Le stronzate di Pulcinella

attori non protagonisti e semplici comparse della II guerra mondiale

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Pulcinella291
view post Posted on 4/4/2014, 08:17 by: Pulcinella291
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Quelli di Cefalonia



I fatti di Cefalonia, nonostante i tanti libri e i più numerosi articoli, sono i meno studiati dai ragazzi delle scuole. Allo stesso tempo rientra nel lungo elenco degli orrori della seconda guerra mondiale: lo sterminio di massa degli ebrei e delle altre minoranze etniche e religiose o dei minorati psichici.Ecco cosa avvenne:
8 settembre 1943: l’armistizio mise in una situazione drammatica gli ufficiali e i soldati italiani - circa 12.000- della divisione Acqui che presidiava l’isola di Cefalonia. Sull'isola c'erano, fra l'altro, due reggimenti di fanteria e uno di artiglieria, tre compagnie del Genio.
13 settembre 1943: dopo alcuni giorni di trattative, il comando tedesco impose di cedere le armi agli italiani guidati dal generale Gandin.

23 settembre 1943: al termine di dieci giorni di combattimenti i caduti furono 1.300. Più di 6.000, compreso il comandante, furono massacrati dalla Wehrmacht, nonostante avessero deposto le armi. Degli scampati, circa 3.000 morirono nelle stive delle navi affondate durante il trasporto al Pireo.
La vendetta tedesca fu spietata e senza ragionevole giustificazione. Il Comando superiore tedesco ribadì che "a Cefalonia, a causa del tradimento della guarnigione, non devono essere fatti prigionieri di nazionalità italiana, il generale Gandin e i suoi ufficiali responsabili devono essere immediatamente passati per le armi secondo gli ordini del Führer.Il 24 settembre Gandin( in memoria insignito della medaglia d'oro al valor militare ) venne fucilato alla schiena e i suoi resti non sono stati recuperati; in una scuola 600 soldati italiani con i loro ufficiali furono falciati dal tiro delle mitragliatrici; 360 ufficiali furono uccisi a gruppetti nel cortile della casetta rossa.
A questi ragazzi, soldati, marinai, avieri, carabinieri e finanzieri ,semplici comparse nello scenario della terribile guerra, che con il loro martirio si coprirono di onore preferendo il plotone di esecuzione alla resa , va il nostro ricordo imperituro e grato.

La casetta rossa


Quella che vediamo nella foto è la casetta rossa è il luogo piu' rappresentativo della strage dei soldati italiani della divisione Acqui a Cefalonia. Un villino tinteggiato di rosso colpito dalle bombe tedesche, nei pressi di Capo S. Teodoro, all’estremità sud del golfo di Argostoli, nella parte occidentale dell’isola di Cefalonia, fu il punto di raccolta degli ufficiali della Divisione Acqui destinati alla fucilazione. Lì, oltre un centinaio di ufficiali, prigionieri di guerra, trascorsero le loro ultime ore di vita, in attesa del loro turno davanti al plotone d’esecuzione. Gruppi di otto alpini tedeschi si alternarono, per una intera mattinata, davanti a tre fosse naturali per assolvere al loro macabro rituale di morte. Questa casa in riva al mare, circondata da un giardino recintato, si può e si deve considerare uno dei simboli dell’eccidio di Cefalonia e quindi di uno dei più iniqui massacri di prigionieri di guerra dell’intera seconda guerra mondiale.
La Psychological Warfare Branch, una branca dei servizi segreti angloamericani addetti alla propaganda, scriveva nel suo bollettino: “Il comportamento degli ufficiali italiani alla triste ‘Casetta rossa’ di Cefalonia non appartiene alla storia ma al mito.


Quelli della divisione Garibaldi in Jugoslavia

La Divisione italiana partigiana Garibaldi fu una formazione partigiana che si costituì il 2 dicembre 1943, nelle campagne di Pljevlja in Montenegro, dalla volontaria adesione dei militari del Regio Esercito Italiano appartenenti alla 19ª Divisione fanteria "Venezia", alla 1ª Divisione alpina "Taurinense", al Gruppo artiglieria alpina "Aosta" e ai superstiti della 155ª Divisione fanteria "Emilia", raggruppati nel Battaglione "Biela Gora", che si trovavano dopo l'8 settembre 1943 nei Balcani a seguito delle complesse vicissitudini della occupazione italiana del Montenegro.
La Divisione, che per richiamarsi a Garibaldi utilizzava un fazzoletto rosso, fu inquadrata, come unità dell'Esercito italiano, nel II° Korpus dell'Esercito Popolare di Liberazione Jugoslavo comandato dal generale Peko Dapčević
La stretta collaborazione con i partigiani slavi si concretizzò in numerose azioni, tra le quali si ricorda l'episodio dell'agosto del 1944, in cui la divisione ruppe l'assedio tedesco sul monte Durmitor (2.522 m) in Montenegro, coprendo così la ritirata delle formazioni partigiane, delle loro strutture ospedaliere e dei feriti.
L'8 marzo 1945 la divisione rientrò in Italia. Dei 16.000 effettivi originari, 3.800 rimpatriarono armati, 2.500 erano precedentemente rientrati feriti o ammalati, 4.600 rientrarono dai campi di prigionia. Quasi la metà degli uomini risultò caduto o disperso. Anche queste furono comparse di questa assurda guerra. Nel rigido inverno del 1943-44, uno dei più rigidi del secolo, sostennero combattimenti contro i tedeschi fra la neve, nonostante una limitata o scarsa alimenentazione . I viveri ridotti a carne di pecora ed orzo, assicuravano a mala pena le calorie per la sopravvivenza. Talvolta l'orzo fu distribuito in grani per l'impossibilità di utilizzare i mulini bloccati dal gelo. In tal caso occorreva adattarsi e abbrustolire l'orzo sulle stufe o macinarlo coi denti. Anche per il vestiario il logorio e gli strappi risultavano evidenti. Ma la preoccupazione maggiore era costituita per le scarpe slabbrate oppure rimaste a pezzi nella neve. Si ricorse allora agli abiti civili e alle tonache -montenegrine, ricavate da pelli grezze, tenute ferme ai piedi con un reticolo di lacci. Purtroppo ad un certo punto apparve chiaro che non era più possibile continuare con le requisizioni, poiché oramai l'economia del Montenegro era esausta per la necessità di mantenere oltre alla popolazione circa ventimila partigiani.Anche loro combatterono per un ideale ed anche loro vanno ricordati per il loro sacrificio
continua
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Edited by Pulcinella291 - 4/4/2014, 10:28
 
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