-Ascolta questo- disse lui
Si alzò dal letto, lei lo seguì, come sempre, con gli occhi e con i sensi.
Partì la musica, il famoso Preludio di Bach in Do maggiore, un capolavoro di dolcezza e tecnica
-Dimmi cosa vedi…-
Eccolo, fissato come al solito coi pensieri e con le sensazioni.
Lei guardò su, verso il lucernario; un’idea dell’architetto francese quello di avere, al posto del soffitto, in camera da letto un lucernario, oscurabile si intende, ma adesso aperto ad un cielo di tardo agosto, luminosissimo.
Vivevano in una casa in campagna, quindi niente inquinamento luminoso, solo loro, il cielo e la sua luce
-Vedo? Vedo me…io che scappo sempre
… e vedo le Pleiadi, stanotte, che ancora scappano inseguite da Orione, sento le note che si rincorrono in una domanda e risposta senza domanda e senza risposta, nel correre lungo la musica e lungo il cielo per scappare , forse,dal troppo parlare, come quello che io e te facciamo, da sempre.
Parliamo parliamo, parliamo…-e si accoccolò, lietamente , accanto a lui
-E tu, che ci vedi? –
-Nelle stelle, te.
Près de vous oubliant les cieux,
L’astronome étonné se trouble;
C'est dans l’éclat trop brillant de vos yeux
Qu'il avait cru trouver Vétoile doublé... Vicino a voi dimenticando il cielo, stupito l’astronomo si turba, che credette d’aver trovato una stella doppia nello splendore troppo intenso de’ vostri occhi.
Nella musica, te.
Nell’aria, te
Sulla pelle, te
Nella luce, te
Nell’ombra, te
Adesso, te
Poi, chissà-
E si strinse a lei.
Nell’armonia perfetta del Preludio, nella assoluta disarmonia di due persone insieme, nell’armonico cielo fatto di leggi fisiche e di magie della natura, sulla Terra persa nello spazio, in compagnia di luci morte chissà dove e chissà quando, lì, in quel momento, preludio e stelle fecero l’amore con realtà e parole e poi nascere, come al solito, nella banalità di un racconto per ricordarsi che niente è banale a questo mondo.
Specie di notte.
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