Le stronzate di Pulcinella

NON E' VERO MA CI CREDO (Superstizioni e credenze popolari )

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view post Posted on 18/8/2010, 08:09
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Pulcinella291 Forum

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I riti della notte di San Silvestro

In Italia esistono miriadi di rituali propiziatori da svolgersi nella notte di San Silvestro.
Innanzitutto, raccomandano in Sicilia, la sera del 31 dicembre nessun lavoro manuale iniziato dovrebbe rimanere in sospeso perché si rischia di non terminarlo o di concluderlo malamente; se proprio dovesse accadere, durante i rintocchi della mezzanotte bisognerà declamare questo scongiuro: ‘U Patri, ‘u Figghiu, ‘u Spiritu Santi / eterna Trinitati di cumannu / chistu travagghiu l’hè stintatu tantu! /ora ‘na sula grazia v’addimannu / Vui lu tuccati e lu faciti santu!Sistemata così la coscienza lavorativa, è bene occuparsi dei riti scaramantici che garantiranno un anno perfetto; si sa che il fuoco è simbolo della luce del sole portatrice di energia e salute.Per questo nella notte di San Silvestros’accendono fuochi: in Friuli i ragazzi saltano sui falò, purificatorio rito pagano di origine celtica, propiziatore di virilità e fecondità.

A San Martino di Castrozza una lunga fiaccolata si snoda dal colle delle Strine sino ai prati di Tonadico, dove verrà bruciato un enorme fantoccio di legno e stracci e con lui, simbolicamente, verranno cancellati tutti i guai e le tristezze del vecchio anno.

Importante è anchequello che si mangia quella notte; innanzi tutto, mai come quest’anno occorrerà mangiare molte lenticchie perché portan soldi: persino il serissimo Emmanuel Kant la sera del 31 dicembre si cibava esclusivamente dei legumi tanto amati da Esaù.

InVal d’Aosta e nelle Marche mentre scocca la Mezzanotte è di buon augurio inghiottire (possibilmente masticandoli per non strozzarsi, ché non sarebbe il modo migliore per iniziare l’anno) 12 acini d’uva nera, mentre in Romagna va bene l’uva di qualunque colore (magnìla cla porta quatrèn!) o altra frutta che si sgrana, come il melograno. In Abruzzo a cena non debbono mancare 7 minestre di 7 legumi diversi, anche loro portatrici di ricchezza.
Altro elemento fondamentale del cenone dovrà essere la frutta secca, simbolo di prosperità: se in Francia la tradizione ne esige 13 tipi diversi, da noi ne bastano 7: noci, nocciole, arachidi, zibibbo, mandorle, fichi, datteri.

Indispensabile ovunque il cin cin con lo spumante o del vino frizzante che, stappato a mezzanotte esatta, facciail botto: questo rumore, come quello di petardi e similari (che io personalmente aborro), dicono che serva a scacciare il malocchio
Per saperecosa il nuovo anno porterà in famiglia, in alcune zone della Calabria v’era la bizzarra usanza di far cadere una grossa pietra sul pavimento della cucina: se non procurava alcun danno, era buon auspicio. Se scheggiava le mattonelle, prediceva accadimenti sfortunati (ad esempio il costo del muratore).

Usanza tipicamente laziale sino a qualche anno fa, era quella di lanciare fuori dalla finestra tre grossi vasi di coccio pieni dell’acqua che era servita in precedenza a lavare pavimenti, insieme a oggetti e panni sporchi e rotti di tutto l’alloggio: gettandola via si gettavano fuori casa tutte le magagne e le tristezze dell’anno passato.

Ma in tutto il centro sud italiano vigeva (vige ancora?) la pericolosa e stupidotta tradizione di disfarsi, defenestrandoli, degli oggetti vecchi e inutili: gesto simbolico che dovrebbe significare lo sbattere fuori tutti i brutti ricordi.
Per fare previsioni meteorologiche, i contadini dellaSardegna posavano 12 chicchi di grano uno per mese - su un mattone rovente: quelli che bruciavano segnavano bel tempo, quelli che saltavano via indicavano pioggia e vento.

E persino riguardol’amore si potevano, e possono, fare previsioni: nel Lazio le nubili infilavano in 3 aghi 3 fili diversi: bianco (amore felice), nero (amore infelice) rosso (zitellaggio) - poi ne sceglievano uno a occhi chiusi.
Codroipo lanciavano una pantofola verso la porta di casa: se cadeva con la punta rivolta all’esterno, nozze in vista.

In Puglia invece mettevano 2 chicchi di grano in un bicchier d’acqua: se restavano uniti, matrimonio entro l’anno, sennò ciccia.

Infine, far molta attenzione a cosa si farà il 1° gennaio.

Nel Bergamasco non si debbono prestare oggetti di nessun tipo, in Calabria non chiedere soldi in prestito, nelleMarche non acquistare né pagare niente, in Liguria non litigare, in Emilia-Romagna bisogna iniziare un lavoro proficuo, in Campania fare l’amore …Tutto questo perché, si sa, ciò che si fa il primo dell’anno si fa tutto l’anno

COME TROVARE MARITO SECONDO LE CREDENZE POPOLARI

Sino a una cinquantina d’anni fa, in Italia per una donna il rimaner zitella era considerata una vera jattura; per questo in ogni regione esistevano varie forme di “rituali” utili ad evitarla.

Ad esempio in Lombardia si credeva che la fanciulla dovesse contare 100 uomini con la barba incontrati per strada; la sera del centesimo incontro, mettendosi a mezzanotte esatta di fronte allo specchio, avrebbe visto di certo riflesso il volto del futuro e certo consorte
In Liguria invece quelle da contare erano le donne incinta e ne bastavano 20, mentre nelleMarche, per vedere in sogno il futuro sposo, bastava dormire per 3 notti con un confetto nuziale sotto il cuscino.

Ovunque era diffusa la credenza di non farsi passare la scopa sopra i piedi all’atto dello spazzare, pena il rimaner nubile a vita; così come quella che suggeriva, la notte di Capodanno, alle signorine di lanciare una pantofola verso la porta di casa: se cadeva con la punta rivolta verso l’uscio, il matrimonio sarebbe avvenuto entro l’anno.
In Calabria bisognava evitare di sedersi agli angoli dei tavoli, mentre nelle Marche, bastava non vestirsi di giallo
Quasi dappertutto ancora oggi si dice che chi finisce l’ultima goccia di una bottiglia di vino si sposerà entro l’anno; mentre in Brianza invece le ragazze (facendo attenzione di non farsi notare) contavano, guardandola da lontano, la lunga fila dei bottoni sulla tonaca d’un prete, ripetendo “sposa-zitella-monachella- sposa-zitella ecc“: all’ultimo bottone, ottenevano il fatal responso.

Diffusissime erano anche le dialettali “preghiere per trovar marito”; i Santi chiamati in aiuto erano diversi, che si dividevano compiti e luoghi.
Nelle campagne del mantovano invece, il 5 luglio le ragazze sole, passando davanti alle edicole dedicate a Sant’Antonio mentre erano dirette alle varie fiere di paese a lui dedicate, mormoravano

Sant’Antoni miracolus
fè ch’a torna a cà col morus.

Anche in Brianza era in servizio Sant’Antonio:

O sant’Antoni, Antoni del porcell,
fàmel trovà quest’òm, ma ch’el sia bell!

A Napoli invece l’esperto nel settore era San Pasquale Baylon:

San Pasquale Baylonne
protettore delle donne
fateme trovà marito
sano, bello e colorito
come voi, tale e quale,
oh glorioso San Pasquale.

La versione pugliese (ma ne esiste una identica - tranne che nel dialetto - anche siciliana) era:

San Pasquale Baylonne
protettore de le donne
mannammello ‘nu marito
janco russo e culurito
ha da esse tale e quale
como a te Santo Pasquale.

Se San Pasquale era troppo occupato, niente paura; come aiuto alternativo a Lecce c’era San Ciriaco:

San Ciriaco mio
San Ciriaco gluriuso
famme trovà ‘nu partito
famme ascì ‘a sto pertuso…

Infine, in Sardegna l’addetta pronuba era Santa Filomena la cui supplica -oserei dire disperata, visto il testo che vi traduco in italiano- così recitava:

Noi vi preghiamo, o Santa Filomena
voi dateci uno sposo o brutto o bello
povero o ricco, saggio e pazzerello.
Pazienza poi se è gobbo oppur sciancato
o zoppo o guercio o tutto sconocchiato.
Il tempo passa e noi siam pronte a tutto:
perciò accogliete voi questa preghiera
prima che il sol tramonti e venga sera
 
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view post Posted on 19/8/2010, 10:52
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Contro la grandine e i temporali

Per scongiurare l'arrivo della grandine, si bruciavano le palme (fronde d'olivo tradizionalmente consacrate durante la celebrazione della Domenica delle Palme) e si accendevano le candele benedette in occasione della festività della Candelora (2 febbraio).

All'arrivo di forti temporali si usava staccare la catena che reggeva il paiolo all'interno del focolare, per gettarla nell'aia, operazione che doveva contribuire ad evitare che le saette cadessero sulla casa


IL RAMETTO IN TASCA
In Umbria la mattina di Pasqua i giovani usavano girare con un rametto di bosso in tasca.
Quando incontravano un amico pronunciavano la frase: "foriverde".
Se quest'ultimo lo aveva, tirava fuori il proprio rametto e rispondeva: "fori il tuo che il mio non perde".
Il primo, di risposta, doveva mostrare il proprio.
Se uno dei due non lo aveva, pagava il pegno, consistente nella cessione di un proprio uovo benedetto.
Ricordiamo, a tale proposito, che il Sabato Santo, quando si scioglievano le campane per il Cristo risorto, era uso che le famiglie portassero a benedire i cibi con cui sarebbe poi stata imbandita la tavola della colazione pasquale. In questo pasto, particolarmente ricco, non mancavano quasi mai, salame, pizze di pasqua dolci e di formaggio, acqua, vino e, appunto, le uova sode

I GIORNI DELLA MERLA
La tradizione popolare ricorda il 29, 30, 31 gennaio come i giorni della merla, ovvero i giorni più freddi dell'anno.

Si racconta che se questi giorni sono freddi la primavera sarà mite e bella, mentre se sono caldi la primavera si farà attendere.

La leggenda narra che un tempo i merli erano candidi come la neve.

In un giorno freddissimo una merla volava disperatamente con i suoi piccoli alla ricerca di un riparo caldo.
Quasi allo stremo delle forze, la merla e i suoi piccoli si rifugiarono in un comignolo, salvandosi così dai rigori dell'inverno.
Quando uscirono di nuovo all'aperto si ritrovarono, però, tutti neri a causa della fuliggine.
Da allora, in segno di ringraziamento per quel salvataggio quasi insperato, tutti i merli divennero neri.



Il mazzetto delle sette spighe

I contadini, proprietari di campi di grano, usavano appendere dietro la porta della propria abitazione un mazzetto di sette spighe di grano, raccolte in sette campi diversi e messe in opera con lo stelo intrecciato.
La composizione era preparata prima del sorgere del sole, unendo le spighe di grano a delle capocchie d'aglio.
Si tratta di una tradizione che aveva il fine di assicurare al padrone dei campi un buon raccolto e a tutta la sua famiglia prosperità e salute
.


L'acqua delle cento erbe per la festa di San Giovanni
In occasione della festa di San Giovanni (24 Giugno) le fanciulle solevano rinfrescarsi e profumarsi con un'acqua speciale, preparata per l'occasione: l'acqua delle cento erbe o acqua odorosa di San Giovanni.
Il giorno che precedeva la festa, le giovani donne, quelle nubili in particolare, raccoglievano fino a cento erbe differenti, scelte tra quelle aromatiche e profumate che nei giorni del solstizio d'estate sprigionano al massimo i propri effluvi.
Tra queste non mancavano petali di rosa, fiori e foglie di lavanda, violette, fiori d'iperico (erba di San Giovanni), biancospino, rametti di salvia e rosmarino, aglio, cipolla, menta, artemisia, ruta, corbezzolo e grappoletti di ribes.
Dopo la raccolta, mettevano le erbe a macerare nell'acqua fresca e lasciavano il tutto sulla finestra per consentire al Santo, nottetempo, di benedire il prodotto così ottenuto.
Di buon mattino filtravano il composto, ricavandone un liquido aromatico e fragrante.
L'acqua odorosa e benedetta era usata da tutta la famiglia per lavarsi nel giorno del santo titolare: era utilizzata soprattutto dalle giovani donne, per tergersi e profumarsi.
Si trattava di una sorta di "cerimonia lustrale", connubio ancestrale tra riti cristiani e pagani, che rinnovava nel tempo una consuetudine antica, propiziatoria ed augurale, d'invocazione per sé di salute, amore, prosperità e ricchezza.






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Prurito nelle mani.

Una vera leggenda! I nostri nonni, che erano i saggi della famiglia, ci dicevano che era un segno premonitore: Se il prurito era all'interno (sul palmo) della mano, di sicuro dovevamo prepararci a grandi guadagni economici. Se il prurito era all’esterno (sul dorso) della mano, si annunciavano solenni percosse o disagi. L’avvertimento era di non grattarsi, perche' nel caso in cui il prurito era sul palmo, grattarsi faceva svanire l'effetto, mentre se il prurito era sul dorso si confermavano “li mazzáti”. Quindi bisognava soffrire e sopportare quei maledeti pruriti in silenzio

Il fischio d’orecchi.
Per farlo cessare immediatamente si chiedeva un numero alla persona vicina. La lettera corrispondente al numero era l’iniziale del nome di chi ci stava pensando in quel momento con la variante che se il fischio era nell’orecchio sinistro ci stava elogiando mentre se l’orecchio era destro stava parlando male

Quando si addormentava una gamba o un piede.
Con rapidità si chiamava la nonna, sempre presente in casa, che toccando la gamba o il piede con le mani invocava l’angelo custode per far risvegliare l’arto incriminato. Mia nonna diceva :" sceta sceta pede che l'angelo mo vene, vene cantanne e o pede se sta scetanne"

Chi aveva un brivido improvviso dietro la schiena.
Si doveva fare immediatamente il segno di croce perché in quell’istante era passata un’anima vagante

TRADIZIONI E USANZE FRIULANE
Nella notte di Natale, se una ragazza a mezzanotte si guarderà nello specchio coi capelli sciolti, vi vedrà l’effigie di colui che è destinato per sposo. Sempre la vigilia di Natale si mette sul fuoco il ceppo, detto Zòc o Nadàlin. Questo ceppo è simbolo stesso del Natale, tant’è che lo si portava a casa in forma solenne, un rito accompagnato dall’allegria dei fanciulli che reggevano lumi accesi».Alcune famiglie usano gettare nel fuoco gocce di vino e qualche pezzo dei dolci che si mangiano, altri versano il vino sul ceppo.Terminate le feste le schegge e i carboni “del zòc” erano conservati con cura e utilizzati per accendere il fuoco quando minacciava mal tempo, o in segno scaramantico-augurale quando si dischiudevano i bachi. Assieme alla schegge del ceppo natalizio si bruciavano anche le foglie dell’ulivo benedetto e alcuni rami di ginepro ritenendo questa pratica un potente talismano contro le malìe delle streghe e, generalmente, contro il malocchio.

Edited by Pulcinella291 - 1/9/2010, 11:22
 
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LA SUPERSTIZIONE DEI CORRIDORI
Anticamente sì aveva l’abitudine di sputarsi tre volte sul petto per allontanare qualsiasi maleficio.
Ancora oggi, i corridori si fanno sputare sulla schiena dai loro meccanici, prima dell’Inizio della corsa
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IL PELO SULLE LABBRA
In Inghilterra si crede che una ragazza non si sposerà più se, dopo aver baciato un uomo con i baffi, le resta un pelo sulle labbra.

FORBICI-

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Se cadono a terra, prima di raccoglierle, posatevi il piede sopra per annullare il cattivo presagio.
- Se cadendo, una delle lame si conficca nel terreno è presagio di morte (direi invece che è presagio di culo visto che non ti sono cadute su un piede!)
- Portano, invece buono se tenute appese al muro


PER CHI GIOCA AI CAVALLI
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Una vecchia tradizione afferma che chi gioca ai cavalli dovrebbe portare sempre il capo coperto. Pare che questa superstizione derivi dal fatto che coprire la testa aiutasse il cervello a giocare bene.Tutto questo deriverebbe da una armatura del capo, detta cervelliera.

IL SOLE
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La grande forza energetica dell'elemento Fuoco si identifica con l'irradiamento del sole:elioterapia... i popoli dell'antichita' hanno sempre adorato il sole come una divinita' poiche' notarono che sotto lo stimolo dei raggi solari ogni cosa si vivifica, ogni creatura reagisce divenendo attiva.
Dovremmo prendere l'abitudine di esporre il nostro corpo al sole,ogni volta che le brevi pause della frenetica vita che conduciamo ce lo consentono, con tale pratica chi e' sano salvaguarda la propria salute e chi non lo e'puo' recuperare se segue il corretto procedimiento di esposizione. P er chi e' debilitato e' meglio il bagno di luce solare indiretta cioe' ricevere i raggi attraverso il fogliame degli alberi, sdraiati su un prato.Volendo prendere il bagno di luce solare su una parte sola del corpo ci si mette sotto al sole a piedi nudi e con il corpo coperto da un panno bianco e lasciando esposta solo la zona da trattare ( un arto, una ferita o una piaga ecc,)


LE SUPERSTIZIONI NELLE CANZONI

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Alcune musiche non furono immuni dal bollo di menagramo: “Funiculì Funiculà”, composta da Luigi Denza e Peppino Turco in occasione dell’inaugurazione della funicolare vesuviana nel 1880 (e distrutta dall’ultima eruzione del 1944), ebbe sempre un enorme successo sino a quando il famoso aviatore napoletano Francesco De Pinedo decise di scrivere – molti anni dopo – sul suo apparecchio “Gennariello” il primo verso del ritornello “Jamme ‘ncoppa jà!”
Poiché il povero De Pinedo morì prematuramente proprio volando con quell’aereo, la canzone è stata da allora bandita da tutti gli aeroporti.
La stessa cosa accadde al tango “Caminito“, che l’orchestra del Titanic stava eseguendo quando il transatlantico fece il casquet con l’iceberg e perciò da quel funesto giorno è stato cancellato dai programmi musicali di bordo di qualsiasi natante, pedalò compresi.



IL RITUALE DEI PODISTI
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Molti podisti utilizzano una particolare e speciale canotta o pantaloncino da gara , oppure un paio di scarpe di un certo colore che ha portato fortuna in passato, o un oggetto che ricordi un evento felice ed entusiasmante della loro vita. Insomma, chi più chi meno utilizza questi rituali magici che creano una certa calma, controllo e sicurezza della situazione pre gara e in gara. Ci sono poi abitudini e azioni mentali che svolgono prima di una gara per ottimizzare la performance sportiva. Un rituale può essere sicuramente annoverato in un concetto molto ampio del Training Mental, e possono essere utilizzati in qualsiasi momento per concentrarsi sulla gara, per ritrovare se stessi e per raggiungere il massimo in un determinato momento della gara. E' come se mediante il rituale, mediante quell'azione che fa parte del rituale si inviasse al cervello delle informazioni necessarie per creare una reazione specifica. Basta osservare attentamente in tv gli atleti che si apprestano ad affrontare una gara e verificare che quanti di loro hanno dei rituali/azioni che si ripetono sempre con lo stesso copione. A volte questi rituali affiorano inconsciamente senza una decisione razionale del soggetto, poi nel momento in cui si nota che hanno creato delle sensazioni, hanno sprigionato tante energie e hanno fatto raggiungere un risultato eccellente, allora di gara in gara si cerca di riutilizzarli anche se non si sa il perché , solo per il fatto che funzionano si utilizzano prima e durante la gara.
 
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view post Posted on 9/9/2010, 08:49
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LE COMETE NELLE CREDENZE POPOLARI
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Gli uomini vedevano le comete come un vero e proprio enigma . La gente comune, che non sapeva spiegarsi questa strane stelle temeva come segno della collera divina ogni cambiamento nell'andamento ordinario dei fenomeni naturali.
Si credeva che le comete annunciassero sventure o influissero negativamente sulla salute degli esseri viventi, sulla fertilità dei campi, sui fenomeni tellurici,sui fenomeni terrestri catastrofici: terremoti,alluvioni, eruzioni vulcaniche, ecc.,sulla diffusione di epidemie e carestie .La paura le ingigantiva e dava loro forme minacciose: spade insanguinate, armi e altri oggetti di morte e distruzione, e la loro comparsa era ritenuta presagio della morte di personaggi illustri. Tra le tante sventure delle quali sarebbero state causa le comete, una delle più ricorrenti è il diffondersi di malattie, quasi sempre mortali. Gli autori dell'antichità parlano di pestilenza in molte circostanze diverse, anche se non sempre i sintomi che descrivono sono chiaramente identificabili con quelli della peste bubbonica o polmonare.La connessione tra peste e comete era data dal convincimento che le comete fossero fenomeni atmosferici, mulinelli di aria. Secondo un'opinione diffusa, questi mulinelli potevano nascere da spaccature della crosta terrestre dovuti ai terremoti e quindi portare con sè sostanze velenose che normalmente sono chiuse nelle viscere del pianeta. Queste sostanze potevano essere causa di epidemie o di avvelenamenti, anche sulla scorta di alcune immagini dell'Apocalisse


I BIELLESI E I ROSPI
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Il rospo non ha mai incontrato grandi estimatori nel Biellese e su di lui sono nate molte leggende, alcune in contrasto con le abitudini e la fisiologia dell’anfibio.si racconta che l’odiato animale venne punito da Dio perchè malvagio e condannato a vivere nello stagno.
E’ sconosciuta l’origine della sua negatività, è vero però che il rospo è presente in molte vicende che hanno a che vedere con streghe e demoni.
Una tradizione Biellese la possiamo vivere la sera del lunedì grasso, la piazza Primo Maggio si trasforma in un tribunale ed intorno all’imputato, il rospo, viene celebrato un processo. Le maschere locali, Gipin e Catlina, sono i pubblici ministeri alla quale viene assegnato il compito di ottenere la condanna dell’animale, colpevole di essersi macchiato di molti delitti. Ancora oggi gli studiosi non riescono a trovare un’indicazione concreta per comprendere quali possano essere state le motivazione per aver scelto il rospo.
Fatto è che il rospo ai Biellesi deve averla combinata grossa, le tradizioni, sappiamo, non sono mai casuali e, nascosta tra le pagine del tempo, una motivazione per tanto odio può aver sostenuto questa credenza. Quello che si sa è che da queste parti le streghe, dette donne di Satana, annoveravano anche i rospi tra gli animali collaboratori attivi utilizzati nelle pratiche malvagie.
Il rospo è sempre stato legato al mondo oscuro della magia e della stregoneria, usato come ingrediente nei filtri e nelle pozioni delle streghe. Anche i cacciatori di streghe erano convinti che queste nutrissero i rospi con l’ostia consacrata e, dopo un certo periodo, bruciassero gli animali fino a ridurli in cenere.
E non finisce quà perchè le ceneri venivano gettate sui campi ed ottenevano un effetto distruttivo e devastante. La tradizione Biellese sostiene che le streghe battezzassero i rospi vestiti di velluto nero e rosso con campnelli legati al collo e alle zampe, dopo il rito del battesimo i rospi venivano donati alle streghe che diventavano loro pardone ed usarli come collaboratori per effettuare le pratiche magico-sataniche.
Forse possono sembrare banalità o leggende senza fondamento, ma la cosa che fa riflettere è la scoperta fatta dalla scienza. Esiste una specie di rospo, (Bufo vulgaris), che è provvisto di ghiandole che producono ventisei sostanze biologicamente attive, un prodotto che se assorbito può provocare effetti allucinogeni.
E dopo tutto questo diciamolo, il povero rospo conteso tra storia e leggenda vive una brutta posizione, e malgrado sia passato il periodo delle streghe, l’odio dei Biellesi non si placa.
b>

<b>LA ZAMPA DI CONIGLIO COME PORTAFORTUNA

La zampa di coniglio è un portafortuna che deriva dalla magia popolare voodoo degli afro-americani. Si possono comperare zampette portafortuna nei negozi di regali o dai distributori automatici, ma se ne volete una vera dovete fare qualche sforzo in più. L’ideale sarebbe che l’animale fosse una strega trasformata in coniglio, oppure non avrà i requisiti magici necessari. Ovviamente non c’è un modo che vi possa garantire di trovare un tale animale, dato che i conigli sembrano tutti uguali, ma ci sono alcune cose pratiche che potete fare per aumentare le vostre possibilità.
Primo, dato che le streghe tendono ad essere completamente operative vicino ai periodi di luna piena, Halloween e i venerdì 13, un coniglio catturato in una di queste serate ha molta più probabilità di essere una strega. Secondo, dovete sparargli con un proiettile d’argento in un cimitero, dato che un proiettile normale sarebbe inefficace contro una creature così sovrannaturale. Terzo, solo la zampa posteriore sinistra è fortunata.


IL SANGUE MESTRUALE NEI FILTRI MAGICI

Nelle credenze popolari mentre da una parte il sangue mestruale viene demonizzato come qualcosa che rende impuri, da un'altra parte gli viene riconosciuto un potere magico per legare ad una donna un uomo riottoso,
In tutta l'Italia meridionale si credeva e forse si crede ancora che poche goccie di sangue mestruale mischiato al sangue del pollice versato al caffe' , leghino un uomo .
Un'altra usanza è quella di raccogliere il sangue mestruale del terzo giorno del ciclo,in una boccettina;ed esporlo per tre giorni agli influssi del sole e della luna.
Trascorsi i tre giorni,mischiare il sangue con un pizzico di erba chiamata concordia,quindi portare il sangue in chiesa,assistere alla messa e all’atto della consacrazione,inginocchiarsi,stringere la boccettina con il sangue tra le mani e pregare.
A questo punto il sangue è consacrato e andrà somministrato in piccola quantità all’uomo,nel vino o nel caffè dicendo mentre si mescola col vino o al caffè
 
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imageCOME DIFENDERSI DAL MALOCCHIO
Si dice che ci siano delle persone che per qualità individuali siano in grado di combattere la cosiddetta magia del male. In particolare :
settimini, cioè i maschi nati settimi dopo sei maschi,non intermezzati da femmine e viceversa le settimine
le madri di gemelli
le cosiddette persone nate con la camicia (rivestite dal sacco amniotico)
In ogni caso per difendersi dal malocchio,dalle fatture e perfino dalla stregonerie ,col tempo sono nati diversi espedienti o pratiche “profilattiche” che in parte sono riconducibili ad amuleti ,talismani e riti propiziatori .In pratica si usano come difesa contro le fatture o malocchio coltelli appuntiti,chiodi,forbici aperte,manine a forma di corna,pinzette aperte.Un unico carattere accomuna questi oggetti diversi tra loro: la punta.I fili di asparagina ,per esempio,i usava metterli nelle fessure delle porte o davanti ai buchi delle serrature affinché le streghe ,cercando di entrare ,rischiavano di pungersi. Un altro esempio di punte nel quale il senso religioso sovrasta quello magico è dato dalla corona di spini che i contadini veneti( mestre) mettevano su la porta delle loro case per difenderle dalle streghe.Curioso è il fatto che seconda un’antica tradizione l’oro attaccato alle orecchie rinfresca la vista e tiene lontane le disgrazie.Anche il rame veniva usato usato in forma di cintura,bracciale,per tenere lontane alcune radiazioni negative per la compagine organica.Una magia particolare assume il ferro se forgiato nella forma cosiddetta “Corona da imposizione” o a forma di ferrro di cavallo.L’origine della forma “Corona da imposizione” si perde nella notte dei tempi ed alcuni sostengono che una corona di ferro magnetico può essere capace di immagazzinare delle vibrazioni cerebrali propagate attraverso la parete cranica,vibrazioni che persisterebbero per un tempo maggiore o minore a seconda dello stato del soggetto.
Il rosso richiama alla mente il colore del sangue ,e il sangue per essere la sede della vita secondo un’antica tradizione assiro babilonese, conferisce vita a chi lo porta allo stesso modo che l’amuleto a forma di cuore conferisce virtù vitale a chi lo indossa.
I fiocchi di lana rossa si mettevano al collo o tra le corna dei buoi che si conducevano alla fiera mentre le fettucce ed i nastri si mettevano (o si mettono ancora) indosso ai bambini.
 
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IL FOLLETTO ROMAGNOLO (Mazapegul)

In Romagna si crede al Mazapegul, un simpatico e dispettoso folletto che passa le notti ad infastidire le giovani fanciulle e non solo. Sono tante le storie che si raccontano sul Mazapegul ,lo troviamo oltre che con il nome di Mazapegul anche Mazapeder o Mazapigur o Caicarel o e fuletà.
secondo la tradizione popolare romagnola questo strano e piccolo animaletto, un po’ scimmia e un po’ bambino, cercherebbe ogni sera un ventre diverso nel quale coricarsi regalando attenzioni alle donne disponibili e dispetti a quelle meno contente. Si racconta che questo buffo folletto si innamora delle giovani di casa, le insegue, scompiglia i loro capelli, si insinua sotto le sottane è geloso e vendicativo, salta sui letti e sulla loro pancia perché imparino a saper portare il loro peso. Passa le notti ad attorcigliare in trecce le code e le criniere dei cavalli nella stalla, rendendo così furiosi i contadini costretti il mattino seguente a impiegare ore per spazzolare le loro bestie. Ha un cappellino rosso che lascia fuori dalla camera della persona che molesta, non fa del male, ma sale sul letto silenzioso e cammina sul petto creando delle difficoltà nel respirare. Spesso si associa la sua presenza al vortice del vento "e fulet". Numerosi sono le accortezze prodotte dagli abitanti delle campagne per tenerlo lontano; dal forcone posto sotto al letto o nelle stalle, alla scopa davanti alla porta, all'inevitabile ricorso al sacerdote-esorcista. A questo punto c’è da chiedersi come facciamo a sapere se il Mazapegul è stato da noi? Si dice che lasci orme di gatto, quindi se si cosparge di farina il pavimento davanti all’uscio della porta, quando passa dovrebbe lasciare il segno! Leggenda o realtà… il mazapegul è un mito che non tramonta mai!



I giorni prestati
I dè imprestè" sono gli ultimi tre giorni di marzo ed i primi tre di aprile, quasi sempre forieri di burrasca, vento, tempo perturbato e piovigginoso.
La tradizione popolare romagnola narra (ma le versioni cambiano leggermente da località a località) di una pastorella la quale, pensando di avere salvato i propri capretti dai capricci meteorologici di marzo, vedendo finalmente il sole dopo un duro inverno gli ultimi giorni del mese decise di portare al pascolo il suo piccolo gregge.
Allora marzo, per punire la mancanza di rispetto della pastorella verso di lui, chiese in prestito ad aprile tre giorni da gestire come egli voleva e, avendo questi acconsentito, cominciò a far cadere per tre giorni sui poveri capretti pioggia ed intemperie finché, dopo tante peripezie, i poveri animaletti perirono
.


Il bagno di San Lorenzo.(tradizione romagnola)

Sulla riviera romagnola era tradizione che il 10, giorno di San Lorenzo, ci si doveva immergere sette volte nelle acque del mare a scopo purificatorio e propiziatorio o, comunque, che un bagno in questo giorno "valesse per sette", cioè avesse prodigiosi poteri.
Questo in seguito ad un'antica leggenda che raccontava di un tempo quando la costa romagnola era infestata da una pestilenza mortale ed il giorno di San Lorenzo alcuni disperati pensarono di portare i parenti in fin di vita sulla riva del mare e di immergerli nell'acqua salata più volte e, miracolosamente, i malati guarirono.





IL GIORNO DEI CORNUTI

Quella di San Martino era la notte di chiusura del periodo dell'antico calendario celtico.
In questa notte in Romagna anticamente i mariti traditi, cioè i "becchi" o "cornuti", venivano chiamati fuori dalle loro case a gran voce da turbe di ragazzi al suono di corni e di strumenti a percussione perché, secondo l'immaginazione popolare, si credeva che essi dovessero andare "alla fiera" in un luogo di raduno notturno dal quale, per tornare alla proprie abitazioni, correvano nella notte braccati e cacciati impigliandosi dappertutto con le "corna".
Il notturno viaggio e ritrovo dei "cornuti" avveniva, secondo la credenza, "in spirito" mentre il loro corpo restava a casa addormentato.
Anche fino ai primi anni dopo l'ultimo conflitto mondiale, per scherzo, la "notte dei becchi" alcuni gruppi di amici si radunavano silenziosamente nel giardino di qualche loro compare per esplodere improvvisamente con suoni e fracasso al grido di "fòra i bech" (fuori i cornuti).
La maggior parte dei presi di mira stava allo scherzo e senza offesa offriva da bere agli amici.
Importante nella nostra regione la fiera di "San Martino" a Santarcangelo di Romagna, più comunemente conosciuta come "Fìra di bèch" (Fiera dei becchi



NON BISOGNA CONTARE LE STELLE[/size

Secondo una vecchia tradizione sarda le stelle non devo essere contate.
I sardi avevano un rispetto reverenziale, quasi religioso delle stelle e infatti quando i ragazzi volevano contarle venivano ripresi dai grandi che li distoglievano dicendo: Non si contano le stelle, altrimenti ti nasceranno i porri, le verruche!



[size=7]LA GALLINA FA PIU' UOVA SE....

Si credeva che le galline facessero più uova se si nutrissero di gusci (abbrustoliti e sbriciolati). Un tempo si metteva del ferro nella covata perché si credeva che così non morissero i pulcini nelle uova. Si credeva che quando la gallina imitava nel canto il gallo fosse cattivo auspicio, poteva ammalarsi o morire il capofamiglia; per superare l’imminente disgrazia bisognava ucciderla. Se, invece, cantava fuori orario il gallo (dopo mezzogiorno, prima del vespro) era segno di maltempo; come pure quando la gallina ruzzolava nella polvere.


Il taglio delle unghie del neaonato
Tradizione cilentana.
Tagliare la prima volta le unghie di un neonato era, in passato, una occasione particolare. Si sceglieva infatti una persona, che quasi certamente avrebbe poi battezzato il bambino, la quale metteva in mano al neonato dei soldi o degli oggetti in oro, in segno di ricchezza. Quindi, la persona prescelta poteva delicatamente portare a termine, il suo compito





IL FOLLETTO ROMAGNOLO (Mazapegul)

In Romagna si crede al Mazapegul, un simpatico e dispettoso folletto che passa le notti ad infastidire le giovani fanciulle e non solo. Sono tante le storie che si raccontano sul Mazapegul ,lo troviamo oltre che con il nome di Mazapegul anche Mazapeder o Mazapigur o Caicarel o e fuletà.
secondo la tradizione popolare romagnola questo strano e piccolo animaletto, un po’ scimmia e un po’ bambino, cercherebbe ogni sera un ventre diverso nel quale coricarsi regalando attenzioni alle donne disponibili e dispetti a quelle meno contente. Si racconta che questo buffo folletto si innamora delle giovani di casa, le insegue, scompiglia i loro capelli, si insinua sotto le sottane è geloso e vendicativo, salta sui letti e sulla loro pancia perché imparino a saper portare il loro peso. Passa le notti ad attorcigliare in trecce le code e le criniere dei cavalli nella stalla, rendendo così furiosi i contadini costretti il mattino seguente a impiegare ore per spazzolare le loro bestie. Ha un cappellino rosso che lascia fuori dalla camera della persona che molesta, non fa del male, ma sale sul letto silenzioso e cammina sul petto creando delle difficoltà nel respirare. Spesso si associa la sua presenza al vortice del vento "e fulet". Numerosi sono le accortezze prodotte dagli abitanti delle campagne per tenerlo lontano; dal forcone posto sotto al letto o nelle stalle, alla scopa davanti alla porta, all'inevitabile ricorso al sacerdote-esorcista. A questo punto c’è da chiedersi come facciamo a sapere se il Mazapegul è stato da noi? Si dice che lasci orme di gatto, quindi se si cosparge di farina il pavimento davanti all’uscio della porta, quando passa dovrebbe lasciare il segno! Leggenda o realtà… il mazapegul è un mito che non tramonta mai!



I giorni prestati
I dè imprestè" sono gli ultimi tre giorni di marzo ed i primi tre di aprile, quasi sempre forieri di burrasca, vento, tempo perturbato e piovigginoso.
La tradizione popolare romagnola narra (ma le versioni cambiano leggermente da località a località) di una pastorella la quale, pensando di avere salvato i propri capretti dai capricci meteorologici di marzo, vedendo finalmente il sole dopo un duro inverno gli ultimi giorni del mese decise di portare al pascolo il suo piccolo gregge.
Allora marzo, per punire la mancanza di rispetto della pastorella verso di lui, chiese in prestito ad aprile tre giorni da gestire come egli voleva e, avendo questi acconsentito, cominciò a far cadere per tre giorni sui poveri capretti pioggia ed intemperie finché, dopo tante peripezie, i poveri animaletti perirono
.


Il bagno di San Lorenzo.(tradizione romagnola)

Sulla riviera romagnola era tradizione che il 10, giorno di San Lorenzo, ci si doveva immergere sette volte nelle acque del mare a scopo purificatorio e propiziatorio o, comunque, che un bagno in questo giorno "valesse per sette", cioè avesse prodigiosi poteri.
Questo in seguito ad un'antica leggenda che raccontava di un tempo quando la costa romagnola era infestata da una pestilenza mortale ed il giorno di San Lorenzo alcuni disperati pensarono di portare i parenti in fin di vita sulla riva del mare e di immergerli nell'acqua salata più volte e, miracolosamente, i malati guarirono.





IL GIORNO DEI CORNUTI

Quella di San Martino era la notte di chiusura del periodo dell'antico calendario celtico.
In questa notte in Romagna anticamente i mariti traditi, cioè i "becchi" o "cornuti", venivano chiamati fuori dalle loro case a gran voce da turbe di ragazzi al suono di corni e di strumenti a percussione perché, secondo l'immaginazione popolare, si credeva che essi dovessero andare "alla fiera" in un luogo di raduno notturno dal quale, per tornare alla proprie abitazioni, correvano nella notte braccati e cacciati impigliandosi dappertutto con le "corna".
Il notturno viaggio e ritrovo dei "cornuti" avveniva, secondo la credenza, "in spirito" mentre il loro corpo restava a casa addormentato.
Anche fino ai primi anni dopo l'ultimo conflitto mondiale, per scherzo, la "notte dei becchi" alcuni gruppi di amici si radunavano silenziosamente nel giardino di qualche loro compare per esplodere improvvisamente con suoni e fracasso al grido di "fòra i bech" (fuori i cornuti).
La maggior parte dei presi di mira stava allo scherzo e senza offesa offriva da bere agli amici.
Importante nella nostra regione la fiera di "San Martino" a Santarcangelo di Romagna, più comunemente conosciuta come "Fìra di bèch" (Fiera dei becchi



NON BISOGNA CONTARE LE STELLE

Secondo una vecchia tradizione sarda le stelle non devo essere contate.
I sardi avevano un rispetto reverenziale, quasi religioso delle stelle e infatti quando i ragazzi volevano contarle venivano ripresi dai grandi che li distoglievano dicendo: Non si contano le stelle, altrimenti ti nasceranno i porri, le verruche!


LA GALLINA FA PIU' UOVA SE..........

Si credeva che le galline facessero più uova se si nutrissero di gusci (abbrustoliti e sbriciolati). Un tempo si metteva del ferro nella covata perché si credeva che così non morissero i pulcini nelle uova. Si credeva che quando la gallina imitava nel canto il gallo fosse cattivo auspicio, poteva ammalarsi o morire il capofamiglia; per superare l’imminente disgrazia bisognava ucciderla. Se, invece, cantava fuori orario il gallo (dopo mezzogiorno, prima del vespro) era segno di maltempo; come pure quando la gallina ruzzolava nella polvere.


Il taglio delle unghie del neonato
Tradizione cilentana.
Tagliare la prima volta le unghie di un neonato era, in passato, una occasione particolare. Si sceglieva infatti una persona, che quasi certamente avrebbe poi battezzato il bambino, la quale metteva in mano al neonato dei soldi o degli oggetti in oro, in segno di ricchezza. Quindi, la persona prescelta poteva delicatamente portare a termine, il suo compito
 
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l'Uomo selvatico
L'Uomo selvatico è un essere umano leggendario presente in molte tradizioni popolari italiane, soprattutto alpine e appenniniche.Oltre che essere un personaggio leggendario e un simbolo iconografico diffuso in tutto l'arco alpino.Nelle valli del Canavese è considerato uomo saggio, conoscitore dei segreti della lavorazione del burro e dell'allevamento degli animali domestici. Resiste a tutto tranne che al vento. Si racconta che fosse tanto vecchio da aver visto la campagna mutare ed evolversi: sette volte la valle è stata prato, sette volte campo, sette volte bosco, quindi abbandonata.
In Garfagnana l'omo salvatico vive nelle grotte, fabbricandosi gli utensili da cucina con uno scalpello; inoltre insegna ai pastori come produre burro, formaggio e ricotta e in una storia della Lucchesia avrebbe insegnato anche a trasformare il latte in olio se i pastori non lo avessero lasciato andare via. Pare che l'omo salvatico rida quando piove e pianga quando c'è bel tempo: atteggiamento a prima vista incomprensibile, ma che viene spiegato ritenendo che le condizioni atmosferiche del presente sono all'opposto di quelle che seguiranno
Qualcuno afferma che l'uomo selvatico era un contadino di Delebio che viveva solitario in una casupola isolata sui fianchi del monte Legnone, a Canargo; egli viveva del latte di una vacca e di qualche capra e un po' di farina; di patate ed altro che i suoi parenti gli portavano. Non era pazzo e non sentii che avesse fatto del male alcuno, molti lo temevano.Una leggenda popolare della Val di Poschiavo racconta :
"C'era in cima al pendio che declina in boschi e prati dal Sassalbo verso il lago di Poschiavo, un alpe; la quale, fossero i sassi di cui una volta era ingombro, fossero le belle rocce del Sassalbo che vi risplendevano sopra, si chiamava (e ancora si chiama) Sassiglione. Lassù s'erano raccolti un bel giorno i pastori a fare il burro. Mentre se ne stavano a lavorar di lena, chi ad affaticarsi presso la zangola, chi a sbracciare ne' tini dentro la bella pasta del burro che ben si rappigliasse, ecco arrivare una frotta di quei selvaggi. Come se fosse apparso il diavolo! I poveri pastori restarono lì tutti senza fiato a guardare i musi d'orso dei sopraggiunti. Costoro invece, come se fossero gente di casa. Dan mano al latte, lo versano nelle zangole e in men che non si dica, ne cavano il più bel burro biondiccio e compatto da far gola anche a un morto. Eppoi addosso al siero del latte, lo riversano nelle caldane, fanno fuoco, soffiano, mestolano e alla fine davanti agli occhi dei pastori intontiti ne svuotano gran copia di bella cera profumata e limpida. E vociando allegramente ripartono via d'improvviso come erano venuti. E gli uomini, tant'erano spaventati e stupiti, nemmeno seppero ricordarsi dello strano gioco e prova e riprova, essi non riuscirono mai a cavar dal siero del latte la preziosa cera delle api." E' chiaro quindi che questa figura misteriosa si aggira nella mitologia dei popoli di montagna e cambia nome a seconda dei posti.Selvagiu (in Val di Lanzo),
Gigant (Piemonte),
Om Pelos (Dolomiti),
Om dÎ Bosch (Toscana),
Sanguanel (Trentino),
Omo dal Cappellon (Veneto
).


 
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Il Tarantasio
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Il Tarantasio, nelle leggende popolari, era rappresentato come un’enorme biscia oppure come un drago acquatico che divorava i bambini.Si riteneva pure , che fracassasse le barche ed il suo fiato pestilenziale ammorbava l'aria e causava una strana malattia denominata febbre gialla .Secondo le leggende popolari, il lago Gerundo(Lombardia ) sarebbe stato abitato da un dragone chiamato Tarànto o più comunemente conosciuto come Tarantasio, il quale si sarebbe nutrito soprattutto di bambini. Sono sorte poi numerose leggende riguardo al drago, le quali sono tutte accomunate dalla concomitanza tra l'uccisione di Tarànto e il prosciugamento del lago. Alcune fonti popolari attribuiscono il prosciugamento e la bonifica del lago a san Cristoforo, che avrebbe sconfitto il drago, o a Federico Barbarossa. La più suggestiva riguarda l'uccisione del drago da parte del capostipite dei Visconti, il quale avrebbe poi adottato come simbolo la creatura sconfitta, ovvero il biscione con il bambino in bocca.


I fuochi fatui e gli spiriti dei defunti

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Si tratta di fiammelle luminose di color blu, che si possono vedere raramente di nottee a livello del terreno. La fenomenologia è naturale ed è causata dai gas sprigionati dalla decomposizione di corpi sepolti da anni, i quali a contatto dell’ossigeno presente nell’aria, reagiscono infiammandosi e creando la fiammella dal tipico colore bluastro. Poeti e scrittori scrissero nelle varie epoche, di questi fuochi fauti, legandoli ad un
aspetto più di credenza popolare, estraniandosi da quello che invece risulterebbe più scientifico.
Un documento sulle credenze popolari radicate nei dipartimenti napoleonici di Lombardia, redatto nel 1810, indicava una discreta diffusione del fenomeno e delle teorie ad esso legate, nel territorio di Como…veniva fornita anche una intuitivaspiegazione. Il fenomeno veniva così spiegato:<<sopra terreni molto grassi, e quelli particolarmente ove furono sepoltide morti>> era spesso possibile scorgere alcune fiammelle.Or queste dal volgo si credono le anime de’ trapassati,e siccome tali fiammelle per più tengono dietro agli uomini essendo che l’aria dal passaggio già rotta s’oppon loro con minor resistenza, così
hanno opinione che li seguano cercando messe o altri sollievi.Lo scettico scrittore si trovò anch’egli di fronte ad un fenomeno singolare…e queste
“fiammelle camminanti” facevano realmente pensare agli spiriti dei morti in attesa di redenzione.
Nel distretto del Lario, era popolare convinzione che erano condannate le anime che avevano vissuto una vita scelleratissima e nemmeno il demonio le avrebbe ricevute.A Lecco, invece, si diede un nome e un’identità a queste fiammelle che si mostravano nel parco di una villa ottocentesca: gli Orbs. Fantasmi, in forma di palla per lo più
concentrica a volte con contorni ovoidali…venivano definiti come forme di vita che si muovono in gruppo e quindi identificate come anime o come la forza vitale di chi un tempo abitò un corpo materiale



COME SI FACEVANO IL BAGNO IN ASSENZA DEL BAGNOSCHIUMA

IL bagno a base di erbe
Se volete seguire il consiglio degli antichi e allora leggete con attenzione.
Bagno alla melissa, calmante e delicato. Tenete a bagno una manciata di foglie fresche di melissa e sommità fiorite in u ncatino di acqua fredda, strizzate i fiori e travasate l'acqua nella vasca da bagno.
Bagno al rosmarino. Bollite in 5 litri di acqua una manciata di foglie pulite di rosmarino fresco; quando è tiepido filtrate, strizzate e versate nella vasca.
Bagno alle cinque erbe, rilassante. In 5 litri d'acqua bollente versate 35g di foglie di salvia, 20g di rosmarino, 25 g di fiori di lavanda, 25g di foglie di menta, 35g di foglie di timo. Dopo cinque minuti, spegnete, filtrate e versate nella vasca.
Bagno al tiglio, delicatissimo. Bollire per mezz'ora 300g di fiori di tiglio in una grossa pentola, strizzare e filtrare il decotto, versare nella vasca.
Bagno tonificante. Usare basilico, camomilla, fiori di sambuco, fiori di tiglio, foglie di salvia, di verbena o eucalipto.
Sacchetto alla crusca. In un sacchetto di stoffa fine (cotone o lino) versate qualche cucchiaio di crusca, una scorza di limone o arancia, spruzzando con acqua di colonia o lavanda, chiudete e bollite in un litro d'acqua. Dopo mezz'ora versare l'acqua nella vasca, usare il sacchetto per strofinare la pelle. Rilassa e leviga la pelle.
Sali da bagno. Mescolare 140g di bicarbonato di sodio e 85g di polvere di giaggiolo, poche gocce di olio essenziale (fior d'arancio, rosmarino, lavanda); amalgamare, pestare al mortaio, riporre in barattoli a chiusura ermetica. Si conservano per tre mesi.


Edited by Pulcinella291 - 23/9/2010, 16:58
 
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LA FESTA DI S. GIOVANNI E L'ARS AMATORIA

Alla Festa cristiana di San Giovanni - derivata dai festeggiamenti pagani del Sostizio estivo - non mancavano evidenti implicazioni sessuali e chiare connessioni con la sfera dei significati matrimoniali. Nella notte tra il 23 e il 24 giugno, i giovani romani dei due sessi si riunivano infatti nei pratoni presso la Basilica di San Giovanni e accendevano falò aspettando le streghe come Erodiade e Salomè.La leggenda narra che Salomè, pentita della morte del Battista, ne coprì la testa di lacrime e di baci. Ma dalla bocca del Santo uscì invece del vento che spinse in aria la malefica tentatrice dove con le altre streghe rimarrà a vagare per l'eternità. “Figure demonizzanti”, dicono gli studiosi delle antiche divinità femminili della natura (Diana, Fors Fortuna, Pomona, Ecate, Artemide) che la cultura cristiana non cancellò, ne soppresse. Ma accolse e introiettò trasformandole quasi sempre in personaggi infernali o streghe, come nel caso del culto popolare romano di San Giovanni Battista. Tant’è, che la rugiada (simbolo delle lacrime di Salomè) diventò l’elemento fecondatore in virtù del quale – la notte del 23 giugno - le spose che volevano molti figli si sedevano sull'erba bagnata convinte di riuscire così a facilitare la fecondazione e il concepimento. Ma se le giovani che volevano molti figli alzavano le vesti prima di sedersi sull’erba umida – studi storico-sociologici molto rigorosi attestano l’usanza delle donne romane del XVIII e del XIX secolo di “farsi sposare” dopo un concepimento avvenuto proprio nei pratoni del Laterano durante la Festa di San Giovanni – anche gli uomini pretendevano la loro parte. Sembra, infatti, che la rugiada garantisse loro le stesse virtù delle "odierne pillole blu". Per questo, baldanzosi amanti di tutte le età cercavano di sperimentarne gli effetti in luoghi appartati e protetti da alberi, arbusti, cespugli, fogliami, in compagnia dell’altro sesso. Sicché gli echi musicali ed il clima gioioso della notte – al quale contribuiva l’abuso di cibi e vini – incoraggiava quel tipo di giochi che insidiavano la pubblica decenza e la privata moralità. Che la notte del 23 giugno fosse particolarmente propizia all’ars amatoria trova ulteriori conferme nelle credenze popolari abruzzesi, molisane e ciociare. Ancora ai giorni nostri, in queste regioni la mattina del 24 giugno le giovani rivolte ad est possono vedere nel sole nascente il viso del Santo decollato e chi lo vedrà per prima si sposerà entro l'anno

Guaritrici o Incantatrici abbruzzesi

Queste donne sono chiamate incantatrici e recitano sulla persona malata una formula, veri e propri mantra, scaturita dalla fusione di elementi magici con quelli religiosi, a volte integrata da un rito. Il nucleo centrale della formula ( historiola ) contiene, comunemente, l’invocazione ad un santo ed è recitato a bassa voce.
Le Incantatrici, in Abruzzo, curano quasi tutti i mali, fisici e morali dell’uomo. Esse incantano sia alcuni morbi magici, in quanto dalla credenza popolare collegati a forze misteriose, sia i mali più comuni, dalle forme generiche d’infezione al mal di pancia, all’itterizia, alla sciatica, alla resipola, alle calcolosi, ai reumatismi, all’orzaiolo, insomma a tutti quei mali in certo qual modo accompagnano la vita umana. Il campionario di formule – rimedio è veramente impressionante e sono molti quelli che ricorrono a farsi incantare qualche morbo.
Dalle notizie degli intervistati, inoltre, si conosce che non tutti possono incantare o scongiurare una malattia; hanno questa facoltà solo quanti sono dotati di particolari virtù ( essere nati con la <<camicia>>, essere religiose, avere rettitudine morale, ecc..) e le formule si <rinnovano >, cioè acquistano validità per un anno, se recitate nella notte di Natale, vicino al focolare o durante la messa, quando possono anche essere insegnate ad altri apprendisti.
Il nucleo narrativo delle formule, le historiolae, narrano episodi di vita cristiana, racconti di interventi di santi da cui si ritiene possa derivare la guarigione, denominazione di miracoli, invocazioni a svelare i segreti della cura, ecc..
La tipologia dello scongiuro si completa con quegli esempi in cui l’efficacia magica della formula è collegata a qualche elemento naturale, come la luna calante o crescente che farebbe diminuire o aumentare il male.
Penso che le guarigioni che esse ottengono sono date dal suono delle loro parole.
Resta il fatto che una concentrazione di questi suoni crea degli stati di essere subliminali. Se poi vengono indirizzati con la giusta intonazione, armonizzano i chakra, primo passo essenziale, per sintonizzare l’essere alla ricezione delle note musicali dell’energia vitale.
Quel che credo, anzi ne sono più che convinto, qualsiasi forma di terapia (naturale e allopatica) si innesca creando il contatto col suono della parola. Le guarigioni che a volte avvengono, partono dalle vibrazioni della voce del terapeuta o di se stessi. La combinazione del suono e del senso delle parole arrivano al “centro dell’essere” che ascolta, e partono dal “centro dell’essere” che emette.
 
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view post Posted on 1/10/2010, 09:23
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QUANDO VIAGGIATE IN AEREO (riti scaramantici e cose da evitare)

Prima di prendere l’aereo
Evitate tutte le parole che possono evocare un incidente aereo, come <bloccarsi>, <atterraggio forzato>, <schiantarsi>, <esplosione> e così via.

In aereo sono vietati i fiori
Tutti i fiori, ma soprattutto:

- i fiori rossi

- i fiori bianchi.
Il più malefico oggetto che si possa portare a bordo di un aereo è un mazzo di fiori rossi e bianchi

Prima di andare all’aeroporto

toccate legno e, se è possibile, un albero.

Al momento di salire a bordo
1 incrociate le dita,

2 o fate il segno della croce,

3 o sputate,

4 o toccate un talismano.(se siete maschietti, le palle va bene lo stesso
)


PER AVERE UN AMORE ETERNO ECCO COSA FARE
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Esistono, per unire due persone, modi che si rivelano estremamente validi perché uniscono gli esseri in profondità, creando in ciascuno il bisogno dell'altro, una specie di attrazione reciproca.

Eccone due particolarmente efficaci.

Incidete le vostre iniziali

Si tratta di un atto magico, da praticarsi secondo un rito che comporta regole estremamente precise:

Scegliete un giovane albero su cui nessuno abbia ancora inciso le sue iniziali.

Adoperate un coltello nuovo, comprato apposta per questo.

Una volta incise le iniziali, sotterrate il coltello ai piedi dell'albero.

Scrivete le vostre iniziali

Anche questo è un atto magico che va fatto con molta concentrazione ed è molto efficace.

Prendete un foglietto di quaderno e scrivete con una penna le iniziali delle persone.

Riscrivete sempre sopra le iniziali tante volte fino a quando diventa incomprensibile.

Disegnate attorno alle iniziali, ormai illegibili, un cerchio ben marcato.

Conservate il foglietto e quando la persona sarà vicino a voi mettete bene in mostra il foglietto.

Offrite alla persona un dolce, oppure un liquore, oppure una bibita.

Entro breve tempo riceverete la dichiarazione della persona.



L'AUTOMOBILE E' SENSIBILE ALLA BUONA E CATTIVA SORTE
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La vostra macchina, come tutti i veicoli, è particolarmente sensibile alla buona e alla cattiva sorte.
Non sfidate la sorte parlando del vostro ultimo incidente o della velocità eccessiva a cui spingete la macchina prima di iniziare un percorso o un viaggio.
Se forate, fate riparare la ruota più in fretta possibile. Di solito si fora una ruota in autostrada o in aperta campagna quando si è senza ruota di scorta.
Non fate mai aggiustare completamente le ammaccature della carrozzeria. Una macchina senza un graffio attira irresistibilmente gli urti. Invece, un colpo anche appena visibile, vi risparmierà numerosi incidenti

Quando cambiate macchina

Se nella macchina che state per vendere avevate appeso pupazzi o attaccato adesivi sui vetri, ecc. dovete evitare alcuni errori:
La macchina si è comportata bene e lealmente con voi. Senza troppi incidenti, senza troppi guasti. Ne avete un buon ricordo. In questo caso togliete pupazzi, stemmi e quanto altro ci avevate messo e trasferitili nella nuova macchina: la proteggeranno come verie propri portafortuna.
Avete un brutto ricordo della macchina, avete avuto incidenti e guasti inspiegabili e avete dovuto sostituire molte parti. In una parola, non la rimpiangete di sicuro. Togliete tutti i ninnoli ma non metteteli nella nuova macchina,si porterebbero dietro tutta la sfortuna che hanno accumulato nell'altra macchina. La cosa migliore è distruggerli con il fuoco. Fatto ciò, buttate gli oggetti in un qualunque corso d'acqua. Potete anche gettarli nel gabinetto.

Un consiglio

Forse pensate che sarebbe più semplice lasciare quegli oggetti nella vecchia macchina; così diventerebbero proprietà del nuovo acquirente, e tutto sarebbe finito. Ebbene: NO! Rimarreste irresistibilmente legati a quegli oggetti e alla malasorte che impregna la vecchia macchina e correreste il rischio di diventare porta-sfortuna in persona della nuova macchina.
 
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roberta273
view post Posted on 5/10/2010, 15:55




ciao sono roberta e volevo chiedervi dato che ci sn molti esperti di superstizioni perchè se si incontra una persona al cimitero non le si fanno gli auguri?
 
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view post Posted on 5/10/2010, 17:21
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Perchè il cimitero dovrebbe essere un luogo di doglianza e raccoglimento non certo di rallegramenti ed auguri
 
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view post Posted on 11/10/2010, 10:55
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LA GIUBIANA ,UNA STREGA E UNA FESTA DEL PIEMONTE E DELLA LOMBARDIA

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La Giubiana o Festa della Giobia è una festa tradizionale molto popolare in Piemonte e in Lombardia, specialmente in Brianza, nell'Altomilanese, nel Varesotto e nel Comasco. L'ultimo giovedì del mese di gennaio vengono accesi dei grandi falò (o roghi) nelle piazze e bruciata la Giubiana, un grande fantoccio di paglia vestito di stracci. Il rogo assume valori diversi a seconda della località in cui ci si trova, mantenendo sempre uno stretto legame con le tradizioni popolari del luogo. La Giubiana o Festa della Giobia è una festa tradizionale molto popolare in Piemonte e in Lombardia, specialmente nella Brianza e nelle terre Comasche, Milanesi e Varesine. Alla fine di gennaio, di solito l’ultimo giovedì del mese, nelle piazze dei vari paesi si prepara un grande falò dove viene fatto bruciare un fantoccio di paglia vestito di stracci (la Giubiana per l’appunto), che rappresenta i mali dell’inverno e dell’anno trascorso. Si tratta di una cerimonia certamente antica, ma sulle sue reali origini si scontrano varie ipotesi. Secondo alcuni, il rito avrebbe valenza “politica”, vedendo in esso una trasposizione allegorica del conflitto tra popolo e tiranno; altri pensano ai tempi dell’Inquisizione e della caccia alle streghe, lasciate bruciare vive sui roghi; altri ancora vi riscontrano residui di riti celtici risalenti al I secolo d.C, quando fantocci di vimini intrecciato erano dati alle fiamme dai sacerdoti druidi per propiziarsi il favore degli dei in battaglia o per ottenere benevoli influssi nelle stagioni della semina e dei raccolti. Altri infine, attribuiscono gli attuali roghi a quelli dei sacerdoti cristiani che nel IV secolo d.C. bruciavano simbolicamente le divinità pagane.

Anche sul nome “Giubiana” ci sono diverse interpretazioni sia per quanto riguarda l’origine che il significato. Inoltre, esso varia a seconda delle località: Gibiana nella bassa Brianza, Giobbia in Piemonte, Giöeubia nel Varesotto, Giubiana/Giübiana/Gibiana nell’alta Brianza e nella provincia di Como, Zobiana in Trentino e nel Bresciano. L'ultimo giovedì di gennaio, è il giorno, anzi la notte della Giubiana. Incerta è l'origine del nome per la mancanza di fonti scritte. Alcuni sostengono che esso derivi dal culto alla divinità di Giunone (da qui il nome Joviana). Altri ancora lo ricollegano a Giove, giovedì: il nome deriverebbe dal dio latino "Jupiter-Jovis", da cui l'aggettivo Giovia e quindi Giobia per indicare le feste contadine di inizio anno per propiziare le forze della natura che, secondo la credenza popolare, condizionano l'andamento dei raccolti. Il periodo della festa coincide con le Ferie Sementive o Sementine.

La Gibiana è una strega con le gambe molto lunghe e le calze rosse. Vive nei boschi e grazie alle sue lunghe gambe, non mette mai piede a terra, ma si sposta di albero in albero. Così osserva tutti quelli che entrano nel bosco e li fa spaventare, soprattutto i bambini. E l’ultimo giovedì di gennaio va alla ricerca di qualche bambino da mangiare. Ma una mamma, che voleva molto bene al suo bambino, le tese una trappola. Preparò una gran pentola piena di risotto giallo (zafferano) con la luganega (salsiccia), e lo mise sulla finestra. Il profumo era delizioso, da far venire l’acquolina in bocca. La Gibiana sentì il buon odore e corse con la sua scopa, verso la pentola e cominciò a mangiare il risotto. Il risotto era tanto ma era così buono, che la Gibiana non si accorse che stava per arrivare il sole. Il sole uccide le streghe, così il bambino fu salvo.

La Festa della Giöbia, è una festa di antica tradizione di origine precristiana che ancora permane nel basso Varesotto. In età medioevale alla Giobia è stata associata la sembianza umana, spesso quella di una vecchia o di una strega. Ricorrendo la festa alla fine di gennaio, ancora oggi viene celebrata in molti comuni con il rogo di un pupazzo simboleggiante una donna anziana per esorcizzare le forze negative dell'inverno e propiziare l'avvento della primavera. La Giöbia è particolarmente sentita nelle città di Busto Arsizio, Gallarate e dintorni. L'ultimo giovedì di gennaio a Busto Arsizio decine di fantocci raffiguranti una donna vecchia e di brutto aspetto vengono bruciati. Inoltre, nella piazza principale della città, piazza San Giovanni Battista, vengono offerti polenta e risotto con la luganiga, simbolo di fertilità. A Gallarate, la Giöbia viene bruciata ogni anno in un diverso quartiere della città, anche qui accompagnata da risott e luganega (piatto tipico e maschere ufficiali della città
 
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view post Posted on 12/10/2010, 08:57
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AMULETI E TALISMANI PROTETTIVI


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Spesso capita che si confondono gli amuleti e i talismani. in effetti sono due cose distinte .L'amuleto e' considerato "protettivo/passivo", mentre il talismano viene considerato "proiettivo/attivo";
l'amuleto protegge e "porta fortuna" in generale;
il talismano propizia e attira particolari benefici, arrivando anche a donare delle potenzialità al suo possessore.L'amuleto e' solitamente o un oggetto semplice, naturale (es. una pietra) o un manufatto "artificiale" (es. un ciondolo a forma di quadrifoglio);
il talismano e' invece un manufatto o un oggetto naturale lavorato appositamente per uno scopo, secondo le corrispondenze, in particolare quelle astrologiche.
Ecco alcuni esempi di oggetti considerati dei classici amuleti:

Coccinella (vera o sotto forma di monile)

Una coccinella, se vola vicino o si posa addosso, porta fortuna e denaro (se non viene scacciata o infastidita). Per lo stesso motivo si indossano monili con la sua forma.


Corno e/o cornetto

Portafortuna d'eccellenza, molto diffuso nell'Italia meridionale. Protegge dal malocchio, dalle invidie e dai tiri mancini. Quello classico e' rosso e dovrebbe essere fatto a mano.


Ferro di cavallo

Se appeso alla parete, o da qualche altra parte, deve avere le estremità rivolte verso l'alto. Toccarlo porta fortuna e soldi. Non deve essere nuovo, ma perso dal quadrupede. Si dice che se proviene dagli zoccoli posteriori, porti sfortuna: "Ferru davanti a casa va avanti, ferru d'arréri a casa va d'arréri" (Pitrè)


Lucchetto

Per la longevità, la salute e la fertilità.


Mano (monile)

Ce ne sono con diverse posizioni delle dita:
a pugno con indice e mignolo sollevato (le classiche corna) contro la malasorte e il malocchio /indice e mignolo puntano agli occhi dello jettatore);
la manufica, con pugno chiuso e pollice che spunta tra indice e medio contro il malocchio; tipico dell'area mediterranea, in particolare la sardegna.
la mano di Fatma (o Fatima), aperta con da tre a sei dita distese e unite, e una pietra, un disegno o un occhio al centro del palmo, contro la negatività in generale e contro le malattie (in particolare se presente l'occhio).Frequente nei paesi arabi.


Occhio (monile)

Contro il malocchio. Viene anche considerato efficace nel prevenire in particolare gli incidenti.


Pelle di serpente

sotto forma di braccialetto, con chiusura d'oro, tiene lontane le malattie.


Pesce (monile)

Aiuta a trasformare i sogni in realtà.


Quadrifoglio

E' il portafortuna per eccellenza. Trovarne uno indica che la buona sorte e' dalla propria parte.


Ruota

una ruota di carretto come "ornamento" casalingo aiuta a far girare la sorte all'occorrenza. Se tutto va bene, non si deve toccarla: se le cose vanno male, farla girare aiuta il cambiamento.


Zampa di coniglio (o di lepre)

Altro "oggetto" considerato un grande portafortuna.



 
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