Le stronzate di Pulcinella

come i Romani impararono a sconfiggere gli elefanti da guerra

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view post Posted on 30/6/2014, 07:46
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Pulcinella291 Forum

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Contrariamente a quanto si possa pensare, ad usare gli elefanti come armi da guerra , per primi, non furono i Cartaginesi di Annibale.
Le prime applicazioni militari degli elefanti datano attorno al 1100 a.C. e menzionate in numerosi inni in sanscrito. I primi a essere domati, quindi, furono gli elefanti asiatici.
Erano esclusivamente animali maschi, scelti perché più veloci, più pesanti e più aggressivi delle femmine.
Dall'Estremo Oriente, gli elefanti da guerra raggiunsero l'Impero Persiano dove furono utilizzati in svariate campagne belliche. La Battaglia di Gaugamela (1º ottobre del 331 a.C.) combattuta da Alessandro Magno fu probabilmente il primo confronto di europei con gli elefanti da guerra. I quindici animali posti al centro delle linee persiane crearono una tale impressione sulle truppe macedoni che Alessandro sentì la necessità di compiere un sacrificio al dio della "Paura" (Phobos) la notte precedente la battaglia. Gaugamela fu il più grande successo di Alessandro che vinse probabilmente anche perché, nello schieramento, pose la sua cavalleria lontano dagli elefanti. Nella successiva conquista della Persia, Alessandro perfezionò la sua conoscenza dell'uso di questi animali e ne incorporò parecchi nel suo esercito.
Molto piu' tardi Egizi e Cartaginesi iniziarono a domare gli elefanti africani per gli stessi scopi, mentre i Numidi utilizzarono gli elefanti delle foreste. Gli elefanti africani sono più grandi e, a differenza degli elefanti asiatici, sia i maschi che le femmine possiedono le zanne (arma potente e preziosa in guerra).
Fu la potenza e la stazza di questi enormi pachidermi a garantire a Pirro la vittoria su Roma. Ma i Romani trovarono il modo di resistere agli elefanti. E Pirro dopo un primo uso con successo nella battaglia di Heraclea, già al secondo scontro (Battaglia d'Ascoli d'Apulia) dovette rendersi conto di non possedere un'arma irresistibile. Anche Annibale che faceva conto sulla forza degli animali proboscidati, portò con sé 37 elefanti da guerra durante la traversata delle Alpi, però gli elefanti, non abituati al freddo, essendo di origine nordafricana, morirono tutti eccetto Surus, il leggendario elefante di Annibale, passato alla storia come il più valoroso elefante di tutte le guerre puniche, che sopravvisse ma morì di malaria poco dopo. Alla sua morte Annibale costruì una città in suo onore. Nella battaglia finale di Zama (202 a.C.) la carica degli elefanti cartaginesi risultò inefficace.

LE STRATEGIE DEI ROMANI


Una carica di elefanti può raggiungere i 30 Km/h e contrariamente a una carica di cavalleria non può essere facilmente fermata da una linea di fanteria o di cavalleria. L'efficacia di una carica di elefanti è basata sulla pura forza bruta. Entra nella linea dei nemici sconvolgendola e scompaginandola. Gli uomini che non ne sono calpestati vengono come minimo spinti da parte o costretti ad arretrare. Inoltre, il terrore che un elefante può ispirare in un nemico non abituato a combatterlo (come i romani) può causare la sua fuga al puro inizio della carica. Nemmeno la cavalleria può considerarsi al sicuro perché i cavalli, non abituati all'odore degli elefanti si spaventano facilmente. La spessa pelle dell'elefante lo rende difficile da uccidere o comunque neutralizzare mentre la sua statura e massa forniscono un'eccellente protezione ai trasportati
A Zama i Romani escogitarono uno stratagemma che si rivelo' efficace. Con trombe acute e alte grida spaventarono i bestioni che, imbizzarriti, si volsero contro la cavalleria numidica dell'ala sinistra cartaginese.
Qualche elefante che non si era spaventato si avventò contro la fanteria romana. I manipoli degli hastati romani, utilizzando lo spazio libero, semplicemente si fecero da parte lasciando passare i bestioni lasciandoli alla mercé di princepes e velites che colpendoli di fianco e davanti li costrinsero alla fuga. Questi elefanti si avventarono contro l'altra ala della cavalleria cartaginese.
Un'arma anti-elefante si trovò nel maiale. Plinio il Vecchio riporta come "gli elefanti vengano spaventati dal più piccolo stridio di un maiale" (VIII, 1.27). Si ricorda inoltre come un assedio di Megara sia stato infranto dopo che i Megaresi avevano imbrattato di olio dei maiali, dato loro fuoco e spinti verso la massa degli elefanti da guerra del nemico. Gli elefanti da guerra si imbizzarrirono per il terrore dei maiali incendiati e stridenti.

Anche lo scrittore romano Vegezio nella sua opera Epitoma rei militaris riporta, in un capitolo del terzo libro, numerosi esempi, attrezzi e stratagemmi da utilizzare contro gli elefanti: Per esempio uccidere i conducenti utilizzando i frombolieri o spaventarli col fuoco.


 
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