| La madre di Victor Hugo
La madre è un angelo che ci guarda che ci insegna ad amare! Ella riscalda le nostre dita, il nostro capo fra le sue ginocchia, la nostra anima nel suo cuore: ci dà il suo latte quando siamo piccini, il suo pane quando siamo grandi e la sua vita sempre.
Il tuo sguardo
Tu che con gli occhi vedi attraverso il cuore che col tuo sguardo ci fai sentire amati che guardando ascolti che paziente attendi che ti fai piccola e invisibile per dare spazio a noi che vogliamo stare avanti possa tu un giorno diventare quello che vedi luminosa leggera raggiante d’amore.
Rosaria Colturi Huskamp
A MIA MADRE
Intona una canzone la mamma in cucina la chioma bianca.
In silenzio piange la mamma i tegami sui fornelli l'acqua che bolle.
Solitudine amica del cuore affranto domenica d'agosto svanito il canto.
Da Poesie e pensieri di Loredana Cavallo (tratta dal mio libro Scintillante ninfea)
Per una mamma di Angiolo Silvio Novaro
Suonano nel tuo cuore campane di gioia. Il bimbo è nato dischiuso come fiore di rinata primavera. Cullalo tra le braccia stringilo dolce al cuore sogna per lui limpidi cieli tu che hai dato la vita ad un germoglio d'amore. Voce di cuore che non si rassegna Che al fuoco acceso del suo dolore...
Grazie mamma di Judith Bond
Grazie mamma perché mi hai dato la tenerezza delle tue carezze, il bacio della buona notte, il tuo sorriso premuroso, la dolce tua mano che mi dà sicurezza. Hai asciugato in segreto le mie lacrime, hai incoraggiato i miei passi, hai corretto i miei errori, hai protetto il mio cammino, hai educato il mio spirito, con saggezza e con amore mi hai introdotto alla vita. E mentre vegliavi con cura su di me trovavi il tempo per i mille lavori di casa. Tu non hai mai pensato di chiedere un grazie. Grazie mamma.
A mia madre di Eugenio Montale
Ora che il coro delle coturnici ti blandisce nel sonno eterno, rotta felice schiera in fuga verso i clivi vendemmiati del Mesco, or che la lotta dei viventi più infuria, se tu cedi come un'ombra la spoglia (e non è un'ombra, o gentile, non è ciò che tu credi) chi ti proteggerà? La strada sgombra non è una via, solo due mani, un volto, quelle mani, quel volto, il gesto d'una vita che non è un'altra ma se stessa, solo questo ti pone nell'eliso folto d'anime e voci in cui tu vivi; e la domanda che tu lasci è anch'essa un gesto tuo, all'ombra delle croci.
Supplica a Mia Madre di Pier Paolo Pasolini
E' difficile dire con parole di figlio ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio. Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore, ciò che è stato sempre, prima d'ogni altro amore. Per questo devo dirti ciò ch'è orrendo conoscere: è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia. Sei insostituibile. Per questo è dannata alla solitudine la vita che mi hai data. E non voglio esser solo. Ho un'infinita fame d'amore, dell'amore di corpi senza anima. Perché l'anima è in te, sei tu, ma tu sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù: ho passato l'infanzia schiavo di questo senso alto, irrimediabile, di un impegno immenso. Era l'unico modo per sentire la vita, l'unica tinta, l'unica forma: ora è finita. Sopravviviamo: ed è la confusione di una vita rinata fuori dalla ragione. Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire. Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
La Madre di Edmondo De Amicis
Vi è un nome soave in tutte le lingue, venerato fra tutte le genti. il primo a che suona sul labbro del bambino con lo svegliarsi della coscienza. l'ultimo che mormora il giovinetto in faccia alla morte; un nome che l'uomo maturo e il vecchio invocano ancora, con tenerezza di fanciulli, nelle ore solenni della vita, anche molti anni dopo che non è più sulla terra chi lo portava; un nome che pare abbia in sé una virtù misteriosa di ricondurre al bene. di consolare e di proteggere. un nome con cui si dice quanto c'è di più dolce. di più forte. di più sacro all'anima umana. la madre.
Lettera Alla Madre di Salvatore Quasimodo
Mater dolcissima, ora scendono le nebbie, il Naviglio urta confusamente sulle dighe, gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve; non sono triste nel Nord: non sono in pace con me, ma non aspetto perdono da nessuno, molti mi devono lacrime da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi come tutte le madri dei poeti, povera e giusta nella misura d'amore per i figli lontani. Oggi sono io che ti scrivo: Finalmente, dirai, due parole di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo. Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo di treni lenti che portavano mandorle e arance, alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze, di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio, questo voglio, e l'ironia che hai messo sul mio labbro, mite come la tua. Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te, per tutti quelli che come te aspettano, e non sanno che cosa. Ah, gentile morte, non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro tutta la mia infanzia è passata sullo smalto del suo quadrante, su quei fiori dipinti: non toccare le mani, il cuore dei vecchi. Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà, morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima Mater.
La Madre di Giuseppe Ungaretti
E il cuore quando d'un ultimo battito avrà fatto cadere il muro d'ombra per condurmi, Madre, sino al Signore, come una volta mi darai la mano.
In ginocchio, decisa, Sarai una statua davanti all'eterno, come già ti vedeva quando eri ancora in vita.
Alzerai tremante le vecchie braccia, come quando spirasti dicendo: Mio Dio, eccomi.
E solo quando m'avrà perdonato, ti verrà desiderio di guardarmi.
Ricorderai d'avermi atteso tanto, e avrai negli occhi un rapido sospiro.
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