Le stronzate di Pulcinella

attori non protagonisti e semplici comparse della II guerra mondiale

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Pulcinella291
view post Posted on 19/3/2014, 09:24 by: Pulcinella291
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Premessa

La seconda guerra mondiale è stato il drammatico evento che ha contraddistinto la seconda meta' del secolo scorso. Un conflitto nel quale furono coinvolti quasi tutti i paesi del mondo, combattuto dal 1939 al 1945 che provoco' la caduta o la fine di imperi, distrutto regimi e monarchie e rese possibile l'infamia e la vergogna dell'Olocausto.
Su questa maledetta guerra sono stati scritti migliiaia di libri, ne è stata ricostruita la storia politica e militare , ma è stato trascurato l'elemento umano forse perchè è stato ritenuto insignificante se rapportato alla portata storica di quello scontro di dimensioni enorme.
In questo topic, noi non parleremo di strategie o di battaglie ma accenneremo a coloro i quali quella guerra l'hanno vissuta da attori non protagonisti o da semplici comparse . Parleremo di coloro i quali ne sono stati coinvolti loro malgrado e loro malgrado l'hanno dovuta subire come carnefici e come vittime.
Se il lettore avra' la compiacenza di seguirmi, forse conoscera' tanti altri aspetti di questa immane catastrofe .

IN GERMANIA


Giovani comparse


Un signore sui sessanta con il bavero del cappotto rialzato , il berretto con l'aquila calcato in testa , passa in rassegna, con l'aria stanca, dei ragazzi in uniforme, piuttosto malmessi anche loro. Il signore guarda i ragazzi con occhio affettuoso, e ogni osservatore si commuoverebbe per quel che vede. Se il trasporto, però, viene trattenuto, è perché ogni osservatore adulto della nostra epoca sa che il signore di mezza età è Adolf Hitler, che passa in rassegna una unità della Hitlerjugend che si schiera alla difesa di Berlino.
Sono quei ragazzi che durante l'invasione della Germania, vennero arruolati nell'esercito seppure ancora bambini e che, durante la battaglia di Berlino nel 1945, costituivano grossa parte delle difese tedesche.


La Gioventù Hitleriana combatté con grande ardore nazionalistico durante la battaglia finale.
Questi ragazzini, reclutati alla men peggio, furono schierati inutilmente a difesa dei ponti di Spandau e Pickelsdorf. Altri 1200 di questi bambini combatterono anche nel resto della città: per esempio a Tempelhof dove un attacco di assaggio, condotto dai piccoli camerati e da ottocento granatieri finì in un massacro spaventoso nei dintorni dello stadio di calcio .L'Armata Rossa oramai aveva vinto.



Il cameriere personale di Hitler

Heinz Linge (Brema, 23 marzo 1913 – Amburgo, 9 marzo 1980) è stato un ufficiale tedesco delle SS e il cameriere personale di Adolf Hitler, al cui servizio rimase dal gennaio 1935 al 1945, raggiungendo il grado di Obersturmbannführer. In gioventu' fece il muratore. All'età di vent'anni entrò volontario, il 17 marzo 1933, nella 1ª Divisione Panzer SS "Leibstandarte SS Adolf Hitler". Il 24 gennaio 1935 fu scelto da Hitler come cameriere personale e dopo un periodo di istruzione presso la scuola alberghiera di Monaco-Pasing entrò al servizio del dittatore. Dopo le dimissioni di Karl Krause, 10 settembre 1939, Linge divenne il cameriere preferito di Hitler, nella posizione di Chef des persönlichen Dienstes ("capo dei servizi personali"), e rimase sino alla fine nella cerchia più intima del Führer.
Il 30 aprile 1945, nel giardino della Cancelleria del Reich, con Joseph Goebbels, Martin Bormann, il medico di Hitler Ludwig Stumpfegger, l'attendente Otto Günsche e l'autista Erich Kempka, Heinz Linge partecipò alla cremazione dei corpi di Adolf Hitler ed Eva Braun.
Negli ultimi giorni della Seconda guerra mondiale (2 maggio 1945), dopo la disfatta e l'abbandono del Führerbunker, fu fatto prigioniero dai sovietici; fu condotto a Mosca nella prigione della Lubjanka e interrogato dai servizi segreti dell'NKVD, non senza torture, circa la sorte di Hitler (i sovietici non credevano infatti al suicidio e ritenevano fosse fuggito). Nel 1946 fu condotto per breve tempo a Berlino e indicò il punto preciso nei giardini della Cancelleria in cui, un anno prima, erano stati sepolti i resti.
I sovietici dal maggio 1945 avevano riesumato, in quell'area devastata, numerosi corpi, di conseguenza non erano sicuri che i resti ritrovati fossero effettivamente quelli di Hitler ed Eva Braun.
Processato nel 1950 da un tribunale sovietico, Linge fu condannato a 25 anni di lavori forzati. Linge racconto’ alla polizia sovietica che dovette somministrare al Fuehrer della cocaina per calmare il dolore all’occhio destro che batteva per il nervosismo. Hitler paragonava se stesso a Federico il Grande che perse i suoi denti a causa dello stress accumultato nella Guerra dei Sette Anni.

Heinz Linge raccontò inoltre che Hitler era praticamente incapace di relazioni interpersonali. Il suo unico amico era il pastore alsaziano Bondi. “Era più facile per lui -rivelò il maggiordomo- firmare la condanna a morte per un ufficiale al fronte che apprendere cattive notizie sulla salute del suo cane”. Hitler, secondo il documento conservato a Mosca, era comunque dotato di un certo humor, per quanto glaciale.
Nel 1955, con molti altri prigionieri di guerra, fu liberato in seguito alla storica visita di Konrad Adenauer a Mosca. Dopo il ritorno in patria divenne agente commerciale per una ditta di prefabbricati, il che gli consentì una certa agiatezza economica; lavorò in questa posizione fino a 65 anni. Morì in una clinica di Amburgo il 9 marzo 1980.

Walther Hewel un ambasciatore senza alcuna destinazione

Walther Hewel (Colonia, 2 gennaio 1904 – Berlino, 2 maggio 1945) è stato un diplomatico tedesco, che operò prima e durante la seconda guerra mondiale.
Hewel nacque nel 1904 da Anton ed Elsa a Colonia, dove il padre gestiva una fabbrica di cacao. Il padre morì nel 1913 e l'azienda passò nelle mani della moglie Elsa.

Nonostante all'epoca fosse ancora un ragazzo, Hewel fu uno dei primi membri del nazista e si ritiene che sia stato una delle prime 300 persone ad unirsi al gruppo.Si diplomò nel 1923 e frequentò la Technische Universität di Monaco di Baviera. Nello stesso anno prese parte al fallito putsch di Monaco da parte del partito nazista. Dopo l'arresto di Hitler per tradimento, Hewel finì insieme a lui nel carcere di Landsberg facendogli praticamente da valletto.Negli anni trenta Hewel tornò in Germania, dove gli venne assegnato un ruolo in campo diplomatico e inviato in Spagna. Il giornalista James P. O'Donnell osserva che, in quel periodo, Hewel "fu quasi certamente un agente dell'Abwehr dell'Ammiraglio Canaris".

Nel 1938 Hitler richiamò Hewel in patria, dove rinsaldò la sua vecchia amicizia con il dittatore. Prestò servizio come diplomatico per il ministero degli esteri e, il 15 marzo 1939, effettuò la trascrizione del colloquio tra Hitler e il presidente ceco Emil Hácha
Tecnicamente Hewel fu un ambasciatore e avrebbe dovuto badare ai rapporti tra von Ribbentrop e Hitler. In realtà trascorse la maggior parte della guerra senza alcun incarico ufficiale e una volta si autodefinì "un ambasciatore senza alcuna destinazione.
Nelle sue memorie Traudl Junge, segretaria personale di Hitler, ha descritto Hewel come una specie di maggiordomo di Hitler. Sempre secondo la Junge, Hewel aveva l'incarico di coordinare i domestici, mantenere buoni i rapporti tra i militari e i civili dello staff di Hitler e tenere d'occhio i rapporti tra uomini e donne all'interno della cerchia.
Quasi tutti i racconti lo descrivono come un uomo simpatico e gentile, anche se non molto intelligente. Di solito si occupava delle faccende e delle situazioni che Hitler non voleva gestire, come ad esempio informare la Junge della morte del marito in Normandia.
Hewel rimase al fianco di Hitler fino al 30 aprile 1945, giorno in cui il dittatore si tolse la vita. Si dice che abbia tentato fino all'ultimo di sostenere e rasserenare Hitler. Apparentemente fu l'ultima persona ad avere una lunga conversazione personale con lui.
Dopo il suicidio di Hitler Hewel fuggì dal Führerbunker insieme ad un gruppo guidato da Wilhelm Mohnke, ma apparve molto provato da un forte stress psicologico. Nelle sue memorie Traudl Junge afferma che, dopo la morte di Hitler, Hewel sembrava estremamente confuso e incapace di prendere le decisioni anche più semplici.
Poco prima dell'armistizio del 2 maggio 1945 Hewel rese nota la sua intenzione di suicidarsi. Nonostante gli sforzi del dottor Ernst-Günther Schenck, che tentò di dissuaderlo dall'idea, Hewel si uccise nello stesso modo di Hitler, ingerendo una capsula di cianuro e sparandosi contemporaneamente alla testa.

Traudl Junge, la segretaria privata di Hitler




Traudl Junge, nata Humps (Monaco di Baviera, 16 marzo 1920 – Monaco di Baviera, 10 febbraio 2002),
è stata una tra le ultime segretarie private di Adolf Hitler.Nel 1933, Traudl sognava di diventare ballerina come la sorella, ma la situazione economica della sua famiglia non glielo permetteva, e nel 1936 studiò per diventare segretaria. Trovò lavoro come impiegata, assistente in un giornale e segretaria in una società.
Nel 1942, Traudl Humps raggiunse a Berlino sua sorella Inge, che nel frattempo era diventata una ballerina del Deutsches Theater, e, con l'aiuto di Martin Bormann trovò lavoro nella Cancelleria del Reich. Si occupava della corrispondenza del Führer, finché venne indetto un concorso riservato al personale della Cancelleria per sostituire una delle segretarie personali di Hitler Gerda Christian, che si era presa un lunga pausa dal lavoro. Traudl vi partecipò senza interesse, sognava ancora di diventare ballerina. Sostenne delle prove di dettatura nella Wolfsschanze (Tana del Lupo), dove per la prima volta incontrò Adolf Hitler in persona, e venne assunta.
Per tre anni circa lavorò a stretto contatto con il Führer seguendolo nei suoi spostamenti .
Nei primi mesi del 1945, Traudl si trasferì con tutti i membri del personale di Hitler nel Führerbunker sotto la Cancelleria del Reich (Reichskanzlei), dove rimase fino alla morte del dittatore. La notte tra il 20 e il 21 aprile, quando ormai la fine era vicina e la sconfitta della Germania inevitabile, Hitler propose al personale femminile di lasciare il bunker e trasferirsi al Berghof. Johanna Wolf e Christa Schroeder partirono mentre Traudl Junge e Gerda Christian decisero di rimanere insieme a Constanze Manziarly, cuoca, Else Krüger, segretaria di Bormann, e Eva Braun, compagna del Führer.
Il I maggio 1945 la Junge fuggì dal bunker. Inizialmente viveva sotto lo pseudonimo di Gerda Alt. Fu catturata dagli alleati, classificata come collaboratrice giovanile e liberata.
Nel 1946 scrisse le memorie degli anni passati al servizio di Hitler, che cercherà invano di pubblicare nel 1947. Solo alcuni anni prima della sua morte ne venne pubblicato un libro.
Traudl Junge hsempre sostenuto di non essere mai stata una nazista (non era iscritta al partito nazista) e di non avere avuto sentore del genocidio messo in atto da Hitler.

Constanze Manziarly, cuoca e dietologa di Hitler, scomparsa nel nulla.


Constanze Manziarly (Innsbruck, 14 aprile 1920 – scomparsa da Berlino, 2 maggio 1945) è stata la cuoca e la dietologa di Adolf Hitler dal 1943 agli ultimi giorni nel Führerbunker, nel 1945.Iniziò a lavorare per Hitler a partire dai suoi soggiorni al Berghof del 1943 continuando fino ai suoi ultimi giorni nel bunker di Berlino nel 1945.
Le venne chiesto di lasciare il bunker da Hitler in persona il 22 aprile 1945, come accadde a Traudl Junge e Gerda Christian.La donna lasciò il bunker il 1º maggio con il gruppo guidato dal Brigadeführer delle SS Wilhelm Mohnke che con difficoltà riuscì a ricongiungersi con un gruppo di soldati tedeschi sulla Prinzenallee di cui facevano parte il dottor Ernst-Günther Schenck e le segretarie di Hitler Else Krüger, Traudl Junge e Gerda Christian.
Anche se alcune voci sostengono che il 2 maggio abbia preso una capsula di cianuro per uccidersi, la Junge ha testimoniato che la Manziarly era partita con il suo gruppo il giorno prima, vestendosi come un soldato. Nel 1989, sempre la Junge ha ricordato che l'ultima volta che Costanze Manziarly fu vista fu quando il loro gruppo di quattro donne incaricate di consegnare un rapporto a Karl Dönitz si divise e la Manziarly cercò di confondersi in un gruppo di civili.
Nella sua autobiografia del 2002 Bis Zur Letzten Stunde: Hitlers Sekretärin erzählt ihr Leben, la Junge accenna al fatto di aver visto la Manziarly, che rappresentava il modello ideale di femminilità russa, formosa e con le guance piene, mentre veniva condotta in un tunnel della U-Bahn da due soldati sovietici e che aveva rassicurato il gruppo dicendo vogliono solo controllare i miei documenti. Nessuno la vide mai più.

Eva Braun:l'amante romantica e piena di sogni o dissoluta e intrigante'


Eva Anna Paula Braun-Hitler (Monaco di Baviera, 6 febbraio 1912 – Berlino, 30 aprile 1945)fu la compagna e, nell'ultimo giorno della sua vita, la moglie di Adolf Hitler.
L'incontro tra la giovane ragazza e il futuro Führer avviene nell'ottobre del 1929, ma, inizialmente, Eva non rimane particolarmente impressionata da quel signore «di una certa età con dei buffi baffetti». La loro relazione diventa seria intorno al 1932: la presunta amante di Hitler, la nipote Angelika Maria "Geli" Raubal, figlia della sorella Angela Hitler, si è suicidata l'anno precedente, ed Eva incomincia a frequentare assiduamente l'appartamento dell'uomo, all'insaputa dei suoi genitori.
In vista delle importanti elezioni del 1932, Hitler e il suo entourage girano la Germania in lungo e in largo, occupati con la campagna elettorale. Eva rimane sola per lungo tempo, fino a che, il 1º novembre, si spara un colpo in gola. Miracolosamente salva, il suo gesto attira però l'attenzione di Hitler, che aveva ancora in mente sua nipote Geli Raubal e la sua tragica fine. Il 28 maggio 1935, tenta nuovamente il suicidio, ingerendo sonniferi, ma anche stavolta riesce a salvarsi.
Nell'autunno del 1935 Hitler le dona una villetta nel quartiere residenziale di Monaco ed Eva vi si trasferisce assieme alla sorella Gretl.

Ama trascorrere le vacanze al Berghof, la residenza personale di Hitler, dove può comportarsi da padrona di casa e intrattenere numerose feste per ospiti illustri. È libera di fare ciò che vuole, compreso bere e fumare, ma viene descritta come «la donna più infelice del Terzo Reich».
Nel febbraio del 1945, Eva torna a Monaco per festeggiare con la famiglia i suoi 33 anni, ma riparte subito per Berlino, per restare accanto al compagno, in un estremo atto di coraggio e di amore. I due si sposano il 29 aprile, alla presenza di Joseph Goebbels e Martin Bormann. La sposa indossa un vestito nero di seta ed è orgogliosa di poter scrivere sul documento ufficiale il nome "Eva Hitler". Secondo voci diffuse, Eva Braun e Adolf Hitler si sarebbero suicidati nel pomeriggio di lunedì 30 aprile 1945, intorno alle 15.30. Lui si spara un colpo di pistola, mentre lei si avvelena con il cianuro. I corpi vengono bruciati e seppelliti nel giardino della Cancelleria, con una solenne cerimonia presieduta da Goebbels, che era appena succeduto a Hitler come Cancelliere del Reich. Dunque le nozze furono celebrate alle due di notte, sotto terra in un bunker, al riparo dalle bombe. E non con lo champagne, ma con il cianuro. Così ebbe fine uno dei peggiori incubi che la storia dell’umanità abbia mai vissuto e la storia “d’amore” tra la Braun e il Fuhrer. Anche se per i due non si può parlare d’amore. La coppia si consolidò con la fine del Terzo Reich. Allora Hitler, in preda alle sue manie persecutorie, si fidava solo di Blondie, una femmina di pastore alsaziano, e di Eva, cui “regalò” le nozze come premio fedeltà.
Ma Eva fu una donna romantica, piena di sogni o dissoluta e intrigante? Una cosa è certa Eva fu sempre tenuta nell'ombra, si contentava di poco. Le piacevano i bei vestiti, il lusso, le scarpe dovevano essere italiane, amava gli argenti, le porcellane pregiate, i suoi cagnolini di piccola taglia. E in effetti, non sarà stato facile stare accanto ad un pervertito che, sempre secondo fonti ufficiali, aveva perversioni che oscillavano tra sadismo, masochismo, escretofilia. Molte delle sue depravazioni, pare, avessero origine da una precoce infezione di sifilide contratta, giovanissimo da una prostituta ebrea a Vienna. Inoltre, l’autopsia sul suo corpo rilevò l’assenza del testicolo destro. Nonostante questo il suo letto brulicava di donne su cui sfogava le sue depravazioni.

La Braun fu la sola che riusci' a restargli accanto sino alla fine, quando le sue fobie si moltiplicarono e tra queste c’erano anche l’orrore per il contatto fisico, l’impulso a lavarsi di continuo (riscontrate quando era ancora un ragazzo).Sedici anni accanto ad Hitler. In attesa di un premio grande, le nozze, che arrivarono il giorno della sua morte. Non avrebbe mai immaginato che dopo alcuni anni dal loro primo incontro sul diario avrebbe scritto: “Perché il diavolo non mi porta via? Con il diavolo starei meglio che qui”.

Magda Goebbels:sacrifica se stessa e i figli

(Berlino, 11 novembre 1901 – Berlino, 1 maggio 1945) è stata la moglie del ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels. Fu un eminente membro del Partito Nazionalsocialista e ardente sostenitrice della politica di Adolf Hitler.
Alla fine della seconda guerra mondiale, mentre Berlino veniva conquistata dall'Armata Rossa, uccise i suoi sei figli e quindi si suicidò.
Verso la fine di aprile 1945 l'Armata Rossa entra a Berlino e la famiglia Goebbels si rifugia nel Führerbunker, sotto la Cancelleria del Reich. Una delle stanza che occupano è stata da poco abbandonata dal medico personale di Hitler Theodor Morell. L'unico bagno per lavarsi è quello di Hitler, che lo mette volentieri a disposizione di Magda e dei bambini. Nel frattempo a Berlino si diffonde la notizia che le truppe sovietiche nella loro avanzata si abbandonano a stupri e saccheggi. Hitler e sua moglie Eva Braun si suicidano nel pomeriggio del 30 aprile.

Due giorni dopo Magda scrive una lettera d'addio a suo figlio Harald Quandt, che è prigioniero di guerra in un campo in Nordafrica. Questa lettera è l'unica scritta di suo pugno che ci resta.
« Mio figlio adorato! Siamo nel Führerbunker già da sei giorni - papà, i tuoi sei fratellini e sorelline ed io - nell'intento di dare alle nostre vite nazionalsocialiste l'unica possibile onorevole conclusione... sappi che sono rimasta qui contro la volontà di papà, e che anche domenica scorsa il Führer voleva aiutarmi ad andarmene. Tu conosci tua madre - abbiamo lo stesso sangue - non ho avuto alcuna esitazione. Il nostro glorioso ideale è andato in rovina e con esso tutto ciò che di bello e meraviglioso ho conosciuto nella mia vita. Il mondo che verrà dopo il Führer e il nazionalsocialismo non è più degno di essere vissuto e quindi porterò i bambini con me, perché sono troppo buoni per la vita che li attenderebbe, e un Dio misericordioso mi capirà quando darò loro la salvezza... I bambini sono meravigliosi... mai una parola per lamentarsi o una lacrima. Le bombe scuotono il bunker. I bambini più grandi proteggono quelli più piccoli, la loro presenza è una benedizione e riescono a far sorridere il Führer di tanto in tanto. Possa Dio aiutarmi a trovare la forza di superare la prova finale e più difficile. Ci resta un solo obiettivo: la lealtà verso il Führer anche nella morte. Harald, mio caro figlio - voglio trasmetterti quello che ho imparato nella vita: sii leale! Leale verso te stesso, leale verso le persone e leale verso il tuo paese... Sii orgoglioso di noi e cerca di tenerci tra i ricordi più cari... »
(Magda Goebbels)
Il giorno seguente, 1º maggio 1945, i sei figli di Goebbels vengono storditi con la morfina e uccisi con delle capsule di cianuro spezzate nelle loro bocche.



Hans Scholl emblema della ribellione non violenta al Reich.


Hans Scholl nacque il 22 settembre 1918 figlio del sindaco della cittadina di Ingersheim.Nel 1933, come tutti i giovani della sua età - venne inquadrato nella Hitlerjugend, l’organizzazione giovanile nazista, inizialmente infiammato dalla propaganda ben presto divenne consapevole della realtà del Nazismo. Prese allora contatto con la “Jugendbewegung” una organizzazione giovanile non nazista.
Hans era un giovane con spinte romantiche e culturali unite ad uno spirito insofferente rispetto ai divieti imposti dal regime. Fu in questo periodo che iniziò a leggere proprio i libri vietati dal nazismo.
Nel 1937 Hans e i suoi amici vennero arrestati e imprigionati per un breve periodo con l’accusa di attività sovversiva. Rilasciato nel marzo del 1937 venne arruolato nell’organizzazione che coordinava il lavoro dei civili.Nei due anni successivi venne arruolato in una unità di cavalleria dell’esercito a Bad Cannstatt.
Mentre prestava servizio militare iniziò gli studi in medicina a Monaco di Baviera, nella primavera del 1939, e attraverso le letture che andava facendo sviluppò pian piano una fede religiosa sempre più radicata.
Nell’estate del 1940 partecipò all’invasione della francia come caporale nel corpo medico. Alla fine dello stesso anno ritornò a Monaco per continuare gli studi di medicina considerando la possibilità di studiare anche filosofia e scienze politiche.
In questo periodo strinse contatti con intellettuali, scienziati, filosofi e artisti messi a tacere dal regime.
Dalla fine di luglio sino all’ottobre 1942 venne nuovamente arruolato e inviato sul fronte orientale insieme a due suoi amici, Alexander Schmorell e Jurgen Wittenstein, qui conobbero Willi Graf.
Prima di partire per il fronte - tra giugno e luglio - Hans e i suoi amici avevano già scritto e distribuito quattro volantini antinazisti della "Rosa Bianca" , un gruppo un gruppo di studenti cristiani che si opposero in modo non violento al regime della Germania nazista.
Operativo a Monaco di Baviera, il gruppo pubblicò sei opuscoli, che chiamavano i tedeschi a ingaggiare la resistenza passiva contro il regime nazista. Un settimo opuscolo, che potrebbe essere stato preparato, non venne mai distribuito perché il gruppo cadde nelle mani della Gestapo. E fu cosi' che Il 18 febbraio 1943 Hans e sua sorella Sophie vennero arrestati con l’accusa di aver distribuito volantini sovversivi all’Università di Monaco.
Insieme con Sophie e Christopher Probst, Hans venne condannato a morte dalla “Corte del Popolo” il 22 febbraio 1943 e ghigliottinato lo stesso giorno.
Morì inneggiando alla libertà.

Le vittime di Dresda,un gesto di crudelta' follia degli Angloamericani


Dresda non era mai stata toccata seriamente dalla guerra sia per la sua posizione geografica sia perché non aveva né industrie né impianti militari rilevanti (era addirittura priva di difesa antiaerea) ed era così forte la convinzione che fosse esente da pericoli che le autorità tedesche vi avevano fatto affluire le centinaia di migliaia di profughi (soprattutto vecchi, donne e bambini) in fuga dalle regioni orientali sotto l’incalzare della Armata Rossa e gran parte dei feriti provenienti dal fronte. Si pensava che considerazioni umanitarie e il rispetto per una Città d'arte amata in tutto il mondo avrebbero indotto gli angloamericani a risparmiarla. E invece fu deliberatamente distrutta. La distruzione arrivò su questa Città del febbraio del '45 quando le sorti della guerra erano ormai segnate. Fu una carneficina
Il bombardamento di Dresda da parte della Royal Air Force britannica e della United States Army Air Force statunitense, avvenuto fra il 13 e il 14 febbraio 1945, fu uno degli eventi più tragici della seconda guerra mondiale.

I bombardieri alleati rasero al suolo una gran parte del centro storico di Dresda (bombardamento a tappeto), causando una strage di civili, con obiettivi militari solo indiretti. Fu uno dei bombardamenti con più vittime civili della seconda guerra mondiale. Nei primi decenni dopo la guerra il numero delle vittime fu stimato in 250.000, cifra oggi considerata inattendibile.Un'inchiesta indipendente commissionata dal consiglio municipale di Dresda nel 2010 ha stabilito che le vittime furono tra le 22.700 e le 25.000. Gente inerme, semplici comparse di questa immane follia , vittime di un deliberato terrorismo aereo . Si, Dresda fu sottoposta, col deliberato intento di seminar strage fra la popolazione civile, ad un micidiale attacco sferrato contro i quartieri del centro, non contro gli stabilimenti o le linee ferroviarie che erano gia' stati ampiamente bombardati in precedenza.

La distruzione di Dresda ha un sapore epico e tragico. Era una città meravigliosa, simbolo dell'umanesimo barocco e di tutto ciò che c'era di più bello in Germania. Allo stesso tempo, conteneva anche il peggio della Germania del periodo nazista. La tragedia fu un perfetto esempio degli orrori del modo di concepire la guerra nel XX secolo .


Alle 22,15 del 13 febbraio oltre 500 bombardieri inglesi Lancaster scaricarono sulla città indifesa le terribili bombe dirompenti block buster. Poi si allontanarono in direzione di Strasburgo.
I soccorritori iniziarono ad affluire dalle città vicine, mentre gli scampati escono lentamente dai rifugi.
Era quello che gli inglesi attendevano: far uscire la gente, far arrivare i soccorritori e tornare a colpire.
Ore 1,28 del 14 febbraio arriva, indisturbata come la prima, la seconda ondata. Questa volta però i bombardieri pesanti della Raf portano nelle stive 650.000 bombe incendiarie caricate a benzina e a fosforo in grado di sviluppare un calore che fonde il ferro (la versione aggiornata, le famigerate bombe al napalm, sarà poi sperimentata dagli americani in Vietnam). L’effetto fu devastante.
Dresda si trasformò in un immenso rogo esteso un centinaio di chilometri quadrati e visibile ad oltre 300 Km di distanza.


All’alba del 14 febbraio, quando per i sopravvissuti delle zone periferiche della città sembrava che il peggio fosse passato, ecco giungere la terza ondata. Gli americani, che non potevano essere da meno degli inglesi, con le loro “fortezze volanti” scaricarono su ciò che restava della città e dei suoi abitanti il loro carico di morte e distruzione mentre i caccia “mustang” a volo radente mitragliavano le colonne di profughi che cercavano di fuggire dall’inferno di Dresda. Fu il macabro record di disumanità, non eguagliato neanche dai bombardamenti atomici sul Giappone che causarono “solo” 150.000 morti.




<p align="center">L'OLOCAUSTO DEI SOLDATI TEDESCHI A STALINGRADO



In questo topic abbiamo premesso che non avremmo parlato di strategie o di battaglie , ma che avremmo accennato a coloro i quali, quella maledetta guerra, l'hanno vissuta da attori non protagonisti o da semplici comparse . Parleremo di coloro i quali ne sono stati coinvolti loro malgrado e loro malgrado l'hanno dovuta subire come carnefici e come vittime.
Come non parlare, quindi, delle centinaia di migliaia di soldati tedeschi morti o fatti prigionieri durante l'assedio di Stalingrado, attori non protagonisti e semplici comparse che quella guerra non la volevano e che avrebbero senz'altro preferito starsene a casa accanto ai loro genitori, ai loro figli , alle loro compagne. E invece furono mandati a morire in questa lunga e gigantesca battaglia, definita da alcuni storici come "la più importante di tutta la Seconda guerra mondiale" e che segno l'inizio della ine del terzo Reich. Secondo la storiografia sovietica la battaglia di Stalingrado iniziò il 17 luglio 1942 .
Le prime fasi della battaglia furono caratterizzate da tenaci sforzi difensivi sovietici, che vennero via via superati dalle forze tedesche dopo duri scontri, e da alcuni tentativi di contrattacco delle limitate forze corazzate sovietiche disponibili che vennero schiacciati, con gravi perdite.
I primi giorni sembrarono, quindi confortare, i progetti del generale Paulus


Ma di là degli apparenti successi tattici la situazione di Paulus rimaneva complicata come confermato dalle continue richieste di rinforzi e dal nervosismo, manifestato anche dall'accentuarsi del suo tic al volto e della sua gastroenterite somatica. I sovietici non apparivano scoraggiati e riaccendevano continuamente la battaglia con contrattacchi che costringevano a riprendere i combattimenti sempre negli stessi posti e per le stesse rovine.
Le perdite tedesche salivano, il morale delle truppe cominciava a risentire della durezza e della lunghezza inattesa degli scontri, i continui colpi sui fianchi dello schieramento costringevano Paulus a dirottare parte delle forze. l nervosismo, in realtà, era il sentimento predominante ,le truppe erano esasperate ed esaurite dalle perdite e dalla durezza degli interminabili scontri, tra i soldati regnava ormai un sentimento di ansiosa attesa e di preoccupazione per l'esito della battaglia, senza contare che ai primi di novembre grosse lastre di ghiaccio cominciavano a formarsi, rendendo progressivamente più difficile l'approvvigionamento di vivere e materiale bellico.
Poi i ruoli furono improvvisamente e completamente ribaltati. Gli assedianti si erano ora trasformati in assediati ed i difensori in attaccanti. Si calcola che tra i 250 ed i 280 000 soldati dell'Asse furono accerchiati in quella che sarebbe passata alla storia come la "Sacca di Stalingrado". Molti strateghi militari fecero ripetute pressioni su Hitler a favore di una immediata ritirata, mettendo in dubbio la possibilità di resistenza delle truppe accerchiate in inverno e sottolineando la difficoltà di organizzare una pronta ed efficace controffensiva di salvataggio. Tuttavia i tentativi di convincere il Führer della pericolosità della situazione fallirono di fronte alla sua ostinata risolutezza nel tenere la "Fortezza Stalingrado".
In effetti le forze radunate erano in realtà fortemente ridotte rispetto agli ottimistici piani iniziali e l'avanzata tedesca aveva però ormai esaurito la sua energia propulsiva e di fronte alla crescente resistenza dei sovietici le possibilità di un'ulteriore marcia in avanti si ridussero a zero. In questa fase il processo decisionale tedesco fu particolarmente ingarbugliato, con Hitler che rifiutò fermamente di autorizzare la sortita (apparentemente perché convinto dell'impossibilità tecnica di questa operazione allo scoperto e d'inverno) e Paulus e von Manstein ugualmente dubbiosi sul da farsi, pronti a scaricarsi reciprocamente le responsabilità della conduzione di un'operazione di ripiegamento così rischiosa da parte di un'intera armata ormai già vistosamente logorata da un mese di accerchiamento. Alla fine, di fronte a queste indecisioni e contraddizioni, la 6ª Armata finì per rimanere ferma dentro la "sacca", in attesa del suo triste destino, in mezzo all'inverno russo.

Va anche sottolineato che, di fronte agli sviluppi catastrofici per i tedeschi e le forze dell'Asse dell'operazione Piccolo Saturno, iniziata dai sovietici il 16 dicembre, ormai il problema della 6ª Armata per l'OKH, von Manstein ed anche Hitler passava in secondo piano. Ma Hitler continuava ad incitare alla resistenza ad oltranza e il suo rifiuto ad accettare una resa formale, incurante delle sofferenze e delle atrocita' .
In pochissimi giorni la situazione dell'Asse si aggravò in maniera disastrosa con l'irruzione del 17º Corpo corazzato sovietico a Kantemirovk. Il generale Paulus, dopo aver eseguito disciplinatamente tutti gli ordini di Hitler (prima quello di rinchiudersi dentro la "Fortezza Stalingrado" e poi di non effettuare una disperata sortita solitaria), ora accettò anche questo ruolo finale di sacrificio e, almeno esteriormente e nei proclami finali alle truppe accerchiate, mantenne fiducia in Hitler e nel risultato della lunga battaglia. Un sentimento di amara delusione si diffuse peraltro ormai tra le truppe e anche nei comandi (Paulus e Schmidt inclusi) di fronte alle sempre maggiori difficoltà di vettovagliamento, al moltiplicarsi delle sofferenze, all'imperversare del clima invernale e alla coscienza di come fosse ormai impossibile ricevere aiuti dall'esterno.



Il 10 gennaio 1943 ebbe inizio l'ultimo atto della lunga battaglia di Stalingrado. Inizio'una nuova travolgente offensiva sovietica.
Stalin e il comando sovietico poterono scatenare finalmente, dopo numerosi rinvii dovuti all'evolversi della situazione generale e alla necessità di raggruppare le forze necessarie per distruggere la massa di truppe tedesche accerchiate.


Inutile risultò quindi la presentazione da parte dei comandi sovietici di un ultimatum, formalmente corretto, per invitare alla resa la 6ª Armata prima dell'attacco finale e per evitare un ulteriore spargimento di sangue.La lotta finale, che si svolse dal 10 gennaio al 2 febbraio, venne condotta dalle due parti con particolare accanimento fino all'ultimo: i sovietici fecero uso in massa dell'artiglieria per distruggere i nuclei di resistenza delle truppe tedesche fortemente indebolite dal lungo assedio; le successive linee di arroccamento predisposte dai tedeschi per prolungare al massimo la resistenza vennero superate.
Si verificarono i primi episodi di panico collettivo e di dissoluzione dei reparti (per via aerea durante l'assedio erano infatti stati evacuati almeno 30.000 soldati tra feriti, specialisti e ufficiali superiori). La maggior parte dei soldati furono uccisi sul posto. Chi scampò alla morte si riversò assieme a feriti e sbandati verso le rovine di Stalingrado dove si sviluppò l'ultima resistenza.
Paulus, isolato nella sacca meridionale, venne catturato il 31 gennaio 1943 dalle truppe della 64ª Armata del generale Šumilov senza opporre ulteriore resistenza e senza una resa formale; gli ultimi nuclei tedeschi nella sacca settentrionale, si arresero definitivamente il 2 febbraio 1943, ben consapevoli che altre atroci sofferenze gli sarebbero toccate.


La lunga battaglia era finita, con esiti disastrosi per l'invasore tedesco.
Chi avrebbe potuto recriminare, al povero soldato tedesco, di aver cercato solo di non rischiare la propria vita e quindi di aver seguito ordini che egli non condivideva? Era forse una colpa quella di aver cercato di sopravvivere nel momento più buio della storia europea non avendo il coraggio e l’eroismo necessari per ribellarsi?
Leggiamo ora alcune lettere o brani di diario di soldati tedeschi impegnati a Stalingrado


“23 agosto. Ottime notizie: le nostre truppe hanno raggiunto il Volga conquistando una parte della città. I russi avevano due opzioni: retrocedere lungo il Volga oppure arrendersi. In realtà è accaduto qualcosa di inspiegabile. A Nord i nostri eserciti prendono la città e arrivano fino al Volga; a Sud le divisioni ormai senza scampo continuano a opporre un’accanita resistenza. Fanatici…”. Dal diario del soldato tedesco Wilhelm Goffman.

“26 settembre. Dopo che il silo è stato preso, i russi hanno continuato a combattere con la stessa tenacia. Non li si vede proprio, si sono insediati nelle case e negli scantinati e da lì sparano dappertutto; hanno metodi da briganti. I russi hanno smesso di arrendersi. Se riusciamo a prendere un prigioniero è solo perché è ferito a morte e non può muoversi. Stalingrado è un inferno. Quelli che sono stati feriti sono fortunati, se ne andranno a casa e festeggeranno la vittoria con le loro famiglie…”. Dal diario del soldato tedesco Wilhelm Goffman.

"Mi ricordo i miei compagni in Francia che mi dicevano: Ecco, adesso andiamo in Russia e assaggiamo il prosciutto di carne d’orso, cosa non hanno da quelle parti!. Pensavano che l’avanzata sarebbe riuscita bene come in Francia. Ma la piega che hanno preso gli eventi è stata per tutti un vero e proprio choc”. Dai ricordi dell’artigliere Chajnic Chun"

“30 novembre. Vi mando qualche notizia su di me, la situazione qui è molto grave. I russi hanno circondato la divisione armata, siamo in una sacca. Sabato ci hanno attaccato, ci sono stati molti morti e feriti. Il sangue scorreva a fiumi. La ritirata è stata terribile. Il nostro comandante è stato gravemente ferito, ora non abbiamo più nemmeno un ufficiale”. Dalla lettera del sottoufficiale Georg Kriger.

1° dicembre. Tempo orribile, gli aerei con i viveri non riescono ad arrivare, ma credo comunque che prenderemo Stalingrado e se resisteremo fino a marzo le cose andranno meglio”. Dalla lettera di un soldato tedesco.

“26 dicembre. Ci siamo mangiati tutti i cavalli. Mi sarei mangiato anche il gatto, dicono che anche la carne di gatto sia buona. I soldati assomigliano a cadaveri o a sonnambuli, cercano qualcosa da mettersi in bocca. Ormai non provano più a ripararsi dalle raffiche dei russi, non hanno le forze per muoversi o nascondersi”. Dal diario del soldato tedesco Wilhelm Goffman.

“26 dicembre. Oggi, visto che era festa, abbiamo cucinato il gatto”. Dal taccuino di Werner Klei.

“24 gennaio 1943. Caro fratello! Scusa la brutta calligrafia, ho le mani gelate e una gran confusione nella testa. Mi riscaldano soltanto i ricordi e i pensieri per la mia Yulia e la piccola Margo. Da qui non ne esco. Lo sfondamento non si farà. Qui siamo già tutti morti e se non ci decomponiamo è soltanto per il freddo russo”. Dalla lettera del primo tenente Helmut Quandt.

“Ti dico addio, perché dopo questa mattina è stato tutto chiaro. Non ti scrivo della situazione al fronte, è evidente, e totalmente nelle mani dei russi. La questione è soltanto quanto a lungo riusciremo ancora a resistere, forse qualche giorno o forse qualche ora”. Dalla lettera di un soldato tedesco.

“Sono passato da Paulus, gli ho fatto il saluto e ho riferito che era arrivato un telegramma via radio che gli avevano conferito il titolo di feldmaresciallo generale e lui mi risponde: Ora sono il più giovane generale dell’esercito e devo consegnarmi al nemico. Rimasi di sasso perché credevo – e anche Hitler di certo lo pensava – che si sarebbe suicidato. Paulus disse: Sono cristiano, credente, condanno il suicidio. Anche se appena quattordici giorni prima diceva che un ufficiale non ha il diritto di finire prigioniero. Ecco come ora aveva rivoltato la cosa”. Dai ricordi del primo tenente Gerard Hindenlang.

I soldati non muoiono solo durante i combattimenti, molti restano congelati nelle lunghe notti passate nelle trincee, non hanno sufficienti medicine per cui si ammalano di tifo e il cibo scarseggia.
Dalla lettera di un soldato tedesco.

Mangiamo quando e dove possiamo mentre i russi sfruttano la collaborazione degli abitanti ancora presenti, piccoli punti di ritrovo autogestiti.
Dalla lettera di un soldato tedesco.

Un soldato tedesco racconterà anni dopo: "Dopo due settimane passate a scappare per le fogne della città e a dormire tra i calcinacci, ero così sporco che non mi resi conto che la biancheria si era letteralmente attaccata alla mia pelle"
"Queste lettere furono scritte da soldati tedeschi assediati nella sacca di Stalingrado nel dicembre 1942 e partirono con l'ultimo l'aereo per la Germania.
Non arrivarono mai alle famiglie: Hitler le fece sequestrare dalla censura militare per un sondaggio sul morale delle truppe. Furono ritrovate dopo la fine della guerra negli archivi dell'esercito, e ne è stato tratto un libro.


Continua nella prossima pagina.

Edited by Pulcinella291 - 22/3/2014, 12:44
 
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