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| Licola 31/3/2015
Racconto-220
Appena potevo andavo a Roma e mi riempivo gli occhi e l’animo della sua bellezza. Castel Sant’Angelo mi affascinò e piazza Navona mi prese il cuore. Nacque allora quella voglia di vivere le strade e le piazze di Roma che, allora inconsapevole, avrei rivissuto anni dopo. In caserma non mi lasciavo sfuggire le occasioni di pilotare qualche mezzo corazzato, in particolare il VTT 113, dove per VTT si intendeva veicolo trasporto truppa. Era un parallelepipedo, una specie di scatoletta corazzata in grado di guadare piccoli corsi d’acqua, molto manovrabile ed agile, divertente da pilotare. La prendevo come un gioco ed i soldati apprezzavano in me l’ufficiale che si divertiva a scherzare con loro e per farmi un complimento dicevano che ero “ginnico”, aggettivo che si usava in contrapposizione a “firmaiolo”. Il tenente Keller era “ginnico” perché sapeva come comportarsi e soprattutto non essere troppo opprimente ed assillante con loro. Quando c’era un contingente che finiva il periodo di ferma, i congedanti organizzavano una cena di saluto alla quale invitavano qualche ufficiale e qualche sottufficiale. Nel periodo in cui ho prestato servizio al primo reggimento si sono congedati due contingenti ed io ho partecipato a due cene di congedo. In particolare ricordo che alla fine di una di queste due, dovevamo riprendere il pullman per rientrare in caserma e un ragazzo, parecchio alticcio, si rifiutava di salirvi, non c’era verso, nessuno riusciva a convincerlo. Non mi persi d’animo: “Panariello, ah… ttenti! Panariello, avanti marsc! Front a destr, destr!” e continuando ad urlare comandi lo condussi dritto dritto nel pullman. La spensieratezza.
Un abbraccio a tutti. Giovanni
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