Le stronzate di Pulcinella

UNA BELLA NOTIZIA - 2 -, "Il mio desiderio di oggi" da Giovanni Keller

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Lucio Musto
view post Posted on 16/4/2014, 18:36 by: Lucio Musto
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Faenza 16/4/2014





Il racconto-49



Così trascorsero i primi anni di scuola regolare e contemporaneamente imparavo il mio nuovo quartiere, quasi perdendo di botto la memoria delle vecchie strade, la nuova casa soverchiava la vecchia, il fascino del nuovo non lasciava spazio alla nostalgia per il vecchio. Tutto mi sembrava illuminato, tutto chiaro, bello; tranne via Cumana e via Leopardi, le altre strade, meno qualche isolata eccezione, avevano palazzi nuovi, abitati da famiglie giovani che portavano dai loro posti d’origine la voglia di un futuro ricco di aspettative, con figli che avrebbero dato loro grandi soddisfazioni, mentre loro si allontanavano sempre più dagli stenti passati e dalle paure dell’ultimo conflitto.

Incominciarono subito a radicarsi le nuove abitudini. La scuola era superaffollata, una volta capitai in una classe di settantadue alunni, e quando si decise di diminuire il numero di allievi per classe si dovettero fare i turni, prima due poi addirittura tre al giorno. Quando andavo a scuola dopo pranzo, Nina mi dava una mela che io avrei mangiato lungo la strada. Dopo i primi tempi andavo a scuola da solo, le strade erano tranquille ed il traffico pressoché inesistente. Scendevo da casa, uscivo dal cancello su via Fuorigrotta, giravo l’angolo e mi trovavo su piazza Italia, attraversavo i giardinetti, davo uno sguardo alla grande fontana circolare col suo alto zampillo che quando c’era vento copriva di vapore acqueo chi si avvicinava troppo, superavo quindi la due carreggiate ed il marciapiedi centrale del viale Augusto, percorrevo il vicoletto fino a via Leopardi e di corsa arrivavo a scuola, per un totale di sei-sette minuti. Lungo la strada avrei incontrato: nel vicoletto la latteria di Fortuna, in cui lavorava un ragazzino che stava nella mia stessa scuola e che un giorno mi diede un passaggio alla Leopardi sul suo carrettino spinto da una bicicletta, “o culurista” don Rafele in piedi all’ingresso del suo negozio con il viso sempre bianco di gesso ed un cappello in testa fatto di carta di giornale, il negozio del carbonaio col proprietario dal viso e le mani sempre neri di polvere di carbone, la cartoleria Sanghez in cui spesso mi fermavo a comprare matite o penne ed in seguito cartoline di monumenti, l’ultimo incontro era all’ingresso della scuola, a fianco alle scale d’accesso stazionava don Peppe col suo carrettino carico di giocattoli, figurine, palloni, trombette colorate e soprattutto una scatola piena di bustine, per cinque lire si poteva partecipare alla pesca e vincere il premio scritto all’interno della bustina estratta.




Il gioco ci aiuta a completare il quadro dei ricordi.

Un abbraccio a tutti. Giovanni
 
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