e religione - eseguito da qualche donna che sa toglierlo. Infatti, solo le donne possono eseguire questo rito che viene tramandato di generazione in generazione la notte della vigilia di Natale. In questa occasione, in genere la nonna, in una riunione segreta in cui sono ammesse solo le donne, spiega alle nipoti il rito e tramanda le formule da recitare per scacciare il malocchio.

Il rito consiste nel riempire un piatto d'acqua che viene ripetutamente passato sul capo della persona afflitta da mal di testa mentre si recita un susseguirsi di preghiere e formule incomprensibili o comunque recitate a mezza voce, anzi, appena sussurrate e, continui segni della croce descritti sul piatto e sul capo della persona oggetto del rito.

L'officiante, inoltre, intinge l'indice nell'olio d'oliva e ne fa cadere ogni tanto una goccia nel piatto colmo d'acqua. Le gocce spesso si allargano sino a sciogliersi, a volte assumono forme strane, altre restano intatte e ben definite. Secondo la tradizione, se le gocce d'olio si allargano o si sciolgono sino a scomparire significa che la persona cui si sta togliendo il malocchio ne è effettivamente affetto, se invece le gocce restano integre significa che il dolore accusato è dovuto ad altre cause. A volte, addirittura, dalla forma assunta dalle gocce d'olio che galleggiano sull'acqua, nel piatto, si può risalire all'autrice o all'autore del malocchio.


IL NIDO DI UCCELLI
Quando si scopriva un nido di uccelli non bisognava farne parola né accanto al fuoco, né in vicinanza dell’acqua, né in presenza del pane, perché si credeva che, nel primo caso nel nido andasse la serpe, nel secondo il rospo e nel terzo le formiche; con la conseguenza di distruggere il contenuto del nido con la conseguente morte degli uccellini.

Edited by Pulcinella291 - 23/6/2010, 08:01
 
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IL LAVORO CONTADINO E IL MALOCCHIO
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Al lavoro dei campi sono collegati i seguenti rimedi contro il malocchio:
1)appendere dei fiocchi rossi sulle corna dei buoi e delle mucche
2)un estraneo entrando nella stalla doveva pronunciare scongiuri tra il religioso e la superstizione di augurio verso gli animali presenti in essa.
In Basilicata se moriva il capofamiglia i garzoni ed i braccianti interrompevano il lavoro e si recavano nella stalla, tagliavano a forma di croce un po' di pelo sulla coscia destra dei bovini ed eliminavano i campanacci dai collari delle bestie.
La mattina presto del giorno dell’Ascensione si portavano gli animali a pascolare , si credeva che l'erba benedetta li avrebbe preservati dalle malattie tutto l’anno.Sempre il giorno dell’Ascensione era obbligatoria la totale astensione dal lavoro; toccare le piante o la terra quel giorno significava far riempire di pidocchi le prime e di serpenti la seconda.
il Maiale
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Nell’economia della famiglia contadina il maiale era molto importante; ad esso sono legate alcune credenze:
- si doveva riconsegnare non lavato il piatto del sangue del maiale altrimenti i prosciutti del maiale stesso non si sarebbero conservati;
- la lucciola era ritenuta responsabile di danneggiare i prosciutti durante la fase di stagionatura


Polli


- le uova da regalare dovevano essere sempre di numero dispari;

- per favorire la cova della chioccia si poneva nel cesto di cova un paio di pantaloni da uomo o anche un pezzo di ferro;

- prima di Natale si faceva il pane per tutte le feste; si credeva che se il pane fosse terminato prima dell’Epifania, sarebbero morti tutti i polli;

- era considerato rimedio efficace contro la grandine porre sull'uscio di casa delle uova di gallina raccolte il giorno dell'Ascensione;

- la puerpera doveva mangiare per nove giorni dopo il parto un uovo ogni mattina e brodo di gallina .

Altre credenze contadine
per superare l’ubriachezza persistente si faceva bere di nascosto all’interessato per quattro giorni sangue di anguilla;

- si doveva riconsegnare non lavato il piatto della ricotta altrimenti le pecore non avrebbero più dato latte;

- il bambino imparava a camminare presto da solo se si poneva una zampa di lepre nel primo bagno;

- se si sentiva il canto del cuculo la mattina di Pasqua, i bambini venivano preservati dal mal di pancia per tutto l'anno;

La cipolla è legata a varie forme di superstizione :

- sognarla è annuncio di questioni piccanti;

- trovarne una composta da otto strati fa prevedere una brutta invernata;

- ad Urbania in particolare ed in genere nella parte delle Marche a nord della valle del Cesano nella notte tra il 24 e25 Gennaio ("notte di S. Paolo dei segni ") sopravvive l' usanza di tagliare una cipolla in dodici spicchi; su ognuno di essi, che simulano i dodici mesi dell’anno successivo si pone del sale e la mattina successiva si traggono auspici sulla situazione meteorologica dei vari mesi (sale non sciolto = mese secco; sale completamente sciolto = mese «bagnato» e così via tutte le situazioni intermedie).



La morte nel mondo contadino
Al mondo agreste sembrano legate le cosiddette lamentazioni . troviamo un lamento professionale , cioè fato da persone pagate per questo(zitelle scapigliate) o da persone che si uniscono al cordoglio delle famiglie .Tutto il rituale segue delle ben precise regole che fanno della tradizione una vera e propria “tecnica del pianto. La lamentazione si presenta con un testo di cui “si sa già cosa dire”, secondo modelli stereotipati. Normalmente non appaiono elementi cristiani, invocazioni a Gesù, alla Vergine, ai Santi, anzi…vi è quasi una forma di protesta nei loro confronti “oh che tradimento ci hai fatto Gesù”
La prima fase è quella del ricordo del defunto “o marito mio buono e bello, come ti penso” poi il suo lavoro la lamentatrice fa sempre riferimento al tema della fatica del morto.. Poi viene la descrizione della condizione in cui viene a trovarsi la famiglia, così per la neo sposa il lamento delle nozze non ancora consumate, per la vedova il duro lavoro che l’aspetterà, per i figli la mancanza del padreper poi avere quasi un piccolo rimprovero per la morte prematura “come mi lasci in mezzo alla via con tre figli” Particolare importanza acquista quella che potremmo definire la mimica del cordoglio, l’oscillazione corporea, perfettamente integrata al suono, come in moltissime tradizioni sciamaniche afro-amerinde, con una funzione quasi ipnogena molto simile anche a quella delle lamentatrici palestinesi o arabe. Interessante è la mimica del fazzoletto agitato sul corpo del defunto per poi essere portato al naso in una continua incessante ripetizione dell’elemento gestuale. Sembra degno di nota che tradizioni rituali di questo tipo sono presenti in varie parti d'Italia non solo nelle regioni meridionali , per esempio in Brianza l'uso della lamentazione funebre sè ancora ben presente in alcuni borghi.Tradizioni simili sono presenti anche in Valtellina .In Brianza, anche contro il volere del clero locale,fino al secolo scorso si celebrava il cosiddetto pasto dei morti, una riunione conviviale che radunava parenti e amici del morto. Anche il pane “pro anima” tipico dell’area campana avrebbe una funzione simile. L’alimento è offerto spesso durante la veglia notturna, all’ingresso del cimitero o della casa dei luttuati.In alcuni paesi dell'alto casertano attualmente non si offre piu' il pane ma una busta con un euro per comprare il pane .


Edited by Pulcinella291 - 28/6/2010, 11:33
 
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Le superstizioni e credenze dei marinai
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<b>La storia della marineria è intrisa di riti scaramantici ancora oggi diffusi. Gli uomini di mare sono stati sempre attenti a non sfidare le regole della fortuna poichè la paura dell’ignoto e dell’immensità degli oceani ha generato sin dagli albori della navigazione una fitta serie di credenze.Alle tempeste opera del diavolo venivano contrapposti ed invocati i santi (tutt’ora i marinai invocano per esempio Santa Barbara durante i forti temporali). Sempre durante il cristianesimo non si potevano mollare gli ormeggi il primo lunedì del mese di aprile perché coincideva con il giorno in cui Caino uccise Abele oppure il secondo lunedì di agosto era meglio restare in porto: in quel giorno Sodoma e Gomorra furono distrutte; partire poi il 31 dicembre era altrettanto di cattivo auspicio perché era il giorno in cui Giuda Iscariota si impiccò. Gli agenti atmosferici come i “fuochi di Sant’Elmo” o come il passaggio di una cometa erano presagi buoni o cattivi a seconda dell’interpretazione che se ne dava; mentre una tromba d’aria in avvicinamento all’orizzonte poteva essere “tagliata” con una spada e deviata recitando una preghiera o una formula magica; le onde si placavano mettendo in mostra i seni nudi di una polena, o facendo scoccare in acqua dal più giovane dei marinai una freccia magica

Gli animali per i marinai
Il gatto, malgrado ami poco il contatto dell’acqua, ha trovato un posto di tutto rispetto sui vascelli. La ragione della sua presenza a bordo si collega alla sua naturale propensione a scovare i roditori ed era anche ritenuto capace di prevedere eventi climatici: se soffiava significava che stava per piovere, se stava sdraiato sulla schiena c’era da aspettarsi una bonaccia, se era allegro e baldanzoso il vento stava per arrivare; se un gatto inoltre andava incontro un marinaio sul molo era segno di buona fortuna, se gli tagliava la strada il contrario.se si fermava a metà strada c’era da aspettarsi invece qualcosa di sgradevole. Si riteneva infine che i gatti potessero invocare una tempesta grazie al potere magico delle loro unghie. Per questa ragione a bordo si faceva sempre in modo che fossero ben nutriti e coccolati. Tra gli uccelli gabbiani e albatros erano l’incarnazione dei marinai morti in mare e portatori di tempeste. Peggio ancora se un cormorano si posava sul ponte di una nave e scuoteva le ali, guai a fargli del male si era posato per rubare l’anima di qualcuno e avrebbe significato naufragio sicuro. Così se tre uccelli si trovavano a volare sopra la nave in direzione della prua, l’equipaggio si disperava per l’imminente disgrazia da questi annunciata. Se uno squalo per esempio seguiva la scia di una nave era di cattivo auspicio perché si credeva fosse in grado di fiutare l’odore della morte.I delfini e le rondini erano di buon augurio.
la donna per i marinai
avere in barca portava male (ora non si dice più, forse per la parità dei sessi). Secondo alcune tradizioni però una donna nuda, o incinta poteva placare anche la più terribile delle tempeste.

altre usanze dei marinai
I marinai cercano assolutamente di evitare a bordo: indossare abiti di un altro marinaio, soprattutto se morto nel corso dello stesso viaggio; evitare di fare cadere fuori bordo un bugliolo o una scopa; imbarcare un ombrello, bagagli di colore nero, fiori e guardare alle proprie spalle quando si salpa); salire a bordo della nave con il piede sinistro; poggiare una bandiera sui pioli di una scala o ricucirla sul cassero di poppa (attualmente i marinai italiani nel ripiegare la bandiera lasciano il colore verde fuori in segno di speranza); lasciare le scarpe con la suola verso l’alto (presagio di nave capovolta); accendere una sigaretta da una candela (significava condannare un marinaio a morte); evitare il suono prodotto dallo sfregamento del bordo di un bicchiere o di una tazza; il rintocco della campana di bordo se non mossa dal rollio; pronunciare le parole: verde, maiale, uovo, tredici, coniglio; parlare di una nave affondata o di qualcuno morto annegato; indossare le magliette fornite dall’organizzazione di una regata; capi di abbigliamento nuovi; cambiare nome a una barca o battezzarla con un nome che finisce con la lettera “a”(in passato è stata sempre una eresia, soprattutto in Italia è ancora fonte di numerosi scrupoli. I francesi hanno risolto il problema cambiando il nome a ferragosto e mettendo in atto questo rituale: procedendo di bolina la barca deve compiere sei brevi virate e poi scendere in poppa piena tagliando in questo modo la sua stessa scia. In questo modo, secondo alcuni, si disegnerebbe un serpente che si morde la coda scongiurando la iella. Solo a questo punto la barca sarà pronta a un nuovo nome ) e tantissime altre superstizioni. E’ invece di buon augurio per un marinaio avere un tatuaggio; lanciare un paio di scarpe fuori bordo immediatamente dopo il varo di una nave,indossare un orecchino d’oro (usanza antica che serviva a coprire le spese di sepoltura qualora il marinaio fosse deceduto); toccare il solino o la schiena di un marinaio; dipingere occhi sul moscone delle barche; Oggi quando si vara una nave ci si limita a versare dello champagne sul ponte. Più raramente si lancia contro lo scafo l’intera bottiglia del prezioso vino: se questa si rompe è di buona sorte, altrimenti sono dolori. Il pallino della superstizione di chi va per mare non accenna a svanire neppure oggi e, se non è superstizione, è certamente scaramanzia. E’ bene ricordare a tutti che qualunque marinaio prima di salpare, come nella vita di tutti i giorni, non accetta di buon grado gli “auguri” o i “buona fortuna”. Meglio porgergli in “bocca al lupo” o “in culo alla balena”.
 
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LE CREDENZE SUL COLORE VIOLA
Il viola è il colore dei paramenti liturgici usati nei periodi di purificazione penitenziale (Avvento e Quaresima). Durante i 40 giorni quaresimali, nel Medioevo venivano vietati tutti i tipi di rappresentazioni teatrali e di spettacoli pubblici che si tenevano per le vie o le piazze delle città. Questo comportava per gli attori e per tutti coloro che vivevano di solo teatro notevoli disagi economici. Non potendo lavorare, infatti, le compagnie teatrali non avevano guadagni e di conseguenza anche procurarsi il pane quotidiano era ardua impresa: per questo motivo in teatro e in televisione abiti e oggetti di colore viola sono tuttora considerati malauguranti e, nei limiti del possibile, evitati. In epoca preromana nei popoli centro-italici il colore viola era legato alle carestie e quindi precedeva l'attuazione del ver sacrum, da qui l'utilizzo del colore viola da parte dei romano-cristiani nei periodi precedenti un cambiamento o un rinnovo.

LE CREDENZE SUL COLORE NERO
Il nero nella nostra tradizione è direttamente associato alla paura, alla morte, all’inquietudine, ma anche alla sofferenza e al buio più totale che spesso ci spaventa proprio per l’assenza di luce.Nonostante tutti gli accenni alla morte e alla sfortuna a cui esso si ricollega, il nero, a differenza di quanto ci si può aspettare, racchiude in sé una pluralità di significati diversi che variano in base alla cultura, ai luoghi e alla storia che caratterizzano i vari popoli. Non in tutti i Paesi, infatti, il nero è presagio di sventura.Nella stessa Inghilterra un proverbio popolare afferma che “nella casa dove vive un gatto nero non mancherà amore”, opponendosi del tutto alle credenze popolari mediterranee.
A suo favore va inoltre ricordato che per gli antichi Egizi, ad esempio, il nero era simbolo di vita, crescita e benessere perché ricordava il colore della terra fertile del delta del Nilo.
Significato simile assume ancora oggi per le tribù Masai del Kenya le quali appunto associano il nero alle nuvole che portano pioggia, diventando simbolo di vita e prosperità. Tutt’altro significato assume nell’antica Cina, il nero, simbolo del Nord e dell’Acqua, era uno dei cinque colori principali e ad esso non era attribuito alcun significato negativo o positivo.


CREDENZE SUL CORPO UMANO

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Un settore privilegiato del simbolismo sembra essere anche il corpo umano. Nei testi tradizionali infatti, varie parti del corpo vengono usate come simboli, possiamo citare a riguardo due esempi che risultano abbastanza esplicativi:
- la zona dei reni, o dei lombi, corrisponde alla “porta degli uomini” cioè al passaggio dallo stato infantile all’età adulta. Se detto passaggio avviene in modo errato si potranno manifestare lombalgie più o meno tenaci;
- i calcagni sono, in alcune tradizioni, il punto di partenza della creazione dell’uomo. Esiste una malattia di decalcificazione del calcanèum che non si produce se non durante l’adolescenza, cioè nel momento in cui le forze impiegate per la creazione dell’individuo devono mutare direzione
.

CREDENZE PER CURARE LE MALATTIE

MAL DI STOMACO
Vicino a Roma si usava per i dolori acuti allo stomaco un decotto di foglie di ortica, poiché la peluria delle foglie stesse “grattava” via l’ulcera e lo stomaco guariva.
MAL DI GOLA
Nei pressi di Pordenone, poiché si credeva che il mal di gola fosse legato al fatto di aver mangiato troppo, si somministrava una cura con olio di ricino, che notoriamente è un lassativo.
IMPOTENZA
Per l’impotenza in Ciociaria si usava frizionare i genitali con l’olio di sambuco ed un impiastro di “formiche volanti”.
ITTERIZIA
Nel Veneto, contro l’itterizia i contadini usavano bere un decotto di zafferano. Qui ritroviamo il concetto di “DOTTRINA DELLA SIGNATURA” (vedi Altrove n. 9, “Herbaria e le piante per volare”). In Abruzzo, invece, per curare questo male usavano pestare in un mortaio delle foglie di matricaria, a cui aggiungevano dell’aceto e quando il paziente la sera andava a letto iniziavano la cura: spalmavano per una settimana sulle palme delle mani, sul petto e sulle tempie il miscuglio. Dopo il settimo giorno il malato perdeva il colore giallo e tornava normale.
ERNIA
Interessante anche il culto arboreo per la cura dell’ernia. Si creava un arco arboreo sezionando un ramo o un tronco di quercia nel senso della lunghezza e tra questo si faceva passare l’ernioso, mentre due compari tenevano l’estremità dell’albero e recitavano un rosario. Successivamente il tronco veniva chiuso e la sorte di colui che era stato sottoposto al rito risultava legata a quella del vegetale. Per cui se l’albero o il ramo cicatrizzava, rigermogliava, la guarigione dell’ernia era assicurata. Le ragioni di questo culto di guarigione erano diverse. Si pensava che essendo l’ernia una rottura, bisognasse passare attraverso un’altra rottura per risanarla. Comunque ricordiamo che presso i Romani l’ernia era considerata una “ramificazione” dell’intestino.
FORUNCOLOSI
Le persone affette da foruncolosi dovevano tenere una manciata di verbena, avvolta in un panno, in una mano e, avvistando una stella cadente dovevano fregare il panno sui foruncoli. Con questo procedimento si sperava che le imperfezioni sparissero.
AFFEZIONI RESPIRATORIE
L’uso dell’angelica per le vie respiratorie è legata al concetto della segnatura, per cui avendo questa pianta il gambo cavo, vi potevano passare aria ed acqua come per le vie respiratorie, e per questo era ritenuta efficace per i mali del sistema respiratorio.
FEBBRE
Contro le febbri causate da spavento o da stress, si adoperava un bicchiere unto con dell’aglio fresco, posto sopra l’ombelico per circa mezz’ora tre o quattro volte al dì.
Tanti sono gli esempi che si potrebbero citare per quanto riguarda la medicina tradizionale, ma per chiudere il cerchio terminando il discorso, riporto di nuovo la citazione di Virgilio, per cui: “Poiché si può fare senza medico, non già del medicamento. Il quale intendiamoci, non è la cosa che guarisce, è quella che – fatta ragione dei tempi e della moda – viene per il momento ritenuta atta a guarire”. Partendo da questa considerazione, per altro non conclusiva, risulta ovvio che la mia presa di posizione è relativa ad un concetto di medicina e di cura molto ampio. Qualcosa che oscilla tra la memoria ed il vissuto di un popolo e che sempre meno trova spazio in una cultura cosiddetta “occidentale”. Mi chiedo dove sia possibile collocare la guarigione con le piante, la ritualità, il mito ed i simbolismi, che comunque fanno parte di un retaggio ancora presente, se pur limitato ad alcuni contesti e figure particolari. Guaritori di campagna, conciaossa, fattucchiere ed erboristi “tradizionali” costituiscono l’ultimo baluardo di una conoscenza che si va purtroppo perdendo nel tempo.


CREDENZE SUI CAPELLI

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Sui capelli si sono spese parole e parole, talvolta romanzi. Con il famoso "Rosso Malpelo", Giovanni Verga descrive il suo protagonista come malizioso, cattivo e birbone. Questo perché aveva i capelli fulvi, secondo i dettami delle credenze popolari. Il punto di vista, stavolta, è quello del pregiudizio e della superstizione: capelli rossi portano guai. Le persone con i capelli rossi sono state considerate artefici di stregoneria ed emarginate poichè credenze popolari hanno attribuito a queste il titolo di "porta-sfiga" . Nella mitologia e nell' immaginario di artisti e poeti i capelli rossi vengono ammirati e nel contempo temuti, ad esempio la celebre Boudicca, regina degli Iceni, viene descritta come una creatura dall' aspetto spaventoso : alta e con folti capelli rossi che le ricadevano sui fianchi. Caino e Giuda sono immaginati con i capelli rossi e forse questo ha alimentato il pregiudizio che vede le persone rosse non degne di fiduciaOltre alla letteratura, è nell'usanza e nelle tradizioni che possiamo trovare tante testimonianze del genere legate ai capelli. Ad esempio, in alcuni paesi di mare, le donne per scaramanzia non si tagliano i capelli fino al ritorno dei loro uomini: se lo fanno sono guai e disgrazie. Non è un caso, forse, che il taglio dei capelli esprime anche una condizione di lutto.

Edited by Pulcinella291 - 29/6/2010, 03:44
 
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SUPERSTIZIONI IN EMILIA E ROMAGNA
Capodanno
In Romagna è d'uso che le donne non facciano visita in altre case il giorno di capodanno e che stiano possibilmente in casa .

Capelli
CAPELLI
- Se volete evitare la calvizie tagliate i capelli durante la luna nuova.
- Un capello sulla spalla preannuncia l'arrivo di una lettera.

Gli alberi
miti romagnoli vogliono gli alberi abitati da divinità o dalle anime dei defunti trovano riscontro nel fatto che l'abbattimento di un grande albero era vissuto dalla popolazione, nei tempi più remoti, con autentica angoscia; in molte zone della pianura emiliano-romagnola non si avevano dubbi sulla sensibilità al dolore degli appartenenti al mondo vegetale, e si diceva che alcuni grandi pioppi emettevano sospiri se accanto a loro si abbattevano altri alberi o se essi stessi erano percossi dal vento e dalla tempesta.
Il melo selvatico, ad esempio, era una delle piante che le donne, il giorno del fidanzamento o del matrimonio, piantavano nell'orto di casa per trarre gli auspici sul futuro della loro nuova condizione; se la pianta fosse cresciuta rigogliosa, tutto sarebbe andato per il meglio, se invece la pianta fosse cresciuta stentata o addirittura fosse morta, sia il fidanzamento che il matrimonio sarebbero stati disastrosi. Nel Ferrarese le ragazze usavano coricarsi tenendo sotto il cuscino due ghiande appaiate sullo stesso gambo per conoscere le sembianze del marito: l'uomo che avrebbero sognato durante la notte sarebbe stato colui che le avrebbe condotte all'altare.
Nel Modenese la pianta vetusta del rosmarino era considerata incarnazione del capo famiglia, il quale non sarebbe sopravvissuto alla morte della pianta medesima.
In Romagna, invece, si credeva che se una pianticella di rosmarino affidata al terreno avesse attecchito sarebbe morta la persona che l'aveva piantata: tuttavia l'interessato poteva sfuggire al funesto evento orinando sopra la pianta per tre mattine consecutive all'alba. D'altro canto una gentile leggenda del Bolognese prevedeva che i fiori del rosmarino fossero conservati sul cuore per essere amati
Sempre in Romagna, era ritenuto nefasto il legaccio di vincastro delle fascine perché, dicevano gli anziani, esso fu maledetto per avere fatto quasi cadere l'asina che portò Maria e Gesù Bambino durante la fuga in Egitto.
Alberi maledetti vengono considerati ancora oggi i Emilia-Romagna l'albero di Giuda e il viburno; il primo perché la tradizione lo indica come l'albero al quale s'impiccò Giuda, il secondo perché si crede che i suoi rami servissero per legare Gesù alla croce. Per i bolognesi, comunque, l'albero di Giuda fu quello che fornì i legno per costruire la croce sulla quale morì il Redentore, anche se un'altra più diffusa tradizione attribuisce questo "onore" al pioppo tremulo, considerato perciò non maledetto ma portafortuna per eccellenza e "pianta sacra della cristianità"; i suoi ramoscelli venivano appesi accanto ad ogni porta per allontanare i pericoli di gravi malattie o di morte improvvisa, le sue foglie essicate e racchiuse in sacchetti servivano in tutta l'area emiliana come amuleti.

Fra le tante altre superstizioni, una vecchia e oramai scomparsa credenza modenese legata al nome dialettale del gelso: mòr, significa "moro", ma anche "muoio" o "muori"; perciò i contadini delle campagne modenesi (e reggiane) non volevano piantare gelsi vicino alle case perché temevano la loro funesta influenza su uomini e animali.
Le tradizioni etnobotaniche1 in Toscana sono assai ricche ed annoverano numerose piante utilizzate principalmente a scopo medicinale e alimentare, nonché in pratiche minori come le attività domestiche, artigianali, tintorie, liquoristiche, cosmetiche, nei riti religiosi e addirittura nella magia e nella superstizione.
Nella cura e prevenzione di certe patologie, spesso, si associa l'uso delle piante a pratiche magiche: in alcuni casi, le specie vegetali sono già di per se medicinali ed il supporto “stregonesco” serve a potenziarne l’efficacia terapeutica, mentre in altri, il ruolo delle piante è marginale, di mero significato simbolico. Nel primo caso un esempio emblematico è stato
rinvenuto nel Livornese: il decotto ottenuto dalle foglie e radici di tarassaco (Taraxacum officinale Weber) - pianta dalle note virtù terapeutiche - secondo la popolazione locale deve riposare un'intera notte sotto gli influssi benefici della luna piena, prima di essere somministrato oralmente come depurativo3; mentre nel secondo caso ricordiamo che, nel Casentino (AR), per guarire dai dolori reumatici o dal cosiddetto “colpo della strega” si utilizza una corda di canapa (Cannabis sativa L.) opportunamente annodata, appoggiata sulla schiena del paziente, e adoperata a mó di rosario recitando una giaculatoria che invoca l'aiuto dei santi.

LA SEGNATURA IN TOSCANA
Tra le usanze magiche più interessanti troviamo il rituale della “segnatura” usato per vari fini: eradicare porri e/o verruche con l'ausilio di mele (Malus domestica Borkh.)5, di fagioli(Phaseolus vulgaris L.)6, di fave (Vicia faba L.)7, cauli di giunco (Juncus sp. pl.)8 o di ginestra
(Spartium junceum L.)9, foglie di mirto (Myrtus communis L.) 10, di salice (Salix sp.pl.)11 o di tiglio(Tilia sp.pl.)12; curare l’orzaiolo con le cariossidi del riso (Oryza sativa L.)13, del grano (Triticumaestivum L.)14 o dell'orzo (Hordeum vulgare L.)15 ; scacciare “il fuoco di Sant'Antonio” con
rametti di rovo (Rubus sp.pl.)16 successivamente bruciati; trattare l'erisipela e altre affezioni cutanee con l'iperico (Hypericum perforatum L.)17, il sambuco (Sambucus nigra L.)18 o la salvia
(Salvia officinalis L.)19 . Per descrivere la pratica della “segnatura”, a titolo esemplificativo,
citiamo la metodica individuata nel Pistoiese per eliminare i porri20. In questo caso il“guaritore” taglia una mela in quattro spicchi e li usa singolarmente per eseguire, sulle escrescenze, il segno della croce; al termine dell’operazione la mela viene ricomposta, spesso
legandola con un filo rosso, e sepolta lontano dall’abitazione delle persona trattata. Quando il frutto marcirà il problema dermatologico sarà risolto; condicio sine qua non è il credere nel rito.
Sovente, durante queste pratiche magiche si recitano preghiere; nel Capannorese (LU) è stataregistrata la seguente: “porro vai via nel nome di Giuseppe e di Maria, salva l'anima mia.


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SE PERDIAMO QUALCOSA..........[>[/size][/color]
Non trovate più occhiali, chiavi o orecchini appena posati sul tavolo? Non preoccupatevi, non siete distratti o maldestri: è tutta colpa dei Folletti.
Ormai le nostre menti razionali li hanno dimenticati, eppure per secoli tutta Italia vi ha creduto e ciascuna regione ha il suo, dotato di particolari caratteristiche.
Ad esempio i Maget (Valtellina) provocano le valanghe; i Mamucca (Messina) e gli Augurielli (Puglia e meridione in genere) nascondono gli oggetti con particolare predilezione per quelli di metallo luccicante, prezioso o meno; i Mazzamorelli (Macerata) sono i responsabili degli inquietanti scricchiolii delle vecchie case mentre in Calabria i Fajetti, che vivono nei solai e nelle cantine, provocano rumori terribili obbligando gli umani a correre col cuore in gola sul posto – ogni volta inutilmente – per vedere che diavolo sia accaduto.
In Alto Adige i Morkies, gelosi dei loro sentieri di montagna pullulanti turisti, prendono la forma di strane radici e rami contorti fissando chi passa con occhi malefici; il tapino, sentendosi improvvisamente a disagio, si allontana rapidissimo togliendosi dai piedi.

Quasi simili sono i valtellinesi Palendrùns, responsabili di piccoli fastidi agli escursionisti: improvvisi crampi, pruriti, starnuti a raffica ecc.

Invece i Barbanèn (o Cardinalèn perché veston di rosso) della zona di Imola si divertono a creare per terra invisibili ostacoli per far inciampare la gente.

Sulle coste triestine il Foléto Marin straccia le vele delle barche; il veneto Gamberetòl anfratta gli attrezzi da lavoro di contadini e giardinieri; il bergamasco Gambastorta sposta le tegole sui tetti mentre il cattivissimo ticinese Encof ostruisce di notte gli scarichi delle stufe per intossicare i dormienti.

In Puglia si crede nel GAGURO, un folletto dispettoso che, secondo la credenza popolare, durante la notte si siede sul petto delle persone e non le fa respirare. Chi riesce ad acchiapparlo e gli toglie il cappellino rosso diventa ricchissimo.

Nel foggiano viene chiamato Scazzamuredd’. Tradizione vuole che questo folletto sia l’anima di un bambino mai nato. In genere fa dispetti, ma se lo tratti bene e gli fai trovare sempre qualcosa da mangiare, lui ti regala fortuna e denaro. Ma attenta! Non dire mai a nessuno che hai lu scazzamuredd’ in casa, altrimenti la tua fortuna come è venuta svanirà


Edited by Pulcinella291 - 6/7/2010, 01:37
 
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COME SI CURAVANO ALCUNE PATOLOGIE
La medicina popolare presenta una estesissima serie di credenze, usanze e pratiche spesso strane o addirittura assurde, inoltre: gli avanzi dell'antica scienza medica ufficiale, ormai superata, e concetti e applicazioni collegati con la magìa e con la superstizione.
Prima della scoperta della penicillina, il popolo usava guarire le ferite con le muffe; e in Abruzzo, contro il mal d'occhi, si consigliava “sughe de melarance”, cioè quella vitamina che ora si somministra per iniezioni.In realtà, quasi mai si può fare una netta separazione nella medicina popolare tra il frutto di secolare esperienza e il risultato dell'applicazione dei principi della magìa o di credenze ricollegate con la superstizione e la religiosità popolare.
possiamo . dunque , affermare che l’uomo ha sempre cercato il modo per ovviare al dolore e ai danni derivanti dalle malattie e, dalla sua comparsa sulla terra, ha imparato a sfruttare le risorse che aveva a portata di mano, trovando i rimedi nella natura, fino a quando la medicina e la farmacologia non sono diventate vere scienze. In tutte le epoche ed ovunque, parallelamente all’opera di studiosi e ricercatori, esisteva una sorta di medicina popolare, alla portata di tutti,dettata da tradizioni, credenze ed esperienze, tramandate quasi sempre verbalmente e usata per alleviare piccoli malanni.
Per lavare e disinfettare ferite ed escoriazioni
far bollire dell’acqua con un po’ di sale, farla raffreddare e poi usarla.- Quando non si aveva a portata di mano nessun tipo di disinfettante usavano la propria urina.
Per fermare il sangue
in mancanza d’altro, specialmente se succedeva in campagna, spaccavano una canna e applicavano sul taglio o ferita uno o più dischetti di cellulosa che si trovano tra un nodo e l’altro (assomigliano a delle piccole ostie).

Perdita dei sensi
facevano annusare l’aceto

Per calmare la tosse
facevano bollire un litro circa di acqua con 3 o 4 fichi secchi,3 o 4 mandorle (compreso la buccia legnosa), qualche buccia di arancia o limone,2 foglie di nespolo,un pugnetto di orzo,qualche radice di malva e un po’di camomilla; facevano ridurre il liquido alla metà e ne bevevano una tazza bollente ogni tanto, non trascurando di stare al caldo.

Per il mal di stomaco-pesantezza di stomaco
facevano bollire 2 tazze di acqua con 3 o 4 foglie di alloro con la buccia di mezzo limone e un cucchiaio di zucchero; facevano ridurre il liquido alla metà e lo assumevano bollente

Per le slogature
bagnavano della canapa (usavano sfilacciare lo spago usato per legare i covoni di grano “a curdell”) nel bianco d’uovo montato a neve e con essa fasciavano l’arto slogato; la fasciatura asciugandosi diventava rigida; il giorno dopo la toglievano e a volte ripetevano l’operazione.

Per irritazione e arrossamenti della cute dei neonati
sbattevano con la forchetta o la frusta in parti uguali acqua e olio di oliva fino a che l’emulsione diventava come una crema e poi l’applicavano sulla cute arrossata.

Per il prurito o irritazione cutanea da contatto
(a volte succedeva che stando vicino a sacchi di leguminose o graminacee si veniva colti da prurito e sulla pelle si formavano delle bolle rosse “afarecc” ) passavano sulla parte irritata delle fette di zucchine.

Per bruciore/irritazione agli occhi
applicavano sugli occhi chiusi fettine sottilissime di patate che sostituivano quando si asciugavano e ripetevano l’operazione per una buona mezz’ora.

Per i geloni
sulla parte interessata strofinavano ripetutamente l’aglio

Per calli e verruche
vi applicavano più volte 1 o 2 gocce di latte di fico.

Per il giradito
Immergevano rapidamente il dito nell’acqua intanto che bolliva, ripetevano l’operazione dopo qualche ora.

Per la caduta di capelli o barba a chiazze
strofinavano sulla parte più volte al giorno la cipolla per 10/15 giorni.

Per i foruncoli
lessavano le foglie di malva, le applicavano strizzate sul foruncolo e fasciavano, dopo qualche ora sostituivano la malva, l’operazione veniva ripetuta fino a ottenimento risultato.

Per l’infiammazione alle gengive
facevano bollire la pianta della malva e usavano l’acqua della bollitura per sciacquare la bocca più volte al giorno.

Per il mal di denti
tenevano sul dente che faceva male un chiodo di garofano

Per le stomatiti
la sera prima di andare a letto mettevano in bocca un po’ di miele.

Per il raffreddore e mal di gola
facevano bollire con cannella, chiodi di garofano e un po’ di zucchero una tazza di buon vino, ne inalavano i fumi e dopo lo bevevano bollente prima di andare a letto.

Per il mal d’orecchio
andavano da una donna che allattava un bimbo (una bambina non andava bene) si facevano dare un paio di gocce di latte (lo mettevano in un ditale) e lo inserivano nell’orecchio che faceva male.

Per la puntura di ape o zanzara
facendo pressione con una lama metallica facevano un piccolo segno di croce sulla puntura d’insetto e poi ci strofinavano la cipolla.

Per l’acidità di stomaco
masticavano il gambo di una foglia di prezzemolo.

Per piccole scottature
ricoprivano la parte interessata con il sale fino.

Per le screpolature delle mani/dita
lavavano bene le mani con l’acqua calda, spalmavano la sugna (grasso di maiale), strofinavano bene le mani e poi con un panno toglievano l’eccedenza.

Per il vermifugo per bambini
mettevano nella culla vicino alla testa del bambino spicchi d’aglio e rametti di ruta.

Per la stitichezza dei bambini
davano da bere un decotto di foglie di ortica.

Per la stitichezza degli adulti
mangiavano una bella ciotola di siero e ricotta ancora calda.

Per bloccare la diarrea
usavano bere sciroppo di amarene che preparavano al momento opportuno con zucchero e amarene in rapporto 1:1 e conservavano in vasi di vetro al buio in cantina.

Per il mal di pancia
usavano bere la camomilla calda con zucchero e limone

Per il mal di testa
alcune donne, che sapevano farlo, con il pollice segnavano la fronte di chi aveva mal di testa con piccoli segni di croce e intanto recitavano una formula che serviva ad allontanare il malocchio. Chi voleva imparare la formula doveva farlo la notte di Natale.



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I BALLI NELLA TRADIZIONE POPOLARE

Dalle origini della civiltà umana, fino all'età moderna, la danza ricopre una funzione rituale importantissima, come se assumesse un carattere sacro.
Per l'antichità latina si ricorda il “carmen saliare”, che i sacerdoti Salii cantavano danzando in una processione propiziatoria.
Per il medioevo, oltre la “ruota” e le altre danze angeliche del Paradiso dantesco, ricordiamo che la tradizione di ballare in chiesa era comunissima anche nel Trecento.
Ormai, però, i residui di questa tradizione vanno rapidamente sparendo o attenuandosi : le danze, invece che dentro la chiesa, si fanno ora sul sagrato, all'aperto, oppure durante la processione.
Tra le forme caratteristiche più antiche, ancora oggi vive nella tradizione popolare italiana, indichiamo innanzitutto il “ballo-tondo” o danza in “cersa lo jus prima”.
Oltre alla bella mugnaia nel Carnevale d'Ivrea, ricordiamo la “locherà” di Rocca Grimalda (Alessandria) ispirata a questo motivo.
Ma senza dubbio, i balli popolari più noti sono le danze di corteggiamento, a cui partecipano varie coppie con una serie di figure che simboleggiano la vicenda amorosa dai primi approcci fino alle nozze: vi appartengono la “tarantella napoletana”, il “saltarello” diffuso dall'Italia centrale fino all'Emilia, il “trescone”, la “monferrina”, la “furlana”, la “pavana”, la “bergamasca”.
Tutti rivelano l'originaria funzione propiziatoria che s'incentra nell'unione dei due motivi: i salti e le nozze.
Si ricollegano a questo gruppo le “danze di gruppo”, che hanno il preciso scopo di far partecipare il maggior numero possibile dei presenti alla festa; ricordiamo alcune danze “discese” tra le classi popolari da ceti più alti, come la “quadriglia”.
Il “ballo della tarantola”è una danza a scopo terapeutico, che viene ballato specialmente in certi paesi della Puglia, in forma di eccitato isterismo da chi è o si crede morso dalla tarantola, ragno ritenuto velenoso


Edited by Pulcinella291 - 6/7/2010, 03:15
 
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LA VARA
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In Italia l'uso di macchine da festa è diffuso e di antica tradizione. Queste " invenzioni" ebbero "valore d'arte e di storia" e furono spesso oggetto di progettuali da parte di artisti famosi e oscuri in occasione di avvenimenti sacri e profani uno di queste e' la vara.
Vara è un termine utilizzato in Sicilia e in alcune regioni dell'Italia del sud per indicare il carro trionfale su cui vengono posti statue o dipinti di Santi per essere portati in processione.
Ve ne sono di diversi tipi: i carri diffusi in provincia di Palermo, come quello impiegato per la festa di Santa Rosalia a Palermo, sono grandi strutture in legno della forma di una nave, ricoperte da tessuti variopinti e sul cui ponte si trovano, generalmente, il coro o la banda musicale e i membri del clero.

Ad Altavilla Milicia sul carro viene montata, l'8 settembre in occasione della festa della Madonna, una colorata torre in legno e cartapesta, alta circa 20 m, che svetta sui tetti delle case con l'icona della Vergine Maria, quadro di scuola giottesca, in cima. Esso, come da tradizione, viene trainato dai buoi e dalle vacche per le vie del paese. I carri trionfali vengono seguiti da migliaia di fedeli in festa.

Nella Sicilia centrale, notevole, ad Enna è la Nave d'Oro, del 1590 rivestita in oro zecchino, su cui la statua della patrona, Maria SS. della Visitazione, viene trasportata dal Duomo alla Chiesa di Montesalvo a spalla da 124 confrati, in occasione della Festa della Madonna della Visitazione del 2 luglio.

La città di Messina vanta possedere uno dei più celebri e antichi carri devozionali esistenti in Europa, la Vara dell'Assunta, portata in processione ogni anno il 15 agosto. Si tratta di un imponente apparato che si sviluppa in altezza e che narra attraverso diversi personaggi la morte della Vergine e la sua assunzione in cielo. La sua costruzione rimonta al XVII secolo, ma è stata più volte rimaneggiata e restaurata, sostituendo i personaggi, anticamente rappresentati da bambini, con figure di cartapesta.

La Provincia di Catania possiede un vastissimo patrimonio di vare, da quelle classiche a sei o a quattro colonne, in legno o argento, a quelle più caratteristiche, come la Vara dell'Assunta di Randazzo, che si innalza per diversi metri di altezza.

Nel catanese sono dette varette (piccole vare) anche le caratteristiche candelore, dei grossi ceri votivi appartenenti a circoli o classi sociali trasportati per mezzo di artistiche costruzioni lignee dalle forme baroccheggianti.

In alcune località etnee della provincia di Catania la vara utilizzata il Venerdì Santo per portare in processione il Cristo Morto è chiamata cataletto.

I DOLCI DEI MORTI
In Sicilia ma anche nel napoletano vi era l'usanza per la commemorazione dei defunti di preparare dei dolci appositamente per la ricorrenza. Si vestivano le vetrine delle pasticcerie con dolci che i morti avrebbero portato ai bambini nella notte tra il 1 e il 2 novembre : il giorno dei defunti si trasformava così in un giorno di gioia , un modo come un altro per ricordare i cari scomparsi.La vigilia del giorno dei morti si andava a dormire verso le 19 e 30. La motivazione era la credenza che i cari defunti, se la trovavano svegli i bambini non avrebbero portato i regali. Solo i bambini buoni li ricevevano.
I regali erano: i torroncini ,arachidi, biscotti, cioccolato, nocciole e – per chi me aveva la possibilità – comprava qualche giocattolo.


LA SCARTOCCIATA DEL GRANTURCO
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E' lo scartocciamento delle foglie dal granturco . Nella Marsica che è una subregione dell'Abruzzo interno, comprendente trentasette comuni della provincia dell'Aquila ma anche in alcune aree delle Marche ,il giorno della "scartocciata" era giorno di festa.In quasi ogni angolo e piazzetta del paese, generalmente nel mese di settembre, avveniva l'operazione dello "scartocciarnento" delle " mazzocche". Queste venivano depositate negli appositi e già preparati per l'occasione, "paunoni" e, qui, in questi speciali contenitori venivano scaricate dai caratteristici "traini" ( carri lignei a 2 stanghe trainati da l cavallo o un asino o un mulo) o dai carri ( carri lignei a I stanca trainati da una coppia di buoi) tutte le pannocchie raccolte ancora avvolte dalle grandi foglie ( "Scartocc' ").Quando da lontano si sentiva l'assordante e caratteristico suono della sgranatrice di pannocchie gruppi di ragazzi festanti accorrevano a frotte, per la gioia dell 'agricoltore, per poter ognuno girare, quasi a gara, la manovella della ruota permettendo, così facendo, al contadino di finire in fretta, senza dispendio 'di energia o altro, il lavoro della sgranatura.
Del granturco, così come pure del maiale, non si buttava via nulla. I chicchi infatti venivano usati per fare la farina, i torsoli si usavano per fare i tappi per le bottiglie, specialmente per quelle che dovevano contenere la conserva di pomodoro, per il mangime per gli animali, per accendere il fuoco e per costruire un semplicissimo giocattolo formato dal "torsolo" e da un penna di gallina infissa nel retro della pannocchia ( questo speciale attrezzo ludico, lanciato con forza, in alto, dai ragazzi finita la spinta cadeva per terra, per forza di inerzia, roteando su se stesso) e le foglie, anche queste ben essiccate al sole venivano collocate dentro una speciale custodia di tela ( "Saccon" " ) ed il tutto veniva disposto sotto il materasso di lana del letto matrimoniale conferendo allo stesso maggior pompa ( non a caso era chiamato il letto grande) rendendo orgogliosa la padrona di casa.

 
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view post Posted on 8/7/2010, 10:21
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le superstizioni in teatro
Non si mette niente di viola su un palco.
Il viola è il colore dei paramenti liturgici usati in periodo quaresimale. In questo preciso periodo dell'anno (40 giorni prima di Pasqua), nel medioevo, venivano vietati tutti i tipi di rappresentazioni teatrali e di spettacoli pubblici che si tenevano per le vie o le piazze delle città. Questo comportava per gli attori e per tutti coloro che vivevano di solo teatro, notevoli disagi economici. Non potendo lavorare infatti, le compagnie teatrali non avevano guadagni e di conseguenza anche procurarsi il pane quotidiano era ardua impresa. Questo è il motivo per cui il colore viola è odiato da tutti gli artisti, in generale, ma è vietato soprattutto in teatro dove con il passare dei secoli è diventato vera e propria superstizione.

Il copione non deve toccare terra
Far cadere a terra il copione è indice di negatività, richiamando la caduta dell'intero spettacolo. Per cui, se accidentalmente il testo dovesse toccare terra... bisogna battercelo volutamente per tre volte
Tra attori, l'unico augurio accettato è "merda"
Prima di qualunque spettacolo, gli attori si riuniscono in circolo, si prendono per mano e intonano "merda, merda, merda!". Poi ci si continua ad augurare "Tanta merda", gironzolando per il palco e dandosi vicendevoli pacche sul culo.
Va detto che il termine, che di per se’ sembra per nulla lusinghiero, è, invece, l’augurio maggiormente ambito da quanti calcano un palcoscenico! Ma perché mai?
Anche qui bisogna andare indietro nel tempo; quando non esistevano le automobili, a Teatro ci si andava con carrozze trainate da cavalli. Se lo spettacolo era un successo, la gente accorreva numerosa e il via vai dei cocchi era notevole, come pure lo era, la quantità di escrementi che gli animali lasciavano sulla strada e che il pubblico…involontariamente, introduceva all’interno del locale! Più persone intervenivano alla rappresentazione, più escrementi c’erano, ovvero; “merda” = successo!
 
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view post Posted on 9/7/2010, 09:31
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LE RELIQUIE DEI SANTI
Le reliquie dei Santi (frammenti ossei , oggetti appertenuti ecc.)sono da secoli al centro di un'attenzione particolare, che si muove a metà strada tra la fede e la ragione, tra il culto autentico e l'idolatria.Il possesso di una reliquia, nel passato, significava potere, fama e successo per una comunità, una città o per i potenti delle diverse epoche storiche.Un tempo si credeva che il contatto con una reliquia, o anche la sola sua vista o presenza potesse liberare da malattie, nemici e influssi negativi

La superstizione nel mondo dello sport
Il mondo dello sport non si esime dalle scaramanzie e dalle spertizioni , si vede che gli sportivi temono i rovesci della sorte forse piu' di altri. Particolarmente superstizioso l’ambiente della Formula 1, dove il numero 13 non è mai assegnato a nessuna monoposto. Di recente, Sebastian Vettel, il pilota tedesco della Red Bull, ha svelato al mensile “Men’s Health” i suoi cerimoniali portafortuna: la moneta sempre nel taschino destro, entrare ed uscire dall’abitacolo del suo bolide esclusivamente dal lato sinistro e, infine, una medaglietta di San Cristoforo nella scarpa. Anche Niki Lauda aveva la sua inseparabile monetina scaccia jella, ma nei guanti. Pure nel motociclismo la scaramanzia corre a trecento all’ora. Un esempio per tutti: il campionissimo Valentino Rossi gareggia sempre e solo con il numero 46, che lo accompagna sin dalle prime gare. Anche il calcio è pieno di rituali scaramantici. Dal celebre Manoel Dos Santos, meglio conosciuto come Garrincha, leggendaria ala destra del Brasile di Pelè, che metteva feticci e amuleti dietro la porta avversaria per attirarvi la palla, a Bobby Moore, capitano dell’Inghilterra campione del mondo nel 1966, che indossava i pantaloncini solo quando tutti i compagni erano completamente vestiti. Fino al grande Bobby Charlton che entrava sul terreno di gioco rigorosamente per ultimo e arrivò a rifiutare la fascia di capitano perché il suo nuovo ruolo lo avrebbe costretto a precedere i compagni. Non meno celebri i casi di atleti e allenatori che in campo indossano sempre lo stesso indumento, d’estate e d’inverno. Come l’argentino Bruno Pesaola, allenatore del Napoli e della Fiorentina, con il suo immancabile cappotto di cammello. E i rituali non finiscono mai. Omar Sivori e Diego Armando Maradona prima della partita avevano l’abitudine di calciare la palla nella porta vuota. Zambrotta mette sempre rigorosamente per prima la scarpa sinistra. Senza dire dell’acqua benedetta che Trapattoni versa sul campo di gioco prima del match. Mentre Ancelotti durante la partita tiene sempre un rosario tra le mani.
Maradona nell'ultimo mondiale , dove ha partecipato nelle vesti di selezionatore della nazionale argentina , prima di ogni partita si è fatto 7 volte il segno della croce, e per tutte le gare ha tenuto un rosario sulla mano destra. Il buon Diego non è nuovo a simili scaramanzie.I tifosi del napoli ben ricorderanno, che ad ogni inizio di partita , il fuoriclasse argentino ,baciava la testa di Carmando il massaggiatore della squadra, per poi allacciarsi le scarpette.
In casa italiana, il mondiali del 1982 furono una vera e propria esibizione di riti: tutti ricordano i baffi che Gentile si era fatto crescere, con la promessa di tagliargli se la Nazionale fosse arrivata in semifinale, ma pochi sanno che Tardelli giocò la finale con una immagine sacra all'interno dei parastinchi.
Il record della superstizione spetta però al portiere scozzese Alan Rough, che prima di entrare in campo eseguiva nell'ordine questi riti:

non radersi prima della gara;
non dimenticare l'anello portachiavi a forma di cardo;
portare in campo una vecchia pallina da tennis;
mettersi in tasca una scarpetta da calcio in miniatura;
portare una piccola maglia a forma di stella;
usare sempre il gancio numero 13 negli spogliatoi;
indossare la maglia numero 11 sotto la numero 1;
far rimbalzare tre volte il pallone nel corridoio che porta al terreno di gioco; calciare il pallone nella rete vuota;
soffiarsi il naso più volte possibile durante la gara.
Lo stesso portiere ammise a fine carriera che viveva nel terrore di scordarsi una parte del proprio rito.
La scaramanzia è diffusa in tutti gli sport; il tennis è una vera miniera d'oro di riti curiosi, che diventano dei veri e propri tic: Rafael Nadal, l'attuale numero 1 del ranking mondiale, allinea le bottigliette dell'acqua ad ogni cambio di campo, in modo che le etichette siano sempre perfettamente allineate. John Mc Enroe scelse invece come oggetto per i suoi riti le stringhe delle scarpe, che allacciava di continuo; sempre meglio di Ivan Lendl, che si strappava le ciglia.
Il rischio è un altro fattore scatenante della superstizione e gli sport motoristici ne sono la dimostrazione: molti piloti salgono in auto o in moto eseguendo sempre gli stessi gesti, e soprattutto sempre dallo stesso lato. Tra questi va annoverato anche Valentino Rossi, che di suo aggiunge anche una attenzione particolare per il casco: non deve mai toccare il terreno, altrimenti potrebbe trascinare a terra anche la moto. Il più pittoresco era però il motociclista Marco Lucchinelli, che nel 1981 vinse il mondiale 500 indossando sotto la tuta camicia e cravatta

 
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view post Posted on 9/7/2010, 17:05
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LA BENEDIZIONE DOPO IL PARTO
Nell'astigiano dove nei tempi che furono c'erano riti legati alla fertilita' e da li' poi si è tramandata la benedizione dopo il parto. Questo rito segnava il ritorno della madre alle sue abitudinarie occupazioni ed alla vita sociale, ed era, nella credenza popolare, una delle cerimonie più legate all’aspetto magico-superstizioso della vita: prima di ricevere questa benedizione, la donna non poteva uscire dalle mura domestiche e neppure affacciarsi al balcone, in quanto rischiava di attirare su di se e sul proprio figlio i malefici della “masche”. Questa sorta di purificazione era allora l’unico mezzo per tutelare madre e figlio da tutti i rischi legati al parto ed allo stato neonatale. Oggi è cambiato il tipo di assistenza, sono migliorate le conoscenze mediche e si vive con più sicurezza questo importante evento.

LE SUPERSTIZIONI LEGATE ALLA LUNA

Alla luna sono legate numerose credenze popolari e superstizioni. Il nostro satellite è considerato la causa di molti mali e benefici .Paladina delle nascite, padrona dei raccolti e del vino buono. Ma anche pazza e capricciosa, capace di far riaffiorare i nostri istinti più bui.
Da sempre intorno alla Luna ruotano bizzarre superstizioni: c’è chi la ritiene responsabile di terremoti e crisi epilettiche, chi la controlla prima di fare sesso e chi la crede implicata in terribili fatti di cronaca.
Attenti al cane E gli studi sugli effetti inattesi del nostro satellite non si limitano all’uomo. Tra il 1997 e il 1999, alcuni medici di Bradford, in Inghilterra, analizzano oltre 1600 casi di morsicature d’animale. Concludendo che la probabilità di essere azzannati raddoppia, nei giorni vicini al plenilunio.
Nausea, cefalea, disturbi diffusi? Potreste risentire del cambio di marea. Qualcuno infatti è pronto a scommettere che la forza attrattiva del nostro satellite possa smuovere non solo l’acqua degli oceani, ma anche quella racchiusa nel corpo umano.

La luna e i capelli
la crescita dei capelli, è un’antica leggenda che affonda le radici in tradizioni popolari al limite della magia simpatica - un insieme di superstizioni basate sul principio di similitudine tra ciò che bisogna curare, e il mezzo utilizzato per farlo.
In altre parole se la Luna cresce, cresceranno anche unghie, peli e capelli. Ma come abbiamo già constatato, l’influsso lunare è troppo debole per far crescere le piante e fermentare il vino. Difficilmente quindi, potrà operare sui fenomeni biochimici che governano la crescita delle nostre chiome.
La luna e la fertilita' femminile
Su questo fatto sono state avanzate fin dall’antichità, le più eccentriche supposizioni. Già gli antichi Babilonesi credevano che la Luna potesse influire sulla fertilità femminile. E dopo più di duemila anni, c’è ancora chi la pensa così. Uno dei più convinti sostenitori di questa teoria è Eugen Jonas, uno psichiatra slovacco che studiando le fasi lunari, è arrivato persino a creare un metodo di controllo delle nascite.
Secondo Jonas, una posizione favorevole della Luna durante i rapporti, permetterebbe, per esempio, di rimanere incinte anche se sterili, ridurre il rischio di aborti e addirittura conoscere il sesso del bambino ancora prima di averlo concepito. E la stessa tecnica assicura, può essere usata anche "al contrario", per evitare gravidanze indesiderate senza l’utilizzo di contraccettivi.
 
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view post Posted on 10/7/2010, 09:08
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SCARAMANZIE NATALIZIE E DI FINE ANNO



- Se a Natale o a fine anno ti pagano, devi dare almeno una monetina di resto, altrimenti niente soldi nell’anno nuovo.

Osservando con attenzione il tempo dei primi dodici giorni di gennaio, avremo l'indicazione esatta delle condizioni meteorologiche dei dodici mesi dell'anno

Per l'anno nuovo: se la prima persona che si incontra è del sesso opposto, sarà un anno fortunato; viceversa, sarò funesto. Per avere un anno positivo, al primo risveglio bisogna specchiarsi

Il primo gennaio devi mangiare lenticchie, acini d'uva, melograno , tutto per propiziare soldi e indossare qualcosa di nuovo.
 
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Le scaramanzie dei VIP



Brad Pitt, ad esempio, affida le proprie speranze ad alcuni denti di squalo, come confidato recentemente a Californiapscychics.com. Non sappiamo in quale misura tale rarissimo oggetto lo protegga dai pericoli, ma a giudicare dal tenore di vita dell’attore, pare che il portafortuna funzioni a meraviglia, no?

Non un dente di squalo, ma un suo dente rotto è invece il talismano di
Heidi Klum, tanto che la supemodella lo porta sempre con sé, mostrandolo persino negli show televisivi.


Tiger Woods, nelle occasioni importanti, indossa sempre una maglia rossa, perchè è il suo colore portafortuna.

Adriano Galliani punta invece sul giallo: la sua cravatta è sempre di questa tonalità.

Carletto Ancelotti punta sulla religione, con il suo rosario sempre pronto in caso di necessità.

Serena Williams, invece, fa sempre rimbalzare cinque volte la pallina prima di servire.

Nadal invece è fissato con i calzini: devono essere alti 15 centimetri e lo sponsor deve essere parallelo al pavimento.
 
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view post Posted on 9/8/2010, 11:33
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I fischi alle orecchie - credenze popolari



Per chi non ne avesse mai sentito parlare, si dice che quando fischiano le orecchie qualcuno stia pensando a noi; se fischia l’orecchio destro qualcuno sta dicendo qualcosa di poco carino nei nostri confronti, se fischia quello sinistro invece qualcuno sta parlando bene di noi. Proprio a proposito di questa tradizione, si dice che se si indovina il nome della persona che sta parlando di noi o ci ha nominati e lo si pronuncia ad alta voice, il fischio dovrebbe finire immediatamente.In caso contrario, molte nonne pronunciano un Ave Maria od un Padre Nostro. Se si pronuncia un Ave Maria e il fischio od il mal di testa terminano, si dice che a star parlando di noi sia una donna, se è un uomo, svanirebbe con un Padre Nostro.
In verità, molte volte il fischio delle orecchie è dovuto ad un semplice calo di pressione, ma alcuni preferiscono non rischiare!

A volte, tuttavia il malocchio può avere degli effetti davvero gravi. Persone facilmente suggestionabili arrivano a somatizzare a tal punto da ammalarsi realmente.

 
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view post Posted on 17/8/2010, 09:21
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superstizioni, le scaramanzie, i tabù e le credenze popolari connesse con il cibo

Forse non tutti sanno che nei tempi che furono i nostri avi erano soliti rivolgersi al cibo per prevedere il futuro.

Mi ama ,non mi ama.
La risposta a questa domanda era affidata alla crommiomanzia: si scriveva su una cipolla il nome della persona e la si interrava in terreno umido. Se la cipolla germogliava quella persona contraccambiava il sentimento ed in base alla velocità del processo si deduceva se il legame sarebbe durato tutta la vita o se era solo passeggero.

Che lavoro faro'
Lo si chiedeva all’ovomanzia: si disponeva fuori la finestra un recipiente pieno d’acqua con dentro l’albume dell’uovo, in base alla forma che assumeva l’albume si capiva il tipo di lavoro.

Il colore dei capelli del nascituro
attraverso il cibo desiderato durante le "voglie" delle donne in cinta si sarebbe capito in anticipo il colore dei capelli nel nascituro.
Mi sposerò?
Per saperlo le nostre ave digiunavano o cenavano solo con insalata non condita e la risposta arrivava durante la notte sognando o meno il futuro marito. Questo rito scaramantico poi si è trasformato in dieta. All’epoca le credenze destinavano il tipo di persona da sposare in base al nutrimento: una ragazza “a dieta” era destinata ad avere un marito malconcio, ad una ragazza ben nutrita invece la sorte destinava un marito sano.

Guarirà?
All’epoca lo sapeva l’alomanzia: si metteva un pizzico di sale sulla mano del malato ed in base alla disposizione dei granuli si stabiliva la sua salute futura


E’ lui il colpevole?Veniva chiesto all’acqua: il condannato veniva immerso nell’acqua ghiacciata o bollente, se sopravviveva era innocente.Se la voglia era di vino rosso, sarebbe stato moro, se era di vino bianco, sarebbe nato biondo.

Il corteggiamento
Si poteva mettere una mela nello scaldino (un contenitore con delle braci ardenti); se la mela scoppiava lui l'amava davvero, se la mela bruciava, no. Infine si poteva addirittura digiunare (o cenare solo con insalata scondita) per sognare il futuro marito. L'abitudine, poi divenuta dietetica, di mangiare cibo scondito, deriva dal fatto che la parola "condito" significa anche malconcio, e tale sarebbe stato il marito di ci si nutriva così. Anche i maschi avevano le loro pratiche scaramantiche: quando erano innamorati dovevano evitare di mangiano nelle pentole, altrimenti avrebbero sposato donne ammalate di pazzia. Molti dei riti del corteggiamento, non diversamente da oggi, erano connessi al cibo, anche allora il galateo prevedeva in pagare da bere alla ragazza, ma siccome questa non era ancora libera di uscire da sola, l'invito era esteso anche a tutta la sua famiglia, con un dispendio economico importante, che si protraeva praticamente fino alle nozze, visto che, pur in cambio della dote della fanciulla (e della sua mano...), il fidanzato doveva ottemperare ad una lunga e costosa sequenza di doni alimentari. Dal rito della Ligazza (con cui si ufficializzava il fidanzamento, passando dalla condizione di "filarino", cioè corteggiatore, a quella di "moroso"), fino alle nozze, il fidanzato doveva portare a casa di lei un numero sempre crescente di cesti di frutta fresca, frutta secca, caramelle, ciambelle, e durante la quaresima in particolare, le deve donare: 2 ciambelle la prima settimana, 4 la seconda, 6 la terza, 8 la quarta, 10 la quinta, 12 la sesta. In pratica una figlia che andava sposa era una bella notizia per tutta la famiglia. Anche il nuovo legame parentale tra le due famiglie era sancito da un pranzo, ma qui subentrava il vino, simbolo, fin dai tempi di Gesù, di un legame sacro: il rito del vino prevedeva che i genitori degli sposi bevessero dallo stesso bicchiere, per sancire la nuova parentela che andava formandosi.


LE NOZZE
NOZZE
L'arrivo delle nozze comportava una serie di pranzi ben più numerosi e ricchi di quelli odierni. La sequenza di pranzi nuziali (tutte a casa tranne una, all'osteria, con il fidanzato che invitava la fidanzata e le due rispettive madri), prevedeva infatti ben due diversi banchetti di nozze, il primo a casa della sposa (nel paese della sposa), e il secondo, la sera dello stesso giorno, a casa dello sposo. Il famoso riso che si lancia all'uscita dalla chiesa, ha ovviamente, anch'esso un signigicato e una storia precisa. Un tempo innanzitutto non si lanciavano chicci di riso (introdotti solo in tempi moderni), bensì nocciole, perchè la nocciola era il simbolo di fecondità per eccellenza, e venivano così regalati agli sposi; il fatto di lanciare il cibo (nocciole o riso che sia) offre un simbolo di riccheezza e di abbondanza (solo chi ha tanto cibo può permettersi di gettarlo via), ma ha anche un altro significato più importante, il lacio del seme (nocciola, riso) è il gesto che il contadino fa quando getta un seme nel suo campo, affinchè possa germogliare e riprodursi. Inizialmente il riso era il cibo utilizzato per il banchetto nuziale, nello specifico un risotto giallo, condito con le uova. Poi nel tempo, da cibo del banchetto, si è sostituito alle nocciole anche come cibo lanciato all'uscita della chiesa. Tutti sanno che non ci si sposa nè di martedì nè di venerdì. Ma perchè? Per quanto riguarda il martedì, perchè è il giorno dedicato a marte, dio della guerra e della discordia, che sarebbero seminate anche tra gli sposi. Mentre il venerdì perchè la tradizione vuole che fosse il giorno della passione di Gesù Crsito sulla croce. Al di là del riso, c'è da dire che i menù nuziali puntavano sulla quantità di cibo a discapito della qualità, per dare un'idea di opulenza beneaugurante, e i cibi immancabili erano, almeno nella tradizione emiliano-romagnola, i cappelletti, gli arrosti e tanti dolci. In altre zone geografiche ovviamente troviamo altri cibi, ma più o meno accomunati da significati simbolici simili. Prima del secondo banchetto, a casa dello sposo, il neo-suocero accoglieva la nuora fuori dalla casa, con un bicchiere di vino, simbolo della nuova parentela, mentre la madre dello sposo la accoglie sulle scale cedendole il mestolo da cucina, simbolo del cedere la funzione materna e di accudimento della casa e del figlio. Inoltre, durante questo secondo banchetto si versava per terra del vino, e come un oralcolo si riteneva che la direzione del rivolo di vino pronosticasse il sesso del figlio; se andava verso nord sarebbe nato maschio, al contrario se andava verso sud sarebbe stata una femmina. Un'altra superstizione vuole che la seggiola destinata alla sposa in questo secondo pranzo di nozze, dovesse essere in realtà un sacco di farina, per augurare fertilità ai campi da coltivare. Una nota di colore riporta che le posate, i piatti e le stoviglie, che sarebbero state troppo numerose per una sola famiglia, venissero prese a prestito per i banchetti di nozze, dai contadini vicini, e che poco dopo le nozze si realizzasse il rito del rivoltaglio, cioè un temporaneo ritorno della sposa alla casa d'origine, per far metabolizzare il "lutto" della sua assenza alla sua famiglia. Anche la collocazione dell'anello nuziale ha un significato specifico: il dito anulare sinistro infatti, ha una particolarità unica rispetto a tutte le altre dita: è l'unico dito che contiene una vena che, senza raccordi intermedi, origina direttamente dal cuore, una particolarità anatomica che lo ha reso il simbolo e dunque il destinatario dell'unione romantica.

RITI FUNEBRI
Il cibo più strettamente correlato alla morte è il pane, che, in quanto simbolo della vita, è sempre stato usato come amuleto contro la morte. Una antichissima superstizione imponeva che in casa non mancasse mai, anche di notte, per la sua funzione di talismano contro le forse maligne e la sfortuna, ma sopratutto per averlo a disposizione nel caso che qualcuno necessitasse improvvisamente di estrema unzione. L'usanza voleva altresì che la prima cosa che si faceva dopo la morte di qualcuno era di mettersi a fare il pane, sia come "dazio" per l'aldilà, che accompagni il defunto nel suo viaggi finale (già gli antichi egiziani ponevano nelle tombe, accanto alle mummie, del cibo), sia come rito di protezione per i parenti, però a prepararlo e a cuocerlo non dovevano essere i parenti del defunto, considerati impuri in quanto contaminati dalla morte che ha colpito la loro famiglia, ma altri vicini di casa o amici. Le cronache antiche riportano qualcosa che oggi ci è difficile immaginare, e cioè che durante la veglia funebre venivano organizzati giochi, banchetti con tantissimo cibo, balli rituali, a volte perfino riti sessuali orgiastici (di origine pagana), cioè tutta una serie di comportamenti allegri mirati ad esorcizzare la morte e riaffermare la continuità della vita. Il pranzo funebre, consumato in presenza del defunto, per il quale si apparecchiava anche un un posto a tavola e a cui si servivano le pietanze come se fosse vivo, era composto rigorosamente da maltagliati o manfregoli (a forma di semi, come simbolo di rinascita), e le fave (poi denominate "fave dei morti"), era un'occasione per festeggiare l'unione dei sopravvissuti alla morte. Alla fine del pasto il cibo destinato al defunto veniva donato al becchino o gettato dalla finestra insieme alle sue stoviglie. A proposito di fave, la loro storia di cibo di morti è molto antica: gli antichi egizi pensavano che contenessero le anime dei morti (forse perchè sono mature nel mese dei morti), e gli egizi non potevano nè guardale nè toccarle, proprio come forma di rispetto per le anime dei loro defunti.

Acqua
Nell'antichità era usata, gelata o bollente, nel rito della "ordalia", in cui un tribunale speciale emetteva un giudizio di innocenza o di colpevolezza basandosi sul fatto (assai poco giuridico), che il condannato sopravvivesse o meno ad un'immersione (prolungata) in una vasca d'acqua bollente oppure ghiacciata.


cipolla
1) Una famosissima superstizione vuole protegga dai demoni e che favorisca la guarigione dei malati, ma pochi sanno che affinchè questo possa avere effetto (almeno secondo le antich convizioni popolari), la cipolla deve essere posta fuori dalla finestra di casa, e tagliata in due parti uguali.
2) La crommiomanzia consiste in un oracolo d'amore ancora in uso in certe campagne del nord italia, secondo cui se una ragazza incide il nome dell'uomo amato su una cipolla, e se questa poi germoglia, significa che anche lui ricambia l'amore.
3) se si vuole conoscere in anticipo il clima dell'anno nuovo, il giorno del 24 gennaio bisogna mettere 12 spicchi di cipolla con sopra del sale fuori dalla finestra, uno di seguito all'altro. Ognuno rappresenta un mese dell'anno entrante, e dal loro aspetto e colore, da come assorbono il sale, ecc, si dice che si possa comprendere il meteo dei rispettivi mesi.

IL LATTE
1) Da sempre considerato un alimento benedetto e protettivo, nei testi biblici la terra promessa (ma anche il Paradiso) è presentato come fiume di latte, simbolo ovviamente di un ritrovato rapporto con la madre. Anche la via lattea degli astronomi, vuole un'antica leggenda greca, che debba derivare in realtà da uno spruzzo di latter della dea greca Giunione.
2) Siccome si crede che annulli ogni magia negativa, una superstizione vuole che si debba lasciare un bicchiere di latte in casa, anche di notte.

Pane
1) la superstizione che vuole che porti male buttare via il pane, trova origine nella preghiera del Padre Nostro, per cui sarebbe offensivo verso Dio gettare (e quindi rifiutare) il "pane quotidiano" che Lui ci dona.
2) la superstizione invece secondo cui il pane non deve mai essere rovesciato (messo a testa in giù) ha un'origine molto complessa: nel medioevo, la paura collettiva della morte aveva creato la proibizione assoluta di toccare qualsiasi cosa che avesse avuto a che fare con i cadaveri. Si trattava anche di una tutela igenico-sanitaria. Per questo motivo al mestiere del boia era una vita molto isolata dal resto della comunità, non potendo in pratica avere contatti con nessuno. E per lo stesso motivo gli oggetti e cibi destinati al boia non dovevano entrare in contatto con quelli altui. I loro abiti venivano lavati a parte ed anche i loro cibi venivano preparati a parte. In materia di pane, i fornai avevano inventato un sistema facile per rendere riconoscibile il pane destinato al boia, così che anche nel forno di cottura, non entrasse in contatto con quello altrui. Questo sistema consisteva nel girare il pane a testa in giù, rovesciandolo. Per questo veniva chiamato il "pane del boia", ed ancora oggi il pane rovesciato si porta dietro questo triste presagio di morte


Usi magici del corpo umano e delle sue parti
Sangue mestruale: spalmato per curare gotta, fuoco sacro, acne
Sangue dei gladiatori: bevuto contro l'epilessia
Mano di morto (ucciso): per contatto, contro orecchioni e gozzo
capelli di impiccato: contro il cancro
Saliva di donna digiuna: conto lacrimazione e occhi infiammati


LA MAGIA DELLE ERBE
Antiche tradizioni danno alle erbe un vero e proprio potere magico.Per potere praticare la vera magia delle erbe è necessario conoscere i differenti poteri occulti di ogni singola pianta.La Magia delle piante detta anche Magia Verde, raggiunge il suo massimo valore in un giorno ben preciso dell'anno.
E' la notte di S.Giovanni Battista, il 24 giugno, che si ricollega ai festeggiamenti del solstizio d'estate. Ogni anno in questo giorno il sole si trova nel punto più alto del cielo, entrando nella costellazione del cancro e le piante possiedono in quel giorno dei poteriparticolari che non avranno
più negli altri giorni dell'anno.
Tra le 23 e la mezzanotte della vigilia si raccolgono le piante che verranno poi utilizzate nei rituali magicinel corso dell'anno.
Spore di felci, verbena, iperico e altre...
Quella del solstizio d'estate è la notte più magica dell'anno e si svolgono moltissimi rituali.
L'utilizzo delle erbe magiche è vario. Se ne possono fare semplici decotti o infusi per la salute o per scopi magici. Si possono bruciare nei braceri, farne fumigazioni o bagni purificatori.
Si mescolano in sacchettini, se ne fanno lii; sono efficaci e si prestano a molteplici usi.
E' opportuno notare che in generale le loro virtù sono benefiche e diventano malefiche soltanto quando l'uomo le manipola ed interviene con precisi intenti nocivi.

 
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