Le stronzate di Pulcinella

Balvano-una strage ferroviaria senza colpevoli:vittime anche di Gragnano, Agerola e Pimonte

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view post Posted on 3/3/2014, 09:40
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Pulcinella291 Forum

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Quello di cui parliamo oggi è il più grave incidente ferroviario per numero di vittime della storia d'Italia.
Prende il nome dal numero del treno coinvolto ma è conosciuta anche con il nome di disastro di Balvano, dal luogo dell'accaduto.
Siamo nel 1944 , l'Italia è divisa in due , al sud ci sono gli alleati e al nord i nazifascisti . E' un Italia povera , disastrata da una guerra che ci aveva messo in ginocchio. La gente si recava da Napoli e dalla provincia in Basilicata in cerca di qualcosa da acquistare con la borsa nera. Nel primo pomeriggio del 2 marzo 1944, il treno merci speciale 8017, creato per caricare legname da utilizzare nella ricostruzione dei ponti distrutti dalla guerra, partì da Napoli con destinazione Potenza.
Il treno era molto lungo, perciò venne dotato di una locomotiva elettrica molto potente che, nella stazione di Salerno, fu sostituita da due macchine a vapore poste in testa al treno, per poter percorrere il tratto dopo Battipaglia che, all'epoca e per tutti gli anni fino al 1994, non era elettrificato e richiedeva l'uso di locomotive a vapore.
l treno arrivò nella stazione di Battipaglia poco dopo le 6 del pomeriggio.
Alle 19:00, il treno 8017 partì dalla stazione di Battipaglia, in direzione di Potenza, trainato dalle due locomotive a vapore FS 476.058[1] e 480.016 assegnate al deposito di Salerno. Era composto da 47 carri merce.n origine non era prevista la seconda locomotiva, ma la necessità di spostare la 480 da Battipaglia a Potenza spinse ad aggiungerla in testa al treno per rendere più facile il duro valico tra Baragiano e Tito. Come tutte le locomotive FS dell'epoca, entrambe le macchine avevano la cabina aperta, erano alimentate a carbone spalato dai fuochisti e condotte da un macchinista.
Sul treno salirono centinaia di viaggiatori clandestini provenienti soprattutto dai grossi centri del napoletano, stremati dalla guerra, che nei paesi di montagna lucani speravano di poter acquistare derrate alimentari in cambio di sigari e caffè distribuiti dagli statunitensi. Sul treno erano presenti anche alcuni ragazzi. Il carico di persone influiva notevolmente sul peso del treno, portandolo a superare le 600 tonnellate.
Alla stazione di Eboli alcuni abusivi vennero fatti scendere, ma più numerosi ne salirono alle stazioni successive, fino ad arrivare a un numero di circa 600 passeggeri.
Il treno arrivò circa a mezzanotte alla stazione di Balvano-Ricigliano, dove registrò 37 minuti di ritardo per manutenzione alle locomotive. Da lì, alle 0:50 del 3 marzo, ripartì per un tratto in notevole pendenza con numerose gallerie molto strette e poco areate. Sarebbe dovuto arrivare venti minuti dopo alla stazione successiva, Bella-Muro, ma alle 2:40 non era ancora stato segnalato.


Nella galleria delle Armi, a causa dell'eccessiva umidità, le ruote cominciarono a slittare: Per la perdita dell'aderenza il treno perse velocità fino a rimanere bloccato, senza riuscire a uscire dalla galleria. Il treno si fermò a 800 metri dall'ingresso, con i soli due ultimi vagoni fuori.
Gli sforzi delle locomotive per riprendere la marcia svilupparono grandi quantità di monossido di carbonio e acido carbonico, facendo presto perdere i sensi al personale di macchina. In poco tempo anche la maggioranza dei passeggeri, che in quel momento stavano dormendo, venne asfissiata dai gas tossici che, in assenza di vento, potevano uscire dalla strettissima galleria solo tramite il piccolo condotto di aerazione.
L'unico fuochista che sopravvisse, Luigi Ronga, dichiarò che il macchinista suo compagno, Espedito Senatore, prima di svenire, tentò di dare potenza per superare lo stallo e cercare di uscire dalla galleria. Le condizioni della macchina 476.058 indicano che invece il suo personale, il macchinista Matteo Gigliano e il fuochista Rosario Barbaro, tentarono di invertire la marcia per retrocedere. La potenza erogata dalla locomotiva 476.058 e l'inclinazione avrebbero forse permesso di sopravanzare la macchina tipo Gr.480, ma il macchinista perse i sensi prima di aprire la valvola di regolazione, particolarmente dura su quelle macchine. La posizione dei treni e dei comandi confermò in seguito questo racconto.
Oltre al fuochista si salvò anche il frenatore del carro di coda, che insieme al penultimo carro erano gli unici rimasti fuori dalla galleria, Giuseppe De Venuto, il quale riuscì, camminando lungo i binari, ad avvisare alle ore 5:10 il capostazione di Balvano che nella galleria era presente un treno con numerosi cadaveri a bordo.


Il capostazione di Balvano, alle 5:25, fece distaccare la locomotiva del convoglio 8025 giunto in stazione e in attesa di passo e dispose una ricognizione alla galleria indicata: ai soccorsi arrivati sul posto la situazione apparve subito molto grave, al punto da non poter rimuovere il convoglio a causa dei corpi abbandonati anche sulla banchina. Furono loro a soccorrere una novantina di superstiti nelle vetture più arretrate, tutti recanti forti sintomi di intossicazione da monossido di carbonio. Con l'arrivo di una seconda squadra di soccorso, alle ore 8:40 venne liberata la linea e il treno finalmente recuperato.


Il bilancio della tragedia è ancora oggi impossibile da accertare e oggetto di controversie: quello ufficiale parlava di 501 passeggeri, 8 militari e di 7 ferrovieri morti, ma, alcune ipotesi arrivano a considerarne oltre 600. Molte vittime tra i passeggeri non vennero riconosciute. Furono tutti allineati sulla banchina della stazione di Balvano e poi sepolti senza funerali nel cimitero del paesino, in quattro fosse comuni.
Gli agenti ferroviari invece vennero sepolti a Salerno. Molti dei sopravvissuti riportarono gravi sconvolgimenti mentali.
È la più grave sciagura ferroviaria italiana e una delle più gravi al mondo.
La responsabilità della tragedia venne imputata alla scarsa qualità del carbone fornito dal Comando Militare Alleato. Questo carbone, di qualità nettamente inferiore a quello tedesco usato in precedenza, conteneva molto zolfo e ceneri, che rendevano poco affidabile il tiraggio dei fumi ostruendo le tubature della caldaia.
Mancando un efficiente drenaggio dei fumi, all'apertura della bocca di lupo del forno i gas ritornavano in cabina, intossicando il personale e rendendo difficile la regolazione del forno, una situazione che poteva causare improvvisi cali di pressione alla caldaia. Senza uno stretto controllo dell'alimentazione, la capacità di trazione scadeva notevolmente, fino a far fermare la macchina in salita e a rendere impossibile la compensazione dello slittamento sulle rotaie.
Ecco l'elenco vittime per paese di provenienza:
Agerola, 4 vittime.
Angri, 6 vittime.
Anzi, 2 vittime.
Aversa, 1 vittima.
Baragiano, 1 vittima.
Baronissi, 8 vittime.
Barano d'Ischia, 1 vittima.
Battipaglia, 3 vittime.
Benevento, 1 vittima.
Boscoreale, 14 vittime.
Boscotrecase, 12 vittime.
Cariati, 1 vittima.
Cassino, 3 vittime.
Castellammare di Stabia, 27 vittime.
Cava de' Tirreni, 35 vittime.
Centola, 1 vittima.
Cercola,1 vittima.
Curtarola, 1 vittima.
Eboli, 1 vittima.
Ercolano, 2 vittime.
Gannasfatica, 1 vittima.
Gragnano, 8 vittime.
Loreto, 1 vittima.
Maiori, 3 vittime.
Marglianella, 1 vittima.
Marigliano, 1 vittima.
Massalubrense, 1 vittima.
Mignano, 1 vittima.
Minori, 1 vittima.
Modica, 1 vittima.
Muro Lucano, 11 vittime.
Napoli, 11 vittime.
Nocera Inferiore, 25 vittime.
Nocera Superiore, 4 vittime.
Pagani, 12 vittime.
Pellezzano, 2 vittime.
Picerno, 2 vittime.
Piedimonte, 2 vittime.
Pimonte, 6 vittime.
Poggiomarino, 1 vittima.
Portici, 18 vittime.
Potenza, 1 vittima.
Resina, 80 vittime.
Ricigliano, 1 vittima.
Roccapiemonte, 1 vittima.
Salerno, 7 vittime.
Sant'Agnello, 1 vittima.
Sant' Egidio di Montealbino, 14 vittime.
San Giorgio a Cremano, 3 vittime.
San Giovanni a Teduccio, 3 vittime.
San Sebastiano al Vesuvio, 1 vittima.
San Severino Rota (attuale Mercato San Severino), 4 vittime.
Sarno, 1 vittima.
Siano, 4 vittime.
Sorrento, 5 vittime.
Torre Annunziata, 10 vittime.
Torre del Greco, 28 vittime.
Torchiara, 1 vittima.
Tramonti, 1 vittima.
Vico Equense, 1 vittima.
Vietri sul Mare, 11 vittime.

Se furono incredibili le modalità della tragedia, ancora più incredibile è la maniera nella quale questa strage, dai molti responsabili (non escluse le forze alleate angloamericane, che, in quel periodo, governavano in tutto e per tutto, il meridione d’Italia), è stata ignorata dalla memoria collettiva. Indagini sbrigative, censura militare e ragion di stato, congiurarono per una quasi completa rimozione dell'accaduto. Ad alcune tra le famiglie delle vittime, dopo lunghe vicende giudiziali, fu riconosciuta una modesta indennità, ma quella di Balvano fu, è stata e continua ad essere una strage con molti responsabili e nessun colpevole, come molte altre del dopoguerra italiano, con l'aggravante di essere totalmente ignota ai più
Le istituzioni dell'epoca non ne escono bene: le vittime del treno 8017, furono definite, nell’unico documento ufficiale (verbale del consiglio dei ministri del governo Badoglio), “contrabbandieri e viaggiatori di frodo” e così, anche quando la censura militare imposta dagli Alleati cessò, sugli oltre seicento morti di Balvano cadde definitivamente l'oblio.




Edited by Pulcinella291 - 3/3/2014, 10:06
 
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view post Posted on 3/3/2014, 13:50
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Queste di seguito elencate furono le vittime del mio paese;

Balestrieri Vincenzo anni 40

D'Amora Genoeffa
anni 21

Donnarumma Vincenzo anni 31

Iovine Salvatore
Anni 34

Pignataro Catello
Anni 31

Pignataro Luigi
anni 29

Somma Antonio
Anni 21

Somma Francesco
Anni 28

Oggi un pullman di cittadini con il sindaco e gli assessori si sono recati a Balvano servizio in diretta su rai uno.
C'era anche un mio parente tra i deceduti.

Edited by sefora1 - 3/3/2014, 16:22
 
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elli1
view post Posted on 23/5/2014, 10:04




Un romanzo-verità, la «Galleria delle armi» edito da Marotta e Cafiero e scritto da Salvio Esposito, psicologo psicoterapeuta napoletano riporta alla luce questa tragedia dimenticata.
 
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