Lucio Musto |
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| Licola 10/4/2014
Il racconto-46
L’undici febbraio del millenovecentottanta, nel primo pomeriggio, nella cucina di casa nostra sulla Domiziana, Delia, nel cadere da uno sgabello, si tirò addosso una pentola di acqua bollente, ustionandosi gravemente.
C’è un punto nelle nostre vite in cui tutto si accentra e da cui tutto parte, da esso si dipana la strada sciogliendosi come da un gomitolo in cui trova ragion d’essere; in questo grumo di energia c’è il fertile humus ricco del DNA della nostra esistenza. Se riusciamo ad individuare quest’inizio, siamo a buon punto sulla via della coscienza ma non basta, la conoscenza chiede di percorrere strade sconosciute e nuove, strade che spesso siamo costretti ad aprire avanzando come il rompighiaccio che si arrampica sulla banchisa per spezzarla e crearsi con forza e fatica il passaggio.
Il dolore è un grande maestro, non vanifichiamolo ma impariamo ad ascoltare i suoi insegnamenti. Un abbraccio a tutti. Giovanni
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Per quanto mi riguarda, quel giorno fu l'inizio di tutto.
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