Le stronzate di Pulcinella

Il pentimento ed alcune rivelazioni di Maurizio Abbatino

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view post Posted on 6/4/2014, 13:11
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Pulcinella291 Forum

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A fine 1991 gli uomini della Squadra Mobile romana e della Criminalpol, che per anni gli hanno dato la caccia, lo individuano in Venezuela, grazie anche ad una sua telefonata alla madre intercettata la sera di capodanno. Un mese più tardi, il 24 gennaio 1992, lo arrestano di nuovo a Caracas all'uscita di un locale notturno. Avviate le pratiche per il trasferimento del boss in patria, il 4 ottobre di quell'anno Abbatino fu espulso dal Venezuela, preso in consegna dagli uomini della Squadra Mobile e riportato in Italia. Sin dai giorni immediatamente successivi al suo arresto, in territorio venezuelano, Abbatino manifestò propositi di collaborazione agli stessi ufficiali della Polizia Giudiziaria italiana. Al suo rientro, all'aeroporto di Fiumicino, infatti c'è già un grosso spiegamento di forze dell'ordine, giornalisti, fotografi e telecamere ad attenderlo visto che, la notizia del suo pentimento, ha raggiunto l'Italia prima dell'arrivo del suo volo.


Grazie alle sue rivelazioni, il 16 aprile del 1993, scatta a Roma una gigantesca operazione di polizia, denominata Operazione Colosseo, che vede la mobilitazione di 500 agenti della Squadra Mobile, il fermo di 55 persone e decimata la più grande holding criminale che la capitale abbia mai conosciuto.
I verbali riempiti da Crispino consentono quindi di ridisegnare la mappa della criminalità organizzata a Roma e di stabilire con precisione ruoli e responsabilità dei vari fermati. Confessioni che hanno in gran parte confermato quelle precedenti di Fulvio Lucioli e Claudio Sicilia e sono state il punto di partenza di un nuovo maxiprocesso all'intera organizzazione della Banda della Magliana. Dira' anche : "gran parte del nostro bottino andava ad avvocati, perchè avevano tutti i migliori avvocati di Roma, medici, politici, cancellieri ..."
Soldi che servivano ad aggiustare processi, a nascondere dalle procure i fascicoli che ci riguardavano, a fare perizie in nostro favore che ci facessero uscire dal carcere, come quelle di Aldo Semerari, poi ucciso a Napoli dalla camorra.
Maurizio Abbatino, ha rivelato pure che la quindicenne Emanuele Orlandi ,fu sequestrata da Enrico De Pedis, detto 'Renatino'. Ad aiutarlo furono uomini di sua fiducia .La banda della Magliana non avrebbe avuto alcun ruolo nel rapimento avrebbe avuto un ruolo solo il De Pedis . Ha anche confessato decine di omicidi e rivelera' anche che gran parte delle vicende della banda della Magliana erano legate da un filo roso con i servizi segreti:"Siamo stati a lungo in contatto. Era uno scambio di favori…"
Parlera' anche della droga:"Alla fine degli anni ’70, infatti, la droga è il business del momento:“Abbiamo preso tutti gli spacciatori e li abbiamo riforniti di roba nostra parlando anche coi i fornitori e tutti hanno acconsentito ".
Cosi’ Maurizio Abbatino spiega l’organizzazione dello spaccio. E se qualcuno sgarrava? Abbatino: “Avremmo preso dei provvedimenti più gravi”. La banda cresce e il gruppo è unito, deciso e spietato. Ma stando ad Abbatino i ragazzi della Magliana intessono in quegli anni rapporti di complicità anche con alcuni gruppi eversivi dell’estrema destra: i NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) e poi una destra ben più altolocata, quella che fa capo ad una vera propria eminenza grigia della strategia della tensione: il criminologo Aldo Semerari: Abbatino: “C’era uno scambio di favori costante con il professore: noi lo usavamo per procurarci armi e perizie compiacenti, Lui pensava a noi per un appoggio logistico in vista di un eventuale colpo di Stato….alcuni dei suoi uomini, infatti, facevano esercitazioni paramilitari nelle campagne di Rieti…. ”.
Rivelera' ancora:"C'è stato un periodo in cui andavamo con le macchine sotto il tribunale, e scaricavamo, lasciavamo lì tutto, pellicce, oggetti d'antiquariato. Noi avevamo contatto con un capo cancelliere, poi lui ci diceva quali giudici erano corrotti... Il gruppo di Testaccio si occupava dei politici. Io dei medici». Perché i dottori? «Chi non vuole fare il carcere - spiega il boss - basta che va in clinica e si prende la libertà provvisoria per causa malattia». Poi racconta dei medici di Rebibbia - «attestavano malattie che non esistevano» - e dell'importanza che ebbe il direttore sanitario del carcere. «Sindona venne portato a Rebibbia ... e il direttore sanitario raccontò di ricevere pressioni sia da politici che da persone della Chiesa - spiega - affinché Sindona venisse o meno trasferito. Chi lo voleva proteggere e tenere a Roma e chi lo voleva trasferire in un altro istituto». E i legami con il Vaticano? «Conoscevo monsignor Casaroli, il rapporto ce l'aveva Franco - racconta Abbatino - si occupò di far uscire Renato». Quanto al fronte dei politici, «dopo il rapimento Moro, Piccoli venne da noi a viale Marconi, sul bordo del fiume, c'eravamo io Franco e Nicolino Selis. Piccoli era stato mandato da Cutolo e voleva sapere se potevamo salvare la vita di Moro...Oggi non escludo che Franco abbia dato qualche informazione perché all'epoca era zona nostra». Il covo delle Br di via Montalcini, infatti, si trova tra via Portuense e via della Magliana. Sulla strage di Bologna dice di non sapere molto, «penso che andava approfondito il discorso di Ordine Nuovo. Conoscevamo Semerari (psichiatra e perito forense)... era nazifascista... anche Franco era fascista... ma a me interessavano solo le perizie». Dalle perizie, infatti, dipendeva l'accertamento della semi o totale infermità mentale e dunque l'esito della pena. E dai fascisti il discorso va dritto su Massimo Carminati. Nei sotterranei nel ministero della Sanità, la banda aveva un deposito di armi. "Avevamo accesso al ministero solo io e Carminati" -
Parla anche dei vincoli tra la banda.
"La banda, peraltro , comporta l’esistenza di vincoli più stretti tra i partecipi, vincoli che si traducono in obblighi maggiori di solidarietà tra gli associati, i quali sono, pertanto, maggiormente impegnati e tenuti a prendere in comune ogni decisione, senza possibilità di sottrarsi dal dare esecuzione alle stesse. Ad esempio la vendetta nei confronti dei Proietti o l’omicidio di Selis e Leccese, o in generale tutti gli omicidi di cui ho parlato, riconducibili alla banda, in quanto funzionali ad assicurarsi il rispetto da parte delle altre organizzazioni operanti su Roma e ad imporre un predominio il più possibile incontrastato sul territorio, vennero di volta in volta decisi da tutti coloro che facevano parte della banda nel momento dell’esecuzione, di volta in volta affidata a chi aveva maggiori capacità per assicurarne il successo con il minor rischio sia personale che collettivo, soprattutto sotto il profilo preminente di assicurarsi l’impunità.

Questo comportava che tutti si era parimenti compromessi, quindi tutti parimenti motivati ad aiutare chi fosse stato colto in flagranza o comunque arrestato o incriminato, sia a limitare i danni processuali, sia la tranquillità di assistenza a sé e ai familiari. Inoltre, una volta costituiti in banda, sempre al fine di garantirsi l’impunità, ci imponemmo l’obbligo di non avere stretti legami di tipo operativo con gruppi esterni, che non fossero funzionali all’accrescimento dei profitti e allo sviluppo delle attività programmate, il che, unitamente alla pari compromissione, assicurava la massima impermeabilità della nostra banda, nel senso che nessuno poteva agevolmente venire a conoscere i particolari delle azioni a noi riconducibili.”





Edited by Pulcinella291 - 7/4/2014, 09:45
 
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