Le stronzate di Pulcinella

IL FASCISMO E I SUOI SIMBOLI:immagini e considerazioni

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Lucio Musto
view post Posted on 20/3/2014, 19:00 by: Lucio Musto
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Normalmente io articoli come questi non li leggo, nonostante l'innegabile grande contributo nozionistico che contengono.

Perché la storia la fanno i vincitori ed a me questo non piace; io di solito sto dalla parte dei perdenti ai quali viene prudenzialmente tappata la bocca.
Perché io mi sforzo di essere franco nel mio dire ed imparziale nei miei giudizi e mi pare di essere una bestia rara (e scomoda).
Perché probabilmente sono di parte anch'io, anche se forse di un'altra parte, e mi da noia doverlo ammettere.

I peggiori elaborati non sono, a mio avviso, quelli di smaccata propaganda elettorale, dove si fanno paradisi di una cosa e peste e corna a tutto il resto,
ma piuttosto quelli come quest'articolo dove, sotto una parvenza di austera e puntuale "verità storica"
scorre sotterraneo il rivolo denigratore, lo scherno ed appunto la propaganda partigiana.

Alla fine dell'attenta lettura di quest'articolo, in verità molto ben fatto, la sensazione che ti rimane dentro è di disprezzo verso quei nostri padri
creduloni e fanfaroni, plagiati dall'idea di una grandezza da operetta per una Patria da burletta. Tutti dietro ad un imbecille di commediante che
nel suo voler prendere a modello l'unica Italia del passato che avesse contato s'è scordato che da troppo tempo siamo ormai servi, e servi ci piace restare.

Non è così. Quei nostri padri di quasi cent'anni fa ci credevano davvero a che l'Italia potesse avere un suo ruolo fra le Nazioni del mondo,
una sua autorevole parola, una sua Dignità. E ci credevano in tanti o, forse grazie proprio a quella rimbombante propaganda che ora tanto irridiamo,
ci credevano tutti; ed erano sinceramente pronti a lavoraci, per quella grandezza, a lottare, a sudare, a combattere, a sacrificare la propria vita.
E l'hanno fatto; e ne sono stati orgogliosi. Meglio per loro adesso esser morti e non dover provare vergogna per il loro paese.
Si certo. C'era anche l'olio di ricino, e nessuno né di allora né di oggi ha mai detto che fosse cosa ben fatta, come tutti gli accanimenti.
Ma non per i più, che quei monumenti, quelle opere sociali, quegli edifici, quelle sculture eressero e che stanno ancora li a dimostrare la speranza operosa di un popolo.
Almeno dove non sono state scalpellate via dal rancore dei detrattori, che poi le hanno sostituite... col niente!

Ricordo ero a Napoli quando fu inaugurata la prima opera urbana finalmente artistica e non di mera ricostruzione postbellica, e me ne ricordo bene,
perché, giustamente, fu un evento al quale dare grande risalto: il suo valore simbolico era infatti enorme.
La nuova Piazza Trieste e Trento, incastonata come una gemma fra i massimi splendori del passato della Città: Palazzo Reale, Piazza del Plebiscito, il Teatro San Carlo, e la Galleria...
L'acuto spirito napoletano impiegò meno di un giorno a recepire il messaggio e valutarne il significato.
La prima nuova fonte d'acqua zampillante nella Metropoli partenopea fu immediatamente battezzata col nome che volle il popolo, e che gli rimase:
" 'A Carcioffola ". Nome purtroppo profetico per, fino ad oggi, almeno cinquant'anni.

Mentre la "Mostra d'oltremare e del lavoro italiano del mondo" veniva data alle ortiche.

Viva l'Italia
 
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