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Biancaneve e i sette nonni
C'era una volta una dolcissima ma inflessibile vetusta signora soprannominata Biancaneve ed un ospizio per lunga degenza pudicamente nascosto nel folto del bosco.
I sette decrepiti ospiti di quella pia struttura, lucravano da sempre, com'è facilmente intuibile dell'appellativo de "i sette nonni".
Ora verrebbe subito da pensare che una struttura di questo genere debba essere abbastanza fluida, animata da frequenti avvicendamento degli ospiti stabili, e visitatori affettuosi per i cari vecchietti, oltre naturalmente medici, ambulanze e purtroppo carri scuri…
Il primo ottobre del '15, giù in città, al lontanissimo "Provinciale", fu preso in ruolo Rudello Gabriele.
Era questi un giovane e brillante medico chirurgo con all'attivo un master in odontoiatria, coscienzioso e zelante come pochi in questo nostro secolo di rilassatezza, preparato e, come talvolta accade ai giovani dottori al loro primo incarico serio, entusiasta e pieno di voglia di fare.
E fu in quello stesso primo ottobre che Rudello Gabriele sfogliando le scartoffie dell'Ospedale per farsi una idea d'insieme del suo luogo di lavoro scoprì che anche quel cronicario nel bosco era affidato alle sue cure, come struttura fisicamente staccata si, ma del tutto integrata nella giurisdizione amministrativa e sanitaria del piccolo nosocomio provinciale.
Un brivido corse giù per la schiena del giovane medico nello scoprire che relativi a quell'eremo non erano registrati decessi.
Nemmeno uno, non almeno negli ultimi centosettantatré anni, sin dal più antico registro dell'ospedale "Provinciale", quando in seguito al suo inserimento nel Servizio sanitario Nazionale era stato abbandonato il precedente nome di "Casa di ricovero del Dolore e del Patire".
Lucio Musto 20 ottobre 2014
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