Le stronzate di Pulcinella

Checkpoint Pasta:l'agguato agli Italiani

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view post Posted on 7/10/2014, 16:53
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Pulcinella291 Forum

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La Somalia all’inizio degli anni ’90 era un Paese in preda al caos. Dal 1969, infatti, dopo la presa del potere del generale Siad Barre, iniziarono a formarsi sempre più gruppi di guerriglieri che si opponevano al potere centrale. Nel 1991 Barre viene deposto e si scatena una lotta sempre maggiormente violenta da parte delle tribù dei “Signori della guerra”. Così l’Onu decide di dare avvio a tre missioni di pace tra il 1992 e il 1995 per mantenere l’ordine nel Paese e assicurare l’arrivo degli aiuti umanitari.


Anche le Forze armate italiane partecipano alle operazioni con 2.106 uomini, navi, aerei ed elicotteri. E’ in questo contesto che il 2 luglio 1993 avviene a Mogadiscio, capitale somala, la famosa “Battaglia del pastificio”. Quel giorno, due colonne meccanizzate italiane, composte principalmente da paracadutisti delle brigate Folgore e della Nembo, avevano il compito di rastrellare un quartiere settentrionale della città alla ricerca di depositi di armi dei guerriglieri ribelli del capo locale Aidid. L’operazione si svolgeva nei pressi di un posto di blocco denominato appunto “Pasta”, essendo nei pressi di un pastificio risalente agli anni della colonizzazione italiana, lungo la Via Imperiale.
Alle prime luci dell'alba prende il via l'operazione “Canguro 11” da parte delle truppe italiane.
All'operazione prendono parte i paracadutisti della Brigata Folgore, i carri della Brigata Ariete e dei Lancieri di Montebello insieme agli elicotteri dell'Aviazione Leggera Esercito. Il rastrellamento fa scoprire agli italiani alcuni nascondigli di armi, ed è quasi alla fine quando, verso le 9,30, la popolazione del quartiere incomincia a riversarsi in strada, aizzata da miliziani somali che si fanno scudo della gente, riversando una fitta sassaiola contro i blindati che stanno percorrendo la via Imperiale per il rientro alla base.


Si iniziano a udire colpi di fucile sparati in aria e gli italiani percepiscono che la situazione sta sfuggendo di mano. I soldati esplodono qualche colpo intimidatorio, il generale Bruno Loi decide di ripiegare verso la base per evitare inutili tensioni. Nonostante la ritirata, vengono però innalzate barricate allo scopo di bloccare i mezzi italiani, mentre i miliziani somali sparano verso i nostri soldati: dopo più di 50 anni, i militari italiani si trovano in un’azione di guerra. La mente va al mese precedente quando in un attacco morirono 23 caschi blu pakistani nell’ambito della stessa missione di pace.


Accorrono immediatamente come rinforzo alcuni incursori paracadutisti e si risponde al fuoco con mitragliatrici e bombe a mano: viene colpito da una raffica di kalashnikov il Sergente Maggiore incursore Stefano Paolicchi. Colpito all’altezza della milza, nell’unica parte non protetta dal giubetto antiproiettili, muore dopo poco: aveva 30 anni.
Nel protrarsi degli scontri, viene colpito da un RPG un blindato italiano. Il paracadutista Pasquale Baccaro, 21 anni, mentre sta azionando la sua mitragliatrice MG, viene colpito dall’esplosione sulla gamba sinistra amputandogliela di netto. Resisterà per qualche minuto, ma la lacerazione è troppo grave e morirà dissanguato. Gli altri componenti del mezzo restano gravemente feriti, ma vengono evacuati in tempo.


Una jeep italiana armata di mitragliatrice, nella confusione della battaglia, viene rubata da miliziani somali ma poco dopo colpita e distrutta da un razzo di un elicottero “Mangusta”, al battesimo del fuoco.


Arrivano al pastificio altri tre blindati e un “Centauro”, dalla torretta del quale è esposto per dirigere il fuoco del suo mezzo il 21enne sottotenente Andrea Millevoi: colpito da una raffica di mitra, muore poco dopo.


Nello stesso frangente l'allora tenente dei parà Gianfranco Paglia, che seguiva con un cingolato il mezzo di Millevoi, viene ferito da tre proiettili perdendo l'uso delle gambe, mentre proteggeva a sua volta gli uomini di un altro blindato.


La “battaglia del pastificio” verrà risolta con l'intervento pesante dei carri armati dell' Ariete e degli elicotteri “mangusta” che consentiranno lo sganciamento delle truppe italiane ancora coinvolte, intorno alle 17,30. La “Canguro 11” si chiude con il bilancio di 3 morti e 36 feriti da parte italiana e con
la situazione sempre più critica un carro armato M-60 spara col cannone su un gruppo di container dai quali i miliziani aprivano il fuoco. I mezzi e i soldati italiani iniziano a ritirarsi e tornano alla base. I ribelli di Aidid contarono 187 morti e 400 feriti.
Solo in due occasioni venne utilizzato l'armamento pesante: un numero non precisato di M60 aprì il fuoco contro dei container che servivano da scudo ai miliziani provocando grandi perdite e un elicottero da attacco Mangusta colpì con un missile TOW un Iveco VM 90 italiano catturato dai somali, distruggendo il mezzo e uccidendo tutti i ribelli a bordo del veicolo. Questo, fra le altre cose, può essere considerato come il battesimo del fuoco del Mangusta.
 
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