Le stronzate di Pulcinella

Nel terrore Argentino un eroe italiano:Enrico Calamai

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view post Posted on 1/4/2013, 08:31
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Pulcinella291 Forum

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Tra il 1976 e 1981 in Argentina in seguito al colpo di stato del 24 marzo 1976, che destituì il governo di María Estela Martínez de Perón si caratterizzò un periodo tremendo di terrore ,con una forte repressione dell'opposizione e numerose violazioni di diritti umani, con "lo sterminio di una generazione colpevole solo di volere una società più giusta", con una sporca guerra che durante la dittatura militare argentina ha fatto sparire trentamila giovani. Il primo ad assumere la presidenza dopo una serie di piccoli governi dittatoriali fu Jorge Rafael Videla, presidente de facto tra il 1976 e 1981.

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L'Argentina fu divisa in cinque zone, ognuna comandata da un "signore della vita e della morte" e coautore del "processo di riorganizzazione nazionale": ogni giovane simpatizzante della sinistra veniva sequestrato, torturato con scosse elettriche in uno dei 350 campi di prigionia, poi trasferito, cioè ucciso, "con i voli della morte" oppure asado, "bruciato in mezzo ai copertoni". I generali affermarono di aver salvato la nazione dalla «dissoluzione e dall’anarchia» e di aver assunto la conduzione dello Stato in ottemperanza delle loro «obbligazioni permanenti». Ciò di cui l’Argentina aveva bisogno era una riorganizzazione fondamentale della vita economica, sociale e politica. Essi battezzarono questo compito come Proceso de Reorganización Nacional. Non a caso si proposero il raggiungimento di tre obiettivi fondamentali: eliminare la minaccia sovversiva, sopprimere la corruzione e superare il caos economico. L’ambizione di lungo periodo era, invece, quella di trasformare le basi stesse della società argentina attraverso una “rivoluzione rigeneratrice”. Il programma di “riorganizzazione” prevedeva innanzitutto una dura politica di repressione, santificata come “guerra sporca”. Alle operazioni di controterrorismo contro la guerriglia di sinistra, condotta dall’Ejército Revolucionario del Pueblo e i Montoneros – costituiti dalla gioventù peronista –, i generali argentini aggiunsero un’implacabile campagna di repressione contro la popolazione civile, ovvero contro ogni tipo di dissidenti. Vittime del regime furono, dunque, non solo i guerriglieri ma anche tutti coloro che li appoggiavano – in qualunque modo, anche solo condividendo o giustificando le loro azioni –, e allo stesso tempo politici, sindacalisti e intellettuali. Migliaia di cittadini, conosciuti in seguito con il triste epiteto di desaparecidos, semplicemente sparirono.Degli scomparsi, delle vittime, il mondo però non doveva sapere, soprattutto durante il mondiale di calcio, grande vetrina mediatica dei “risultati” dei militari golpisti.
Così, per otto anni, nel silenzio generale mentre anche noi italiani nel 1978 volammo a Buenos Aires per i mondiali di calcio facendo finta di non sapere che una fetta consistente della popolazione era scomparsa o continuava a scomparire nell’acqua del Río de La Plata e tutti tacquero e/o non si accorsero di nulla.
Un solo italiano, un viceconsole riuscì a mettere in salvo, e a far espatriare centinaia di oppositori politici del regime, quest'uomo era Enrico Calamai definito come lo "Schindler argentino".

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Salvo' centinaia di vite mettendo a repentaglio la propria , visto che ai tempi della dura rappresaglia da parte del regime argentino, la maggior parte di coloro che si opponevano alla politica di Jorge Rafael Videla e del governo militare, entravano a far parte della lunga e triste schiera dei desaparecidos: sequestrati, torturati e lanciati vivi nel mar del Plata. Calamai agi'spesso scontrandosi con le logiche burocratiche del Consolato e con la mancata presa di posizione da parte del Governo Italiano di allora, che preferì una politica di comodo con le Istituzioni Argentine e lasciò solo colui che si impegnò a salvare centinaia di innocenti. Lui era vice console e preferì compromettere la propria carriera diplomatica pur di salvare vite umane. Sia doperavo per fargli avere i documenti italiani per scappare in Italia. Li accompagnava all'aeroporto per garantire la loro incolumità. Alcuni di essi li ha nascosti materialmente all'interno del Consolato italiano a rischio della propria vita. La dittatura militare aveva spie ovunque, bastava un semplice sospetto e si spariva senza fare più ritorno. All'interno dell'Ambasciata e del Consolato italiano i suoi colleghi preferivano non avere problemi con i militari e in linea di massima negavano l'aiuto alle persone che si presentavano da loro dicendo che avevano le mani legate. l nostro Paese aveva molti interessi economici da tutelare, avere il consenso dei militari era fondamentale. Il governo italiano doveva scegliere se stare dalla parte degli interessi economici oppure dalla parte dei propri concittadini che bussavano alla porta dell'Ambasciata italiana chiedendo di essere aiutati a fuggire in Italia perché in pericolo di vita. L'Italia scelse di stare dalla parte degli interessi economici. Riuscì ad aiutare i nostri connazionali fino al maggio del 1977 quando fu trasferito.
Ora vive a Roma in un piccolo appartamentino, quasi dimenticato.
 
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view post Posted on 2/5/2013, 04:04




All'interno dell'Ambasciata e del Consolato italiano i suoi colleghi preferivano non avere problemi con i militari e in linea di massima negavano l'aiuto alle persone che si presentavano da loro dicendo che avevano le mani legate. l nostro Paese aveva molti interessi economici da tutelare, avere il consenso dei militari era fondamentale. Il governo italiano doveva scegliere se stare dalla parte degli interessi economici oppure dalla parte dei propri concittadini che bussavano alla porta dell'Ambasciata italiana chiedendo di essere aiutati a fuggire in Italia perché in pericolo di vita
 
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