Le stronzate di Pulcinella

attori non protagonisti e semplici comparse della II guerra mondiale

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Pulcinella291
view post Posted on 22/3/2014, 13:12 by: Pulcinella291
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PAESI BASSI



Helga Deen e il suo diario segreto: l'impossibile è diventato possibile



La storia di Helga Deen (Stettino, 6 aprile 1925 – Campo di sterminio di Sobibór, 16 luglio 1943) e quella dei suoi familiari (il padre Willy, la madre Käthe Wolff e il fratello Klaus Gottfried, minore di tre anni, tutti di religione ebraica e abitanti di Tilburg, nel sud dei Paesi Bassi) presenta sorprendenti affinità con quelle di un'altra vittima storica della Shoah, Anna Frank, ed anche le due rispettive testimonianze sono state, sia pure con le dovute proporzioni, comparate. Se non altro per l'innegabile valore documentario, ai fini della memoria, di questi scritti (quello di Deen è il terzo diario da un campo di concentramento - ma il primo tenuto da una donna - rinvenuto in Olanda nel dopoguerra.
Helga che al momento dell'arresto frequentava l'ultimo anno delle scuole superiori - riuscì a far avere il diario ed altre sue piccole cose (tra cui una penna stilografica, alcune lettere e cartoline e una ciocca di capelli) racchiuse in una borsetta al suo fidanzato, il fotografo Kee van den Berg, che lo ha tenuto nascosto come una reliquia fino alla morte, avvenuta nel 2004.
Le circostanze in cui, nel giugno del 1943, prima di essere trasferita a Sobibór, la giovane fece avere il suo memoriale al fidanzato, sono rimaste - secondo David Barnouw, direttore dell'Istituto olandese per la documentazione di guerra (NIOD) - un enigma totale. La famiglia Deen - già sfrattata nel febbraio 1943 dalla propria casa di Pelgrimsweg 45, data in affitto ad un ispettore di polizia - il 1º giugno 1943 sulla base di una delazione fu deportata a Vught, per essere internata nel campo di concentramento di Herzogenbusch; un mese dopo avvenne il trasferimento in quello di Westerbork (presso Midden-Drenthe, lo stesso in cui fu reclusa Anna Frank e, infine, quello nel campo di Sobibór, dove l'intera famiglia venne uccisa il 16 luglio.Redatto in ventuno pagine di un quadernetto verde, il diario è stato pubblicato con il titolo Kamp Vught, dal nome della località in cui si trovava il campo di raccolta.


Helga, che aveva 18 anni, scrisse il suo diario in un quadernetto verde in un linguaggio semplice, diretto, ma in forma accorata, come inevitabilmente è immaginabile che sia nella scrittura di una giovane che si trovi di fronte ad un'esperienza drammatica e senza ritorno. In esso viene dato conto dei numerosi convogli di trasferimento carichi di donne e bambini verso i vari campi della Germania e della Polonia. Il suo diario comincia così:"«1 Giugno 1943. Carissimo, la situazione, finora, va meglio del previsto. Sono in una baracca vuota, sulla brandina più bassa (ce ne sono tre una sull’altra) e se da qui guardo fuori dalla finestra vedo betulle, abeti, il cielo azzurro con delle nuvole bianche».Si rivolge a Kees, il ragazzo con cui ha avuto una storia d’amore e che non rivedrà mai più. Gli scrive: «Forse questo diario ti deluderà perché non contiene fatti. Ma forse sarai felice di trovare me tra queste righe: i conflitti, i dubbi, la disperazione, la timidezza».Dalle pagine, alcune delle quali corredate con disegni, affiorano le comprensibili paure di una giovane donna rispetto ad un domani privo di sbocchi, prossimo al compimento: dettagli di vita quotidiana all'interno del lager che restituiscono il disagio della vita in cattività (Oggi siamo stati "spidocchiati" e non possiamo uscire dalla baracca ...), si intersecano con frammenti di ricordi sentimentali (Ho pensato a ieri notte, quando eravamo felici, distesi l'uno vicino all'altra, e guardavamo il cielo ...). La speranza è precaria ma non ancora del tutto doma (Che condizioni spaventose ci sono qui. Sono distrutta, ma voglio andare avanti ... giorno per giorno vediamo la libertà al di là dei fili spinati).Il 6 giugno 1943 Helga trascrive un trasferimento che l’ha impressionata. «E’ troppo. Sono a pezzi e domani ci sarà di nuovo. Ma se la mia forza di volontà muore, allora muoio anch’io. Il 12 giugno, Helga annota a matita: «Anche se proprio tutti sono gentili con me, mi sento così sola. Ogni giorno vediamo la libertà attraverso il filo spinato». Lei spera di poter lavorare, per rimandare il suo trasferimento. Di lì a poco le comunicano che il 2 luglio potrà andare, «anche se in prova», alla fabbrica della Philips. Poi la doccia fredda: anche lei sarà trasferita. E così compila il diario per l’ultima volta: «Un mese, un giubileo e che giubileo... Debbo far su le mie cose, stamattina la morte di un bambino mi ha messo sottosopra. Ma tutto questo non ha nessuna importanza rispetto a quanto segue: c’è ancora un trasferimento e questa volta faremo anche noi parte del viaggio».
L'ultimo pensiero, il 2 luglio, quando ormai Helga sta per essere definitivamente separata dai suoi familiari, e la loro sorte ormai segnata, lo dedica ai suoi affetti giovanili: la persona amata e due comuni amici (che appella come: Cari voi tre ...): Oggi è passato un mese (nota: dalla prima reclusione a Vught), che anniversario! ... È annunciato un nuovo trasferimento e ora tocca a noi. Poi, rivolgendosi evidentemente all'amato: Il diario riuscirai ad averlo ... non ho più paura, non ci sono più sorprese spaventose, l'impossibile è diventato possibile"


Erik Hazelhoff Roelfzema:il soldato d'orange, un eroe olandese



La Storia di Erik Hazelhoff Roelfzema (3 aprile 1917-26 settembre 2007) pilota pilota olandese, spia olandese e scrittore, è stata trasformata in un film del 1977 diretto da Paul Verhoeven e interpretato da Rutger Hauer .
Hazelhoff nacque a Surabaya , a Giava in Indie Orientali Olandesi (oggi Indonesia ), il figlio di Siebren Erik Hazelhoff Roelfzema, anziano, e Cornelia Vreede. La sua famiglia si trasferì a L'Aia nel 1930, e poi Wassenaar . Ha viaggiato negli Stati Uniti nel 1938, scrivendo un libro delle sue esperienze nel 1939, Rendezvous a San Francisco .
Era uno studente di giurisprudenza presso l'Università di Leiden , quando scoppio' la seconda guerra mondiale E 'entrato nella riserva dell'esercito olandese. Quando i nazisti occuparono l'Olanda . Riuscì a fuggire nel Regno Unito come membro d'equipaggio a bordo del Santo Cerque, una nave mercantile svizzera nel giugno 1941, insieme a Bram van der Stok e altri due. A Londra, Hazelhoff Roelfzema, con l'aiuto del generale François van 't Sant , direttore del CID olandese (Service Central Intelligence) comincio' a far parte dei servizi segreti. Lo scopo era quello di stabilire un contatto con la resistenza nei Paesi Bassi. Ma ben presto i tedeschi decifrarono il linguaggio segreto utilizzato dagli Olandesi e dovette rinunciare .
Ma non abbandono' la lotta per il suo paese. Si unì alla Royal Air Force nel 1942. Frequentato la scuola di volo in Canada, dove divenne il miglior cadetto pilota del suo gruppo. Tornato in Inghilterra nel 1944, e si unì No. 139 Squadron RAF , parte dell'élite Pathfinder Forza , con il compito di illuminare obiettivi per i bombardieri notturni del Bomber Command della RAF . Ha fatto 72 sortite in bombardieri Mosquito , di cui 25 sono andati a Berlino, e ha ricevuto il Distinguished Flying Cross .
continua sotto

Edited by Pulcinella291 - 22/3/2014, 19:05
 
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