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Orpa
Rut 1: 4,14 i limiti dell’umano Questa donna viene nominata due volte soltanto, nella Bibbia, nel libro di Rut. Sufficienti però a suggerirci una riflessione, ché nulla è detto a caso, nelle Scritture:
Rut 1:4 Questi sposarono delle moabite, delle quali una si chiamava Orpa, e l'altra Rut; e abitarono là per circa dieci anni. Rut 1:14 Allora esse piansero ad alta voce di nuovo; e Orpa baciò la suocera, ma Rut non si staccò da lei.
La storia, notissima, è facile da richiamare alla memoria. Noemi, donna della regione di Betlemme rimane vedova con due figli, ed a causa della siccità è costretta a cambiare zona, e portandosi dietro i bambini va a fare la spigolatrice a Moab. I figli crescono e col tempo sposano due moabite, Rut ed Orpa. Ma i due giovani muoiono presto e Noemi si ritrova di nuovo sola, con le due nuore. Mel frattempo le condizioni di Betlemme sono tornate normali e Noemi decide di tornare in patria, e nel farlo congeda le nuore liberandole dal peso di assistere lei ormai anziana: «Tornate al vostro popolo, alle vostre case, ai vostri dei...» dice press’a poco. Ruth rifiuta di lasciarla e la segue come figlia in Betlemme: «La tua casa sarà la mia casa, il tuo popolo il mio popolo, la tua religione la mia religione...» e la Bibbia ci dà ampio racconto e motivazione di questo gesto così importante nella genealogia di re Davide e quindi di Cristo. Orpa invece segue le parole di Noemi e “dopo averla baciata tornò a Moab”.
Nel senso che possiamo dare ai fatti, che ci interessano più del semplice racconto, Noemi è colei che non si lascia abbattere dalla vedovanza e dalla carestia, ma porta la sua testimonianza esemplare di madre e lavoratrice in terra straniera, dove produce, semina amore, ricostruisce una famiglia, sposa i due figli e nemmeno si abbatte alla loro morte, ma continua a coltivare il rapporto anche solo con le nuore. Questo testimonia la limpidezza e la forza del suo messaggio. Ruth è l’immagine della fermezza e della presa di coscienza del suo ruolo e del suo dovere, indipendentemente da ogni convenienza personale; infatti è ancora giovane e potrebbe aspirare ad un nuovo matrimonio, come anche la suocera buona esorta; ma Rut è ferma nella sua libera scelta: ha scoperto la nuova fede e non l’abbandonerà.
E Orpa?... il suo nome significa “Nuca” e è da intendere come “colei che volta le spalle”; gli si potrebbe dare quindi una connotazione negativa, come infatti normalmente è rappresentata nei dipinti e sembrerebbe esistere solo per far da sfondo alla virtù eroica di Rut, già squillante di suo, ma non è così. La sua figura ha uno scopo, come ogni dettaglio della Scrittura ed un messaggio da trasmettere a tutti noi.
Orpa è l’immagine di tanti di noi, o di ognuno di noi in tanti momenti della propria vita che si, hanno avuto la testimonianza e l’esempio della virtù (Noemi), sono stati toccati dalla luce, hanno intravisto la via... ma non ce l’hanno fatta a rimanere fedeli, a fare quel salto di qualità che congiunge la naturalità dell’essere umano alla perfezione della santità. Orpa siamo noi che non riusciamo ad essere perseveranti, e la Parola è per noi come quel seme della parabola del seminatore che cade fra i sassi: germoglia subito, ma non resiste, perché il terreno non è profondo e presto secca. Immagine della fragilità umana che non sa resistere alle seduzioni terrene, non riesce ad abbandonare carri e buoi famiglia e terra...
Ma il giudizio non è impietoso, non è di definitiva condanna. Orpa, noi, possiamo anche fare delle scelte diverse, in nostra libertà, e seguire altre vie, ma non per questo la Misericordia ci rinnega, e il sapere che “dopo averla baciata tornò dai suoi a Moab”, cioè con saluto cordiale ed affettuoso ci fa sperare che nessuno di noi sarà mai abbandonato dall’infinito amore di Dio.
Ed ancora Orpa mi sembra prefigurazione di quella Marta della parabola evangelica che non riesce a scegliere per sé “la parte migliore” come Maria, come Rut, ma non per questo viene svilita. Lucio Musto 5 settembre 2013 Edited by Lucio Musto - 27/9/2013, 01:12
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