Le stronzate di Pulcinella

Alcune poesie di un poeta scomodo:VOLODIA(VLADIMIR VYSOTSKY)стихи

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view post Posted on 1/11/2012, 16:35
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Pulcinella291 Forum

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BOL’ŠOJ KARETNYJ


Dove sono i tuoi diciassette anni?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dove sono le tue diciassette sventure?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è la tua pistola nera?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è che non sei più oggi?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.


Ti ricordi di questa casa, Compagno?
No, di certo non te la sei scordata.
Chi non è mai stato sul Bol’šoj Karetnyj
S’è perso metà della sua vita.
Lo credo bene!


Dove sono i tuoi diciassette anni?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dove sono le tue diciassette sventure?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è la tua pistola nera?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è che non sei più oggi?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.


Oggi hanno cambiato il suo nome
E tutto ha un volto nuovo, che tu ci creda o no.
Eppure, ovunque tu sia, ovunque tu vada
Passerai per il Bol’šoj Karetnyj.
Lo credo bene!


Dove sono i tuoi diciassette anni?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dove sono le tue diciassette sventure?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è la tua pistola nera?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.
Dov’è che non sei più oggi?
- Sul Bol’šoj Karetnyj.



CANZONE DEL PUGILE
SENTIMENTALE

Un colpo, un colpo... un altro colpo...
Ancora un colpo...ed ecco che
Boris Butkeev, detto Krasnodar
Piazza un suo uppercut.


Mi spinge nell’angolo,
Quasi gli sfuggo...
Ma un suo uppercut mi stende a terra,
E non mi sento affatto bene!


E Butkeev pensava, mentre mi spaccava la mascella:
"Vivere è bello, la vita è bella!"


Si conta fino a sette e io sto ancora steso,
Piangono a dirotto le mie compaesane.
Mi rialzo, mi slancio, lo schivo
E segno dei punti.


Non è vero che riservo
Le mie forze per la fine,
Dall’infanzia non mi riesce
Colpire un uomo in faccia.


E Butkeev pensava, mentre mi spaccava le costole:
"Vivere è bello, la vita è bella!"


Sulle tribune, fischi ed urla:
"Attaccalo! E’ un vigliacco!"
Butkeev cerca il corpo a corpo
E io mi stringo alle corde.


Ma mi si butta addosso, è un siberiano
Cocciuto come un mulo,
E gli dico: "Sei un balordo!
Sei stanco, eh? Riposati un po’! "


Ma lui non sentiva e pensava, ansimando,
Che vivere è bello, la vita è bella!


E continua a picchiare, forte come un demonio,
La vedo proprio buia.
La boxe non è solo rissa, è uno sport
Per uomini coraggiosi eccetera.


Ma ecco che colpisce: una, due, tre volte,
Fino a perdere le forze.
L’arbitro mi alza il braccio
Con il quale non ho combattuto.


Lui stava a terra e pensava che la vita è bella.
Bella per qualcuno; per altri, una rottura di palle!



Il tatuaggio

Non ti abbiamo spartito e neanche viziato.
E che ti amammo è ormai acqua passata.
Io porto in petto la tua bella immagine, Valja,
Alioscia invece sul petto se l’è tatuata.

E quel giorno che ci salutammo alla stazione,
di ricordarti sino alla tomba io promisi.
“Non scorderò mai Valja in vita mia!” dissi.
“Né tanto meno io!” mi rispose Alioscia allora.

E adesso decidi per chi di noi è peggio,
e per chi è più triste, raccapezzati un po’!
Lui si porta il suo profilo tatuato di fuori
e io invece ho l’anima trafitta di dentro.

E quando sto così male da buttarmi a mare –
ma che queste parole mie non ti offendano! –
prego Alioscia di sbottonarsi la camicia
e guardo te, guardo te per ore intere.

Sì, lo so che diffamare gli amici non sta bene,
eppure è un fatto che tu mi sei più cara e vicina,
perché il tatuaggio mio, o diciamo meglio il tuo,
è assai più bello e migliore che non il suo.



Ehi, autista, portami alla masseria Butyrka

“Ehi, autista, portami alla masseria Butyrka,

dove sta la prigione, e corri un po’ forte!” –
“Sei in ritardo, compagno, di due anni ti sbagli,
hanno buttato giù la prigione per farne mattoni!”

“Peccato, perché stamattina di buon’ora
avevo deciso di visitare i luoghi ben noti,
e va bene! Se così è, autista,
portami invece sino alla Taganka.
Ci sono già stato e le darò un’occhiata.!”

“E’ demolita la vecchia Taganka,
da cima a fondo. E’ saltata per aria!” –
“ Allora svolta, autista, gira il tuo volante,
ce ne torneremo a casa a mani vuote.

Ma no, aspetta, prima fumiamo
o piuttosto beviamo subito un goccetto.
Beviamo perché in Russia non ci siano più galere,
perché in Russia non ci siano più campi di lavoro.”


Perché aborigeni mangiarono Cook
Non afferrate i segreti altrui,
Sfuggiti dalle bocche delle vostre amiche.
Rammentate come verso le coste dell'Australia
Si dirigeva oggi defunto Cook.
Come, seduti in un cerchio sotto l'azalea,
Dall'alba al tramonto
Mangiarono in questa soleggiata Australia
L’un l’altro i selvaggi cattivi.
Ma perché gli aborigeni mangiarono Cook?
Per che cosa? Non è chiaro, la scienza tace.
Mi pare sia la cosa molto semplice -
Avevano fame e dunque mangiarono Cook!
C'è un'altra variante che il loro capo Grande
Malvagio,
Gridava che ci fosse il cuoco delizioso alla
nave di Cook.
Ci fu un errore, ecco di che cosa la scienza
tace!
Volevano cuoco, ma mangiarono Cook!
E non ci fu un trucco o espediente:
Entrarono senza bussare
quasi senza rumore,
Avevano adoperato un bastone di bambù,
Zac contro la testa, e non c’è più Cook!
Ma vi è, tuttavia, ancora una supposizione
Che Cook fu mangiato per il grande rispetto.
Che fu lo stregone, furbo e malvagio, a
provocare tutti:
“Dai, ragazzi, prendete Cook
Chi lo mangerà senza sale e senza cipolle,
Colui sarà forte, coraggioso, buono, al pari di
Cook!”
Qualcuno vide sotto la mano una pietruzza,
L’ha lanciò, bastardo, e non c’è più Cook!

Ed i selvaggi sono ora disperati,
Rompono le lance ed archi,
Hanno bruciato e gettato via bastoni di bambù.
Si rammaricano per aver mangiato Cook!




LA VELA
o Canto dell’Inquietudine

L’elica ha squarciato il ventre al delfino,
Nessuno s’attende d’esser preso alla schiena.
I cannoni sono a corto di munizioni,
Bisogna sbrigarsi a virare.


La vela! Hanno strappato la vela!
Mi pento! Mi pento, sì, mi pento!


Perfino di pattuglia puoi non incontrare il nemico.
Una gamba che fa male non è dolore.
I cardini delle porte, per alcuni cigolano e per altri cantano.
Chi siete? Voi non siete attesi qui!


La vela! Hanno strappato la vela!
Mi pento! Mi pento, sì, mi pento!


Lunga vita a coloro che cantano nel sogno,
Il mondo intero può giacere sul fondo.
Tutti i continenti possono bruciare nel fuoco,
Ma tutto questo non è di mio gusto.


La vela! Hanno strappato la vela!
Mi pento! Mi pento, sì, mi pento!


1966

LA CACCIA AI LUPI

Sono stremato, ho i tendini a pezzi,
Ma oggi, ancora come ieri
Sono braccato. Braccato!
I tiratori, allegri, corrono ad appostarsi.


Dietro gli abeti un tramestio di fucili a canne doppie,
I cacciatori sono acquattati nell'ombra,
I lupi si rotolano sulla neve
Trasformandosi in bersagli viventi.


La caccia ai lupi! La caccia!
Ai predoni grigi, vecchi, e ai cuccioli.
I bracconieri urlano e i cani latrano fino alla nausea,
Sangue sulla neve e macchie rosse delle bandierine.


I cacciatori non giocano alla pari
Con i lupi, e le loro mani non tremano!
Hanno accerchiato la nostra libertà con le bandierine,
Ci colpiscono con certezza, sicuri di centrare il bersaglio.


Il lupo non può rompere le tradizioni.
Noi lupacchiotti, da piccoli, cuccioli ciechi
Abbiamo succhiato la lupa,
E con il suo latte, il divieto di oltrepassare le bandierine.


La caccia ai lupi! La caccia!
Ai predoni grigi, vecchi, e ai cuccioli.
I bracconieri urlano e i cani latrano fino alla nausea,
Sangue sulla neve e macchie rosse delle bandierine.


Le nostre zampe e le nostre mascelle sono veloci.
E rispondi, tu che sei il capo branco,
Perché ci avventiamo, braccati, contro i loro fucili
E non cerchiamo di trasgredire il divieto?


Il lupo non può, non deve agire diversamente.
Ecco, è arrivata la mia ora.
Colui al quale sono destinato
Sorride e solleva il fucile.


La caccia ai lupi! La caccia!
Ai predoni grigi, vecchi, e ai cuccioli.
I bracconieri urlano e i cani latrano fino alla nausea,
Sangue sulla neve e macchie rosse delle bandierine.


Ho rifiutato di obbedire,
Ho oltrepassato le bandierine - la sete di vita è più forte!
Ho solo sentito dietro di me, con gioia
Le grida di stupore degli uomini.


Sono stremato, ho i tendini a pezzi,
Ma oggi, non sono come ieri!
Sono braccato. Braccato!
E i cacciatori sono rimasti a mani vuote.


La caccia ai lupi! La caccia!
Ai predoni grigi, vecchi, e ai cuccioli.
I bracconieri urlano e i cani latrano fino alla nausea,
Sangue sulla neve e macchie rosse delle bandierine.


1968



CANZONE DELLA TERRA

Chi ha detto: "Tutto è completamente secco,
Non tornerà più il tempo della semina?"
Chi ha detto che la Terra è morta?
No, s’è nascosta per un po’...


Non possiamo impadronirci della fertilità,
Non possiamo, come non si può svuotare il mare.
Chi ha creduto che la Terra bruciasse?
No, s’è annerita dal dolore...


Come crepe giacevano le trincee
E le buche s’aprivano come ferite.
I nervi della Terra messi a nudo
Conoscono la pena più profonda.


Sopporterà tutto, attenderà.
Tra gli sciancati non mettere la Terra!
Chi ha detto che la Terra non canta?
Che ha perduto per sempre la parola?


No! Echeggia di gemiti soffocati,
Da tutte le sue ferite, da ogni fessura,
La Terra è dunque l’anima?
Non calpestarla con gli stivali!


Chi ha creduto che la Terra bruciasse?
No, s’è nascosta per un po’....


1969




IL VOLO INTERROTTO

Qualcuno scorse un frutto maturo,
Scossero il tronco e il frutto cadde.
Ed ecco a voi la canzone di chi non cantò,
Di chi non sapeva avere una voce.


Forse non era in sintonia col destino
E con il caso -brutti affari-
E la corda tesa per gli accordi
Si tendeva con un difetto impercettibile.


Lui iniziò timidamente con un "do"
Ma non finì di cantarlo...


Il suo accordo non risuonò
E non ispirò nessuno.
Un cane abbaiava e un gatto
Acchiappava i topi.


È buffo, vero? È buffo!
E lui scherzava, ma non finì di scherzare,
Non assaggiò il vino fino in fondo,
E non lo portò neppure alle labbra.


Stava per attaccar briga,
Ma incerto e senza alcuna fretta,
Come goccioline di sudore dai porti
L'anima trasudava sotto la pelle.


Aveva appena iniziato il duello sul tappeto
Ebbe giusto il tempo di iniziare,
Di orientarsi solo un po' nel gioco,
Ma l'arbitro non dava il via.


Lui voleva conoscere tutto dall'A alla Z
Ma non raggiunse...


Né il mistero, né il fondo,
Non scavò fino alle viscere,
E lei, che fun l'unica,
Non la amò fino in fondo!


È buffo, vero? È buffo!
Lui si affrettò, ma non abbastanza,
Lasciò irrisolto
Tutto quel che non aveva risolto.


Non mento neppure di una virgola,
Lui era schiavo di uno stile puro,
Lui scriveva dei versi sulla neve,
Ma, ahimè! Le nevi si sciolgono.


A quel tempo la neve continuava a cadere
E si era liberi di scrivere sulla neve.
Lui afferrava con le sue labbra, correndo,
I grandi fiocchi di neve e la grandine.


Andando verso di lei in un landò d'argento,
Non la raggiunse...


Il fuggiasco, l'evaso non corse,
Non volò, non saltò abbastanza,
E il suo segno zodiacale -il Toro-
Bevve la fredda Via Lattea.


È buffo, vero? È buffo!
Per una manciata di secondi,
Per un anello mancante,
Un volo interrotto!

È buffo, vero? È buffo!
È buffo per voi e persino per me.
Un cavallo al galoppo e il volo di un uccello, -
Ma di chi è la colpa?


1973





LA FUCILAZIONE DELL’ECO

Nel silenzio del valico, dove le rocce non sbarrano il cammino ai vènti,
In questi anfratti dove nessuno è mai riuscito a penetrare
Viveva un’allegra eco dei monti,
Rispondeva alle grida, alle grida degli uomini.


Quando la solitudine salirà alla gola come un nodo
E un gemito soffocato, quasi senza rumore, scivolerà nell’abisso,
Agile, l’eco afferrerà il grido d’aiuto,
Lo rafforzerà e lo porterà via con cura nelle sue mani.


Non dovevano essere uomini, gonfi di veleni e di oppio,
Quelli che giunsero per uccidere e ammutolire la gola viva,
Se nessuno ne sentì i passi e i grugniti.
Legarono l’eco e nella sua bocca misero un bavaglio.


Per tutta la notte continuò la farsa sanguinosa e crudele,
L’eco venne calpestata, ma nessuno sentì nulla.
All’alba l’eco dei monti, ammutolita, venne fucilata
E pietre sprizzarono, come lacrime, dalle rocce ferite.


1974
 
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