Le stronzate di Pulcinella

UNA BELLA NOTIZIA - 2 -, "Il mio desiderio di oggi" da Giovanni Keller

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Lucio Musto
view post Posted on 6/4/2014, 12:00 by: Lucio Musto
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Licola 6/4/2014





Il racconto-44



Don Antonio, se non sbaglio, aveva tre figli. Un maschio ed una femmina in età di matrimonio e forse un’altra femmina più piccola. Il maschio si sposò mentre la femmina rimase nubile. Una volta ci raccontò che la figlia aveva baciato un loro conoscente ma ci tenne a precisare che l’aveva baciato guancia a guancia, “perché” disse “mia figlia non bacia”. Quando diventò nonno ci raccontò dell’avvenimento ma non riusciva a ricordare il nome del nipote, poi facendo uno sforzo e utilizzando la relazione logica tra nomi, disse: “Ah fabio ferraro. Sì si chiama Fabio.” Fuori la porta, sul ballatoio, mentre andava via e scambiava le ultime parole con papà, fece un forte starnuto a causa del quale gli sfuggì la dentiera che volo letteralmente al ballatoio di sotto. Don Antonio era imprevedibile, era capace di stupirci sempre. Dopo aver tagliato i capelli a tutti, prima di andar via faceva una partita a carte con papà. Non saprei che gioco facessero, forse una scopa o un tre sette, fatto sta che papà che non era assolutamente un giocatore accanito, ci metteva tutto l’impegno.

Quando penso a don Antonio, penso a noi ragazzi che facevamo i compiti, a mamma che lavorava a maglia o ricamava, Nina seduta al tavolo che faceva le parole crociate o si guardava in giro, penso al nostro quotidiano normale ed a questa persona che veniva a distrarci, a farci divertire, ad incuriosirci, a giocare con la sua cultura piccola e la sua vita grande, veniva e faceva il clown con la naturalezza di chi sta svolgendo la più normale delle attività. Voglio ricordare il volto raggrinzito di questo piccolo grande uomo quando provò la tintura imperiale, liquore di novanta gradi fatto dai cistercensi dell’abazia di Casamari: mentre parlava, d’improvviso tacque e, le guance risucchiate all’interno della bocca a causa della mancanza di alcuni denti, le labbra serrate e protese in avanti, un occhio completamente chiuso mentre l’altro era parzialmente aperto, cominciò a lacrimare. Ciao don Antonio forse ci rincontreremo.




Usiamo i nostri ricordi per riappropriarci del buono che abbiamo vissuto.

Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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