| . Sara
Gn Is NT La donna della Bibbia Sara, moglie di Abramo, è la donna biblica per antonomasia; non a caso è quella, di gran lunga, citata più volte. Più di Eva, mamma di tutta l’umanità, più di Ester, eroina e vanto del popolo eletto. Anche più di Maria, madre santa di Gesù e madre nostra.
Il perché di tanta risonanza, mi piace ravvisarlo nel fatto che Sara è più “normale” di ogni altra donna citata nel Sacro Libro, più vicina nei comportamenti e nelle azioni alle nostre sorelle, alle nostre mogli. Come queste, noi vediamo la Donna Biblica come una santa, ma con la “s” minuscola. Una persona dabbene, piena di ogni virtù e capacità che conta, ma una donna normale. Che soffre, che s’indigna, lotta quando può e china il capo quando deve, umanamente incredula ma rispettosa sempre della Volontà del suo Dio. Fragile, umana, ma mai debole. Centoventisette anni di coerenza e dignità. Una santa appunto, con la “s” minuscola, come noi vediamo le nostre donne, come vorremmo che fossero.
I fatti della vita di Sara, peraltro arcinoti, si riassumono facilmente. Moglie del Patriarca Abramo era sterile; marchiata cioè della maggior umiliazione che potesse avere una moglie ebrea. Perché Abramo abbia comunque una discendenza ella consente, con quale prostrazione è facile immaginare, che egli abbia un figlio, Ismaele, da una schiava: Agar.
Ad un certo punto, la Bibbia ci tiene a precisare che Abramo ha cent’anni e Sara novanta, e che quindi sono rassegnati a non avere altri figli e ripongono ogni sogno futuro nel figlio della schiava al quale sono certo affezionati, tre sconosciuti, che solo vagamente si intuiscono come inviati di Dio affermano che Sara avrà, entro un anno, un figlio suo.
Da questi, figlio di donna libera e non di schiava (Gal 4,22-31) nascerà la stirpe di Abramo . Ismaele ed Agar saranno allontanati dalla casa, ma non senza benedizione o ricompensa divina: la loro funzione biblica era in questa sottolineatura, ed Ismaele sarà comunque “padre di dodici re” (Gn 17,20).
Sono gli atteggiamenti di Sara, a rendercela così vicina, così familiare. Quando si rende conto che per lei non ci sono più speranze (umane) di concepire si sacrifica, con dolore ma senza incertezze, al superiore interesse della famiglia, e porta lei stessa la schiava egizia al marito, ma quando questa, gravida si inorgoglisce e quasi spera di prendere il posto di padrona di casa, Sara con altrettanta fermezza fa valere il suo buon diritto e la sua dignità non solo verso la serva, ma anche verso il marito:
“L’oltraggio fatto a me ricada su di te! io ti ho dato in seno la mia serva e lei ora che ha concepito mi guarda con disprezzo. Il Signore sia giudice fra te e me!” (Gn 16,5)
Abramo non può far altro che riconoscere il buon diritto della moglie, che comunque non sa superare la sua gelosia e bistratta tanto la povera Agar finché questa è costretta ad andarsene. A noi fa certamente pena la mamma maltrattata, ma non riusciamo ad irritarci contro Sara: è così condividibile il suo astio!… Ed infatti anche l’Angelo del Signore non la castiga. Consola Agar, ma giustifica anche Sara.
Ride Sara, quando sente che il messaggero annuncia al marito la sua prossima maternità. Lei sa bene che non è una cosa possibile, e considera quelle parole un pietoso, affettuoso augurio dell’Ospite. Il Signore la rimprovera: perché si permette di pensare che esistano cose impossibili a Dio? Ma noi comprendiamo anche questa momentanea mancanza di fede. Quante volte capita anche a noi, di dubitare!
S. Paolo poi, ci fa capire che questo tentennamento fu addirittura premiato perché, umano, fu momentaneo e ci mostra la profondità dell’evento miracoloso:
Per fede anche Sara, benché fuori di età, ricevette forza di concepire, perché ritenne fedele colui che aveva fatto la promessa. (Eb 11,11)
Il figlio di Sara sarà Isacco, che significa “colui che ride” o “che porta gioia”. E’ il figlio della promessa, finalmente compiuta. Ancora bambino, sarà prefigurazione del Cristo, offerto in sacrificio dal Padre.Lucio Musto 3 aprile 2002 parole 885
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