Le stronzate di Pulcinella

IL FASCISMO E I SUOI SIMBOLI:immagini e considerazioni

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Pulcinella291
view post Posted on 15/1/2013, 10:17 by: Pulcinella291
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Da sempre i regimi e le dittature hanno comprese che anche la simbologia è capace di muovere le masse di istigare ai sacrifici più estremi e di glorificare .

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La simbologia romana ha lasciato, sicuramente, una grande eredità nella simbologia moderna, basti pensare alla Francia di Napoleone, all'Inghilterra e alla Germania dell'ottocento, o agli Stati Uniti.
Anche il fascismo utillizzò appieno tutta la simbologia antica, in particolare quella imperiale, per rifarsi a quel passato glorioso e per tentare di ricostruirlo.
Il fascio divenne presente ovunque(anche se più per ragioni politiche che per altro) l'aquila anche, gli edifici tentarono di richiamare lo stile classico e devo dire che ben si sposano nel cuore di Roma. Furono iniziate molte opere archeologiche, e venivano innalzate statue agli antichi imperatori.
Fascismo storico, così inteso dalla fondazione de Il Popolo d'Italia e l'inizio delle campagne interventiste nel 1914 al termine della Repubblica Sociale Italiana (RSI) nel 1945, fece ampio uso della simbologia classica dell'antica Roma: esempi ne furono il Fascio littorio, il Saluto romano, l'utilizzo della lettera "V" in luogo della "U" e l'aquila romana.

Il fascio littorio
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I fasces lictoriae erano, nell'Antica Roma, un simbolo del potere e dell'autorità maggiore, l'imperium. Si trattava di un fascio cilindrico di verghe di betulla bianca, simboleggianti il potere di punire, legate assieme da nastri rossi di cuoio (latino: fasces), simboli di sovranità e unione, al quale talvolta era infissa un'ascia di bronzo, a rappresentare il potere di vita e di morte sui condannati romani.
Esso venne ripreso da vari movimenti politici ed entità statali a partire dalla fine del XVIII secolo, divenendo quindi simbolo dei Fasci italiani di combattimento di Benito Mussolini nel 1919, nonche' come nell'antica Roma, un simbolo del potere e autorità maggiore, l'imperium. La funzione dei fasci non era tuttavia esclusivamente simbolica, giacché le canne venivano materialmente usate per fustigare i delinquenti sul posto e analogamente l'ascia era utilizzata nell'amministrazione delle pene capitali e comunque come mezzo di difesa da parte della scorta di lictores, i particolari servitori dello stato incaricati di recare i fasces.
In Italia, pero' i fasci erano gia' stati usati sul finire del XIX secolo da movimenti di sinistra, quando vennero creati i Fasci siciliani, un movimento di lavoratori della terra che si batteva per i loro diritti Nel periodo che precede la prima guerra mondiale, uno tra i più attivi gruppi interventisti sarà quello dei "Fasci d'azione rivoluzionaria", sorti nel 1914 dal precedente "Fascio rivoluzionario d'azione internazionalista", composto da membri della sinistra avanzata, da repubblicani intransigenti, da sindacalisti rivoluzionari e dagli esuli giuliani, dalmati e trentini (gli irredenti).

il saluto romano


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Il saluto romano è una forma di saluto che prevede il braccio destro teso in avanti verso l'alto, con la mano tesa aperta. Inizialmente fu usato dai legionari fiumani, successivamente fu imposto dal regime attraverso una campagna promossa da Achille Starace.
Come il fascio littorio, anche il saluto romano viene scelto proprio per stabilire un legame con il passato di grandezza dell'antica Roma che, secondo gli intenti di Mussolini, sarebbe dovuta risorgere sotto il suo governo. Il saluto romano, il fascio littorio, l'aquila imperiale diventeranno in breve i segni del nuovo regime e dello stile di vita che il regime vorrà imporre a tutti gli italiani.

Aquila romana
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L’aquila romana era un altro simbolo ripreso dal fascismo rappresentata soprattutto con le ali aperte. Anche questo simbolo che si rifaceva chiaramente alla civiltà romana era manifestazione di grandezza e di ricordo delle vittorie di Roma antica. Capitava spesso che l’aquila tenesse il fascio nei suoi artigli come si poteva vedere all’epoca nella bandiera della repubblica sociale di Salò. Anche il nazismo come spesso capitò prese questo e molti altri simboli per comunicare l’unione del popolo italiano con quello tedesco, cosa che però non avvenne mai neanche in principio.
L'aquila la ritroveremo, unitamente al fascio, anche nelle monete cioè nel pezzo d’oro da 50 lire , in quelli di nichelio da 2 lire , 1 lira e da 50 centesimi , e in quello di bronzo da 5 centesimi.

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L'aquila viene riportata quasi sempre con le ali aperte perchè doveva rappresentare la grandezza e il ricordo delle vittorie di Roma antica.
Capitava spesso che l’aquila tenesse il fascio nei suoi artigli come si poteva vedere all’epoca nella bandiera della repubblica sociale di Salò.

LA V MAIUSCOLA
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Dopo la creazione dell’alleanza tripartita tra Italia Germania e Giappone si cercò un simbolo che potesse far capire alla gente la potenza dei tre stati. Questo simbolo divenne la V perché era l’iniziale della parola “vittoria” ed anche perché simboleggiava i tre vertici con l'Italia naturalmente al centro.

ARCHITETTURA - ARTE NEL FASCISMO


Negli anni ‘20 e ‘30 c’è stato un tentativo interessantissimo di conciliare la tradizione romana con un'architettura che ricercasse insistentemente una rappresentazione ufficiale di regime e che decantasse con sufficiente retorica la “gloria raggiunta".
Sono numerose le tracce architettoniche lasciate in Italia dal regime fascista. Mussolini volle la progettazione di aree urbane, nuovi edifici e nuove città come Littoria (ora Latina), Pomezia, Sabaudia ed Aprilia. Molte opere servivano alla mera propaganda fascista, altre sono considerate ancor oggi dei veri e propri capolavori artistici. Le costruzioni fasciste erano caratterizzate per avere un impatto freddo alla vista ma monumentale caratterizzati dall’utilizzo di materiali quali il marmo, di facciate con lastre piane, della ripetizione di forme geometriche come il cubo e il cilindro, il contrasto dei bianchi e dei neri e l’assenza di decorazioni. In altre parole in tutto il paese vi fu frenetico attivismo architettonico e la corsa a disseminare l’Italia di simboli di pietra ad uso del regime e della costruzione dell’uomo nuovo fascista.
Dalla metà degli anni Trenta nuovi e imponenti palazzi pubblici, accanto ai monumenti antichi e gloriosi, costituiscono lo scenario per il suo più ambizioso progetto politico e antropologico: la creazione dell’uomo nuovo fascista, stirpe rinnovata di italiani guerrieri e costruttori. L’architettura diviene simbolo dell’identità della nazione, efficace dispositivo capace di suggestionare le masse, inculcare i miti, modellare il carattere delle generazioni. Nata per durare, l’architettura mussoliniana si propone di tramandare ai posteri i valori della civiltà fascista allo scopo di ipotecare la costruzione dell’identità nazionale per le epoche che verranno. Compresa la nostra.
Nel corso degli anni Trenta un instancabile Mussolini percorre in lungo e in largo l’Italia inaugurando centinaia di opere architettoniche. È un attivismo progettuale che assegna un ruolo privilegiato alla città di Roma, dove non c’è opera importante di cui il duce non abbia visitato il cantiere o esaminato il progetto, ma che dissemina tutto il paese di una miriade di simboli di pietra, icone del patto politico da lui stretto con il suo popolo. L’esito più imponente è l’E42, la nuova città alle porte di Roma: straordinaria impresa non solo architettonica che mobilita l’intera nazione e che nella sua trama di archi e colonne interagisce con i miti del fascismo e della sua romanità. Sarà quello il modello per l’ultima stagione di interventi edilizi che il fascismo progetterà per la capitale e per altre città italiane.

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LA SCULTURA NEL PERIODO FASCISTA


Nelle sculture fasciste era rappresentata l'identità del passato e del presente.Mussolini incoraggiava la
costruzione di queste sculture che erano un buon modo di propaganda : offriva dei posti numerosi agli artistiper mostrare la potenza del paese.
È con la granda scultura pubblica, che l'arte dal regime si misurava con i modelli delle statue antiche. Nei
nudi maschi degli atleti romani, si trovava un repertorio tipologico adatto alle esigenze formale della scultura monumentale, notevolmente alla difesa dalla loro civilizzazione dove si teneva in considerazione la forza fisica, come le valore spirituale.

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il Foro Italico costituisce un vero e proprio museo all’aperto della scultura italiana durante il ventennio.

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