il caravaggio |
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| Un racconto è come un quadro, ognuno lo interpreta come meglio crede, di sicuro quel « La vita non era molto bella” è molto più onesto e sincero di quel terribile “la vita è bella” di Roberto Benigni. In questo caso il racconto recupera tutti quei passaggi, noti e meno noti, che hanno caratterizzato a torto o a ragione un periodo storico complesso e articolato. Il linguaggio semplice di un bimbo di 7 anni descrive gli orrori dell’olocausto, fino all’ultimo capitolo: quello della soluzione finale. Io sono convinto che mantenere acceso il ricordo non sia errato, anche in considerazione del fatto che i giovani d’oggi presi da altre mille occupazioni, molto più ludiche, di queste cose ne sapranno sempre meno. Non mi stupisce che Pulcinella si sia confrontato con questo tema, ama a suo dire fare la “storia a pezzi”. Questa piccola pagina che ricorda per certi versi alcune letture sull’argomento, puo’ volendo, essere interpretata come un personale tributo a chi allora perse la vita in tali circostanze.
Quanto invece alla “Propaganda alla civiltà dell'odio” non mi viene nulla da dire.
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