Le stronzate di Pulcinella

I MISTERI SULLA MORTE DI MUSSOLINI E DELLA PETACCI:LE VARIE TESI

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 15/11/2012, 18:36
Avatar

Pulcinella291 Forum

Group:
AMMINISTRAZIONE
Posts:
42,098

Status:


Tutti sanno che Mussolini fu catturato dai partigiani a Dongo, mentre cercava, insieme a pochi fedelissimi, di raggiungere il Nord insieme a una colonna di soldati tedeschi della Flak in ritirata. Tutti conoscono Walter Audisio

jpg



( nome di battaglia Colonnello Valerio o Giovanbattista Magnoli), al tempo ufficiale addetto al Comando generale delle Brigate d'assalto Garibaldi .Tutti sanno delle fucilazioni di Dongo e della successiva uccisione del Duce e di Claretta Petacci. Tutti conoscono, oramai, piazzale Loreto e la macabra esposizione dei corpi di Mussolini e della sua amante .

jpg



Forse, pero', sono in molti a non sapere che Walter Audisio non fu inizialmente identificato come l'uccisore di Mussolini. La sua figura emerse direttamente, con riferimento a questi fatti, solo nel marzo 1947, quando il quotidiano "L'Unità", organo del PCI, di cui Audisio fu poi deputato, diede notizia del suo coinvolgimento.
Nel volume "In nome del popolo italiano", uscito postumo, Audisio sostenne che le decisioni prese nel primo pomeriggio del 28 aprile a Dongo, nell'incontro con il comandante della 52ª Brigata, Bellini delle Stelle, fossero equivalenti ad una sentenza emessa da un organismo regolarmente costituito ai sensi dell'art. 15 del documento del CLNAI sulla costituzione dei tribunali di guerra.
Non tutti sono d'accordo con questa interpretazione in quanto, nell'occasione, mancava la presenza di un magistrato e di un commissario di guerra. Dell'intera questione si occupò anche la magistratura penale ordinaria, investita dal giudice civile, cui si erano rivolti i familiari dei Petacci e di Pietro Calistri per risarcimento danni. Nei confronti di Audisio, all'epoca parlamentare, l'apposita Giunta concesse l'autorizzazione a procedere. Il processo si chiuse definitivamente il 7 luglio 1967, quando il giudice istruttore assolse il "colonnello Valerio" dall'accusa di omicidio volontario pluriaggravato, appropriazione indebita e vilipendio di cadavere, perché i fatti erano avvenuti nel corso di una azione di guerra partigiana per la necessità di lotta contro i tedeschi ed i fascisti nel periodo della occupazione nemica e come tali non furono ritenuti punibili.
Ma sono stati in molti a porsi delle domande , degli interrogativi su alcuni punti oscuri di tutta la vicenda. Uno fra tanti fu il giornalista e scrittore Franco de Agazio,

jpg




fondatore del giornale "Meridiano d'Italia" che pero' fu assassinato dalla famigerata Volante rossa il 14 marzo 1947 forse perchè le sue inchieste si avvicinavano troppo alla "vera verità?"
E a questa "vera verita'"appartiene anche il fatto che la colonna di Dongo con Mussolini la Petacci e gli altri gerarchi fascisti trasportava due tesori?

jpg



Un primo tesoro, che potremmo definire “politico”, era quello rappresentato dai documenti che Mussolini aveva conservato e che in particolare riguardavano i rapporti tra Italia e Regno Unito, e le responsabilità delle democrazie europee nello scoppio della seconda guerra mondiale. Un “tesoro” che gli inglesi volevano a tutti i costi. Il secondo tesoro era quello vero e proprio, un enorme valore (si calcolano circa 600 milioni di euro odierni), costituito da valute pregiate, oro, preziosi. Erano i fondi della Repubblica Sociale, e le dotazioni di diversi ministeri, nonché i fondi personali di alcuni dei componenti la colonna.
Il tesoro “politico” e quello “monetario” svanirono come neve al sole" e fu questo che fece cadere su tutta la storia un muro di omerta'?


IL MISTERO DELLA PISTA INGLESE(la tesi del partigiano Bruno Giovanni Lonati )


Molte testimonianze sia italiane e sia tedesche asseriscono che Mussolini sia sul camion dove fu poi catturato sia durante la cattura aveva con se' una borsa che non fu mai ritrovata.
Alla scomparsa successiva all'arresto di Mussolini dei documenti particolarmente segreti, contenuti nella borsa,divenuti noti come il "carteggio Churchill-Mussolini", si ricollegherebbe una versione sull'uccisione del capo del fascismo di cui al memoriale dell'ex comandante della divisione partigiana formata dalla 111ª, 112ª e 113ª Brigata Garibaldi, Bruno Giovanni Lonati “Giacomo.In tale pubblicazione, uscita nell'autunno 1994 quasi cinquant'anni dopo i fatti, l'autore scrive di essere stato l'autore dell'uccisione di Mussolini, il 28 aprile 1945, poco dopo le ore 11, in una stradina laterale di fronte casa De Maria, a Bonzanigo di Mezzegra, nell'ambito di una missione segreta diretta da un agente inglese. Lo scopo della missione sarebbe stato quello di impedire la diffusione del contenuto del carteggio, recuperandolo e sopprimendo Mussolini e Claretta Petacci, essendo quest'ultima perfettamente informata sull'esistenza di tali rapporti.
Ma di quale carteggio si parla?
Che tra Mussolini e Churchill ci siano stati rapporti epistolari sembra un fatto acclarato.Contatti segreti tra il duce ed emissari britannici erano avvenuti a Porto Ceresio (VA), presso il confine svizzero, il 21 settembre 1944 e il 21 gennaio 1945; inoltre, il testo delle intercettazioni telefoniche effettuate dai servizi segreti tedeschi a Salò, sulle conversazioni di Mussolini, suggeriscono l'esistenza di possibili accordi segreti e di uno scambio di lettere tra il dittatore italiano e il Primo ministro inglese .

Cosa afferma l'ex partigiano Bruno Giovanni Lonati

gifjpg

Bruno Giovanni Lonati che inizio' la sua attività partigiana dopo l'8 settembre1943 e nel 1945 era commissario politico di 3 delle brigate partigiane " Garibaldi , in una intervista al settimanale "Noi", affermo' che Benito Mussolini e Claretta Petacci furono fucilati due volte a distanza di poche ore. La prima esecuzione sarebbe avvenuta in un viottolo di Bonzanigo, a poca distanza da casa De Maria dove il duce e la sua amante trascorsero le ultime ore; la seconda "quella per la storia", davanti a Villa Belmonte.
La tesi della doppia fucilazione, pero' , non e' una novita' . Lo storico Silvio Bertoldi, grande esperto del Ventennio, ricorda che questa tesi fu gia' presentata e sostenuta quindici anni prima da Franco Bandini in un saggio dal titolo "Vita e morte segreta di Mussolini",saggio in cui Bandini rivelava che l' uomo che fucilo' Benito Mussolini e Claretta era Luigi Longo. Ma Bruno Giovanni Lonati e' perentorio: "Mussolini l' ho fucilato io. Ho taciuto per cinquant' anni Ho taciuto per cinquant' anni . scrive il settimanale riportando le dichiarazioni dell' ex partigiano . perche' vincolato da un codice d' onore. Adesso desidero che si sappia la verita' anche perche' ho visto con i miei occhi morire una donna, Claretta Petacci, per amore del suo uomo e voglio che le sia resa giustizia". Asseri' poi che a coinvolgerlo in quella missione fu un certo "capitano John, un agente dei servizi segreti britannici che lo vincolo' al silenzio fino al 1995, quando gli archivi inglesi renderanno pubblica la vicenda di cui i due sono stati protagonisti". Lo scopo della missione sarebbe stato quello di impedire la diffusione del contenuto del carteggio, recuperandolo e sopprimendo Mussolini e Claretta Petacci, essendo quest'ultima perfettamente informata sull'esistenza di tali rapporti.
In base a tale versione dei fatti, Lonati sarebbe stato contattato dal un agente inglese il giorno precedente a Milano alle ore 16 e, per lo svolgimento della missione, avrebbe costituito una squadra composta da altri tre partigiani. Il “commando” sarebbe stato messo a conoscenza del luogo esatto ove si trovavano i prigionieri, intorno alle ore otto del mattino del giorno 28, grazie a un altro agente, detto “l’alpino”, posizionato a Tremezzo. Dopo una sparatoria per superare un posto di blocco nei pressi di Argegno, ove uno dei tre partigiani del “commando” avrebbe perso la vita, la squadra sarebbe giunta a Bonzanigo e avrebbe avuto facilmente ragione dei guardiani della coppia. L'esecuzione sarebbe stata effettuata con mitra Sten. Il carteggio Churchill-Mussolini non poté essere recuperato, ma, dopo aver effettuato alcune foto ai cadaveri, l'agente inglese avrebbe concordato il silenzio di Lonati e dei due partigiani superstiti per altri cinquant'anni. Per tale motivo Lonati avrebbe scritto il suo memoriale solo nel 1994. Nel frattempo, nel 1982, Lonati si sarebbe recato dal console inglese a Milano, il quale gli avrebbe anche mostrato le foto scattate a suo tempo dall'agente segreto “John” e avrebbe approvato il testo di una dichiarazione da spedire a Lonati allo scadere dei cinquant'anni, a conferma di tale versione dei fatti.

La versione di Lonati avvalorata da alcune circostanze


La versione resa dal Lonati è stata accreditata da Peter Tompkins, scrittore ed ex agente segreto americano e dallo storico Luciano Garibaldi, ma è anche avvalorata dalle seguenti circostanze:
È documentato da registrazioni telefoniche e dalla corrispondenza intercorsa tra Mussolini e la Petacci, che quest'ultima era effettivamente al corrente dei contatti tra Churchill ed il capo del fascismo e del carteggio segreto.
È stata individuata la presenza in loco, ai primi di maggio del 1945, di un misterioso agente in uniforme da alpino, sicuramente in contatto con spie inglesi e probabilmente anche con la partigiana Giuseppina Tuissi “Gianna”, una delle poche persone a conoscenza della prigione di Mussolini e della Petacci, prima dell'esecuzione.
È stato effettivamente testimoniato il verificarsi di una sparatoria con morti tra un posto di blocco di partigiani e una macchina, ad Argegno, la mattina del 28 aprile.
L'orario antimeridiano dell'uccisione, secondo la versione Lonati, è coerente con la circostanza, rilevata in sede di autopsia, che lo stomaco di Mussolini fosse privo di resti di cibo.
La testimonianza di Dorina Mazzola, che ha dichiarato che Mussolini e la Petacci furono uccisi a Bonzanigo e non a Giulino di Mezzegra in orario antimeridiano del 28 aprile 1945 è abbastanza coerente, anche se non coincide perfettamente, con quanto affermato da Lonati. La Mazzola ricordava anche un uomo che aveva a tracolla “una lussuosa macchina fotografica.
Il colonello Valerio era Lugi Longo
Luigi Longo, comandante in capo di tutte le brigate Garibaldi, secondo Tompkins, sarebbe giunto sul posto subito dopo la duplice uccisione, avrebbe architettato una “finta fucilazione” e la versione dell'uccisione “per errore” della Petacci, per poi legare al segreto per cinquant'anni tutti i partigiani presenti. A tal proposito non si può non tener conto della ricostruzione di Urbano Lazzaro, il partigiano “Bill”, vice commissario politico della colonna partigiana autrice della cattura, nella quale si dichiara che il personaggio presentatosi a Dongo il 28 aprile 1945, con il nome di battaglia di “Colonnello Valerio” fosse proprio Luigi Longo e non Walter Audisio, come comunemente si sostiene.

La versione di Bruno Lonati è contraddetta


La versione di Bruno Lonati è tuttavia contraddetta, oltre che dalla versione ufficiale dei fatti, di cui è cenno in premessa:

Dall'autopsia effettuata a Milano il 30 aprile 1945, dal prof. Caio Mario Cattabeni, che ha rilevato almeno sette fori di entrata di proiettili sul corpo di Benito Mussolini, mentre Lonati ha affermato di aver sparato non più di quattro o cinque colpi.
Dagli ulteriori esami effettuati dal prof. Pierluigi Baima Bollone sulle fotografie dei cadaveri sospesi al traliccio di Piazzale Loreto, che attesterebbero non solo l'esistenza di una raffica di mitra sui due corpi, ma anche l'effettuazione del colpo di grazia a mezzo pistola.
Dal rilevamento di due proiettili da pistola, calibro 9 mm corto, nel corpo di Claretta Petacci, nel corso della riesumazione effettuata il 12 aprile 1947, incompatibile con i proiettili del mitra Sten calibro 9 mm lungo, che il Lonati asserisce fosse imbracciato dall'esecutore dell'omicidio[82].
Dalla circostanza che, in realtà, i partigiani incaricati a sorvegliare Mussolini e la Petacci, in casa De Maria furono soltanto due ("Lino" e "Sandrino), mentre invece Lonati racconta che il suo "commando" ne avrebbe immobilizzati tre, prima di effettuare la duplice uccisione;
Dal parere dell'anatomopatologo Luigi Baima Bollone che non ritiene decisiva la circostanza della mancanza di cibo nello stomaco di Mussolini, in rapporto alla determinazione dell'orario dell'esecuzione.
Dal silenzio dell'ambasciata britannica più volte interessata dallo stesso Lonati per la conferma della sua versione, una volta scaduti i cinquant'anni dai fatti.
Dal rifiuto di rilasciare dichiarazioni a suo favore, da parte dell'unico partigiano del "commando", ancora vivente all'epoca della trasmissione trasmessa dal canale televisivo "Rai Tre" nel programma "Enigma", del 31 gennaio 2003.
Dal responso negativo della “macchina della verità”, cui si è sottoposto il Lonati stesso nel corso della trasmissione suddetta.

ALTRE VERSIONI SULLA MORTE DI MUSSOLINI E LA PETACCI

jpg



Il 22 ottobre 1945, ancor prima che si fosse formata la "versione storica" dei fatti, il partigiano Guglielmo Cantoni "Sandrino", uno dei due militanti che il 28 aprile 1945 avevano piantonato Mussolini e la Petacci in casa De Maria, rilasciava un'intervista al Corriere d'Informazione. "Sandrino" dichiarava alla stampa di aver seguito a piedi la squadra degli esecutori e delle vittime della fucilazione, e di esser giunto nei pressi di Villa Belmonte in tempo per vedere “Valerio” sparare un paio di colpi di pistola contro l’ex duce, il quale era rimasto inaspettatamente in piedi; la raffica di mitra, che, secondo l’intervistato, avrebbe investito sia Mussolini che la Petacci, sarebbe stata inflitta da Michele Moretti, intervenuto subito per risolvere l’impasse. Successivamente lo stesso "Valerio" avrebbe sparato altri due colpi di pistola, sul corpo dell'uomo, che si muoveva ancora.
Altre versioni alternative sono frutto dell'attestazione del prof. Cattabeni, in sede di necroscopia del 30 aprile 1945, relativa all'assenza di residui di cibo nello stomaco di Mussolini; da ciò la deduzione che il duplice omicidio si sarebbe verificato in orario antimeridiano e l'ipotesi che poco dopo le ore 16.00 del 28 aprile si sarebbe svolta una “finta fucilazione” di due cadaveri. Il primo studioso a delineare una simile tesi è stato Franco Bandini, nel 197.
Nel 1993, lo storico Alessandro Zanella, sostenne che la duplice uccisione sia avvenuta intorno alle ore 5.30 del 28 aprile, all'interno o nei paraggi di casa De Maria, ad opera di Luigi Canali "Neri", Michele Moretti "Gatti" e Giuseppe Frangi "Lino"[85]. Quest'ultima versione si avvale di uno studio prodotto dal dr. Aldo Alessiani, medico giudiziario della magistratura di Roma, nel quale si attesta, in base all'esame delle foto scattate dalle ore 11.00 alle 14.00 circa del 29 aprile sui cadaveri appesi al traliccio di Piazzale Loreto, che Mussolini e la Petacci fossero morti da circa trentasei ore, e cioè ben prima delle ore 16.00 del 28 aprile 1945. Anche la cosiddetta “pista inglese” di cui è cenno nella precedente sezione, presuppone un'esecuzione in orario antimeridiano, anche se intorno alle 11.00.
Nel 1996 si è affiancata a quella del Bandini e di Zanella, un'altra ipotesi di uccisione antimeridiana, proposta dal giornalista ed ex senatore del MSI Giorgio Pisanò, a seguito delle dichiarazioni rilasciate da Dorina Mazzola, vicina di casa dei De Maria, all'epoca dei fatti diciannovenne[87]. Quest'ultima avrebbe testimoniato di aver assistito, sia pur da distanza di circa duecento metri, ad un diverbio con urla e spari verso le 9.00 del mattino del 28 aprile, provenienti dal cortile di casa De Maria, nel quale avrebbe notato una persona calva e in maglietta che camminava a fatica nel cortile; subito dopo la Mazzola avrebbe sentito una serie di colpi isolati e poi le urla della Lia De Maria e di un'altra donna. Inoltre, verso le ore 12.00, la Mazzola avrebbe assistito ad una scena analoga, ove, però, l'uomo calvo era trascinato a spalla da due persone, e, contemporaneamente si sarebbe udita prima una donna in lacrime, poi un'ultima raffica di mitra[88].
Nel 2005, Pierluigi Baima Bollone, ordinario di Medicina legale nell'Università di Torino, effettuò un riesame della necroscopia del 1945 sul cadavere dell'ex duce, e uno studio computerizzato sulle fotografie e sulle riprese cinematografiche dei corpi sospesi al traliccio di Piazzale Loreto e sul tavolo dell'obitorio di Milano, sulle armi impiegate e i bossoli rinvenuti, nonché sulle cartelle cliniche di Mussolini in vita.
Tale indagine ha condotto l’anatomopatologo torinese ad affermare che la circostanza della mancanza di cibo nello stomaco di Mussolini non sarebbe determinante in rapporto alla individuazione dell’orario dell’uccisione, in quanto risulta senza ombra di dubbio che il capo del fascismo fosse sofferente di ulcera ed osservasse da anni una dieta tale da permettere al suo stomaco di svuotarsi del cibo in un paio d’ore circa. Inoltre il docente universitario smentisce lo studio del dr. Alessiani, sostenendo che al momento dello scatto delle foto e delle riprese in Piazzale Loreto, la rigidità del corpo dell’ex duce fosse ancora nella fase iniziale, a dimostrazione di un orario del decesso non anteriore alle 16.00-16.30 del giorno precedente, coincidente con quello della versione ufficiale fornita da Walter Audisio.
Inoltre, sulla base del posizionamento dei fori di entrata e di uscita nei due cadaveri, rilevata in base alle foto delle salme e alla necroscopia Cattabeni, il prof. Baima Bollone riterrebbe logico presumere che “l’azione determinante i due decessi sia stata effettuata da due tiratori, dei quali il primo posto frontalmente al bersaglio costituito dalla Petacci e da Mussolini, affiancati e leggermente sopravanzatisi l’una all’altro, e il secondo lateralmente”. Quest’ultima asserzione, pur non entrando nel merito dell'identificazione dei due tiratori, sembra avvalorare la meccanica della vicenda riportata nelle dichiarazioni del partigiano “Sandrino” al Corriere d'Informazione, nel 1945.
Infine, nel 2009, i ricercatori Cavalleri, Giannantoni e Cereghino, effettuarono un attento esame dei documenti dei servizi segreti americani degli anni 1945 e 1946, desecretati dall'amministrazione Clinton. Dall'esame dei tre ricercatori sono emersi due rapporti segreti dell'agente dell'OSS Valerian Lada-Mokarski, il primo datato ai primi di maggio del 1945 ed il secondo il 30 maggio 1945. L'agente americano, dopo aver ascoltato il resoconto di alcuni "testimoni oculari", indica esattamente orario e luogo della fucilazione (poco dopo le ore 16.00 del 28 aprile 1945, davanti a Villa Belmonte a Giulino di Mezzegra) esattamente coincidenti con quelli derivati dalla versione storica. I due rapporti, peraltro, non sono perfettamente chiari per quanto riguarda l'identificazione degli autori.
Secondo il rapporto del 30 maggio - più esauriente del precedente - la fucilazione sarebbe stata condotta da tre uomini: un "capo partigiano", (che gli autori della ricerca hanno identificato in Aldo Lampredi), un uomo in vestito civile (identificato dall'agente OSS nel "colonnello Valerio"), e un uomo in divisa da partigiano (Michele Moretti). I colpi sparati dal "civile", armato di revolver, avrebbero raggiunto obliquamente Mussolini sulla schiena e, subito dopo, l'uomo in divisa da partigiano gli avrebbe sparato direttamente al petto con un mitra. Poi sarebbe stata la volta della Petacci, raggiunta da diversi colpi al petto. Il precedente rapporto dei primi di maggio, tuttavia, non descrive il "colonnello Valerio" come indossante un vestito civile, ma una divisa da partigiano color mattone con i gradi di colonnello sulla bustina. Ciò è conforme con tutte le descrizioni di Audisio-"Valerio", comunemente fornite dai testimoni.
Il rapporto del 30 maggio, inoltre, conclude che, in un secondo momento, sarebbe intervenuto nell'esecuzione un partigiano locale (identificato in Luigi Canali, accreditato dall'agente statunitense come uno dei suoi confidenti), il quale, dopo esser stato fatto avvicinare dal "capo partigiano", avrebbe scaricato due ultimi colpi con la sua pistola sul corpo del duce, perché ancora vivo. L'introduzione di un terzo "tiratore" nella vicenda, contrasta con la meccanica dell'azione emersa dai rilievi del prof. Baima Bollone[89].
Lo scrittore Alberto Bertotto e la figlia naturale di Mussolini, Elena Curti, sostengono che il duce, mentre era a letto nella casa dei De Maria a Bonzanigo, ormai convinto della fine, avesse ingerito del cianuro tramite una capsula incastrata sotto un dente (mancante nell'autopsia) e datagli da Hitler. Fu trovato dalla Petacci che si mise a gridare e accorsi i due guardiani, i partigiani Giuseppe Frangi, “Lino”, e Guglielmo Cantoni, “Sandrino” si resero conto della situazione trovandolo in fin di vita. Frangi avrebbe allora finito l'incosciente Mussolini, successivamente trascinato fuori e colpito ancora. La Petacci venne uccisa con una raffica alla schiena. L'esecuzione a Giulino da parte di Audisio, sarebbe soltanto una messinscena. I colpi di arma da fuoco sarebbero stati inferti infatti mentre Mussolini era a torso nudo e non vestito con la giacca che aveva mentre portavano il corpo a Piazzale Loreto.

jpg



Terminiamo qui la nostra disamina, tralasciando le contraddizioni emerse dall'autopsia dei due cadaveri e i riscontri diagnostici effettuati in una sala anatomica dove facevano irruzione ogni tanto, per l'assenza di un servizio armato d'ordine pubblico, giornalisti, partigiani e popolo. Lascio a voi trarre le conclusioni su questa storia triste fatta di tanti misteri e di domande ancora senza risposte .Forse la verità la sappiamo già, forse o molto probabilmente non la sapremo mai. Una cosa è sicura, molte volte la storia non è come ce la raccontano gli altri, la storia di sé stessi, quella vera, la sa solo chi la vive.



Edited by Pulcinella291 - 17/11/2012, 11:43
 
Web  Top
0 replies since 15/11/2012, 18:36   12203 views
  Share