Le stronzate di Pulcinella

IL PETTINE :la su storia nei secoli

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view post Posted on 23/9/2014, 08:58
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Pulcinella291 Forum

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L'uso e, quindi, l'invenzione del pettine risale a ed remota nella storia del costume. Tale uso è ampiamente documentato in Europa a partire dall'età neolitica.

Come oggetto di toletta il pettine nell'antichità serviva quasi esclusivamente per districare e ravviare i capelli; per fissare l'acconciatura delle chiome ed esserne ornamento venivano usati piuttosto lunghi spilli (acus crinales) di varia materia, anche d'oro, e ornati di perle o pietre preziose. Rarissime infatti e non sicure sono le menzioni del pettine per tale ufficio.


Che per le donne greche il pettine fosse consueto ornamento dei capelli è affermato da alcuni scrittori . E' incerto, invece se le donne romane ne portassero, non essendo necessario intendere come allusione al pettine ornamentale l'unica menzione la fa Ovidio.
Il pettine viene dapprima fabbricato di legno e d'osso; quindi, con l'inizio dell'età del bronzo, di corno e di metallo. Pettini di avorio e di legno si sono ritrovati in tombe egiziane della prima dinastia, con ornamenti simbolici varî incisi e perfino con il nome del proprietario. Un magnifico campione di pettine d'avorio è quello rinvenuto in una tomba micenea, a Spata, nell'Attica, con unica fila di denti e con doppio fregio di sfingi alate. Da questo momento il pettine si può ritenere diffuso in tutto il mondo greco, dove, a causa delle chiome lunghe in uso anche per gli uomini, il pettine assumeva per un uomo importanza non inferiore a quella che aveva per le donne. Pettini dovevano quindi trovarsene di qualunque natura e di qualunque prezzo: dal modesto pettine di legno al pettine d'argento, e perfino d'oro. Il più bell'esemplare di pettine dell'età classica è infatti quello aureo rinvenuto in una tomba principesca scitica a Solocha nella Russia meridionale: ha un'unica fila di denti e larga impugnatura riccamente figurata a traforo e a pieno tondo: è di arte greca del sec. IV a. C. In paese greco sono ricordati pettini d'oro come offerte a divinità femminili. Nel mondo romano la documentazione figurata del pettine, di legno (bosso), di avorio o di metallo, quasi sempre di forma rettangolare, a doppia fila di denti, più fitti e più radi, ricorre anche in epigrafi sepolcrali, con allusione all'arte di ornator o pectinator e di ornatrix (pettinatrice).

Pettini di bronzo si sono rinvenuti a Pompei. Pettini d'avorio si sono trovati nelle catacombe cristiane in Roma, e con frequenza nelle tombe barbariche dell'alto Medioevo.

Medioevo ed età moderna
Nel Medioevo i pettini, per vario tempo, conservano la forma e gli usi già accennati. Un celebre esempio di pettine, probabilmente da acconciatura, è quello, conservato nella Basilica di Monza, della regina Teodolinda (sec. VI): misura cm. 23 × 7, è d'osso, con una lunga fila di denti disposti assai irregolarmente; la guarnizione è d'argento e reca 5 gemme preziose; la decorazione è assai semplice, e consta di piccole spire alternate. L'ornamentazione dei pettini, in questo primo periodo, è conforme allo stile bizantino, e tale si conserva sin verso il sec. XIV; la materia è quasi sempre l'avorio, il corno o l'osso, spesso anche il legno, che si prestava talora a una complicata lavorazione. Un altro pettine assai noto di questo primo periodo è quello di Enrico I, adorno di pietre preziose, conservato nel duomo di Quedlinburg.
Col Trecento, pur mantenendosi più o meno invariate le materie prime, si osserva un mutamento nell'ornamentazione dei pettini: le figure scolpite nella parte centrale e sulle costole laterali dei graziosi pettini d'avorio - molti dei quali giunti sino a noi - non si ispirano più esclusivamente alla storia sacra, e vi compaiono immagini e motivi profani. Nel sec. XVI, poi, mentre sussiste ancora il pettine liturgico, già in uso nell'alto Medioevo con il quale i preti solevano ravviarsi la capigliatura prima di recarsi all'altare (un importante esemplare del sec. X è al museo di Nancy), l'ornamentazione dei pettini d'uso abituale s'ispira spesso a motivi pagani, come amorini, scene di caccia, ecc.; la forma, in tutto questo periodo, resta press'a poco la stessa, i pettini sono per lo più doppî, con una fila più rada, l'altra più fitta di denti appuntiti. Nello stesso secolo troviamo anche pettini d'ebano e persino, del tutto eccezionalmente, pettini di piombo, che taluno consiglia per far annerire le chiome. Nel sec. XVII e nel successivo l'uso prolungato del pettine si estende anche agli uomini, reso necessario dalle variazioni della pettinatura (v.) e dalle fogge delle parrucche. Già nel '600 si fabbricano pettini di tartaruga, tra cui va menzionato quello famoso di Cristina di Svezia, che reca la data del 1630. Con l'introduzione delle moderne tecniche di lavorazione, i pettini acquistano la diffusione più larga e si estendono altresì le materie di fabbricazione (le più comuni restando però sempre l'osso, il corno, la tartaruga, cui si aggiungono composti speciali, come la celluloide o la galalite); e si distinguono nel modo più netto i pettini da pettinare, che conservano più o meno la forma tradizionale, da quelli da testa, di solito assai più alti e più stretti, con denti di minor numero e di maggiori dimensioni e con un margine più alto e talora riccamente ornato, quali troviamo ancora, p. es., in acconciature tradizionali spagnole o, in forma più dimessa, in quelle paesane di varie regioni d'Italia.

 
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