Le stronzate di Pulcinella

attori non protagonisti e semplici comparse della II guerra mondiale

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Pulcinella291
view post Posted on 24/3/2014, 10:00 by: Pulcinella291
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FINLANDIA




Carl Gustav Mannerheim un eroe di cui la storia parla poco



Mannerheim nasce nel 1869 da una aristocratica famiglia finlandese. Durante questo periodo la Finlandia è un ducato della Russia e nel 1902 Mannerheim diventa capitano dell’esercito russo imperiale .
Nel 1917 la Finlandia dichiara la sua indipendenza dalla Russia e affida a Carl Gustav Mannerheim il comando delle nuove forze armate del paese.Forze armate impegnate a difendere l’indipendenza della Finlandia dalle truppe bolsceviche che si erano costituite dopo la rivoluzione di Ottobre, sino al maggio 1918. Dopo aver partecipato alla Costituzione della Repubblica Finlandese del 1919, si ritira a vita privata.Nel periodo interbellico si dedicò ad azioni umanitarie. Supportò la Croce Rossa Finlandese e creò la Fondazione Mannerheim per l'Infanzia.


Dopo che Pehr Evind Svinhufvud fu eletto presidente nel 1931, assegnò a Mannerheim l'incarico di presidente del Consiglio di Difesa della Finlandia.
Mannerheim cercò di rafforzare l'esercito e fece costruire in Carelia la “linea Mannerheim” per contenere eventuali attacchi sovietici.
Nel Novembre 1939, l’Unione Sovietica invade la Finlandia e Mannerheim viene richiamato dal paese ed assume la carica di comandante della Forze Armate .Con un esercito minuscolo, nel periodo 1939-1940, i Finlandesi combattono una guerra o meglio una "non guerra di resistenza", riuscendo a sfuggire dalla morsa a tenaglia portata avanti dal potente esercito sovietico. L'esercito finlandese sembro' essere diventato invisibile. Qualcuno, piu' tardi, affermo' che nelcielo della Finlandia era apparso un Angelo che opero' il miracolo.

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Il 30 novembre 1939 le forze sovietiche invasero la Finlandia, ma il piano russo di una guerra lampo, sullo stile della Blitzkrieg tedesca, fallì miseramente davanti alla strenua difesa attuata dalle forze finlandesi. Seppur inferiori in numero e mal equipaggiati, i Finlandesi mostrarono eccezionale coraggio e attuarono la strategia militare della guerriglia per ovviare all’evidente disparità di forze tra i due schieramenti.
L’inverno del 1939-40 fu molto rigido, con temperature che raggiunsero anche i meno 40 gradi. Le truppe finlandesi furono eccezionali nel trasformare il freddo, le lunghe ore di buio, la foresta e la quasi assenza di vie percorribili a proprio vantaggio. Vestiti completamente di bianco ed equipaggiati con sci da fondo, i soldati finlandesi riuscivano a muoversi molto agilmente e furono spesso anche nella condizione di passare al contrattacco in alcune zone della Finlandia centrale.Capiti alcuni degli errori commessi precedentemente, gli alti comandi sovietici concentrarono un numero maggiore di soldati in un numero minore di divisioni per sfondare la resistenza finlandese sfruttando la loro maggiore forza d’urto. A quel punto, la Finlandia avrebbe seriamente rischiato di subire un’invasione sovietica su tutto il suo territorio. Anche i russi dal canto loro erano però stremati da una guerra che si dimostrò più lunga e dispendiosa del previsto, oltre ad essere preoccupati su altri fronti per gli sviluppi della II Guerra mondiale.


Dopo l'aggressione sovietica alla Finlandia, Mannerheim assunse il comando supremo dell'esercito (1939-1944, dal 1942 col grado di maresciallo di Finlandia) e condusse le due guerre contro l'URSS (Guerra d'inverno, 1939-1940, e Guerra di Continuazione, 1941-1944), non riuscendo a spuntarla sulla superiorità numerica del nemico, nonostante, nella seconda occasione, potesse contare sull'aiuto militare tedesco. Nonostante la Finlandia si fosse alleata con la Germania Nazista allo scopo di riconquistare i territori persi durante la Guerra d'inverno egli comprese che Finlandia e Russia avrebbero dovuto comunque preservare relazioni di vicinato. Mannerheim perciò improntò la campagna militare al fianco dell'alleato tedesco alla riconquista della Carelia e degli altri territori persi senza fornire assistenza all'esercito tedesco durante l'assedio di Leningrado.

È doveroso citare un aneddoto curioso riguardo ai rapporti tra Mannerheim e Hitler: in occasione del compleanno per i 75 anni compiuti dall'anziano uomo politico e militare finlandese il 4 giugno del 1942 Adolf Hitler in persona venne in visita in Finlandia per convincerlo ad attaccare Leningrado, ma Mannerheim per tutta risposta fece fare al dittatore tedesco e ai suoi generali un paio d'ore di anticamera. Il luogo dell'incontro era un vagone fermo ad un binario morto nei pressi di Immola ed Hitler e il suo seguito stettero ad aspettare con impazienza di essere ricevuti. Mannerheim finalmente ricevette Hitler e nonostante i discorsi del dittatore tedesco confermò la sua linea di azione.
Nel frattempo la situazione militare incominciò a cambiare in favore nell'Unione Sovietica e divenne chiaro a Mannerheim e al governo finlandese che urgeva sganciarsi dal pericoloso alleato. Come primo passo il presidente della Repubblica firmatario del patto di alleanza con la Germania si fece parte sciogliendo, almeno formalmente, la Finlandia da qualsiasi tipo di vincolo con la Germania Nazista. Il 4 agosto 1944 fu eletto presidente della Repubblica dopo le dimissioni del presidente Risto Ryti. Concluse l'armistizio con l'URSS (novembre 1944) e cacciò l'esercito tedesco dal suolo finlandese durante la cosiddetta Guerra lappone. Ammirato dai finlandesi come uno degli eroi della nazione, si ritirò a vita privata ma, sempre per i problemi di salute, entrò in una clinica a Losanna, in Svizzera, ove morì nel 1951.

NORVEGIA




GLI EROI DI TELEMARK



Ora, tutti noi sappiamo che anche i tedeschi stavano lavorando all’equivalente crucco della bomba atomica e che, fortunatamente, non hanno fatto in tempo a completarlo grazie a quella che oggi è considerata la miglior operazione di sabotaggio di tutta la seconda guerra mondiale e, contrariamente a quello che si potrebbe pensare, non avvenne in Germania o in Francia o nell’est Europa, ma avvenne in Norvegia.
Mentre negli USA gli Americani ci davano dentro per produrre le prime bombe atomiche in Germania non erano da meno.
Sebbene gli USA potessero contare su un gran quantitativo di fondi, fisici ben preparati e ottimi ingegneri capaci di trasformare la teoria in qualcosa che poi effettivamente esplodesse (magari portandosi dietro una città o due) i tedeschi avevano comunquedalla loro un buon numero di ottimi fisici (Heisenberg in primis), laboratori e università all’avanguardia e le risorse di un intero continente occupato.
Ricordiamoci che la meccanica quantistica è nata in Europa e i tedeschi facevano la parte del leone.
Nonostante ciò i tedeschi perseguivano (per varie ragioni) una via decisamente meno profittevole di quella seguita dagli americani e si prefiggevano di creare del buon Plutonio 239 per le loro bombe.
L’acqua pesante (acqua che contiene del grasso deuterio, qui la spiegazione chimica) era stata prodotto per la prima volta nel 1934 e l’impianto capace di produrre tale composto era lo stabilimento di Vemork in Norvegia.
Nel 1940 quando gli Alleati pisolavano nelle trincee francesi e gli Americani credevano che Hitler l’avrebbe piantata di li a poco i tedeschi umiliarono i loro avversari invadendo e occupando in pochi giorni la Norvegia e, ovviamente, mettendo in sicurezza lo stabilimento di Vemork e iniziando a produrre acqua pesante.
Presto il quantitativo fu portato a 5 kg al giorno, contro i 10 kg mensili precedenti. Quella curiosa richiesta si trasformò subito in sospetto e mise in moto le migliori intelligenze del mondo scientifico. La risposta ai dubbi “norvegesi” non tardò ad arrivare e fu lo stesso padre teorico della bomba atomica Albert Einstein a fornirla a Roosvelet e a Churchill. Da quel momento la fabbrica di Rjukan diventò un incubo per gli Alleati. Il solo pensiero che Hitler potesse disporre della bomba atomica metteva i brividi al mondo intero. L’Acqua Pesante costituiva una terribile minaccia per il mondo libero e andava neutralizzata ad ogni costo e con ogni mezzo.
Ma c’era un grosso problema da risolvere: la fabbrica norvegese era arroccata fra le montagne e appariva come una fortezza medievale inespugnabile. Era stata costruita in quella posizione per canalizzare un’imponente cascata d’acqua verso numerosi generatori di corrente idroelettrica. Uno stretto ponte collegava le ripide pareti alte 900 metri e sul fondo del vallone scorreva il torrente Måna nell’ombra perenne. Una rotaia usciva infine dal ventre dell’edificio e serviva a trasportare i suoi prodotti alla stazione ferroviaria di Rjukan. L’invasione nazista costrinse Re Haakon a rifugiarsi a Tromsø nel Settentrione Artico non ancora occupato, ma per evitare l’arresto riparò molto presto in Inghilterra dove costituì un Governo in esilio. In Norvegia il potere passava di conseguenza al capo dei collaborazionisti locali Vidkun Quisling, mentre a Londra nasceva il SOE (Special Operation Executive), un ramo dei Servizi Segreti incaricato di addestrare giovani “saboteurs” per azioni militari mirate ad indebolire le forze armate tedesche nei Paesi occupati. I giovani patrioti norvegesi raggiungevano l’Inghilterra a bordo di pescherecci collaborativi e, a fine corso, rientravano lanciati con il paracadute sulle zone operative. Vista l’importanza dell’Acqua Pesante, gli Inglesi decisero che la prima operazione di sabotaggio all’impianto si sarebbe tentata il 19 novembre ‘42 con l’impiego di 50 commando inglesi supportati da esperte guide locali. Purtroppo, l’Halifax che rimorchiava l’Aliante (Horsa Mk I) degli incursori fu abbattuto dalla contraerea tedesca proprio quando si trovava alle spalle di Vemork sull’altipiano Hardangervidda. I pochi superstiti furono catturati, interrogati ed uccisi dalla Gestapo.

Ma nella notte tra il 27 ed il 28 febbraio 1943, il commando norvegese (alcuni erano di Rjukan e conoscevano bene la fabbrica) decisero di vendicare gli inglesi caduti per la Norvegia mettendo in atto uno spettacolare piano di sabotaggio all’impianto che da tempo essi stessi avevano studiato nei minimi particolari. Erano provetti sciatori, rocciatori e conoscitori del territorio, ma soprattutto si erano scelti a vicenda per il coraggio, la freddezza e l’odio verso gli invasori. Il gruppo di guastatori non ebbe grossi problemi, sia nel calarsi dalla parete del vallone opposto alla fabbrica, sia nell’attraversare il fiume sotto le armi spianate dei tedeschi, ma neppure nel risalire la ripida roccia ghiacciata e nel penetrare infine dal retro dell’edificio poco “spazzolato” dai riflettori. Avevano scelto semplicemente il tragitto che i tedeschi ritenevano impossibile da affrontare nella totale oscurità di quel duro inverno. Uno di loro, Knut Haukelid (leader della copertura) rimase all’esterno per affrontare l’eventuale reazione dei tedeschi, Joachim Rønneberg (leader dell’azione di sabotaggio) salì diversi piani dell’edificio con la scorta di due soli compagni e raggiunse indisturbato il cuore dell’impianto. Collegò velocemente l’esplosivo (timer 2’) alle sue parti vitali sotto lo sguardo incredulo dell’unico guardiano presente. L’operazione fu compiuta senza uno sparo e l’esplosione, stranamente silenziosa, distrusse l’impianto e 18 serbatoi di di Acqua Pesante .
Il commando rientrò indisturbato alla base seguendo lo stesso impervio tracciato dell’andata. Sul posto, i giovani (media 25 anni d’età) lasciarono un mitra inglese Sten per convincere i tedeschi che l’azione militare aveva una matrice alleata evitando in questo modo feroci rappresaglie alla popolazione locale. Il successo ebbe grande risonanza e fu importante sotto il profilo psicologico in quanto la fabbrica si era dimostrata oggettivamente vulnerabile. Tuttavia, la produzione di Acqua Pesante riprese dopo soltanto una settimana. I tedeschi non erano ancora in grado di produrre l’importante moderatore della f.n. in patria, ma avevano previsto l’eventualità di sabotaggi in Norvegia. In breve, i componenti danneggiati arrivarono in volo dopo alcuni giorni dalla Germania e furono montati senza neppure intaccare la tabella di marcia della produzione. La posta in gioco era quindi sempre altissima e la sicurezza del mondo era ancora più in pericolo. Agli Alleati non rimaneva che l’ultima opzione, quella del bombardamento aereo che all’epoca era tutt’altro che chirurgico. Ma nessuno osava assumersi la responsabilità di mettere in gioco la vita dei civili che vivevano a Rjukan e che rischiavano di cadere vittime del fuoco amico. Le opinioni erano talmente contrastanti che fu necessario ricorrere allo stesso Re Haakon. Maturò infine la decisione di bombardare la fabbrica perché il sacrificio di pochi avrebbe salvato la vita di milioni di persone ancora libere nel mondo. La fabbrica era davvero difficile da bombardare e quando i piloti Alleati ci provarono, il 16 novembre del ’43, con 161 Fortezze Volanti (B-17), ne risultò un fallimento totale: 30 furono le vittime tra la popolazione civile di Rjukan che non era riuscita ad evacuare in tempo, e almeno 50 le abitazioni completamente distrutte. Per contro, i danni alla fabbrica furono irrilevanti, e diversi aerei alleati caddero sotto i colpi della Flak, per l’occasione rinforzata da una intera brigata, in quel limitato perimetro, peraltro minato. Nonostante il parziale successo difensivo, i tedeschi, ormai stressati dai continui attacchi portati alla fabbrica da ogni direzione, decisero di trasferire fabbrica e riserve di Acqua Pesante in Germania. Dopo la disfatta di Stalingrado, la guerra sul campo si stava mettendo al peggio per il Terzo Reich e Hitler aveva sempre più bisogno dell’arma atomica per shockare il mondo e capovolgere le sorti della guerra. La Resistenza norvegese scoprì il piano d’evacuazione tedesco e mise in allerta il comando alleato a Londra che diede l’ordine di distruggere il prezioso carico. L’operazione di sabotaggio fu affidata a Knut Haukelid che richiese ancora una volta l’assenso del Re Haakoon per dividere con tutti i norvegesi la responsabilità dell’eventuale morte di passeggeri e membri dell’equipaggio del Ferry HYDRO incaricato dell’operazione.

L’Acqua Pesante, stivata in barili d’acciaio, arrivò con il treno della fabbrica al terminale di Mael sul lago Tinnsjøn ed imbarcò sul ferry HYDRO. L’itinerario prevedeva l’arrivo a Notodden alla fine del lago, la partenza via treno per Oslo e l’arrivo presso una destinazione segreta in Germania. Ma la notte del 20 febbraio 1944 Knut Haukelid, con la scorta di un solo compagno, s’introdusse nella sentina del traghetto e piazzò diverse cariche d’esplosivo. Il timer, (due grosse e antiquate sveglie) funzionò alla perfezione. L’esplosione avvenne dopo 40 minuti dallo stacco da terra. Il traghetto s’inabissò di prua facendo scivolare in un attimo vagoni, barili, armi e persone. Un plotone di soldati tedeschi e quattordici civili norvegesi, tra cui alcuni bambini, persero la vita. Grazie al coraggio di pochi uomini, la produzione di Acqua Pesante di un anno andò irrimediabilmente perduta negli abissi di un lago profondo e sconosciuto. Hitler dovette rinunciare per sempre alla BOMBA ATOMICA. Tutti gli EROI DI TELEMARK continuarono la loro attività clandestina in Norvegia e sopravvissero alla guerra.



FRANCIA



Robert Brasillach un caso controverso



Tra le comparse e gli attori non protagonisti della guerra non possiamo escludere Robert Brasillach (Perpignano, 31 marzo 1909 – Montrouge, 6 febbraio 1945) uno scrittore, giornalista e critico cinematografico francese da molti definito un traditore da altri solo un uomo orgoglioso.
Riassumiamo per sommi capi la sua triste vicenda.
Molto conosciuto in Francia per le sue opere letterarie fu un grande sostenitore del Fascismo e del Nazionalsocialismo prima della guerra e poi durante il conflitto, dal 1937 al 1943 (con l'intervallo della prigionia tedesca dal 1940 al 1941 a seguito della chiamata alle armi e della sconfitta francese) caporedattore del settimanale fascista Je suis partout, nel quale diede espressione al proprio antisemitismo. Polemizzò non poco contro il Fronte Popolare francese, contro la Terza Repubblica francese ed espresse la sua ammirazione per il nazionalsocialismo.
Convinto della giustezza delle sue idee, Brasillach fu paradossalmente allontanato a causa della sua linea: fascista convinto, rivendicava un fascismo alla francese, che fosse alleato col nazionalsocialismo tedesco e non un semplice clone; pur favorevole alla vittoria della Germania, la giudicava sempre meno probabile e rifiutava di annunciarla pubblicamente come certa.

Ucciso per le sue idee

Dopo lo sbarco in Normandia, Brasillach si rifiutò di fuggire all’estero, nascondendosi nel Quartiere latino a Parigi. Nel settembre del 1944, essendo stata arrestata sua madre con l'accusa di collaborazionismo, si costituì alla Prefettura di polizia di Parigi, consegnandosi alle autorità per salvare l'anziana donna.
Brasillach fu arrestato immediatamente e rinchiuso nella prigione di Fresnes (attuale Val-de-Marne) dove attese il suo processo, che ebbe luogo nel gennaio del 1945 davanti alla corte di assise della Senna. Il giorno stesso fu condannato a morte dopo un processo durato venti minuti. Nei giorni che seguirono, una petizione di famosi intellettuali tra i quali Paul Valéry, Paul Claudel, François Mauriac, Daniel-Rops, Albert Camus, Marcel Aymé, Jean Paulhan, Roland Dorgelès, Jean Cocteau, Colette, Arthur Honegger, Maurice de Vlaminck, Jean Anouilh, Jean-Louis Barrault, Thierry Maulnier ecc., sostenuta anche dagli studenti parigini e molti accademici, implorò al generale De Gaulle la grazia per il condannato a morte. Il generale respinse la domanda. Alla lettura della sentenza una voce dal pubblico urla indignata: “È una vergogna!”. Calmissimo, Brasillach ribatte: “È un onore!”.Il 6 febbraio 1945 cadeva fucilato al Forte di Montrouge. Aveva appena gridato "Vive la France!". Uomo di pensiero e di brucianti passioni, poeta e romanziere, aveva dato intima adesione al Fascismo non tanto per la sua ideologia quanto per la poesia e il giovanile lirismo che in esso aveva trovato; e mai, nemmeno sul punto di essere condannato a morte soltanto per la sua idea, rinnegò quel che aveva creduto e quel che aveva amato. Dalle lettere scritte durante la prigionia, si evince come Brasillach auspicasse una possibile riconciliazione franco-tedesca, in chiave europeista e anti-americana.




Una storia quasi simile a quella di Brasillach ma con un epilogo diverso, fu quella di Jacques Benoist-Méchin (Parigi, 1º luglio 1901 – Parigi, 24 febbraio 1983) giornalista, storico, musicologo, uomo
politico e grande intellettuale del suo tempo.
La giovane età, unitamente al grande interesse per la cultura germanica e ad una vera e propria fascinazione per la figura di Hitler (nel quale riconosceva il federatore dell'Europa, secondo l'esempio di Alessandro Magno, all'indomani della conquista della maggior parte del continente) fecero di lui un collaborazionista. Prende parte attiva al collaborazionismo, al Ministero degli Affari Esteri. Ciò che gli vale un processo del 1947, condannato a morte, è graziato da Vincent Auriol e recluso a Clairvaux. È liberato nel 1954. Non è un paradosso, se il generale de Gaulle lo ammirava molto, nel 1944 farà ristampare Histoire de l'armée allemande: De Gaulle vede a giusto titolo in quest'opera la migliore comprensione della storia politica della Germania e dei problemi militari del secolo.

Michel Hollard un eroe sconosciuto a molti(1898-1993


Nell’Ottobre del 1943 un francese 45enne di nome Michel Hollard , che in un giorno imprecisato di quel mese stava attraversando il confine con la Svizzera come faceva spesso , portando in spalla un sacco di patate , espediente che gli dava l’aspetto di un boscaiolo , attento però a non essere individuato dalle pattuglie tedesche . In realtà quest’uomo basso e muscoloso era una spia degli alleati , ex disegnatore industriale che aveva fornito agli stessi alleati non poche informazioni importanti come per esempio aeroporti tedeschi segreti in Francia , batterie costiere , i piani per una base di U-boot a Boulogne , oltre ad aver segnalato il movimento di intere divisioni tedesche , e come detto aveva varcato la frontiera svizzera una cinquantina di volte .
Ma quel giorno portava con se una informazione di vitale importanza , al confronto della quale quelle precedenti erano quasi di minore importanza . In quel sacco di patate portava nascosto un documento che avrebbe salvato Londra dalla distruzione totale , abbreviando la guerra di molti mesi ; aveva infatti occultato una pianta delle basi di lancio della nuovissima e terribile bomba volante di Hitler , la cosiddetta V1 ideata con scopi molto diversi dagli scienziati Hermann Oberth e Wernher von Braun. Hitler ne voleva far arrivare 50.000 su Londra al ritmo di 5000 al mese . I preparativi erano rimasti segreti , le rampe di lancio erano state approntate con il duro lavoro di operai olandesi e polacchi che non parlavano francese , quindi non potevano rivelarne i piani , ed erano state ultimate in più di cento località . Nato a Epinay in Francia il 10 Luglio del 1897 , Hollard era sposato con Yvonne Gounelle e aveva tre figli . Quando la Francia capitolò durante l’invasione nazista , non sopportando la tirannia tedesca decise di offrire i suoi servigi all’Intelligence Service britannica . Gli inglesi dapprima furono scettici al riguardo , ma quando Hollard portò loro la relazione della sua prima missione , rimasero altamente impressionati e lo nominarono agente segreto con il grado di colonnello . Dopo la caduta della Francia , aveva lavorato in una fabbrica dove si producevano motori di auto alimentati a gas estratto dal carbone di legna prodotto al confine franco-svizzero . Durante un viaggio di lavoro nell’estate del 1943 , sentì casualmente due industriali che parlavano di strane costruzioni in allestimento col cemento armato . Trovata una carriola per il trasporto di materiale , si finse un religioso che voleva distribuire opuscoli ai lavoratori . Visitando molti siti in costruzione , con l’aiuto di una bussola tascabile controllò l’allineamento di alcune piattaforme , che si rivelarono tutte puntate in direzione di Londra . Ben 60 siti in cemento armato erano indirizzati verso la capitale inglese . Con astuzia un agente che aveva reclutato rubò un progetto da una tasca di una giacca incustodita del suo capo tecnico tedesco mentre era in bagno , che ricopiò e spedì a Berna in Svizzera . Successivamente Hollard lo fece pervenire a Londra . Il progetto si rivelò essere la cosiddetta V 1 , la bomba volante del Terzo Reich , che Hitler come abbiamo detto aveva intenzione di far lanciare su Londra in maniera massiccia . Nonostante Hollard non usasse la radio per evitare di essere intercettato , nel mese di Febbraio del 1944 fu tradito e cadde in una imboscata in un caffè di Parigi . La Gestapo lo arrestò e lo portò in un luogo segreto per interrogarlo , dove fu torturato , picchiato , affamato e immerso in acqua fredda. Ma con grande stoicismo Hollard non fiatò per non rivelare la sua rete spionistica , fu condannato a morte e successivamente graziato e imprigionato nella stiva di una nave mercantile che i tedeschi volevano affondare ; ma la nave fu bombardata dagli alleati e Hollard fu miracolosamente tra i pochi superstiti . Finalmente salvo, grazie a lui molte postazioni di V 1 furono individuate e distrutte dagli aerei inglesi e Londra si salvò dalla distruzione totale , grazie anche alla rete di spie francesi di Hollard che ne trovarono le dislocazioni . Alla fine del conflitto fu premiato come eroe di guerra con la Legion d’Onore francese e la Distinguished Service Order della Gran Bretagna da Winston Churchill . Questo “ quasi “ sconosciuto eroe della Seconda Guerra Mondiale è morto il 16 Luglio 1993 , alla veneranda età di 96 anni .

Nazzareno Torriani un italo-francese insignito in Francia della Croce Nazionale al Merito



Nazzareno Torriani nasce a Cattolica nel 1899.Famiglia socialista, egli stesso socialista. Il fascismo prende il potere ed il giovane si fa tatuare la falce ed il martello sull’avambraccio sinistro. Una sfida. Una sera, durante un ballo, dà uno schiaffo ad un potente capo del fascismo cattolichino. E’ l’ultimo atto di tanti affronti.
Viene messo sulla lista nera. Una squadra di Rimini viene incaricata di dargli una sonora lezione: gli volevano mozzare il braccio tatuato. La famiglia ed il suo destino gli giungono in soccorso. Il fidanzato della nipote, fascista, lo avverte e gli consiglia di scappare.Nazzareno Torriani lascia Cattolica senza una lira in tasca, destinazione: Francia. Valica la frontiera a Ventimiglia. Non trova lavoro al sud. Si dirige verso nord. Va nella regione di Lilla, zona di minatori. Si stabilisce in una piccola cittadina, Orchies. Sbarca il lunario alla meno peggio, vendendo fazzoletti ai minatori che escono dalle miniere. Il cattolichino sa appena leggere e scrivere, ma è lesto di mente e forte di spirito. Sposa una ragazza francese, Denise, dalla quale ha un figlio Paul, morto nel ’96 a soli 67 anni.
Lavora, acquisisce la cittadinanza francese; la sua posizione economica migliora. Durante la Seconda guerra mondiale, dopo che la Francia è stata messa in ginocchio dai tedeschi, parte volontario nelle forze alleate.

Viene fatto prigioniero e per via di quella falce e martello rinchiuso in un campo di concentramento tra i detenuti politici. Tenta la fuga due volte, la seconda è quella giusta.
Nel ’44 entra nel Comitato di liberazione nazionale francese. Nel dopoguerra lo vogliono candidare a sindaco. Ma l’uomo si schermisce: “So appena leggere e scrivere”. Fu Insignito della Croce Nazionale al Merito. Gliela appose sul petto Pierre Mauray, primo ministro Socialista.
Nazzareno Torriani, anzi “Toriani”, muore nell’agosto del ’92 a 92 anni. Sulla bara: il tricolore. La comunità che lo aveva accolto gli tributa grandi onori, per una vita eroica ed umanitaria.




continua.


Edited by Pulcinella291 - 25/3/2014, 09:47
 
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