Le stronzate di Pulcinella

la ghigliottina:storia, notizie e foto

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view post Posted on 28/6/2014, 09:07
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Pulcinella291 Forum

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Dell'uso di macchine analoghe alla ghigliottina si ha notizia attraverso una stampa del 1307 conservata al British Museum che raffigura la morte per decapitazione, appunto, in Irlanda, di un certo Murdoc Ballag.


Anche in Inghilterra era in funzione una macchina simile chiamata Patibolo di Halifax, mentre in Scozia ne era in vigore una già dalla metà del '500 chiamata Scottish Maiden (curiosamente traducibile in Donzella scozzese).
Le differenze con la ghigliottina sono dovute alla presenza di una lama a forma di ascia e non di trapezio rettangolo, un maggiore peso posto al di sopra della lama stessa e infine l'uso frequente di un ceppo che sostituiva le lunette della macchina usata in Francia dal 1792.


Anche in Germania ed in Italia - sempre nel Cinquecento - si usava dare la morte per decapitazione. In Italia, il marchingegno in uso portava il nome comune di mannaia (o mannaja) e restò in uso, nella Roma papalina, sino alla conquista da parte del Regno d'Italia (1870). La mannaia romana era una macchina molto simile alla ghigliottina francese, ma dotata di lama a forma di mezzaluna anziché obliqua.


Nella versione utilizzata in Francia, l'apparecchio era formato da una base sulla quale erano fissati due montanti verticali di circa 4 metri di lunghezza, distanziati fra loro di circa 37 cm, sormontati da una barra trasversale che li univa tra loro sulla quale era montata una puleggia.
Tra i due montanti scorreva una lama di acciaio di forma di trapezio, montata in modo che il filo della lama si trovasse sul lato obliquo e rivolto verso il basso. Sopra la lama era apposto un peso metallico, talché l'insieme di lama e peso aveva una massa di circa 40 kg. La lama aveva un angolo di 45° rispetto all'asse orizzontale: molto più inclinata quindi di quanto appaia normalmente nell'iconografia popolare.
Alla lama era collegata una corda passante per la puleggia, che ne consentiva il sollevamento; sul montante sinistro era presente un meccanismo di blocco azionabile con una leva, al fine di consentire il rilascio della lama e la sua caduta libera per gravità.

La corsa della lama era di 2,25 metri, e quindi (trascurando gli attriti) al momento dell'impatto la stessa raggiungeva la velocità di 24 km/h circa.Tra i due montanti erano pure presenti due semilunette in legno, di cui quella inferiore fissata alla base e la superiore scorrevole; abbassando la lunetta superiore su quella inferiore, alla congiunzione delle due veniva a formarsi un collare che serviva ad immobilizzare il collo del condannato tra i due montanti.

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La testa del condannato cadeva in un catino di zinco, mentre il corpo veniva fatto scivolare in una cassa zincata posta alla base della macchina. Durante la rivoluzione francese il boia raccoglieva la testa (tenendola per i capelli, oppure per le orecchie, nel caso in cui il condannato fosse calvo) e la mostrava al pubblico; successivamente l'usanza fu abbandonata.
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Il primo ghigliottinato in Francia fu Nicolas Pelletier il 25 aprile 1792, condannato per omicidio e furto. Le cronache riportano la grande delusione della folla accorsa numerosa che, grazie alla rapidità dello strumento, non ebbe letteralmente il tempo di vedere alcunché dello spettacolo.
Al suo apparire la nuova macchina fu battezzata familiarmente dal popolo Louisette o Petite-Louise, dal nome di Antoine Louis. Egli, pur non avendo avuto praticamente il tempo di vederla in opera, essendo morto nel maggio 1792, espresse subito il suo rincrescimento per tale soprannome.

Fu la stampa dell'epoca a ribattezzare la macchina Guillotine, sia per motivi fonetici, in quanto il termine, facente rima con machine, si prestava al componimento di epigrammi scherzosi e canti popolari, sia per vendetta verso il cattivo carattere del deputato. Questi, peraltro, portò con sé fino alla morte il cruccio di aver dato il nome alla macchina, rifiutando in ogni occasione la paternità della stessa, né mai assistette ad alcuna esecuzione.
Dopo la rivoluzione francese la ghigliottina diventa un prodotto da esportazione: molti saranno i governi che adotteranno questa macchina per la pena di morte: fra gli altri, Cina, Algeria, Madagascar e quasi tutta l'Europa, incluso lo Stato Pontificio, la cui figura del boia al servizio del Papa Mastro Titta diverrà elemento di folklore.


Mastro Titta il cui vero nome era Giovanni Battista Bugatti divenne noto come er boja de Roma. La sua carriera di incaricato delle esecuzioni delle condanne a morte iniziò il 22 marzo 1796: fino al 1864 raggiunse la quota di 516 tra suppliziati e giustiziati.

Le sue prestazioni sono tutte annotate in un elenco che arriva fino al 17 agosto 1864, quando venne sostituito da Vincenzo Balducci e Papa Pio IX gli concesse la pensione, con un vitalizio mensile di 30 scudi.
Nei lunghi periodi di inattività, svolgeva il mestiere di venditore di ombrelli, sempre a Roma. Il boia viveva nella cinta vaticana, sulla riva destra del Tevere, nel rione Borgo, al numero civico 2 di via del Campanile.Egli era naturalmente mal visto dai suoi concittadini, tanto che gli era vietato, per prudenza, recarsi nel centro della città, dall'altro lato del Tevere (donde il proverbio "Boia nun passa Ponte", a significare "ciascuno se ne stia nel suo ambiente"). Ma siccome a Roma le esecuzioni capitali pubbliche decretate dal papa-re, soprattutto quelle "esemplari" per il popolo, non avvenivano nel borgo papalino, ma sull'altra sponda del Tevere - a Piazza del Popolo o a Campo de' Fiori o nella piazza del Velabro (dove Monicelli ha ambientato l'esecuzione del brigante don Bastiano nel film Il marchese del Grillo) - in eccezione al divieto, il Bugatti doveva attraversare il Ponte Sant'Angelo per andare a prestare i suoi servigi. Questo fatto diede origine all'altro modo di dire romano: "Mastro Titta passa ponte", a significare che quel giorno era in programma l'esecuzione di una sentenza capitale.
 
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