Le stronzate di Pulcinella

Il branco che uccise Desiree Piovanelli

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view post Posted on 13/10/2014, 16:41
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Desiree

Era il 28 settembre 2002, Leno, in provincia di Brescia. Desiree Piovanelli, 14 anni, frequenta il liceo scientifico. Nel pomeriggio, dopo aver fatto i compiti, esce di casa. Le sue tracce si perdono lì, lungo una stradina del piccolo comune, vicino casa sua. Il mattino successivo sul cellulare del fratello arriva un sms: “so che state in pensiero, ma non preoccupatevi. Sto bene, non torno a casa”. Un messaggio un po’ strano, perché accredita la “pista” di una fuga d’amore … ma non è stato inviato dal cellulare di Desiree. Le indagini portano subito ad un primo risultato: l’sms proviene da una prepagata smarrita da una donna a Jesolo, nell’agosto del 2002, in un camping. Grazie ad una serie di dati incrociati i Carabinieri arrivano ad individuare un sedicenne vicino di casa dei Piovanelli, Nicola, che – guarda caso – nell’agosto 2002 era proprio in quel camping. Ragazzino con un carattere ribelle. Beve, è arrogante, prepotente. Nicola, interrogato, fa il duro, non parla, ammette solo di aver inviato l’sms. Dopo ore di interrogatorio gli inquirenti lasciano Nicola in una stanza con suo padre: un’intercettazione ambientale rivelerà che è l’assassino di Desiree. Lo confessa lui stesso, in uno scatto d’ira . E accompagna gli inquirenti nel luogo dove sa che troveranno il cadavere della ragazzina.
Si chiama Cascina Ermengarda, quel luogo. E’ un casolare diroccato e abbandonato. All’improvviso è diventato un teatro dell’orrore. Il corpo di Desiree è lì, massacrato di coltellate. La scena che si presenta agli occhi dei Carabinieri è agghiacciante.
Le braccia di Desiree sono legate da fascette autobloccanti, il sangue è ovunque, la violenza che è stata esercitata sulla ragazza è spaventosa. Eppure la stessa ragazza aveva scritto sul suo diario:"“Nicola, attenzione, da non frequentare”..
Pressato dagli inquirenti Nicola ammette che c'era anche un'altra persona :Mattia.
un ragazzino di 14 anni. Lo prelevano e ammette: si, c’era anche lui alla cascina. Quando è arrivato – racconta - con Desiree c’erano Nicola e un certo Nico. Lei era già ferita. Due giorni prima questo Nico gli aveva detto che avrebbe voluto violentare Desiree. E anche Nicola era dello stesso avviso. L’idea era proprio quella di portare la giovane alla cascina, di immobilizzarla e di abusare di lei. Proprio per questo erano state acquistate le fascette. E il coltello.
I Carabinieri fermano pure Nico, ma con scarsissimi risultati. Non parla, adotta un atteggiamento da duro. L’accusa per tutti e tre, comunque, è di omicidio volontario premeditato, con l’aggravante dei futili motivi.
Tutto questo orrore potrebbe bastare. E invece no. Mattia continua a parlare: quel giorno con loro c’era anche un adulto. E’ Giovanni Erra, un operaio di Leno, sposato e padre di un bambino di otto anni. Erra aveva raccontato ai ragazzini che Desiree lo cercava.
Erra è un personaggio strano: è un adulto con un cervello da ragazzino. Deviato, però. E cocainomane, oltre che ubriacone. Durante l’interrogatorio si scopre che la storia che Desiree lo cercava era una grande balla. Lo aveva detto per farsi grande con i tre ragazzini.
Prima nega , poi ammette. Si, c'era anche lui qual pomeriggio, ma dice di essere arrivato quando tutto era stato compiuto. A seguito delle indgini dei Ris di Parma e ulteriori indagini degli organi competenti, si giunge alla verità.
Nicola invita Desiree alla cascina con il pretesto di mostrarle una cucciolata di gattini. Quando i due arrivano sul posto, ad attenderli ci sono Nico e Mattia. La ragazza viene percossa, insultata, Desiree urla a Nicola: “Mi fai schifo!” Lui si infuria. Poi arriva Erra. Ed è quando sono tutti insieme che inizia il massacro vero e proprio. Dopo il primo colpo lei cerca di fuggire, ma viene bloccata da Erra e da uno dei ragazzini, e colpita ancora da Nicola per due volte alla schiena. Lo dice il sangue di Desiree: sulla scala di legno c’è l’impronta della sua mano ad indicare un tentativo di fuga. Un’altra macchia di sangue sul davanzale della finestra dice che ci ha provato una seconda volta, a scappare. L’ultimo colpo è alla gola, un colpo inutile, di troppo, ma la violenza è cieca.
Nicola, Nico e Mattia vengono giudicati dal Tribunale dei Minori: in silenzio e senza alcuna reazione ascoltano la lettura della sentenza. Una freddezza che fa paura, e che dovrebbe far riflettere. Come si può restare così cinicamente estranei dopo aver commesso un delitto simile? Nessun senso di colpa, nessuna remora, neppure un battito di ciglia. Alla fine saranno condannati rispettivamente a 18, 15 e 10 anni.
Erra invece fa sceneggiate, piange, invoca pietà, è patetico. Condannato in primo grado all’ergastolo, in secondo grado se la cava con 20 anni; la sentenza definitiva della Cassazione è di 30.
Mattia e Nico sono già in libertà da un po’ di tempo: si, perché l’indulto ha regalato tre anni di “sconto” a tutti, poi non dimentichiamo che ogni sei mesi di detenzione il condannato può ottenere 45 giorni di libertà anticipata per buona condotta.
Sono passati meno di undici anni dai fatti. Mattia oggi ha 25 anni, Nico 27. Ancora in carcere ci sono soltanto Nicola e Giovanni Erra, ma anche per loro il percorso detentivo sarà breve.


Edited by Pulcinella291 - 13/11/2019, 11:57
 
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