Le stronzate di Pulcinella

Il Comunismo e i sanguinari sconvolgimenti sociali di Stalin(con foto e filmati)

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Pulcinella291
view post Posted on 24/2/2012, 09:09 by: Pulcinella291
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L'OLOCAUSTO UCRAINO (Holodomor -Голодомор)

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Holodomor in lingua ucraina significa "infliggere la morte attraverso la fame"e fu quella la tattica usata da Stalin per sconfiggere gli oppositori ucraini. Negli anni dal 1929 al 1933 Stalin studiò a tavolino una carestia che causò milioni di morti, un vero e proprio genocidio . L'intera Ucraina fu isolata e tutte le forniture di cibo ed il bestiame furono confiscati e con un’intollerabile politica fiscale prosciugò tutte le risorse monetarie.
Fu requisita l’intera produzione agricola per l’ammasso statale nei kolchoz: per chi fosse stato sorpreso a rubare sarebbe scattata la fucilazione o la detenzione superiore a dieci anni, secondo la legge del 7 agosto del 1932, detta “delle cinque spighe”, proposta dal dittatore in persona. Furono cosi' affamate milioni di persone tanto che il cannibalismo divenne una pratica comune.

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Ma andiamo per gradi.
Il meridione dell'Unione sovietica era quello piu' produttivo .dal punto di vista agricolo: agli inizi del XX secolo l'Ucraina forniva oltre il 50% della farina di tutta la Russia imperiale e dell'Urss poi. Poichè il regime aveva pianificato che tutta la ricchezza prodotta dall'agricoltura doveva essere interamente trasferita all'industria affinché il processo si realizzasse compiutamente, le terre e tutta la produzione dovevano passare sotto il controllo dello stato. Come abbiamo gia' detto fu avviato il processo di accorpamento degli appezzamenti in cooperative agricole (Kolchoz) o in aziende di stato (Sovchoz), che avevano l'obbligo di consegnare i prodotti al prezzo fissato dallo stato. Ma l'Ucraina aveva una lunga tradizione di fattorie possedute individualmente. I piccoli imprenditori agricoli costituivano la componente più indipendente del tessuto sociale ed economico locale. L'azione dello stato ebbe in Ucraina effetti particolarmente drammatici.

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L'opposizione dei contadini ucraini
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I contadini opposero una strenua resistenza all'esproprio dei loro beni. Molti , almeno all'inizio , preferirono abbattere il proprio bestiamo pur di non vederlo confiscato dai russi .
Tra il 1928 e il 1933, il numero dei cavalli si ridusse da quasi 30.000.000 a meno di 15.000.000; da 70.000.000 di bovini, di cui 31.000.000 vacche, si passò a 38.000.000, di cui 20.000.000 vacche; il numero dei montoni e delle capre diminuì da 147.000.000 a 50.000.000 e quello dei maiali da 20.000.000 a 12.000.000. Alcuni contadini assassinarono funzionari locali, incendiarono le proprietà della collettività e arrivarono a bruciare le proprietà della collettività. Altri, e in numero ancora maggiore, si rifiutarono di seminare e di raccogliere.

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Con l'accusa (falsa) di rubare il grano ed opporsi alle misure del regime, migliaia di kulaki vennero arrestati e poi deportati insieme alle loro famiglie nei gulag siberiani. Il termine kulak fu applicato a chiunque resistesse alla collettivizzazione. Poi la politica di Stalin divenne piu' feroce Il 7 agosto 1932 il governo di Mosca introdusse la pena di morte per il furto allo Stato o alla proprietà collettiva includendo, tra i reati, anche l'appropriazione da parte di un contadino di grano per uso personale.Una speciale commissione capeggiata da Vjačeslav Molotov
fu inviata in Ucraina per sorvegliare la requisizione del grano ai contadini. Il 9 novembre 1932 un decreto segreto ordinò alla polizia e alle forze di repressione di aumentare la loro "efficacia". Molotov ordinò anche di non lasciare grano nei villaggi ucraini e di confiscare anche barbabietole, patate, verdure ed ogni tipo di cibo.

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Sulla popolazione contadina ucraina si concentrò l'azione coercitiva dello stato sovietico, che non rinunciò al sistematico ricorso alla violenza per attuare il suo piano di trasformazione della società. Dal 1929 al 1932 furono varate due misure, dette “collettivizzazione” e “dekulakizzazione”. La prima comportò la fine della proprietà privata della terra. Tutti gli agricoltori dovettero trovare un impiego nelle fattorie collettive create dal partito. La “dekulakizzazione” significò l'eliminazione fisica o la deportazione (nelle regioni artiche) di milioni di contadini. Queste misure furono contenute nel primo piano quinquennale, approvato in una riunione del Partito comunista sovietico nel dicembre 1929. negli anni 1932-1933 vennero attuate misure governative tali da mettere in ginocchio la popolazione sopravvissuta, quali: a) la requisizione totale di tutti i generi alimentari; b) l'obbligo di cedere allo stato quantità di grano talmente elevate da non lasciare ai produttori neanche il minimo necessario per il loro stesso sostentamento.

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<<era atroce – ricorda una contadina – le strade erano dissipate di cadaveri e spesso seppellivano persone che respiravano ancora, con la terra che ancora si muoveva sopra i loro corpi>>. E basta guardare le foto crude e raccapriccianti di quei giorni per percepire “visivamente” l’entità del delirio che in quegli anni si consumò sotto l’azzurro cielo ucraino.
Vennero confiscate le derrate alimentari alla popolazione e ne fu proibito il commercio, pena la fucilazione o dieci anni di internamento. Fu vietata qualsiasi azione di sostegno da parte delle altre regioni dell’Unione Sovietica.
E venne ritirato il passaporto interno in modo che le famiglie affamate non potessero trovar cibo in altre zone. La repressione fu accompagnata da un attacco spietato alla cultura ucraina, alla fede ortodossa, alla coscienza nazionale. Per la prima volta nel corso della storia uno Stato usò a fini politici la confisca di beni alimentari come arma di distruzione di massa del proprio popolo. Holodomor («fame di massa») è il neologismo entrato nella lingua ucraina per identificare una tragedia senza precedenti. Uno sterminio tra i più ignorati: Stalin intimò l’assoluto silenzio. E la censura fu applicata alla perfezione. E fu così che l’Ucraina, uno dei paesi più produttivi dal punto di vista agricolo, divenne il macabro teatro di una drammatica e delirante pianificazione economica.
Sapevano bene che questa decisione avrebbe condannato la popolazione alla fame, ma era un <<male necessario>> affinché la maggiore esportazione agricola fornisse capitale ulteriore da investire nell’industria. <<si presero tutto ciò che c’era di commestibile – ricorda un superstite – e ci lasciarono a bocca asciutta>>. Distrussero perfino i forni da cucina e requisirono il corredo agricolo. Fu sancito il divieto di conservare, acquistare o barattare cibo. La “legge delle cinque spighe” prevedeva la morte per chiunque possedesse anche poche spighe di grano. Era considerato colpevole chiunque volesse mangiare e le frontiere furono chiuse per impedire la fuga dei cittadini ucraini. Il popolo ucraino, insomma, fu condannato dalla nomenklatura sovietica a morte certa. Uomini, donne e bambini cominciarono a morire a ritmi esponenziali; dopo una lunga agonia di fame o perché fucilati istantaneamente se colti anche solo a raccogliere qualsiasi cosa potesse avere anche una lontana parvenza di cibo. Un'intera nazione diventò un campo di sterminio a cielo aperto.

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Le vittime di questo genocidio furono tra i sette e gli otto milioni , vittime che non hanno mai avuto giustizia , vittime passate sempre sotto silienzio.Solo nel 2008 il Parlamento Europeo ha adottato una risoluzione in cui riconosce l’Holodomor come “crimine contro l’umanità”.