Le stronzate di Pulcinella

Referendum del 46 Monarchia o Repubblica e il sospetto di brogli

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view post Posted on 30/1/2013, 09:54
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Pulcinella291 Forum

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Era il 2 giugno 1946 quando in Italia si voto' il referendum per stabilire la forma istituzionale dello Stato, cioè tra Repubblica e Monarchia dopo il termine della seconda guerra mondiale. Si voto' a suffragio universale e per in Italia, votarono anche le donne. Non furono ammessi al voto i cittadini della Venezia Giulia, della Dalmazia, dell’Alto Adige e della Libia (allora ancora italiana). Si disse che questi italiani avrebbero votato in seguito , ma non se ne fece più niente.
Grande campagna elettorale per una votazione storica che avrebbe cambiato per sempre la vita politica italiana. In tutto il paese vi furono comizi e manifestazioni

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Sono state proposte diverse interpretazioni sociologiche e statistiche del voto che avrebbero intravisto influenze della condizione economica del momento, dell'ingresso dell'elettorato femminile, o da molti altri fattori. Una tesi sostenuta da alcuni è che la causa delle preferenze fra monarchia e repubblica fosse da ricercarsi in una differenziazione sociale: i ceti più istruiti sarebbero stati repubblicani mentre quelli dove l'analfabetismo era maggiore avrebbero avuto una preferenza per il campo monarchico. Questa tesi, che cercava di far leva sulla contrapposizione fra città-proletariato industriale (di norma dotato comunque di una istruzione maggiore) e campagna-proletariato contadino, non trova ormai sostenitori.
Alcuni analisti, del campo repubblicano e di quello monarchico, affermarono anche che la repubblica avrebbe potuto ricevere un minimo vantaggio dal voto femminile, fortemente voluto dalla sinistra, perché nelle aspettative di quella parte le donne sarebbero state più sensibili all'equazione, enfatizzata in propaganda, «monarchia=guerra, repubblica=pace.
Alla fine dai dati del voto l'Italia risultò divisa in un sud monarchico e un nord repubblicano. Le cause di questa netta dicotomia possono essere ricercate nella differente storia delle due parti dell'Italia dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943. Per le regioni del sud la guerra finì appunto nel 1943 con l'occupazione alleata e la progressiva ripresa del cosiddetto Regno del Sud, che, grazie agli aiuti stranieri e all'allontanamento del fronte, aveva riguadagnato una certa tranquillità e un certo benessere.
Per contro, il nord dovette vivere quasi due anni di occupazione tedesca e di lotta partigiana (contro appunto i tedeschi e i fascisti della RSI) e fu l'insanguinato teatro della guerra civile (che ebbe echi protrattisi anche molto dopo la cessazione formale delle ostilità). Le forze più impegnate nella guerra partigiana facevano capo a partiti apertamente repubblicani (partito comunista, partito socialista, movimento di Giustizia e Libertà).

I risultati del voto:vince la Repubblica

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Da tutta Italia le schede elettorali e i verbali delle 31 circoscrizioni sono trasferite a Roma, nella Sala della Lupa di Montecitorio. Il conteggio avviene in presenza della Corte di Cassazione, seduti ad un tavolo a ferro di cavallo, degli ufficiali angloamericani della Commissione alleata e dei giornalisti. Due addetti assommano i dati dei verbali su due macchine calcolatrici, una per la monarchia e una per la repubblica, tenendo una seconda conta a mano.
I votanti furono 24 947 187, pari all'89% degli aventi diritto al voto, che risultavano essere 28.005.449. I risultati ufficiali del referendum istituzionale furono: repubblica voti 12 718 641[19], pari al 54,3%; monarchia voti 10 718 502[19], pari al 45,7%; voti nulli 1 498 136[20]. Analizzando i dati regione per regione si nota come l'Italia si fosse praticamente divisa in due: il nord, dove la repubblica aveva vinto con il 66,2%, ed il sud, dove la monarchia aveva vinto con il 63,8%.

Il sospetto di brogli elettorali
La notte fra il 12 ed 13 giugno 1946 il Consiglio dei ministri conferì al presidente Alcide De Gasperi le funzioni di Capo provvisorio dello Stato repubblicano, senza attendere il pronunciamento ufficiale della Corte di Cassazione, fissato per il successivo 18 giugno. Messo di fronte al fatto compiuto dalla propria esautorazione, Umberto II lasciò il paese il 13 giugno 1946:Si disse che il Re Umberto II°, per evitare una guerra civile, partiva per l’esilio, dopo aver diffuso un proclama in cui contestava la violazione della legge ed il comportamento rivoluzionario dei suoi ministri, che non hanno atteso il responso definitivo della Cassazione.

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Ma qualche dubbio sulla legalita' sia delle elezioni e dello scrutinio finale resto' e ancora oggi rimane.
Esaminiamone i motivi .
monarchici attribuirono la sconfitta a presunti brogli elettorali ed a scorrettezze nella convocazione dei comizi e nello svolgimento del referendum. Tra le irregolarità più rilevanti secondo i monarchici, vi furono le seguenti:
1)Il clima di violenza durante la campagna elettorale avrebbe indebolito la campagna monarchica[senza fonte]. La Polizia Ausiliaria fu accusata di aver duramente contribuito a questa situazione(Per assicurare l’ordine durante il Referendum fu costituita una polizia speciale formata da ex-partigiani)
2)Il 4 giugno i carabinieri, a metà spoglio, comunicano a Pio XII° (chissà perchè solo a lui) che la Monarchia si avviava a vincere.
3)Nella mattinata del 5 giugno, De Gasperi annuncia al Re Umberto II° che la Monarchia aveva vinto
4)Circa 200 funzionari sarebbero stati immessi illegalmente dal ministro della giustizia Togliatti per la revisione di 35.000 verbali circoscrizionali e sezionali
5)Le intimidazioni e gli avvertimenti provenienti da Togliatti o da altri ministri avrebbero influenzato i giudici della Corte di Cassazione
6)Dopo che i rapporti dell’Arma dei Carabinieri, presente in tutti i seggi, segnalarono al Ministro degli Interni Romita la vittoria della Monarchia, iniziarono una serie di oscure manovre ancora non del tutto chiare: nella notte tra il 5 ed il 6 giugno i risultati si capovolsero in favore della Repubblica con l’immissione di una valanga di voti di dubbia provenienza
7)Accurati studi statistici hanno dimostrato che in quell’epoca non potevano esserci tanti votanti quanti ne sono stati conteggiati nei dati ufficiali del Ministero dell’Interno, dunque i voti giunti al ministero dell’Interno all’ultimo momento, che avevano dato la vittoria alla repubblica, erano scaturiti dal nulla.

Stime monarchiche valutano in circa tre milioni i voti che andarono persi per diverse ragioni, numero maggiore della differenza tra l'opzione repubblicana e quella monarchica. Anche in tal caso non esistono elementi per affermare che tali voti sarebbero confluiti in favore della monarchia.
Inoltre pare che in quelle due notti si svolse anche una vera e propria guerra tra i servizi segreti americani favorevoli alla Repubblica e quelli inglesi favorevoli alla Monarchia e che dopo la proclamazione ufficiosa della vittoria della Repubblica, furono scoperti nei luoghi più disparati, migliaia di pacchi di schede non scrutinate che furono prontamente distrutti.

Reazioni e morti a Napoli a seguito della proclamazione
Il 10 giugno, alle ore 18:00, nella Sala della Lupa a Montecitorio a Roma la Corte di Cassazione diede lettura dei risultati del referendum così come gli erano stati inviati dalle prefetture (e cioè, in via provvisoria: 12 718 019 voti per la repubblica, e 10 709 423 favorevoli alla monarchia, rimandando al 18 giugno il giudizio definitivo su contestazioni, proteste e reclami. Contemporaneamente si svolsero in molte città manifestazioni repubblicane.

Il Corriere della sera di martedì 11 giugno titolava: «È nata la Repubblica italiana», riportando i risultati: repubblica 12.718.019, monarchia 10.709.423. La Stampa, quotidiano torinese, riportava più sobriamente: «Il Governo sanziona la vittoria repubblicana», riportando nel pezzo il dubitativo «c'è da chiedersi se la repubblica sia stata o no proclamata.

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Tuttavia, a Napoli, città con un'elevata percentuale di popolazione di preferenza monarchica,( 241 973 repubblicani- 903 651 monarchici) la contestazione sui risultati del referendum accese gli animi e si trasformò in una battaglia per le strade, che causò i morti di via Medina. Nei giorni seguenti la proclamazione della vittoria della Repubblica la città insorse in massa.
Numerosi furono gli scontri, iniziati il 9 giugno, con gli ausiliari di pubblica sicurezza inviati dall'allora ministro degli Interni Giuseppe Romita per sedare le rivolte che repressero nel sangue
L'11 giugno un corteo monarchico cercò di assaltare la sede del PCI in via Medina per togliere una bandiera tricolore esposta priva dello stemma sabaudo, ma raffiche di mitragliatrice, sparate da un'autoblindo della polizia che cercava di mantenere l'ordine pubblico, uccise nove manifestanti monarchici, mentre altri 150 rimasero feriti.

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Ma chi aveva ordinato alle forze di polizia di sparare sulla folla? Un membro del Governo: il Sottosegretario di Stato Giorgio Amendola, il quale ha creduto di avere veste e autorità per sostituirsi al Prefetto e al Questore di Napoli. Senonché la notizia di questa iniziativa trapelo' e il Comando alleato provvide all'immediato arresto del comunista Amendola che era giunto a Napoli per tenere comizio repubblicano in piazza Plebiscito. Comizio che non ebbe più avuto luogo in seguito alle disposizioni emanate dal Prefetto della città. Non appena si conobbe la notizia dell'arresto del Sottosegretario Amendola, e le ragioni che l'avevano determinato, una viva indignazione si diffuse tra la popolazione napoletana. Ci volle l'intervento del Governo italiano perché il comando alleato decidesse il rilascio dell'arrestato.

Nasce cosi' lo Stato repubblicano

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Il 13 giugno, il Consiglio dei ministri - riunito dalla notte precedente - stabilì che, a seguito della proclamazione dei risultati provvisori del 10 giugno, in base all'art. 2 del decreto legislativo luogotenenziale nº 98 del 16 marzo 1946[, le funzioni di Capo provvisorio dello Stato dovevano essere assunte dal Presidente del Consiglio Alcide De Gasperi, nonostante che il decreto imponesse di attendere la proclamazione ufficiale da parte della Corte di Cassazione e non la comunicazione dei dati provvisori. Secondo il parere della maggioranza dei ministri, infatti, sarebbe stato assurdo non rivestire di alcuna rilevanza l'annuncio, seppur provvisorio, dato il 10 giugno 1946, che altrimenti la Cassazione avrebbe potuto non dare. Secondo i repubblicani, il motivo per cui il governo non volle attendere la seduta della Corte di Cassazione fissata per il 18 giugno verté essenzialmente sul rischio di colpi di mano monarchici, con evidenti pericoli di guerra civile.

Secondo i monarchici, invece, il governo non volle attendere la seduta della Corte di Cassazione fissata per il 18 giugno perché, con questa proroga di tempo, sarebbe stato possibile un ricontrollo delle schede elettorali, ricontrollo che avrebbe portato alla luce eventuali brogli che, peraltro, non furono mai accertati.
 
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proteus_13
view post Posted on 31/1/2013, 12:54




Come potevano sperare di vincere i monarchici, dopo due guerre che portarono il Paese alla fame?
 
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1 replies since 30/1/2013, 09:54   2916 views
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