Le stronzate di Pulcinella

IL CARATTERE DI UN CANE SI FORMA GIA' DA CUCCIOLO:COME EDUCARLO

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view post Posted on 14/10/2010, 15:08
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Pulcinella291 Forum

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Premettiamo che un cucciolo non dovrebbe mai essere adottato prima sei 60 giorni, il suo sviluppo psichico e comportamentale, infatti, dipendono in larga parte dalle interazioni con la madre e con i fratelli e dagli insegnamenti che, in questo ambiente protetto, gli vengono impartiti. Il 70% dei disturbi comportamentali riscontrabili in un cane sono imputabili ad una scorretta gestione e allevamento, da parte dell’uomo, del cucciolo fin dalle sue prime fasi di vita.
Le prime settimane di vita di un cucciolo sono talmente importanti e strategiche per il corretto sviluppo psicofisico e comportamentale da essere state suddivise da molti scenziati in tre fasi:


Periodo neonatale

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che va dalla prima alla seconda settimana di vita.
Un cucciolo nasce cieco e sordo, con però presenti già i riflessi termotattili che gli consentono di trovare la mammella della madre.
Attraverso delle oscillazioni della testa e la capacità di distinguere le fonti di calore, il cucciolo è in grado di trovare la mammella della madre e di succhiare il latte aiutandosi con il movimento delle zampette anteriori che a turno schiacciano delicatamente l’area vicina al capezzolo.
Il cucciolo appena nato non è ancora in grado di coordinare i movimenti né di sostenersi sulle zampe posteriori, per questo motivo si muove strisciando (reptazione) facendo leva sulle zampe anteriori.
Non è in grado né di defecare né di urinare spontaneamente è perciò la madre che leccandogli più volte al giorno la pancia stimola il riflesso perianale.
Queste stimolazioni vengono fatte dalla madre ponendo il cucciolo sul dorso a pancia all’aria e attraverso il contatto piacevole e naturale con la lingua della madre il cucciolo inizia ad imparare la postura di sottomissione.
Non a caso alcuni cani anche da adulti, quando si sottomettono ad un altro cane spesso rilasciano delle gocce di pipì.
In questo periodo circa il 90% del loro tempo lo passano dormendo; il sonno è profondo di tipo REM (sonno paradosso), che nell’uomo corrisponde alla fase del sogno.
I cuccioli non sono in grado di termoregolarsi, ovvero non trattengono il calore, per questo motivo dormono ammassati gli uni sugli altri e, quando la madre è presente, a strettissimo contatto con lei.
Una dimostrazione di perfezione della natura è data dal fatto che mentre la cagna sviluppa l’attaccamento ai cuccioli entro le prime quarantotto ore, garantendone la sopravvivenza, i cuccioli si affezioneranno alla madre intorno al quindicesimo giorno di vita, per cui se la madre dovesse morire è possibile, senza traumi, darli in adozione ad un’altra cagna.
In questi primi quindici giorni di vita, se la cagna lo consente, sarà importante accarezzare i cuccioli delicatamente per trasmettergli attraverso il tatto la conoscenza dell’uomo.
Se le carezze verranno date nel momento della poppata si avrà la certezza di una prima e fondamentale associazione positiva con la presenza umana.


Periodo di transizione

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corrispondente alla terza settimana di vita:
il periodo inizia con l’apertura delle palpebre del cucciolo e termina con l’apertura del condotto uditivo.
L’occhio inizia a percepire la luce e attraverso le stimolazioni ottiche a svilupparsi, l’intero processo di maturazione terminerà intorno al secondo mese di vita.
Il cucciolo dorme e sogna meno rispetto a prima, muove la coda, ringhia ed abbaia, impara a leccare e masticare.
Comincia a defecare e far pipì spontaneamente.
E’ in grado di termoregolarsi, mantenendo il calore corporeo.
Il suo movimento, anche se ancora incerto e traballante, è sulle quattro zampe, il cucciolo riesce anche a stare seduto.
Inizia ad interagire con i fratelli (inizia la socializzazione primaria o intraspecifica cioè rivolta a membri appartenenti alla stessa specie) attraverso il gioco.
Giocando i cuccioli apprendono quei comportamenti che da adulti permetteranno loro di comunicare con i propri simili, di imparare i ruoli sociali, di formarsi il carattere.
Cominciano a comparire i denti da latte e la madre per sentire meno male li allatta stando in piedi, questa posizione più scomoda per i cuccioli li porterà ben presto ad interessarsi al cibo solido, dando via al processo di svezzamento alimentare.
In questo periodo il cucciolo, visto che aggiunge al tatto e al gusto anche la vista, l’udito e l’olfatto, è in grado di percepire moltissimi stimoli che influenzano lo sviluppo del sistema nervoso.
In questa settimana si ha un'enorme proliferazione di cellule nervose (neuroni) e di collegamenti (sinapsi) che assicurano il passaggio delle informazioni.
Nella terza settimana sarà opportuno continuare ad accarezzare i cuccioli, ora più attivi, assicurare una perfetta pulizia, visto che la madre non ingerisce più né pipì né pupù, preparare una ciotola con del cibo molle facilmente ingeribile per i cuccioli.


Periodo di socializzazione
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che va dalla quarta alla dodicesima settimana di vita: questo periodo viene definito sensibile, perché il sistema nervoso del cucciolo è assolutamente recettivo ed influenzabile, in maniera indelebile, dagli stimoli esterni.
Il cucciolo in questa fase ha una massima capacità di apprendimento, per cui le sue azioni non sono più tanto guidate da comportamenti innati ed istintivi ma dall’elaborazione delle varie esperienze a cui è sottoposto.

Le sue capacità sensoriali, praticamente complete, lo spingono ad esplorare l’ambiente che lo circonda e a interessarsi sempre più a tutto ciò che si svolge sotto i suoi occhi.
Inizia la socializzazione secondaria o interspecifica rivolta ad altre specie animali e verso l’uomo.
Se in questa fase l’allevatore fa incontrare al cucciolo persone diverse per età, sesso e colore della pelle, abituandolo che gli esseri umani sono diversi, da grande non avrà nessuna reazione nell’incontrare per esempio bambini o persone anziane.
Allo stesso tempo se avrà la possibilità di vedere gatti o cavalli, essi diventeranno un’esperienza indelebile nella sua memoria.
Anche l’ambiente verrà assimilato dal cucciolo (socializzazione ambientale), tanto che se verrà messo a contatto con rumori (automobile, motocicletta, aspirapolvere, spari) o con oggetti diversi, rapidamente imparerà a non temerli e a rimanere indifferente.

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La madre in questo periodo svolge un compito fondamentale, essa infatti dalla quarta settimana in avanti insegna ai suoi cuccioli le basi per relazionarsi in maniera corretta.
Se un cucciolo è irruente con lei o con i fratelli, lo sgrida, ringhiandogli e se esagera ne blocca il comportamento mettendo la sua zampa sopra di lui.
In questo modo il cucciolo inizia ad apprendere i concetti di calma e di autocontrollo, tanto preziosi in età adulta.
Alla settima settimana compare un ulteriore processo, chiamato facilitazione sociale, per il quale il cucciolo è in grado di imitare sia la madre sia i fratelli.
Impara per esempio che non deve avvicinarsi troppo alla ciotola della madre che mangia, le regole gerarchiche esistenti tra cani, a sottomettersi nel caso in cui venga attaccato, a mantenere i conflitti fra fratelli al di sotto di una soglia accettabile che non sfoci in violenza, e soprattutto impara a regolare il suo morso in modo da non far male alla sua famiglia.
Il pianto dei fratelli e soprattutto l’immediato intervento della madre sono le garanzie di un futuro cane adulto cosciente della potenza del suo morso.

Dal 60 giorno in poi il cucciolo ha immagazzinato un bagaglio di esperienze indispensabili che lo rendono pronto ad essere adottato dalla sua nuova famiglia e nello stesso tempo è ancora assolutamente aperto a nuove esperienze grazie alla <b>fase d’imprinting
che iniziata intorno alla quarta settimana terminerà alla sedicesima settimana.
Questa fase è caratterizzata da una spiccata predisposizione a fare e memorizzare ogni tipo di esperienza: tutto quello che accade, tutti gli stimoli visivi, olfattivi, uditivi, tutti i legami creati in questo arco di tempo resteranno per sempre stampati nella memoria e condizioneranno il carattere ed il comportamento, le interazioni sociali e le scelte sessuali.
Si tratta in altri termini di una forma particolare di apprendimento, che avviene in una fascia temporale precisa e limitata, per poi concludersi in maniera irreversibile.
Se sfortunatamente un cucciolo viene separato troppo precocemente, prima dei sessanta giorni, da sua madre e dai suoi fratelli da adulto potrebbe o avere comportamenti aggressivi o paurosi di fronte ai suoi simili, o essere un soggetto ipersensibile o iperattivo.
Incessanti mordicchiamenti alle mani o ai vestiti, distruttività verso ogni oggetto,

image continui pianti e guaiti, movimento perpetuo ed instancabile, incapacità di rimanere da solo, sono solo alcuni sintomi del precoce distacco dalla famiglia originaria.
Se poi il cucciolo non ha potuto imparare dalla madre le regole gerarchiche, potrebbe non far avvicinare nessuno alla sua ciotola, non consentire che un umano gli tocchi i giochi o gli tolga oggetti dalla bocca, potrebbe non sottomettersi quando viene attaccato rischiando seri morsi dai cani adulti.

COME EDUCARE UN CUCCIOLO

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Il modo di addestrare un cane può variare a seconda del modo di vivere del padrone, dall'ambiente in cui viene tenuto e dell'indole della razza, pero' ci sono delle regole fondamentali comuni per tutti i padroni e per tutte le razze. E' importante anzitutto riuscire a comunicare con lui; questo significa capire il suo modo di esprimersi e farsi intendere dall' animale stesso. Il cane si esprime con la mimica facciale: con la testa, le orecchie, gli occhi e la bocca comunica le sue sensazioni agli uomini. '
L'animale manifesta le proprie emozioni anche con la postura del corpo, attraverso la posizione della coda e delle zampe. Infine il cane comunica mediante guaiti, uggiolii oppure abbaiando e ringhiando. E' importante sapere che se il rapporto è ben gestito, in cane non è solo un amico ma anche un sollievo dallo stress per tutti noi, a prescindre dall'età. Dobbiamo stare attenti, però, perchè il suo modo di aiutarci a combattere lo stress deve sempre essere positivo per entrambi.
L'uomo comunica con il proprio cane con le parole, la mimica facciale e la postura del corpo. I tre segnali, emessi contemporaneamente, devono combaciare; il cane, infatti, non distingue le parole almeno all'inizio, e presta maggiore attenzione ai gesti e può prendere come un rimprovero un apprezzamento fatto con modi bruschi. Anche la postura del corpo ha significati particolari per il cane: il padrone impartisce ordini in piedi ed invita al gioco se è accovacciato. Educare un cane significa insegnargli a convivere con il padrone senza creare disagi e a stare con le altre persone e gli altri animali, anche di specie diverse dalla sua.


L'EDUCAZIONE
L'educazione comincia da cucciolo e da adulto può diventare addestramento. Un cane educato è un cane più felice, ed anche il suo conduttore. Poter godere a pieno del tempo con il nostro cane è fondamentale per vivere bene con il nostro fedele amico.
Teniamo presente che si può cominciare ad educare il cane fin da piccolo: un cucciolo di soli due mesi è molto ricettivo ed è già in grado di apprendere i principi basilari. E’ importante che l'educazione inizi non appena il nuovo ospite giunge a casa e che sia impartita in prospettiva del cane che si vuole avere da adulto.


LA GERARCHIA
Il cane per istinto cerca nel suo nucleo, sia animale che umano, un capo del branco: il padrone deve affermarsi come tale ed il cane, riconosciuta la sua autorità, sarà disposto ad accettare gli ordini da lui impartiti. La posizione dominante del padrone deve essere riconoscibile da alcuni comportamenti, come il precedere l'animale nell'attraversare le porte, mangiare prima di lui e scegliere i posti della casa dove il cane può stare; è importante anche non subire le iniziative del cane siano esse di gioco o di altro genere. Se non si seguono queste norme basilari , il cane una volta cresciuto, si sentira' il capobranco dell'intera cominita' in cui vive con i relativi problemi che questo comporta.
Nella società degli umani, il cane che assume il ruolo di capo branco all'interno della famiglia, non si sente responsabile nei confronti del padrone, ma al posto o in alternativa al padrone. Questi atteggiamenti vanno assolutamente repressi per evitare che il cane senta il dovere di assumersi responsabilità che non sarebbe in grado di affrontare. A questo scopo, dobbiamo stabilire se il nostro cane ha intenzione di diventare il nostro capo branco e, immediatamente dopo, dissuaderlo senza offendere la sua dignità di dominante conservando a pieno la sua stima e amicizia.


COME SI CAPISCE SE UN CANE HA UN ATTEGGIAMENTO DI DOMINANZA

Gli atteggiamenti piu' frequenti sono:
saltare addosso per ribadire la propria superiorità. Va ricordato che l'atteggiamento di poggiare gli arti anteriori sulla groppa del contendente, ha il significato di sottometterlo.

mancanza di risposte ai comandi del padrone; non si è mai visto un dominante che ubbidisca ai comandi di un subalterno.

rifiutare il richiamo; anche allontanandoci da lui, simulando il suo abbandono, non è propenso a tornare ma a rimanere isolato.

giocare violentemente per dimostrare la propria forza, cercando di vincere ogni volta e potando via l'oggetto conteso

proporre spesso il gioco al fine di dimostrare la propria forza

giocare anche da solo esibendosi al fine di dimostrare la sua prestanza, senza accettare la partecipazione di nessuno

scrollare l'oggetto che tiene tra le fauci, simulando l'uccisione della preda

abbaiare insistentemente per ottenere attenzioni o comunque pretendere qualcosa di cui ritiene averne diritto

guaire per ottenere facendo leva sulle debolezze del padrone.

grattare le porte per farsi aprire al fine di evitare l'isolamento dal gruppo. Va ricordato che un soggetto dominante soffre per l'assenza del sottomesso in quanto si sente privato dell'opportunità di esercitare la sua dominanza.

aggressività nei confronti degli altri animali della famiglia; lo scopo è di ribadire in continuazione la sua autorità

sottomissione degli altri animali della famiglia; il capo deve essere uno solo e quindi è importante contrastare ogni velleità da parte dei sottomessi

aggressività nei confronti di estranei che vengono sempre considerati degli intrusi e quindi dei potenziali aggressori

intromettersi tra il padrone ed estranei sconosciuti. L'espressione non è gelosia, come intesa da noi umani, ma difesa di qualcosa o di qualcuno considerato di sua proprietà

precedere il padrone nell'entrare in ambienti nuovi; tutti coloro che sono considerati a lui inferiori, devono sempre seguire

precedere il padrone nello svoltare gli angoli delle strade

proteggere il padrone da tutto e da tutti, come difesa della proprietà

nervosismo in ambienti sconosciuti in quanto si sente investito dell'autorità del capo branco, incaricato di difendere il gruppo

indipendenza sociale; un vero capo non ha bisogno di nessuno


COME RISOLVERE IL PROBLEMA DELLA DOMINANZA

Il cane dominante è quasi sempre restio ad accettare comandi , per cui una volta grande potrebbe creare non pochi problemi , tra cui una imperante aggressivita', che in questo caso si chiama aggressivita' da dominanza.Allora è piu' che utile creare nel cane una specie di sottomissione . Il cane fin da cucciolo deve imparare ad obbedire attreverso la fermezza del padrone.Teniamo presente che i cani privati di affetto e stimoli sociali, sviluppano spesso caratteri duri e scontrosi, manifestando forti difficoltà di relazione con gli altri.Sarà rispettoso e obbediente solo con coloro che si pongano nei suoi confronti come capibranco e sarà invece disobbediente e un pò menefreghista con coloro che ai suoi occhi appaiono come figure prive di autorevolezza e carisma.Vediamo, dunque, come impostare questo delicato equilibrio fra affetto e dominanza (che comunque varia a seconda delle caratteristiche di ogni cane e di ogni padrone).

Abbiamo detto che un cane per essere felice e formare un carattere equilibrato, deve vivere in branco e, come abbiamo già visto, ha ereditato questa caratteristica dal lupo, suo progenitore: così come i lupi vivono sempre in gruppi (solitamente di una decina di esemplari) regolati da affetto e precise regole sociali, anche i cani desiderano vivere in un branco (la famiglia) in cui vi siano rapporti affettivi e precise regole gerarchiche.
La loro vita ideale è quindi quella che li veda sempre a stretto contatto con il proprio branco-famiglia e non dobbiamo mai dimenticare che le separazioni, anche brevi, non sono mai piacevoli, perché vanno contro l'istinto canino di rimanere sempre uniti ai propri compagni.
Ovviamente, sono ancora peggio l'emarginazione o l'isolamento: l'idea che il cane debba fare il cane sulla quale molti si basano per tenerlo sempre fuori casa, magari al gelo, o chiuso in un recinto è quanto di più sbagliato si possa fare.

Solitamente le ragioni fondamentali per cui si tiene un cane isolato o comunque costantemente fuori casa sono i problemi e il fastidio che la sua presenza può procurare oppure l'igiene; in entrambi i casi, i proprietari dovrebbero essere in grado di risolvere questi problemi in altro modo: i problemi e
i fastidi, con l'educazione del cane e l'igiene, con il minimo di sopportazione che la presenza di un cane deve prevedere.

In ogni caso, tenere il proprio cane vicino a sé non significa viziarlo bensì, semplicemente, andare incontro al suo istinto.

Però il confine fra l'assecondare la sua natura e lo scivolamento negli errori di educazione è labile e può essere facilmente superato: infatti, purtroppo, sbaglia anche chi esagera nell'assecondare troppo il proprio cane fino a permettergli di tutto.

E qui che entra in gioco la difficile arte della dominanza cioè la capacità di porsi come capo nei confronti del proprio cane; difficile, perché spesso accade di essere o troppo severi o troppo accondiscendenti e di sbagliare i segnali che gli si inviano.
In una comunità di lupi, il capobranco è un individuo carismatico, forte, sicuro di sé, autorevole, equilibrato e mai inutilmente violento che si occupa amorevolmente delle sorti della sua comunità guidandola e prendendo le decisioni importanti; la forza viene usata solo nei confronti di chi
sfida la sua autorità (e spesso gli scontri sono solamente rituali), per difendere il territorio e nella caccia.
Nella comunicazione fra individui, i segnali inviati dal corpo (con la coda, le orecchie, la bocca, il pelo, gli occhi, le zampe, i suoni, il tronco) sono infinitamente più usati della mera forza.

Il nostro, indubbiamente arduo ma stimolante, compito, per comunicare efficacemente con il nostro cane, dovrà quindi essere quello di studiare da membro di un branco di cani-lupi e soprattutto da capobranco, condizione necessaria per essere ascoltati, rispettati e veramente amati dal proprio cane.

Abbiamo visto che per ottenere rispetto e ascolto dal proprio cane è necessario porsi nei suoi confronti come capibranco, cioè in posizione di dominanza; non fare ciò significa rischiare di essere snobbati e quindi inascoltati.

Comportarsi da capo non è sempre facile, soprattutto per coloro che non siano portati a farlo; ognuno di noi tende a rapportarsi a suo modo con il proprio cane e non è detto che chi sia in generale deciso nella vita (ad es. con le altre persone) lo sia anche con il cane, così come può accadere che personalità tendenzialmente indecise e insicure riescano ad instaurare con lui un rapporto corretto.


Ma cos’è la dominanza e come si deve comportare un capobranco?

Carisma, decisione, coerenza sono le caratteristiche principali, peraltro, per nulla in contrasto con affetto, disponibilità, dolcezza.

Essere capobranco non significa essere violenti dittatori bensì saper segnalare con chiarezza e fermezza cosa vada o non vada fatto.

Il nostro cane capirà ciò che gli vogliamo comunicare solo se useremo segnali estremamente comprensibili.


Ogni esemplare avrà bisogno di un’appropriata “dose” di dominanza: come puro esempio, molto probabilmente ne servirà di più per controllare l’aggressività di un rottweiler maschio verso altri esemplari dello stesso, che per insegnare ad una femmina di golden retriever a non salutare tutte le persone che incontra per strada.


Tale rapporto va impostato non appena si inizia la convivenza.

Immaginiamo quindi di portare a casa il nostro bellissimo cucciolo: ha un aspetto adorabile, è simpaticissimo, ha un muso fantastico: ci verrebbe naturale permettergli qualsiasi cosa!

Eppure è qui che inizia quel lungo e paziente percorso che ci può portare ad essere degli ottimi proprietari.

Dobbiamo immaginare di essere un cane adulto di carattere forte e sicuro che permette al cucciolo di leccarlo, saltargli addosso, mordicchiarlo ma che è anche pronto a ringhiare maestosamente, fingendo magari un’aggressione, in modo da fargli capire che sta esagerando.

Ecco come dobbiamo comportarci: da cani adulti sicuri di sé, dominanti; esistono infatti anche esemplari adulti che tendono a subire le angherie dei cuccioli: non sono gli esempi da seguire in quanto non sono in grado di insegnare quali siano i limiti.

Il concetto di limite è molto importante; i cuccioli che crescono senza le lezioni impartite da genitori e fratelli rischiano di crescere senza sapere quando debbano fermarsi nel gioco e nel morso, mentre, al contrario, quelli inutilmente maltrattati dall’uomo diventano timidi e inibiti.

Non impegnarsi nell’educazione di un cane significa indurlo a fare tutto ciò che gli passa per la testa: dal tirare al guinzaglio al saltare addosso per fare le feste, dal mordicchiare per gioco al mordere seriamente per dominanza
E' importantissimo sapere che tutti i componenti del nucleo familiare presenti nella casa dove viene accolto il cucciolo devono concorrere alla sua educazione. E’ fondamentale che ciò avvenga in maniera omogenea e che non si creino situazioni in cui un familiare sia più "buono" ed uno più "cattivo" o che uno contraddica con un suo ordine l'altro; questo non fa che disorientare il cane che non sa più a chi deve dare retta.

Imparare giocando


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Se s'insegnano i comandi fondamentali e le regole principali attraverso il gioco il cane le apprenderà più velocemente. Non bisogna forzare l'animale ma cercare di educarlo quando è disponibile; il gioco aiuta molto perché fa in modo che il cane apprenda senza che questo diventi per lui una sorta di lavoro. Il principio della ricompensa e della punizione è alla base dell'educazione del cane. Sia la ricompensa che la punizione hanno un senso se impartite nell’immediatezza dell’azione dell'animale, altrimenti quest’ultimo non assocerà quello che ha fatto a quello che ha ricevuto. E' consigliabile mantenere una certa costanza nei premi come nelle punizioni e fare in modo che una stessa azione sia lodata o condannata in ogni momento da chi è responsabile dell'educazione.

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L'USO DEL GUINZAGLIO PER UN CUCCIOLO

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Il guinzaglio non deve essere un elemento costrittivo ma solo un accessorio di sicurezza, lasciamo che il cucciolo si abitui gradualmente ad esso non tiriamolo da tutte le parti ma al contrario assecondiamo la sua iniziativa con molta calma, sollecitiamo il cucciolo a seguirci con un giochino o un bocconcino.
Fermiamoci spesso ad accarezzare il cucciolo confermandogli che è divertente uscire con noi.
Una volta che avrà preso confidenza allora decideremo noi dove andare, sempre però con molta dolcezza e molta interazione con lui. Teniamo presente che il guinzaglio é il mezzo di cui l'uomo si serve per portare a passeggio il cane, per addestrarlo e per educarlo, ma molto spesso, purtroppo, anche per punirlo.
Tutto ciò é assolutamente negativo perché il guinzaglio non deve mai essere riconosciuto dal cane come un mezzo di coercizione. Molti, invece, commettono questo errore e ciò non ha affatto una importanza relativa perché con il passare del tempo preclude l'instaurarsi di un corretto rapporto fra educatore e cane. Nel cucciolo, come nell'adulto la punizione inflitta con il guinzaglio determina un trauma cui consegue un comportamento di sottomissione nei confronti dell'uomo nei cui confronti il cucciolo perde la fiducia. In precedenza abbiamo detto che una buona socializzazione rafforza un carattere, il trauma del guinzaglio, se il cane lo riconosce come un mezzo di coercizione precluderà quel giusto rapporto che stiamo cercando di instaurare con il nostro piccolo compagno. Quando questo si verifica in un cucciolo il danno sarà maggiore che in un soggetto adulto; nel soggetto adulto in parte si può rimediare, ma nel cucciolo tutto diventa più difficile.
Il guinzaglio dovrà essere uno strumento che il cane riconosce come un oggetto piacevole.
Sono poche le cose che un educatore deve osservare per ottenere che il proprio cane riconosca nel guinzaglio uno strumento che gli da piacere e gioia; questo il cucciolo lo dimostra quando lo accetta di buon grado nel momento in cui ci accingiamo a portarlo a passeggio, quando viene liberato dal suo recinto per trascorrere qualche momento di gioco con lui. Evitare dunque qualunque forma coercitiva nei confronti del cucciolo o del cane adulto usando il guinzaglio; la sola minaccia con questo mezzo potrebbe causare danni gravissimi sulla psiche, anche se non viene picchiato.


IL CANE HA UNA GRANDE MEMORIA
Non bisogna mai sottovalutare che il cane é dotato di una ferrea memoria; di questa memoria l'educatore può e deve farne buon uso. Quando un cucciolo entra a far parte di una nuova famiglia, con l'aiuto del suo educatore deve impiegare la sua forte memoria per costruire un codice di apprendimento e comunicazione. Un buon educatore dovrà porre attenzione a non consentire che il cucciolo memorizzi situazioni indesiderate, ma sfrutterà la dote naturale dell'animale per sottopogli e fargli memorizzare situazioni gradite ed utili ai fini della sua educazione.
Se usiamo il guinzaglio tutte le volte che portiamo a passeggio il nostro cucciolo, o comunque fuori di casa o del suo recinto, oppure l'uso di questo strumento avviene già nella fase educativa quando il piccolo viene accompagnato all'esterno per soddisfare i propri bisogni fisiologici, e se abbiamo cura di riporre il guinzaglio sempre nello stesso posto (se in un cassetto sempre in quello, se appeso ad un chiodo, il chiodo sia sempre lo stesso), allora il cane molto in fretta assocerà l'uso del guinzaglio al soddisfacimento dei propri bisogni fisiologici, al piacere della passeggiata e del gioco. La sua memoria lo aiuterà a ricordare dove questo strumento viene riposto dal suo educatore e, con il passare del tempo, il cane in caso di necessità ci farà capire, dirigendosi verso il guinzaglio, che ha impellente bisogno di uscire. Questo, che sembra un gioco, é una corretta forma di educazione che, senza alcuna fatica, eserciteremo nei suoi confronti.
Tutto ciò dovrà essere fatto dopo che il cucciolo abbia familiarizzato ed accettato di buon grado il guinzaglio; una volta in casa faremo in modo che il cane veda dove il guinzaglio viene riposto, così come faremo quando il cane deve uscire per essere accompagnato per la passeggiata. Saranno sufficienti poche volte perché il cane, in caso di un bisogno straordinario rispetto alle sue abitudini, ci faccia capire che vuole uscire e tutto questo lo imparerà senza ricorrere a particolari insegnamenti.


I RIMPROVERI AL CANE
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La socievolezza di un cane é strettamente condizionata dalla esperienza del cucciolo nel terzo mese di vita; se durante questo periodo venisse a mancare il contatto con l'uomo il cane rimarrebbe per sempre poco socievole nei suoi confronti e molto difficilmente potrà instaurare con lui quel corretto rapporto che é premessa indispensabile per ottenere risultati positivi nell'addestramento.In tutte le sue espressioni di gioco il cucciolo ha bisogno di una costante prova di fiducia da parte del suo compagno: se saremo in grado di dimostrargliela e confermargliela tutto procederà bene sia nella formazione del carattere sia per l'instaurazione di un giusto e corretto rapporto. Il cane non tradirà mai il branco, composto da lui e dal suo educatore con il quale collaborerà in buona armonia, come un suo pari razza.
Se viene picchiato il cane perde la fiducia nel suo conduttore. Quando un cane viene picchiato alle percosse si uniscono normalmente imprecazioni o comunque espressioni vocali irritate o alterate, ma non sono le imprecazioni che il cane ricorda e collega con l'azione , bensì il tono alterato della voce unito al dolore. Più ancora del dolore quello che il cane difficilmente dimenticherà é il gesto minaccioso del conduttore. Quel gesto genera una "umiliazione" che può anche deviare un carattere in formazione. Per questo porre in essere atteggiamenti come quelli ora descritti, che opprimono un soggetto nel momento più delicato della sua vita, quello della sua formazione, non é certo il comportamento del cinofilo che si definisce tale. Spesso siamo noi umani ad essere meno intelligenti del nostro amico a 4 zampe. Il cane va rimproverato sempre con maniere decise ma indolori.


DOPO IL RIMPROVERO PERDONARE IL CUCCIOLO
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Il perdono ha lo stesso valore del rimprovero nell’ambito dell’educazione del cane. La sicurezza di essere inserito in un “branco/famiglia” che vive secondo regole precise, dove esiste qualcuno che, in maniera equilibrata e ferma, le fa rispettare, è fondamentale per mettere l’individuo cane nella condizione di sviluppare in maniera altrettanto equilibrata e armoniosa il suo rapporto con la società umana.Ad un rimprovero deve sempre seguire un perdono perché il gruppo basa la sua forza sulla coesione dei suoi elementi, pochi o tanti che siano. Ogni membro del gruppo deve avere una sua giusta collocazione, tale da permettergli di collaborare con gli altri.Con il perdono si chiude il cerchio apertosi con il rimprovero, se tutto si è svolto in maniera adeguata, il “colpevole” avrà capito l’errore, avrà capito la “punizione” e avrà capito il “perdono” poiché avrete usato “ la sua lingua” nello svolgere un compito che è prerogativa di chi ha la responsabilità del “branco”.

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Edited by Pulcinella291 - 2/5/2011, 11:31
 
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edoardoboggia
view post Posted on 17/10/2010, 22:07




VERO E MOLTO DIPENDE ANCHE DA COME SI TRATTA IL CANE....L ANIMALE CHE PIU DI TUTTI SENTE IL PROPRIO PADRONE E' PROPRIO IL CANE
 
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pazzopazzo
view post Posted on 22/10/2010, 10:47




allora per mitigare il carattere di Italian Lady bisognava cominciare in fasce???
 
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italian lady
view post Posted on 27/10/2010, 12:54




Peccato che non sono un cane ma solo una donna la cui sincerita' viene scambiata per brutto carattere che in effetti un po' ho. Pensavo che con l'eta' sarei diventata + diplomatica ma non è successo :woot: :woot: :woot: :woot: :woot: Ti saluto caramente pazzo!
 
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4 replies since 14/10/2010, 15:08   58163 views
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