Le stronzate di Pulcinella

Le nefandezze degli alleati nel centro sud,:diciamocela tutta

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view post Posted on 20/10/2014, 11:52
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Pulcinella291 Forum

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Lo scrittore e saggista spagnolo Javier Cercas a suo tempo scrisse :"il primo dovere di uno storico consiste nel revisionare la storia, nel mettere in questione le certezze comunemente accettate .Il mestiere dello storico non consiste solo nel raccontare la storia, ma anche rivedere e revisionare come la storia sia stata raccontata.
Noi qui, senza volerci atteggiare a storici, ci proponiamo di analizzare diversi periodi e fatti storici relativi alla cosiddetta liberazione dal nazifascismo da parte degli alleati, senza voler in nessun modo contestare il sangue versato dagli angloamericani nella liberazione del sud, come non bisogna dimenticare che, in molti casi, i liberati furono violati dai liberatori e senza trascurare le stragi e i bombardamenti inutili perpetrati da essi su di un popolazione di paesi allo sbando.

Gli stupri in Ciociaria.
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Furono liquidati con il termine di "marocchinate"e nessuno mai pago' per gli orrendi delitti di cui si macchiarono il generale francese Alphonse Juin
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e le sue truppe composto da circa 130 mila unità, per lo più formate da marocchini, algerini, tunisini e senegalesi
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Il 14 maggio 1944 i goumiers, attraversando un terreno apparentemente insuperabile nei monti Aurunci, aggirarono le linee difensive tedesche nell'adiacente valle del Liri consentendo al XIII Corpo britannico di sfondare la linea Gustav e di avanzare fino alla successiva linea .In seguito a questa battaglia il generale Alphonse Juin avrebbe dato ai suoi soldati cinquanta ore di "libertà", durante le quali si verificarono i saccheggi dei paesi e le violenze sulla popolazione denominate appunto marocchinate. Prima della battaglia il generale avrebbe fatto alla truppa questo discorso:"«Soldati! Questa volta non è solo la libertà delle vostre terre (colonia francese, ma la liberazione non funzionava così con un proclama) che vi offro se vincerete questa battaglia. Alle spalle del nemico vi sono donne, case, c'è un vino tra i migliori del mondo, c'è dell'oro. Tutto ciò sarà vostro se vincerete. Dovrete uccidere i tedeschi fino all'ultimo uomo e passare ad ogni costo. Quello che vi ho detto e promesso mantengo. Per cinquanta ore sarete i padroni assoluti di ciò che troverete al di là del nemico. Nessuno vi punirà per ciò che farete, nessuno vi chiederà conto di ciò che prenderete». Si stava ripetendo quello che le truppe piemontesi avevano fatto anni prima nel regno delle due Sicilie ed in particolar modo nel frusinate.
A seguito delle violenze sessuali molte persone furono contagiate da sifilide, gonorrea ed altre malattie veneree, e solo l'intervento della penicellina americana escluse una vasta epidemia in quelle zone. C'è da dire che le violenze non si limitarono alle donne: ci furono centinaia di uomini e ragazzi sodomizzati e alcuni impalati vivi. Le violenze si estesero talvolta a bambine di 7-8 anni per arrivare a vecchie di 80 anni e piu'.
In una relazione degli anni '50 si legge: «circa 2.000 donne oltraggiate, di cui il 20 % affette da sifilide, il 90 % da blenorragia; molti i figli nati dalle unioni forzose - Il 40% degli uomini contagiati dalle mogli, l'81% dei fabbricati distrutto, sottratto il 90 % del bestiame, gioielli, abiti e denaro.

La Fucilazione dei soldati italiani arresisi in Sicilia
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Fu la cosiddetta strage di Biscari , un vero e proprio crimine di guerra compiuto dall'esercito degli Stati Uniti durante la seconda guerra mondiale, durante il quale vennero uccisi 76 prigionieri di guerra tedeschi e italiani, in due distinti episodi. Entrambi gli episodi avvennero il 14 luglio 1943 nelle campagne di Piano Stella, vicino a Biscari, oggi Acate, località siciliana a sud di Caltagirone.

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il comandante della 7ª Armata USA, generale G.S.Patton tenne un rapporto agli ufficiali della 45ª Divisione di fanteria nel corso del quale diede disposizione di uccidere - senza accettare le loro eventuali offerte di resa - i militari nemici che resistessero ancora quando le fanterie statunitensi fossero giunte a 200 iarde, circa 180 metri, di distanza da essi.
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« Se si arrendono quando tu sei a due-trecento metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! È finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di killer, perché i killer sono immortali! »Anche il capitano Compton si riferì al discorso del gen. Patton per giustificare le sue azioni, dato che aveva fucilato i militari italiani, circa quaranta, subito dopo la loro resa. Compton concluse la propria difesa sostenendo di aver agito sulla base di istruzioni del Comandante di Armata, generale con tre stelle ed una grande esperienza di combattimento. Compton fu assolto, ma cadde in combattimento l'8 novembre 1943 presso Montecassino.
Il generale G.S.Patton, in un colloquio successivo, 5 aprile 1944, col tenente colonnello C.E. Williams, ispettore del Ministero della Guerra sui fatti di Biscari, ammise di aver tenuto un discorso abbastanza sanguinario, pretty bloody, ma di averlo fatto per stimolare lo spirito combattivo della 45ª Divisione di fanteria, che si trovava per la prima volta sotto il fuoco nemico, negando comunque di aver incitato all'uccisione di prigionieri.
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L’aeroporto di Santo Pietro era presidiato da una guarnigione di avieri comandati dal Capitano Mario Talante, un battaglione di artiglieri al comando del Maggiore Quinti ed un reparto di truppe tedesche. Dopo intensi bombardamenti l’aeroporto fu accerchiato all’alba del 14 luglio 1943. Gli avieri, la sera prima, furono divisi in due gruppi. Con certezza un gruppo, armato con i moschetti 91, fu lasciato in una casamatta nel tentativo di contenere l’avanzata degli americani. Furono presto presi prigionieri ed uscirono dal rifugio con le mani alzate, mentre qualcuno sventolava un fazzoletto bianco in segno di resa. Ai prigionieri furono tolti vestiti, scarpe, oggetti di valore e subito messi in fila per essere fucilati per ordine del capitano John Compton. Di questo gruppo si salvarono solo due militari italiani (il caporale Virginio De Roit e il soldato Silvio Quaiotto) che ai primi colpi riuscirono a darsi alla fuga e a nascondersi presso il torrente Ficuzza.

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Il mattino del 15 luglio il tenente colonnello W.E. King, un cappellano della 45ª Divisione, trovò una fila di cadaveri sulla strada che dall'aeroporto portava al paese di Biscari, a pochi metri da una grande quantità di bossoli americani, per un totale di 34 italiani e 2 tedeschi. Il tenente colonnello King trovò altri cadaveri allineati, quindi, presumibilmente, fucilati, prima di giungere all'aeroporto, dove venne a conoscenza di un ulteriore gruppo di militari italiani fucilati

La seconda strage ad opera del Sergente West


Un altro gruppo di prigionieri incolonnato per essere condotto nelle retrovie ed interrogato dagli uomini dell’intelligence fu affidato al Sergente Horace West con 7 militari. Durante il tragitto si aggiunsero altri 37 prigionieri di cui 2 tedeschi. Dopo circa un chilometro di marcia furono obbligati a fermarsi e disporsi su due file parallele mentre West, imbracciato un fucile mitragliatore, aprì il fuoco compiendo il massacro

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. Al centro della prima fila c’era l’Aviere Giuseppe Giannola che fu l'unico superstite, che in una relazione inviata al Comando Aeronautica della Sicilia ricordò:
« Fummo avviati nelle vicinanze di Piano Stella ove fummo poi raggiunti da un altro contingente di prigionieri italiani del R° esercito, e questi ultimi in numero circa di 34. Tutti fummo schierati per due di fronte - un Sottufficiale americano, mentre altri 7 ci puntavano con il fucile per non farci muovere, col fucile mitragliatore sparò a falciare i circa 50 militari che si trovavano schierati. Il dichiarante rimasto ferito al braccio destro (rimase) per circa due ore e mezzo sotto i cadaveri, per sfuggire ad altra scarica di fucileria, dato che i militari anglo americani rimasero sul posto molto tempo per finire di colpire quelli rimasti feriti e agonizzanti. » Giannola, quando pensò che gli americani se ne fossero andati via, alzò la testa nel tentativo di allontanarsi, ma da lontano qualcuno gli sparò con un fucile colpendolo di striscio alla testa. Cadde e si finse di nuovo morto. Restò immobile per circa mezz’ora fin quando, strisciando carponi, raggiunse un grosso albero. Vide degli americani con la croce rossa al braccio e si avvicinò. Gli fu tamponata la ferita al polso e alla testa e gli fu fatto capire che da lì a poco sarebbe sopraggiunta un’autoambulanza che l’avrebbe trasportato al vicino ospedale da campo. Poco dopo vide avvicinarsi una jeep e fece segno di fermarsi. Scesero due soldati, uno con un fucile che gli domandò se fosse italiano. Alla risposta positiva il soldato statunitense gli sparò, colpendolo al collo con foro d’uscita alla regione cervicale destra, risalì in macchina e si allontanò.

Poco dopo sopraggiunse l’autoambulanza che lo raccolse trasportandolo all’ospedale da campo di Scoglitti. Due giorni dopo fu imbarcato su una nave e portato all’ospedale inglese di Biserta ed altri del Nord Africa. Rientrò in Italia il 18 marzo 1944 e ricoverato all’ospedale militare di Giovinazzo.

Subito dopo lo sbarco le unità statunitensi si diressero verso gli aeroporti siti nella parte meridionale dell'isola. Si segnalarono già alcune stragi di civili come quella che avvenne il 10 luglio 1943 a Vittoria, dove trovarono la morte dodici italiani tra cui il podestà fascista di Acate Giuseppe Mangano e il figlio diciassettenne Valerio. Quest'ultimo riuscito a divincolarsi cercò di soccorrere il padre, ma fu ucciso da un colpo di baionetta al volto.

Eppure per molti lo sbarco fu considerato una liberazione dall'oppressione e dalle barbarie.

I bombardamenti indiscriminati sui civili usati come cavie.

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Su tutte le citta' italiane dagli angloamericani fu inaugurata e messa a punto dall’esercito statunitense la successione di bombardamenti dimostrativa ed esemplare per piegare la resistenza della popolazione diventata di uso normale negli anni a venire. Bombardamenti, badate bene, che servivano anche per studiare l’efficacia dell’offensiva aerea contro i nemici .
Uno di questi studiosi era il professore inglese Solly Zuckerman, docente di anatomia ed endocrinologia, inviato in Italia per studiare gli effetti delle incursioni aeree sull’organismo umano .
Zuckerman per condurre i suoi studi si era trasferito in Sicilia con la sua squadra e nella sua relazione scrive “La cattura della Sicilia rappresenta la prima opportunità che ci sia stata finora offerta per una stima dettagliata degli effetti di una offensiva estesa e prolungata delle forze aeree alleate”.
Ecco a cosa servirono i tre anni di bombardamenti, oltre che a preparare il territorio e la popolazione per lo sbarco degli Alleati. Avevano bisogno di cavie. E fu cosi' che gli alleati, i cosiddetti "buoni "sganciarono tonnellate di bombe su civili inermi anche dopo che gli Italiani si erano schierati al loro fianco l'8 settembre, mentre i tedeschi a loro volta, ritenendo gli italiani dei traditori , con rappresaglie spietate fecero il resto.

<p align="center">Il Bombardamento di Cassino e del suo Monastero

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Le forze alleate avevano l'intenzione di fare breccia nella Linea Gustav, assediare Roma e collegarsi con le forze alleate che rimanevano confinate nella zona di Anzio, dopo l'operazione Shingle.
Il teatro delle operazioni, che impegnò i due eserciti dal gennaio al maggio del 1944, comprendeva la città di Cassino, la valle del Liri e i rilievi che portano all'Abbazia di Montecassino, per un'area di 20 km².
E’ il febbraio del 1944, le forze alleate sono inchiodate sul fronte di Cassino dalle truppe tedesche e non riescono ad avanzare di un solo metro. La "linea Hitler" o "sbarramento Senger", costruito dalle truppe del Terzo Reich tra i monti Aurunci e la valle del Liri, bloccava il nemico che si scontrava ripetutamente contro di essa con numerosi attacchi, respinti con notevoli perdite. Si sarebbe potuto aggirare subito l’ostacolo con una manovra avvolgente, secondo il piano del generale francese Juin, ma il comando supremo alleato si volle scontrare con il muro di Cassino. A nulla era servito lo sbarco ad Anzio e Nettuno, sulle cui spiagge era rimasto fermo il contingente guidato dal generale americano Lucas, un "re tentenna" colpevole di non aver lanciato subito l’offensiva verso Roma per spezzare le retroguardie tedesche.

Ma l’errore più grave, che costerà un tributo altissimo di sangue per le forze alleate, fu il bombardamento dell’abbazia e dell’abitato di Cassino, le cui macerie rallentarono notevolmente la spinta offensiva delle truppe attaccanti. La distruzione del monastero fondato da San Benedetto nell’Alto Medioevo fu chiesta a gran voce dal generale sir Bernard Freyberg, comandante del corpo d’armata neozelandese, comprendente la 2a divisione di fanteria della Nuova Zelanda, la 4a divisione di fanteria indiana e la 78a divisione di fanteria britannica. I neozelandesi avevano sostituito la 36a divisione americana, utilizzata negli attacchi alla cittadina laziale, mentre gli indiani avevano dato il cambio alla 34a divisione americana (detta dei "Red bull", Tori rossi) impegnata nel nord del fronte. Entrambe le unità Usa erano state decimate dagli attacchi contro i tedeschi, che non avevano modificato il dispositivo difensivo. Freyberg pensava di riuscire ad accerchiare il nemico, tramite una manovra a tenaglia .
condotta a nord dalla divisione indiana, che avrebbe dovuto conquistare il colle dov’era situata l’abbazia, mentre i neozelandesi avrebbero conquistato l’abitato di Cassino. Le sue truppe vittoriose avrebbero scacciato i tedeschi e li avrebbero incalzati sino ad Anzio a Nettuno, dove si sarebbero ricongiunte con l’armata alleata rimasta ancora inchiodata sulla spiaggia. Per portare a termine il suo piano, il generale neozelandese pretese la distruzione del monastero, che sovrastava la cittadina e la valle del Liri a 519 metri d’altezza. Secondo Freyberg, i tedeschi avevano installato un osservatorio di artiglieria all’interno dell’abbazia, costituito da canoni di grosso calibro, e di conseguenza il celebre monumento medioevale doveva essere polverizzato tramite un massiccio attacco aereo.

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A nulla valsero le proteste del generale Mark Clark, comandante della 5a armata americana, che considerava il bombardamento del simbolo della regola benedettina "ora et labora" un vero e proprio atto vandalico. E Clark aveva ragione. E’ stato infatti provato più volte che alla vigilia del 15 febbraio c’erano nei pressi dell’abbazia soltanto tre soldati tedeschi di guardia, incaricati proprio di interdire l’accesso alle truppe naziste. Quindi non c’era nessun militare all’interno delle mura benedettine: non c’era quindi alcun motivo per distruggere il monastero.
Ma nulla valsero le sue proteste:la fine del monastero era stata decretata.
Davanti alle insistenze di Freyberg, che non voleva deprimere ulteriormente il già basso morale delle sue truppe, Clark dovette arrendersi e lavarsi le mani del bombardamento dell’abbazia. Lasciò la patata bollente nelle mani dell’inglese Alexander, che assecondò senza indugio la richiesta di Freyberg. Nelle sue memorie, Alexander, giustificò così la distruzione del convento benedettino. "Quando i soldati si battono per una giusta causa – scrisse il generale inglese - e sono pronti a morire o a subire mutilazioni, i mattoni e la calce, per quanto venerabili, non possono più avere valore delle vite. Un buon comandante deve tenere conto del morale e dei sentimenti dei suoi uomini e, cosa non meno importante, i combattenti devono sapere che le loro vite sono nelle mani di un uomo nel quale possono avere una fiducia totale. Com’era possibile permettere che restasse in piedi una simile struttura, dominatrice del campo di battaglia? L’abbazia deve essere distrutta".
E pensare che il generale tedesco Frido von Senger und Etterlin, cattolico devoto e per giunta terziario benedettino, aveva già cercato durante le settimane precedenti di convincere l’ottantaduenne abate Gregorio Diamase e i monaci ad abbandonare il monastero. I religiosi avevano rifiutato: tuttavia, numerose opere d’arte e tesori di valore inestimabile erano stati trasportati dai tedeschi a Roma, proprio in considerazione che l’edificio religioso poteva subire danni molto gravi. Il pericolo era divenuto realtà e il generale von Senger mise a disposizione i mezzi di trasporto per evacuare quanti si trovavano ancora nel monastero. L’abate e alcuni monaci non vollero però abbandonarlo e restarono all’interno della cripta.
Gli "alleati buoni"bombardarono Cassino e si suoi abitanti, mentre i tedeschi "cattivi", almeno secondo le voci diffuse in Ciociaria, si trasformarono in amici che mettevano in guardia la popolazione dai rischi che correva.

<p align="center">L'aiuto dei mafiosi e la loro ricompensa



L'occupazione della Sicilia da parte degli alleati ebbe inizio con lo sbarco delle forze alleate a Licata, tra Gela e Scoglitti e tra Pachino e Siracusa, tra il 9 e il 10 luglio 1943; dopo una breve resistenza, gran parte delle unità militari italiane si disgregarono ed entro il 17 agosto l'isola venne interamente occupata, nonostante l'efficace difesa organizzata dalle formazioni tedesche trasferite in Sicilia al comando del generale Hans-Valentin Hube, che peraltro riuscirono ad effettuare con successo una ritirata strategica sul continente.
Documenti desecretati nel 2004, rivelano che esisteva un "piano Sicilia". Il documento, firmato da Earl Brennan, futuro direttore dell'OSS in Italia, riguardava il reclutamento e l'impiego di sei agenti di origine siciliana, il cui compito era lo spionaggio, tramite due radio ricetrasmittenti a onde corte.
La trattativa fra servizi segreti dello stato americano e criminali mafiosi passò attraverso l'OSS, diretto dal generale William Donovan che aveva la propria sede in Svizzera. In Italia l'OSS era diretto da Angleton e il vice direttore era Earl Brennan. Il diretto dipendente di Brennan era l'italoamericano Max Corvo, di origini siciliane, noto come "Max", il quale aveva nome in codice "Marat", numero di matricola 45.
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Biagio Massimo Corvo, un giovane americano di 23 anni nato in Sicilia ad Augusta, il 29 maggio del 1920. Si faceva chiamare Max, mentre il suo nome in codice era Maral.
Suo padre Cesare fu costretto ad abbandonare la Sicilia nel 1923 per una serie di contrasti politici con il Governo Fascista e si trasferì' a Middietown, nel Connecticut dove fondo' un settimanale in lingua italiana e mantenne stretti contatti con diverse comunità italiane a New York Boston, Chicago e altri centri degli Stati Uniti.
Max Corvo e la sua squadra vennero sbarcati in Nord Africa a maggio 1943. Poi, tre giorni dopo l'attacco, l'unità prese terra a Falconara, vicino a Gela, e si stabilì nel castello della cittadina. A Melilli Corvo incontrò padre Fiorilla, parroco di San Sebastiano, e parente di uno dei suoi uomini e poi andò ad Augusta, sua città natale, per reclutare collaboratori locali. Intanto gli agenti dell'OSS, al comando di Max Corvo e di Vincent Scamporino, occuparono le isole più piccole intorno alla Sicilia, fra cui Favignana e liberarono dalla prigione numerosi boss della mafia, arrestati precedentemente dal prefetto Mori e che furono arruolati nel nascente servizio dell'OSS in Italia, Servizio informazioni militare, circa 850 "uomini d'onore" raccomandati dai capi mafiosi siciliani, che dopo l'occupazione assunsero cariche pubbliche nell'amministrazione militare del colonnello Charles Poletti: in provincia di Palermo ci furono 62 sindaci mafiosi.

Max Corvo disse che altri mafiosi come Lucky Luciano, Vito Genovese, Albert Anastasia e altre persone delle organizzazioni criminali italoamericane inserite nell'operazione Underworld, un giovane raccomandato dallo stesso Luciano, Michele Sindona, e anche un certo Licio Gelli, non furono mai reclutate. In realtà Walter Winchell, un giornalista, ha riferito che Luciano nel 1947 sarebbe stato proposto per la Medaglia d'oro del Congresso degli Stati Uniti per servigi nello sbarco di Sicilia.
Vito Genovese era presente fra il personale dell'AMCOT, ufficialmente come interprete di Charles Poletti , Albert Anastasia, era entrato nell'Esercito degli Stati Uniti e fu collaboratore del colonnello Charles Poletti, capo degli Affari Civili della VII armata americana, responsabile della Sicilia. Un fatto è certo dopo l'invasione nei siciliani si riaccese il desiderio di separatismo , niente affatto avversato dagli americani che avevano occupato la Sicilia nè dai mafiosi che con la occupazione avevano ripreso il loro ruolo,bruscamente interrotto dal governo fascista.
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Gli americani "buoni"avevano compiuto un'altra delle loro bonta' che difficilmente sono riportate nei libri di storia.

Riapparve anche la camorra


Nel corso di tutto il ventennio fascista, la camorra restò in sordina, attese tempi migliori, che non tardarono con l'arrivo degli americani liberatori.
Fece la sua apparizione il contrabbando e la borsa nera e furono proprio questi fenomeni intorno ai quali si formò e rafforzò una nuova generazione di camorristi.
Borsa nera, sigarette di contrabbando, commercio con gli americani furono i campi nei quali i delinquenti napoletani si rifecero le ossa.
L’affermazione della borsa nera costituì una delle conseguenze principali della «guerra totale». Le autorità statali delle nazioni belligeranti dovettero intervenire sui meccanismi del libero mercato per tenere a freno i fenomeni speculativi e i tentativi di accaparramento dei beni di prima necessità che spesso erano aiutati sottobanco dagli stessi soldati americani.
Bloccati per legge i prezzi, produttori e commercianti preferivano infatti imboscare i generi di consumo, vendendoli illegalmente ad un prezzo superiore. Generalmente, i principali acquirenti erano esponenti della malavita locale, i quali, tramite il contrabbando, risultavano gli unici capaci di garantire i prodotti richiesti, sia pure a prezzi di molto superiori a quelli ufficiali fissati da un apposito Comitato interministeriale.
Il ricorso al mercato nero è, dunque, un fatto scontato e indispensabile, senonché i prezzi vanno registrando un'impennata vertiginosa. D'altro canto gia'con i bombardamenti si era cancellata ogni attività produttiva. Regnavano sovrani il contrabbando e la borsa nera ,che trovano ingenti risorse negli abbondanti aiuti americani che arrivano ogni giorno al porto in gran quantità. Charles Poletti, americano, responsabile del Governo militare di Napoli, parlò de “i mille misteri di Napoli” e si rese benissimo conto della situazione di illegalità che si è creata, ma lasciò fare perché “almeno così la gente mangiava.Dalla tolleranza si passò ad una situazione di illegalità diffusa che continuera' anche nel dopoguerra.

Forcella e le signorine


A trasformare Forcella, pacifica strada della vecchia Napoli, in un’autentica Casbah, furono gli angloamericani nel dopoguerra, contribuendo tuttavia, a salvare la città dalla fame.
Napoli, dopo aver subito cento bombardamenti era in ginocchio, in questo clima di disperazione e fame avvenne l’incontro tra i militari americani e gli scugnizzi, molte ragazze si innamorarono degli americani così eleganti e romantici, tante andarono a vivere negli Stati Uniti, molte altre rimasero a Napoli magari un po’ più ricche e spesso << ca ‘ a panza annanz’>> (incinte). Il contrabbando delle sigarette diventò man mano un vero e proprio mestiere: lungo le strade le donne le vendevano sui panchetti. In effetti a Napoli mangiavano un po’ tutti col contrabbando. Da Forcella alla Sanità, da Soccavo al Pallonetto di Santa Lucia, ci si "arrangiava" cosi'.

Si scoperchio' una pentola che per molto tempo era stata chiusa e compressa a causa della guerra, dei bombardamenti quotidiani, della paura, della fame, dell' isolamento culturale.
E all' improvviso, dopo questa lunga costrizione, arrivano gli americani, gli antichi nemici, e salta il coperchio. Saltano tutte le barriere che tengono insieme una societa' civile, tutte le regole, tutte le leggi morali, tutti i codici di comportamento, tutte le inibizioni, senza piu' alcun freno, in una specie di anarchia e di imbarbarimento generale, di frenesia stranamente liberatoria, e a suo modo "felice" anche nell' orrore. Tutto divenne possibile, che il povero diventasse ricco con la rapina o il contrabbando, che la brutta diventasse bella e desiderata, che il male e il bene si confondessero e ogni valore fosse rovesciato in un rimescolio di razze, di mentalita' , di lingue.

Soprattutto ci fu una regressione verso gl' istinti naturali, e il corpo prevalse sull' anima, con tutte le sue richieste, voglie, sogni, appetiti. Ed esplosero passioni incontenibili tra vinti e vincitori, oppressi ed oppressori, al di la' di ogni differenza sociale, di pelle, di nazionalita' . Si stabili' una complicita' , un' attrazione perversa fatta di odio e di amore, di invidia e ammirazione, una furiosa promiscuita' dovuta forse alla vicinanza del fronte, dove avvenivano sanguinosi combattimenti, alla morte sempre presente, al contrasto vitale tra una civilta' antica e corrotta e una giovane e violenta, avida di corruzione.




Edited by Pulcinella291 - 1/11/2019, 13:16
 
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view post Posted on 8/1/2022, 11:38
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Oggi ci pensano i loro nipoti, i goumiers 2.0 durante i capodanni, ma guai a dirlo, perché se no la sinistra si offende.
 
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I giovani goumiers di Piazza Duomo provengono da famiglie patriarcali peggio della Sicilia anni '50: se un padre italiano fa un occhio nero alla figlia perché è tornata tardi la sera e pubblica su facebook la foto della figlia malmenata, riceve insulti e minacce da parte di tutti; se in Algeria un padre picchia la figlia perché si è tolta il burqa e mette la foto su facebook, la comunità lo ringrazia e lo benedice ad allah. Da noi i violenti con le donne sono repressi dall'opinione pubblica, in Nordafrica sono tollerati e incoraggiati. Questa differenza, prima verrà capita dalla sinistra, meglio sarà.
 
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