Lucio Musto |
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| Non posso che applaudire a tanta onestà intellettuale mostrata dagli interlocutori, cosa molto rara da vedere nel mondo culturale ed ancor meno sui forum come il nostro cosiddetti "generalisti".
Grazie, qui c'è da imparare!, se non altro su come si discute per cercare di capire.
Io penso che la conoscenza sia zoppa perché ci manca il riscontro di qualcuno che sia morto per davvero, e morto sia rimasto. Ricordo il romanzo in bilico fra umorismo e rigorismo scientifico che mio padre scrisse sul finire degli anni '40 (romanzo ahimé perduto!) "Kasimir Ocip in terra ed in cielo", nel quale, a causa di una forma di catalessi particolarmente perniciosa, l'anima del povero protagonista non riusciva a capire se essere l'anima di un morto, con tutti gli attributi di sola spiritualità, ovvero quella di un vivo, tenacemente attaccata alla vita ed alla materia. Il susseguirsi di situazioni grottesche e paradossali costituivano il corpo del racconto. Purtroppo (è passato più di mezzo secolo!) non riesco a ricordare la conclusione di quel per me molto gustoso scritto.
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